11184 3. BANCA D’ITALIA E MOVIMENTO 5 STELLE: SOLO UN PROBLEMA DI DEMAGOGIA?

20140524 18:26:00 red-emi

È di poco tempo fa, anche se è passata ovviamente del tutto inosservata, la notizia dell’archiviazione da parte della Commissione Europea della pratica concernente gli eventuali aiuti di Stato concessi alle banche in occasione dell’emanazione del decreto legge con cui il governo Letta procedeva alla rivalutazione delle quote detenute da banche private in BANCA D’ITALIA
Come avevamo anticipato nel nostro articolo pubblicato in quella circostanza, non era ravvisabile, o quantomeno era altamente dubitabile, l’ipotesi di un aiuto di Stato alle banche, in considerazione della struttura proprietaria della nostra banca centrale e in particolare dei diritti stabiliti dalla legge sulle riserve della banca.

In un comunicato, la Commissione Europea ha parlato, relativamente alla Banca d’Italia, di una: “banca centrale con una struttura proprietaria molto specifica”, riconoscendo in altre parole che la nostra Banca centrale è, in buona sostanza, in mano a privati, i quali concorrono in special modo a sfruttare le riserve della banca secondo quote predeterminate dalla legge. E così è peraltro non certo dal decreto del Governo Letta, bensì da molto tempo fa. Tutto ciò lo abbiamo già spiegato e pertanto invitiamo i nostri pazienti lettori a tornare a leggere quanto avevamo scritto.
A questo punto, non possono non appuntarsi dei rilievi critici verso il Movimento 5 Stelle, alcuni organi di informazione e alcuni economisti che hanno trattato questo problema con una certa dose di approssimazione, incompetenza e superficialità.
Chiaramente, quel decreto legge del Governo Letta non era inappuntabile e le nostre critiche le abbiamo formulate allora alquanto esplicitamente. Non si può però non ribadire che alcune cose sono andate storte, per così dire, in questa vicenda.
Proviamo ad andare per ordine:
1) un movimento politico, il M5S, si erge a paladino dei poveri, degli oppressi e degli indifesi rapinati dal sistema, senza accorgersi minimamente di tutte le difficoltà e complessità che stanno dietro la questione della nostra banca centrale, e ciò perché privo in buona sostanza degli elementi conoscitivi e di approfondimento necessari a risolvere le questioni poste dal decreto del Governo Letta;
2) mentre andava avanti la scena (invero alquanto triste) di un assedio parlamentare fatto sul niente, il reale problema, già sollevato da noi in passato, veniva completamente trascurato, ovverosia il fatto che la rivalutazione delle quote poteva essere benissimo il modo per liquidare le banche private, farle uscire dal capitale di Banca d’Italia e tornare, così, a nazionalizzare pienamente la banca centrale, dopo la mal riuscita nazionalizzazione fatta dai fascisti col testo unico delle leggi bancarie del 1936;
3) il mondo dell’informazione si è, come sempre, dedicato non all’analisi dei problemi giuridico-economici discendenti dalla situazione, ma si è limitato, al solito, a fare da grancassa a politici ed economisti che tutto facevano tranne che un’analisi ponderata della situazione e quindi del da farsi;
4) gli economisti, in questa questione, hanno brillato oltremodo per incapacità persino ad addentrarsi nelle questioni di fondo, che poi si rispecchiano nel sistema giuridico, relative all’economia monetaria, per non parlare del fatto di aver trascurato completamente nell’analisi economica l’interazione col mondo delle norme.

Approssimandoci alla conclusione, ci sia consentito richiamare l’attenzione sul modo, sul tono, sul linguaggio del Movimento 5 Stelle, che nella circostanza si è completamente rivelato un movimento piccolo borghese, reazionario, qualunquista e impastato di demagogia. È del tutto evidente, peraltro, che il suo stile comunicativo, insieme ai temi adottati, è indice, da una parte, di una totale improvvisazione. Dall’altra parte, è indice oltretutto di un movimento che non è piantato ideologicamente, quindi è privo di una direzione sul piano concreto, in specie sul terreno delle regole e della politica economica. Vale a dire, la polemica contro la “casta” altro non è che, in realtà, un modo per prendere il potere (obiettivo di per sé legittimo se condotto con mezzi democratici e aderenza al reale) nascondendo le proprie divisioni all’occhio dell’elettorato. Ricorrendo a questo schema comunicativo (di stampo prettamente berlusconiano, per dire il minimo) e a questo impianto moralista, cioè, difficilmente emergono le inadeguatezze del Movimento 5 Stelle sul piano economico, solo per fare un esempio.
Va infine sollevato un tema su cui ciascuno di noi è chiamato a riflettere. Questo caso dimostra ampiamente come esista in una parte della società italiana, molto ampia e oggi diffusamente rappresentata dal M5S, la tendenza a guardare il mondo in una prospettiva che potremmo titolare: il mondo secondo me. Non dunque il mondo come è e come vorremmo che fosse, ma proprio il mondo secondo me, guardato esclusivamente alla luce delle apparenze e solamente della propria esperienza personale in assenza di una qualunque forma di teorizzazione alle spalle che aiuti a sistematizzare la realtà.
Ricordiamo come questo modo di fare, all’epoca della Repubblica di Weimar, sia stato produttivo di gravissimi disastri per la Germania.
Un’analisi seria, onesta e soprattutto da sinistra di questo movimento forse dovrebbe partire esattamente da questa angolatura. (karl gz )

 

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