11182 21. NOTIZIE dall’ITALIA e dal MONDO 24 maggio 2014

20140524 07:22:00 red-emi

ITALIA
PALERMO. 23 maggio 1992. / EU. La stampa estera.
ROMA – “Casetta libera” per tutti:Renzi peggio di Silvio – un emendamento PD al dl casa, recepito da palazzo Chigi, “consente di installare “case mobili” dovunque senza permessi
VATICANO – PAPA Francesco in Terrasanta / tutto pronto per il secondo viaggio internazionale di Bergoglio. Tre paesi in tre giorni
EUROPA – BELGIO /DIVISI al voto Il 25 maggio, oltre che per le europee, i belgi voteranno per le politiche e le amministrative
AFRICA & MEDIO ORIENTE – La mezzaluna del fanatismo africano . Dalla Nigeria alla Somalia.
ASIA & PACIFICO – l’india modificata dell’ultrà indù – Modì . “la sua ricetta? Un fascismo senza uniforme”
AMERICA CENTROMERIDIONALE – Brasile – San Paolo / L’eredità più duratura che ci lasceranno i Mondiali in Brasile rischia di essere la ritrovata capacità repressiva della polizia militare.
AMERICA SETTENTRIONALE – USA, le spie di pechino / la protesta dei fast food diventa globale. Ha fine del 2012 un gruppo di dipendenti di fast food newyorchesi ha deciso di scioperare per un giorno

ITALIA
LA STAMPA ESTERA
IL quotidiano francese LE MONDE mette in evidenza il sostegno che il leader greco Alexis Tsipras ha avuto anche in Italia: "La scena si è svolta agli inizi di aprile a Palermo. Una folla compatta si è precipitata a toccare ‘l’amico Alexis’ per dirgli qualche parola d’incoraggiamento o semplicemente per abbracciarlo. Il leader dell’opposizione greca Alexis Tsipras si è prestato al gioco distribuendo sorrisi e stringendo mani, ancora un po’ sorpreso di incontrare lo stesso sostegno in tutte le tappe del suo giro europeo. Tsipras era arrivato a Palermo per sostenere L’Altra Europa con Tsipras, la lista della sinistra radicale italiana che cerca di superare le divisioni interne".
"Il tornado Renzi si abbatte sulle elezioni europee", titola il quotidiano francese Liberation. Le elezioni saranno il primo test elettorale per lo "spumeggiante" Matteo Renzi, scrive Eric Jozsef, corrispondente in Italia del quotidiano francese. "Il presidente del consiglio e segretario del Partito democratico è l’uomo politico più popolare del paese e in queste elezioni si gioca molto più di qualsiasi altro capo di governo europeo". "Renzi non corre solo contro i suoi avversari, ma soprattutto contro chi l’ha preceduto alla guida della sinistra", spiega a LIBERATION il politologo Gianfranco Pasquino.
Secondo Jozsef, Renzi ha trasformato le elezioni europee in un terreno di battaglia nazionale e personale. Moltiplica le interviste e ha ormai come avversario principale Beppe Grillo. Mentre Silvio Berlusconi, 77 anni, è ineleggibile e deve scontare una pena ai servizi sociali, l’ex comico intercetta sempre più elettori scontenti. Il quoti-diano spagnolo LA VANGUARDIA sottolinea che Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle, durante la campagna elettorale ha criticato la scarsa solidarietà tra gli stati dell’Unione e ha aggiunto di voler proporre in Italia un referendum sull’euro, affermando che
nessuno ha mai spiegato ai cittadini i pro e i contro della moneta unica. Inoltre "con le solite grida e la solita confusione ha proposto l’abbandono del fiscal compact e l’emissione di euro-bond". Un buon risultato del partito del premier Matteo Renzi, scrive BLOOMBERG BUSINESSWEEK, potrebbe prolungare la tendenza al ribasso dei titoli di stato a dieci anni. Gli elettori, però, potrebbero non dare fiducia a Renzi a causa della crisi economica e dei recenti scandali che hanno investito l’Expo di Milano. Un risultato negativo del Partito democratico potrebbe mettere a rischio la stabilità del governo e rendere più difficile il risanamento del debito pubblico.
La campagna per le europee è do-minata dalla crisi, che "in paesi come l’Italia ha rafforzato il risentimento contro la politica", scrive il quotidiano tedesco FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG. "Sempre più italiani", aggiunge l’austriaco DIE PRESSE, "vogliono tornare alla lira. E ne approfittano euroscettici come Beppe Grillo". L’ex comico, osserva la FRANKFURTER RUNDSCHAU, "conduce una campagna elettorale antieuropea e antitedesca, proprio come Silvio Berlusconi e l’intera destra italiana". Molti elettori, continua il quotidiano tedesco, "dubitano che il presidente del consiglio Matteo Renzi riuscirà a cambiare il paese come ha promesso. Le riforme procedono lentamente, mentre la disoccupazione raggiunge nuovi picchi, facendo aumentare la rabbia dei cittadini". Secondo il quotidiano britannico THE INDEPENDENT in otto dei 28 stati membri -inclusi tre fondatori come la Francia, i Paesi Bassi e l’Italia – i partiti populisti e di estrema destra possono vincere le elezioni o arrivare secondi. Il quotidiano svizzero LE TEMPS scrive che l’Italia intende sollevare a Bruxelles la questione dell’immigrazione illegale, due mesi prima di assumere la presidenza europea di turno.
ROMA
“Casetta libera” per tutti: Renzi peggio di Silvio -UN EMENDAMENTO PD AL DL CASA, RECEPITO DA PALAZZO CHIGI, “CONSENTE DI INSTALLARE “CASE MOBILI” DOVUNQUE SENZA PERMESSI di Tomaso Montanari
La riforma della P.A. annunciata dal premier Matteo Renzi e dalla ministra Marianna Madia prevede di superare i “blocchi” dei pareri paesistici e delle Soprintendenze (“dobbiamo ridurre i casi in cui il parere serve”, ha detto Renzi). La filosofia sottostante è quella espressa da Giovanni Valentini su Repubblica»: le soprintendenze “troppo spesso” sarebbero “di freno e ostacolo allo sviluppo”. Galoppando su questa linea, che si potrebbe chiamare delle mani (libere) sul territorio, alcuni senatori del Partito Democratico hanno usato la legge di conversione del cosiddetto Decreto Casa (sarà approvata definitivamente oggi, dopo che ieri la Camera ha detto sì alla questione di fiducia del governo) per imbucare un articolo che allarga la possibilità – già concessa dal lettiano decreto del Fare – di installare ovunque “case mobili” senza chiedere alcun permesso di costruire.
COSÌ LE PIAZZOLE per tende dei campeggi di tutta Italia potrebbero trasformarsi per incanto in altrettante schiere di casette e bungalow: e, chissà, un domani potrebbero mettere radici e trasformarsi in vere case di vero cemento. Molte recenti sentenze dei Tar, del Consiglio di Stato e della Cassazione hanno invece ribadito che se questi insediamenti sono permanenti (per esempio attraverso l’allaccio alle reti idriche, energetiche e fognarie ), essi incidono sul territorio e dunque devono passare attraverso tutti i vagli di legge. Al contrario, l’emendamento del Pd permette di fare esattamente quel che sognano Renzi e Madia, e cioè aggirare piani regolatori, piani paesaggistici e vincoli e costruire ovunque: perfino nei parchi nazionali o in aree archeologiche. Un parere dell’Ufficio legislativo del Mibac ha cercato di circoscrivere le nefaste conseguenze di questo punto del decreto del Fare, chiarendo che le autorizzazioni paesaggistiche non possono essere omesse: ma si tratta pur sempre solo di un parere, e questa nuova riscrittura della legge rischia di aprire un grosso varco. Un varco alla costruzione di strutture ufficialmente mobili, è vero: ma la storia italiana insegna che non c’è niente di più stabile dell’effimero. E le nostre pinete e le nostre coste non hanno certo bisogno di un’ondata di urbanizzazione selvaggia.
Il simpatico grimaldello distruggi-paesaggio, introdotto in Senato, da oggi sarà legge grazie alla scelta del governo di includerlo nel pacchetto sottoposto a duplice voto di fiducia, che rende nere tutte le vacche nella notte della democrazia. I promotori sono stati quattro senatori pd: Stefano Collina, primo firmatario, eletto in Emilia Romagna, Mario Morgoni, eletto nelle Marche, Andrea Mar-cucci e Manuela Granaiola, entrambi eletti in Toscana ed entrambi firmatari nel novembre scorso di un emendamento che aveva l’obiettivo di vendere ai proprietari degli stabilimenti balneari le spiagge demaniali che hanno in concessione per “contribuire al risanamento dei conti pubblici”. Un provvedimento che hanno poi dovuto ritirare, sommersi dall’onda di sdegno suscitata da un’idea di svendita dei beni comuni tanto intimamente berlusconiana.
È DA NOTARE che Marcucci (già Pli, già Lista Dini, già Margherita, ora renziano di ferro) è stato sottosegretario ai Beni culturali (e dunque anche al paesaggio) ed è ora nientemeno che presidente della commissione Cultura del Senato. Difficile liquidare questa uscita come l’iniziativa estemporanea del primo che passa: è invece un segno del fatto che la “Svolta buona” di Renzi rischia di avere un inconfondibile color cemento. E c’è da chiedersi se non sia proprio a causa di questo orientamento “maniliberista” del senatore Marcucci se la commissione del ministero per i Beni culturali (presieduta da Salvatore Settis, che certo ha un altro orientamento) che dovrebbe revisionare il Codice dei Beni culturali e del paesaggio non sia ancora riuscita, dopo nove mesi dalla nomina, ad avere la delega dal Parlamento.
Il caso è stato sollevato pubblicamente dal consigliere nazionale di Italia Nostra Emanuele Montini, e inutilmente nelle ultime ore il blog Carteinregola (che riunisce centotrenta associazioni e comitati romani) ha scritto ad ogni deputato “sperando che qualche politico di buon senso, come è già successo per la privatizzazione delle spiagge, faccia sentire la voce dei cittadini più forte di quella delle lobbies”.
Antonio Cederna non si stancava di ripetere che bisogna stare attenti “perché sennò ci strappano il territorio da sotto i piedi, perché l’Italia è il Paese più provvisorio che ci sia”. È ancora così. Il Paese è terribilmente provvisorio, ma le case provvisorie di cui Marcucci & c. vorrebbero coprirlo rischiano, invece, di essere eterne. e Nd – responsabile della crisi e incapace di assumersene la responsabilità".

PALERMO.
NAVE LEGALITÀ ARRIVA A PALERMO.
NAPOLITANO: ‘CONTRASTARE MAFIA.
È stato salutato da decine di palloncini lanciati in aria l’attracco a Palermo della nave della Legalità con a bordo 1500 per ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta uccisi nella strage di Capaci. L’iniziativa è organizzata dal Miur in collaborazione con la fondazione Falcone. I ragazzi che erano a bordo indossano le magliette di Sigillo, il progetto che coinvolge laboratori tessili in 14 istituti penitenziari. Tremila gli studenti che li hanno accolti al porto di Palermo insieme a Pif e Maria Falcone, presidente della fondazione Falcone.
"IL 23 MAGGIO – ha detto la sorella del giudice – deve essere il giorno della riscossa contro la mafia". Sulla nave presenti il ministro dell’istruzione Giannini, il presidente della commissione nazionale antimafia Bindi, il presidente della Corte dei Conti Squitieri, il procuratore nazionale antimafia Roberti, il procuratore di Catania Salvi, il vicepresidente di Confindustria Ivanhoe Lo Bello e il presidente Rai Anna Maria Tarantola. A Palermo è arrivata anche una delegazione di studenti americani provenienti da New York e Washington. Insieme ad alcuni loro colleghi italiani andranno nell’aula bunker dell’Ucciardone per assistere al momento istituzionale della manifestazione che si svolge sotto l’alto patronato della presidenza della repubblica e con il patrocinio del Senato. Da New York a Palermo per partecipare alle iniziative del XXII Anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Protagonisti un gruppo formato da otto studenti italo-americani arrivati stamattina alle 6,05 con il volo diretto inaugurale New York-Palermo della compagnia aerea Meridiana, ribattezzato per l’occasione l’Aereo della Legalità. All’arrivo, il gruppo è stato accolto da Fabio Giambrone, presidente della Gesap, la società di gestione dell’aeroporto di Palermo Falcone Borsellino, e dall’assessore ai rapporti funzionali con Gesap, Giovanna Marano. "E’ stato bello, assieme ai ragazzi, ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle scorte – ha detto Giambrone – L’aeroporto di Palermo, che porta il nome dei nostri eroi, non poteva rimanere fuori da questo importante appuntamento".
Caustico il procuratore di Termini Imerese, Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, la moglie di Falcone. "Volete che parli? Prendete le dichiarazioni dell’anno scorso. Credo che questa sia la solita passerella per tante persone. Sia al bunker che in chiesa". Lo ha detto arrivando all’aula bunker dell’Ucciardone per le commemorazioni della strage di Capaci.
MARIA FALCONE, sorella del giudice, ha invece voluto "ringraziare tutti i partecipanti, ma in particolare il presidente della Repubblica che ieri è andato a salutarvi al porto di Civitavecchia. Al presidente della Repubblica vorrei dire – ha aggiunto – quello che alcuni anni fa mi disse il direttore della’Fbi Louis Freeh: "GIOVANNI FALCONE"rappresenta la personificazione del senso dello Stato’. Ecco, Napolitano rappresenta oggi per noi la personificazione dello Stato".
"23 MAGGIO, pensando a Vito, Rocco, Antonio. A Francesa. A lui, Giovanni, che educava noi studenti a combattere la mafia": così il premier Matteo Renzi su twitter, nella ricorrenza del 22/o anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Il tweet si conclude con io non dimentico.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio alla fondazione Falcone definisce preoccupante la penetrazione delle associazioni criminali nel mondo degli affari e dell’imprenditoria e auspica "il coinvolgimento delle forze sane della società" per "contrastare ogni forma di condizionamento" della mafia sull’economia
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, salutando ieri per la prima volta a Civitavecchia gli studenti della Nave della legalità in partenza per Palermo, ha molto parlato della necessità di contrastare la criminalità organizzata, commuovendosi al ricordo dell’assassinio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La nave della legalità, partita dal porto laziale, è in arrivo a Palermo in occasione proprio del ventesimo anniversario della strage di CAPACI.
A bordo della Nave della Legalità, 1.500 studenti, ai quali il capo dello stato, prima della partenza, ha raccomandato di "puntare anche sulle armi della scuola" per combattere la criminalità organizzata. "Per vincere la mafia bisogna studiare, capire, impegnarsi ed entusiasmarsi. Bisogna combattere tenacemente. NOI – ha detto Napolitano ai ragazzi – contiamo su di VOI per un’Italia migliore". Il capo dello Stato si è soffermato a lungo sul ruolo dello Stato: come la mafia impara dai proprio errori, "anche lo Stato deve essere capace di rinnovare le sue strutture e la sua azione di lotta. Ce la stiamo mettendo tutta" ha assicurato, citando i "molti colpi alla mafia" e i "molti capi che sono in galera e ci rimarranno".
"L’obiettivo di veder sparire la mafia non è ancora vicino – ha aggiunto – ma di strada ne abbiamo fatta molta grazie alla magistratura, alle procure antimafia, alle forze di polizia, ai governi che più hanno sentito il problema, contribuendo con efficaci provvedimenti a combattere la mafia". Sulla nave insieme agli studenti sono saliti anche il presidente del Senato, Pietro Grasso e il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, promotrice insieme alla ‘Fondazione Giovanni e Francesca Falcone’ dell’iniziativa che si ripete dal 2006 ogni anno. I giovani che partecipano ai viaggi della legalità, ha detto Grasso, "si sentono parte di un esercito, l’esercito dell’antimafia, della speranza".
"Per me ogni anno questo è un momento importante – ha detto ancora la seconda carica dello Stato – perché stando con voi mi sento più forte, più ricco e ciò mi aiuta a capire, a sognare una speranza per il futuro". I due cortei in programma a Palermo confluiranno verso l’Albero di Falcone: "davanti a quell’albero penso che voi come me – ha detto Grasso rivolgendosi ai ragazzi – sentirete un brivido ma anche una brezza che muove le foglie di quell’albero, quasi a darci un segnale della presenza dei caduti. Facciamo che questa brezza diventi un vento forte che scacci i dubbi e le perplessità e faccia riemergere il coraggio e l’indignazione per poter andare avanti".
Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, al suo primo viaggio sulla Nave della legalità, ha colto l’occasione dell’inconsueta presenza del Capo dello Stato al porto di Civitavecchia per accendere i riflettori sul ruolo della scuola.
"E’ questo il momento – ha detto – di investire formalmente la scuola di compiti che vanno oltre la classe dandole mezzi, sostegno e fiducia che forse sono mancati negli ultimi anni. Sappiamo che lei – ha concluso il ministro rivolgendosi a Napolitano – è dalla nostra parte". Il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, salutando gli studenti alla partenza, ha acceso invece i riflettori sullo stretto rapporto esistente tra disoccupazione e tasso di criminalità: "le mafie purtroppo distribuiscono ricchezza parassitaria sfruttando le mancate risposte delle istituzioni alla domanda di lavoro legale" ha detto. E ha aggiunto che "non bastano i valori della cultura, é inutile parlare ai giovani se lo Stato non dimostra chi è davvero contro le mafie".

VATICANO
PAPA FRANCESCO IN TERRASANTA / TUTTO PRONTO PER IL SECONDO VIAGGIO INTERNAZIONALE DI BERGOGLIO. TRE PAESI IN TRE GIORNI
Il Medioriente è la meta del secondo viaggio internazionale di papa Francesco. Bergoglio è il quarto Papa a recarsi nei luoghi dove visse Gesù, dopo Paolo VI nel 1964 – primo viaggio internazionale di un Pontefice – Giovanni Paolo II nel 2000 e Benedetto XVI nel 2009. Un viaggio breve, di soli tre giorni come quello di 50 anni fa di Montini. Tre tappe in tre Paesi, in Giordania, Palestina e Israele.
Il "pellegrinaggio" nei luoghi d’origine del cristianesimo rappresenta un vero "tour de force". In tre giorni, lo storico viaggio, voluto a 50 anni dall’incontro a Gerusalemme tra Paolo VI e il patriarca Atenagora, prevede 14 tra discorsi e omelie. Il Papa partirà alle 8.15 dall’aeroporto di Fiumicino, con arrivo ad Amman alle 13.00 locali.

EUROPA
REGNO UNITO/
ANCORA UN NO ALLA PFIZER L’azienda farmaceutica britannica AstraZeneca ha respinto una nuova proposta d’acquisto da parte del gruppo statunitense Pfizer, che offriva 67,8 euro per azione, per una valutazione complessiva di circa 85 miliardi di euro. "La Pfizer aveva precisato che la proposta era definitiva", scrive il Guardian. Nel Regno Unito l’offerta dell’azienda statunitense ha provocato pole-miche nei sindacati e nel mondo politico, che vedono minacciati i posti di lavoro britannici e le attività di ricerca dell’AstraZeneca. Come spiega la Bbc, "con questa operazione la Pfizer vuole diventare la più grande azienda farmaceutica del mondo, ma allo stesso tempo punta a spostare la sua sede nel Regno Unito, perché con il sistema tributario britannico pagherebbe meno tasse rispetto agli Stati Uniti. L’aliquota dell’imposta sul reddito passerebbe dal 35 al 20 per cento". Nella foto: Ian Read, amministratore delegato della Pfizer

GERMANIA
IL QATAR ENTRA IN BANCA
La Deutsche Bank, la più grande banca tedesca, ha annunciato un aumento di capitale di otto miliardi di euro, che sarà rea-lizzato attraverso l’emissione di nuove azioni. All’operazione, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung, parteciperà l’emirato del Qatar, investendo 1,75 miliardi di euro nell’acqui-sto di sessanta milioni di azioni. In questo modo il paese arabo si assicurerà una quota di capitale del 6 per cento. L’aumento di capitale e "una mossa rischiosa", commenta il quotidiano tedesco, visto che la banca lo userà per rafforzare le sue attività di speculazione in borsa".

PAESI BASSI
II 19 maggio il processo all’ex capo militare dei serbi di Bosnia, Ratko Mladic, è entrato in una nuova fase. La difesa avrà a disposizione 207 ore per presentare le prove a discarico dell’imputato.

GRECIA
ATENE. ELEZIONI INCERTE . Il 18 giugno si è svolto il primo turno delle elezioni amministrative nelle 13 regioni e nei 325 comuni del paese. In attesa dei ballottaggi del 25 maggio, lo stesso giorno delle europee, il voto ha visto l’affermazione, ma non il trionfo, della sinistra radicale di Syriza, guidata da Alexis Tsipras, che però – scrive Kathimerini – si aspettava un risultato migliore. Il centrodestra di Nuova democrazia (Nd), al governo con i socialisti dal 2012, ha tenuto, mentre è "preoccupante il consolidamento dei neonazisti di Alba dorata", che ad Atene hanno raccolto il 16 per cento dei voti. L’astensione ha superato il 38 per cento, e per capire che peso avrà nella politica greca il nuovo partito To Potami, assente alle amministrative, bisognerà aspettare le europee. Con l’esito del voto ancora aperto, scrive To Vima, "i greci hanno un’occasione storica per cambiare la leadership del paese – cioè socialisti

BELGIO
DIVISI al voto
Il 25 maggio, oltre che per le europee, i belgi voteranno per le politiche e le amministrative. E, a quanto pare, faranno una netta distinzione tra i due tipi di voto. Stando agli ultimi sondaggi pubblicati da De Standaard, i separatisti fiamminghi del partito N-Va, guidato dal sindaco di Anversa Bart De Wever, sono in te-sta, con oltre il 30 per cento dei consensi, alle elezioni federali e locali nelle Fiandre. Per le europee sono invece favoriti i cristianodemocratici del Cd&V, che nel voto nazionale non dovrebbero superare il 20 per cento. Secondo Le Vif, tuttavia, alle urne il Cd&V potrebbe trarre vantaggio dalla recente scomparsa, il 15 maggio, del popolare ex premier cristianodemocratico Jean-Luc Dehaene, che è stato tra i maggiori sostenitori del dialogo tra fiamminghi e valloni. In Vallonia dovrebbero invece vincere i socialisti del premier Elio Di Rupo (nella foto), che rischiano comunque di perdere dieci punti rispetto al 2010. La campagna ha assunto i toni di una sfida tra De Wever, che vuole uno stato confederale con una larghissima autonomia per le regioni, e Di Rupo, che accusa l’N-Va di voler smantellare lo stato sociale e spaccare il paese. Se nelle Fiandre l’N-Va ottenesse più di un terzo dei voti, osserva La Libre Belgique, sarebbe difficile escluderlo dai negoziati per il governo. E il rischio sarebbe una crisi ancora più lunga di quella del 2010-2011.

SVIZZERA
NO AL SALARIO MINIMO
Il 18 maggio gli svizzeri hanno respinto un referendum che proponeva l’introduzione di un salario minimo di 22 franchi (18 euro) all’ora. Ha votato no il 76 per cento degli elettori. "I cittadini", scrive la Neue Zurcher Zeitung, "hanno indicato una via diversa da quella intrapresa da altri paesi industrializzati". Secondo il quotidiano, dopo il fallimento del referendum sul tetto allo stipendio dei manager, votato nel 2013, è ormai chiaro che "il popolo non vuole lasciare allo stato la facoltà di decidere gli stipendi. Perfino alcuni sindacati avevano evidenziato gli effetti negativi del salario settori o per alcune regioni

RUSSIA
II 20 maggio un tribunale di Mosca ha riconosciuto cinque ceceni colpevoli dell’omicidio nel 2006 della giornalista Anna Politkovskaja (nella foto). La pena non è stata ancora annunciata, ma i cinque rischiano l’ergastolo. I familiari della giornalista hanno chiesto nuove indagini per scoprire i mandanti dell’omicidio.

MEDIO ORIENTE & AFRICA
SIRIA
II 18 maggio il capo dell’aviazione siriana, Hussein Issac, è morto nei combattimenti con i ribelli a Mleiha. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i morti in Siria sono diventati più di i62mila.

TURCHIA
LE POLEMICHE DOPO LA STRAGE
La strage del 14 maggio nella miniera di Soma, che ha causato 301 morti, sta scatenando polemiche e proteste in tutto il paese e potrebbe indebolire il premier Recep Tayyip Erdogan, candidato alla presidenza nelle elezioni che si terranno ad agosto. "Le parole d’ordine dell’Akp sono giustizia e sviluppo", scrive Radikal. "Se la prima è stata già smentita da tempo, con la tragedia di Soma sono state azzerate
anche le ambizioni di Erdogan in tema di sviluppo. A Soma è crollato un sistema basato su una crescita senza criterio". Temendo che la tragedia inneschi una rivolta simile a quella del parco Gezi, il governo e gli ambienti giornalistici che gli sono fedeli – scrive Vatan – "potrebbero arrivare ad affermare che l’incidente è stato causato da un complotto". La cosa certa, commenta invece Milliyet, è che "l’atteggiamento delle autorità dopo la strage e le cariche dei poliziotti sui manifestanti hanno diffuso all’estero un’immagine negativa della Turchia".

DALLA NIGERIA ALLA SOMALIA
La mezzaluna del fanatismo africano . di di Stefano Citati / L’alfabeto jihadista africano si può leggere da ovest a est lungo la fascia semidesertica del Sahel che porta dalla Mauritania sull’Oceano Atlantico al Kenya sull’Oceano Indiano. Iniziando con l’Aqmi (acronimo di Al Qaeda nel Maghreb islamico, contenitore di una costellazione di milizie che combattono per la causa comune islamica nelle zone desertiche e semi-desertiche tra Algeria, Mali, Niger, sconfinando sino al Ciad), si passa a Boko Haram, il gruppo terrorista che va per la maggiore da quando ha preso in ostaggio diverse centinaia di studentesse cristiane nel nord della Nigeria e combatte contro il ‘libro proibito’ veicolo della corruzione occidentale.
I Janjawid (“uomini” o “fucili” a “cavallo”, ndr) tribù islamiche che spradroneggiano nella savana del Darfur, assurto alle cronache mondiali anni fa per l’impegno di vip come George Clooney e ormai ridiscesa nell’oblio, sono certo meno legati alle reincarnazione di Al Qaeda nel continente africano. Ma in Sudan, stato-canaglia del gergo Clinton-bushano, e santuario del terrorismo islamico, ha risieduto a lungo Osama bin Laden prima di esser costretto a scegliere di tornare sul luogo dove ha iniziato la sua carriera, l’Afghanistan dei Taliban (‘gli studenti del Corano’, ndr) che aveva aiutato (come ‘logista’ delle armi americane ai mujahidin) a liberare dagli invasori sovietici.
Nell’agosto del 1998 al Qaeda (‘la base’, ovvero il magnete degli sparsi gruppi terroristici mediorientali) colpì con camion-bomba le ambasciate Usa di Nairobi (Kenya) e Dar es Salaam (Tanzania), in quello che fu il primo attentato coordinato in grande stile di Bin Laden. Tre anni dopo ci sarebbe stato l’11 settembre.
Arrivando sulla costa orientale si passa nel regno degli altri ‘studenti’, gli Shabaab, i ‘ragazzi’ che detengono il controllo di parte della Somalia meridionale e compiono scorribande e attentati in Kenya, ex fiore all’occhiello delle colonie britanniche scivolato nell’insicurezza endemica (hanno avuto parte nella sanguinosa presa del mall Westgate di Nairobi nel settembre scorso). Nei giorni dell’assedio e della carneficina della capitale keniota si è dimostrato uno dei legami che il conflitto siriano ha reso evidente: l’unione tra i gruppi estremisti locali e gli jihadisti nati in Occidente, la ‘saldatura’ dei cittadini-stranieri di seconda generazione che sposano la causa jihadista e vanno a combattere dove il richiamo della Guerra santa è più forte (decine di guerriglieri ceceni andati a ingrossare le fila dei ribelli del Mali e centinaia quelle dei rivoltosi anti-Assad).
Negli ultimi vent’anni la diffusione dell’Islam radicale in Africa era stata soffocata (o, meglio, acuita) dalla repressione dei regimi (algerino, libico, egiziano): le primavere arabe hanno liberato questo demone dai confini in cui erano contenuti e i traffici del deserto (uomini, armi, droga) ne amplificano ora il potere e la propagazione
EGITTO
L’ex presidente Hosni Mubarak è stato condannato il 21 maggio a tre anni di carcere per corruzione.

IL CAIRO
IL PROSSIMO PRESIDENTE
In vista delle presidenziali del 26 e 27 maggio, il maresciallo Abdel Fattah al Sisi ha condotto una campagna limitata. Il suo programma di governo è avvolto nel mistero e lui non ha spiegato come metterà in pratica le poche misure che ha annunciato. Nei suoi discorsi ha preferito esaltare le straordinarie qualità degli egiziani e il suo grande amore per il popolo, ma non bisogna sottovalutare l’efficacia dei suoi appelli emotivi o del suo paternalismo. Molti egiziani vogliono l’uomo forte, un presidente che prenderà in mano le redini del paese, senza preoccuparsi del fatto che Sisi concentra su di sé il potere militare e politico. Si presenta come il salvatore della nazione e non vuole solo che gli si obbedisca: vuole essere amato. Dopo la sua elezione, gli egiziani non dovranno aspettarsi maggiori libertà o, quantomeno, un allenta-mento della repressione. Dal 30 giugno 2013 (quando ha appoggiato le manifestazioni che hanno portato alla destituzione di Mohamed Morsi) Sisi ha corso grandi rischi e, se dovesse perdere il potere, potrebbe essere chiamato a rispondere delle sue azioni. (di Ursula Lindsey, The Arabist, Egitto)

IRAQ
CONSULTAZIONI DIFFICILI
Alle elezioni legislative del 30 aprile l’alleanza Stato di diritto ha conquistato almeno 92 seggi su 328 e il suo leader, Nuri al Maliki, si prepara a diventare primo ministro per la terza volta. La seconda coalizione più votata è stata Ahrar, legata al potente leader sciita Moqtada al Sadr, con 34 seggi. Wataniya, il partito dell’ex premier Iyad Allawi, uno sciita laico, ha ottenuto 21 seggi. I due partiti curdi hanno ottenuto insieme 34 seggi. Prima che nasca il nuovo governo potrebbero passare dei mesi, stima Al Hayat. Gli avversari di Maliki lo accusano di monopolizzare il potere e di aver favorito la diffusione della corruzione

NIGERIA
UN PROBLEMA AFRICANO / Gli attentati del 20 maggio contro un mercato e una stazione degli autobus a Jos, in Nigeria, hanno causato almeno 118 morti. Il 19 e 20 maggio altre trenta persone sono state uccise negli attacchi contro due villaggi vicino a Chibok (la località da cui sono state rapite 276 studentesse lo scorso 14 aprile). Il 16 un gruppo di uomini armati ha compiuto un raid a Waza, in Camerún, vicino alla frontiera nigeriana, uccidendo un soldato e sequestrando dieci ingegneri cinesi, riferisce il sito Voa. Tutte queste violenze sono state attribuite ai terroristi islamici di Bo-koharam, l’organizzazione di cui si è discusso in un vertice a Parigi, il 17 maggio, a cui hanno partecipato i rappresentanti di Nigeria, Camerun, Niger, Ciad, Benin, Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea. I nigeriani nutrono poche speranze sul fat-to che il loro governo possa riu-scire a sconfiggere in breve tempo Boko haram, scrive Ips. Allo stesso tempo, fa notare il Mail & Guardian, "l’intervento di Washington, Parigi e Londra nella regione non è apprezzato da tutti. La presenza degli stranieri rafforza l’idea che quel-la contro Boko haram sia solo una delle tante battaglie contro il jihad globale. E se prende pie-de il racconto di una nuova

MALI
IL GOVERNO PERDE KIDAL
Dal 17 maggio a Kidal almeno 36 persone sono morte nei violenti scontri tra i ribelli tuareg e l’esercito maliano. Quel giorno, durante la visita del primo ministro Moussa Mara, un gruppo di uomini armati ha occupato la sede del governatorato (nella foto, una manifestazione per la liberazione di Kidal) e ha rapito una trentina di funzionari pubblici, che sono stati rilasciati il 19 maggio, scrive il Journal du Mali. Il governo di Bamako ha inviato almeno 1.500 soldati a Kidal, mentre Parigi ha dovuto rimandare l’annuncio della fine dell’operazione Servai e il successivo ridispiegamento delle sue forze nella regione

GUINEA BISSAU II 18 maggio José Mario Vaz, del partito al potere Paigc, è stato eletto presidente con il 61,90 per cento dei voti.

KENYA
II 16 maggio dieci persone sono morte in un attentato a Nairobi.

AFRICA
RECORD DI INVESTIMENTI "Nel 2014 gli investimenti stranieri in Africa arriveranno alla quota record di ottanta miliardi di dollari", scrive il Wall Street Journal. Come illustra uno studio dell’African Development Bank, questi investimenti arriveranno dalle "economie sviluppate, che cominciano a la-sciarsi alle spalle la recessione, oltre che dalla Cina e dalle altre economie emergenti, già da tempo molto interessate alle ri-sorse dell’Africa". L’interesse degli investitori, tuttavia, resterà concentrato su pochi paesi africani. "Le principali destina-zioni saranno ancora le due maggiori economie del continente: il Sudafrica e la Nigeria

ASIA & PACIFICO
COREA DEL NORD
II 18 maggio alcuni alti funzionari hanno chiesto perdono alla popolazione a nome del regime dopo il crollo di un edificio in costruzione a Pyongyang. Non si conosce il numero esatto delle vittime

CINA
AFFARE FATTO / Il 20 maggio il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin si sono incontrati a Shanghai, mostrandosi uniti in un momento di forti pressioni: il primo per le dispute nel mar Cinese meridionale e orientale, il secondo per la vicenda Ucraina, scrive il South China Morning Post. I leader hanno siglato un accordo sulla fornitura di 38 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno per 30 anni alla Cina. Un accordo da 400 miliardi di dollari che assicura alla Russia un mercato alternativo all’Ue

INDIA
GUJARAT
L’INDIA MODIFICATA DELL’ULTRÀ INDÙ – MODI . “LA SUA RICETTA? UN FASCISMO SENZA UNIFORME” di Carlo Pizzati da Londra intervista a Pankaj Mishra Lo scrittore anglo-indiano
Non ho mai avuto una reazione simile a nessun altro mio intervento,” commenta Pankaj Mishra, romanziere e saggista (La tentazione dell’Occidente, Guanda) che vive tra una casetta nell’Himalaya e Londra. Il suo j’accuse contro il fascismo di Modi, pubblicato dal Guardian, ha generato migliaia di commenti.
COME LEI HA SCRITTO, “ALCUNI INDIANI HANNO SOGNATO COLLETTIVAMENTE, ED ESSI HANNO SOGNATO UN UOMO ACCUSATO DI OMICIDIO”. È UNA TENDENZA SOLO INDIANA?
Da decenni vediamo personaggi dalle dubbie credenziali morali come Putin in Russia, Rajapaksa in Sri Lanka e George W. Bush negli Usa vincere le elezioni. In India il disdegno morale è meno rilevante, poiché negli ultimi cinque anni abbiamo visto molta disfunzione ai livelli più alti. E i media hanno contribuito a creare l’impressione del caos. Modi ne ha approfittato. Non si può certo dire che suo partito, il Bjp, sia pulito. Ma Modi ha giocato bene la sua mano durante la campagna elettorale. Agli occhi di molti indiani i suoi precedenti controversi hanno contato poco. Molti elettori erano all’oscuro delle accuse nei suoi confronti sulla responsabilità nel massacro di più di mille musulmani nel 2002. I media si sono concentrati sulla storia del successo.
STA DICENDO CHE L’ELETTORATO INDIANO HA SUBITO UN RIMBECILLIMENTO COME IN ITALIA?
Assolutamente. In India l’ideologia del neoliberismo è stata venduta così bene che ha convinto gli elettori a votare contro i propri interessi. Che Modi produca posti di lavoro è una fantasia. Il Partito del Congress ha dovuto arginare le ambizioni delle grandi corporation, la cui frustrazione è cresciuta al punto da garantire appoggio totale a Modi e alle sue promesse di rappresentare gli interessi corporativi contrari ai sussidi e salari garantiti dei programmi di Sonia Gandhi.
LE ACCUSE DI FASCISMO CHE LEI MUOVE CONTRO MODI SI RIFERISCONO AL CORPORATIVISMO. IL PIANO È UNIRE IL POTERE POLITICO CON QUELLO DELLE CORPORATION?
Il fascismo non è una questione di uniformi. Siamo di fronte alle creazione di un fascismo classico con una componente indiana. Ma abbiamo già visto i risultati fallimentari del capitalismo finanziario in India.
SE FALLIRÀ IL PROGETTO MODI, QUALI SCENARI PREVEDE?
Lo schema in questi casi è di cercare capri espiatori dentro i confini. Kashmiri, pachistani, bengalesi e musulmani potrebbero fare da bersaglio, com’è già successo quando il Bjp è andato al potere e la polizia morale assaliva le donne nei locali, o chi veniva sorpreso con bevande alcoliche. Il Bjp è un’organizzazione patriarcale con una visione retrograda delle donne. Due giorni fa, un suo parlamentare ha annunciato una proposta di legge contro l’omosessualità. E il Gujarat (lo Stato indiano guidato da Modi, ndr) ha il primato nella censura dei libri.
LEI HA CITATO HANNA ARENDT, DICENDO CHE “ABBIAMO IL DIRITTO DI ASPETTARCI UN’ILLUMINAZIONE ANCHE NELL’ORA PIÙ OSCURA”.
Mi è difficile vedere una speranza. Credo che la sinistra liberal si sia resa colpevole d’aver diffuso il mito del secolarismo, che non è condiviso da gran parte del Paese. C’è da augurarsi che le scintille creative si riaccendano, ora che si è spenta questa illusione e che la dura realtà inneschi una reazione che porti a raccontare davvero il mio Paese.
http://digital.olivesoftware.com/Olive/ODE/IlFatto/server/GetContent.asp?contentsrc=primitive&dochref=ILFT%2F2014%2F05%2F20&entityid=Pc01208&pageno=12&chunkid=Pc01208&repformat=1.0&primid=Pc0120800&imgext=jpg&type=Content&for=primitive

“SE NON RISOLLEVA L’ECONOMIA CERCHERÀ LA GUERRA” LONDRA
È la Seconda Repubblica. La storia moderna dell’India parlerà dei governi che si sono succeduti dal dopoguerra al 2014, e poi di questa nuova fase. Modi ha conquistato molti record: per la prima volta dal ’79 non c’è la necessità di una coalizione di governo; per la prima volta va al potere un uomo di una casta bassa; e per la prima volta è un governatore a conquistare la carica di premier”. Storico e indologo di fama, autore apprezzato di libri come Nove vite (Adelphi) e In India (BUR), William Dalrymple è autore di un documentario Bbc su Narendra Modi.
CHI È, DAVVERO, MODI?
Un uomo che si è comportato in modo molto vendicativo e che continuerà a farlo. Non ha amici, ha pochissimi soci in politica: è un leader solitario e senza debiti con nessuno.
RISERVERÀ SORPRESE?
Senz’altro. Al ministero degli Esteri a Delhi c’è molto nervosismo perché nessuno conosce davvero quest’uomo e nessuno sa cosa succederà quando s’insedierà il suo governo.
MA HA PROMESSO DI SALVARE L’ECONOMIA INDIANA.
Tanti suoi elettori lo sperano, ma i miei amici economisti che l’hanno incontrato riferiscono che le sue conoscenze sono rudimentali. Non è per niente un guru dell’economia. Il suo famoso “modello Gujarat” non è davvero esportabile. Modi avrà molte difficoltà a soddisfare le aspettative che ha creato. Il mio timore è che le aspettative deluse lo potranno spingere a fare qualche azione dimostrativa per distrarre l’attenzione, come un’invasione dello Sri Lanka oppure uno sguainare di scimitarre con il Pakistan. Può fare quel che vuole. Ha una maggioranza fortissima. Gli mancano solo 30 voti per poter cambiare la Costituzione.
LO HA DEFINITO “IL PUTIN INDIANO”.
Certo, nel Gujarat si è già comportato esattamente come un Putin. Ai parlamentari del Bjp che non gli piacevano ha fatto togliere la poltrona. È più spietato del senatore Frank Underwood in House of Cards.
COME HA SCRITTO SU THE RATO INDIANO HA SCELTO DI SACRIFICARE I DIRITTI CIVILI IN CAMBIO DI UNA PROMESSA DI SVILUPPO. CHE RISCHI CI SONO?
Le prove contro Modi sui massacri dei musulmani nel 2002 sono serie, anche se la commissione d’inchiesta sembra assolverlo da responsabilità. Spetterà però alla Corte Suprema decidere. Quel che è dimostrato è il numero anormale di encounter-killings, le uccisioni-incontro in cui la polizia arresta persone sospettate di omicidio, le disarma e giustizia sommariamente, mettendo sulla scena una pistola per far credere a una sparatoria. Negli ultimi anni, in Gujarat, c’è stata un’ondata di questo genere di epurazioni. Le indagini hanno portato all’arresto di Amit Shah, numero due di Modi, inquisito come mandante. È davvero preoccupante, come il fatto che i giornalisti del Times of India siano stati accusati di sedizione solo per aver fatto il loro lavoro su Modi.
COSA ACCADRÀ CON PAKISTAN E CINA, I VICINI NUCLEARI?
È un falco e ha usato parole minacciose sul Pakistan, suggerendo anche di bombardarlo. Ma i falchi fanno la pace più spesso delle colombe.
COME SI SENTE ALL’IDEA DI RIENTRARE IN INDIA?
È difficile dirlo. Troverò uno Stato fascista dove i musulmani sono inseguiti per strada e i giornalisti vengono censurati e intimiditi, oppure uno Stato moderno che affronterà crescita e sviluppo responsabilmente? Spero nella seconda ipotesi.
GUJARAT
TUTTA L’INDIA CORRE A DESTRA
IL SEGNALE è allarmante due volte. Perché l’India è un Paese immenso e certamente in una fase economica di grande risveglio in Europa. E perché ci dice, nel modo più clamoroso, data la forza e le dimensioni dell’India, che anche la destra, intesa come superiorità di fede e nazione, è in una fase di grande risveglio. In Europa eventi anche gravi (come la svolta semi fascista dell’Ungheria e il momentaneo successo di Alba dorata in Grecia), hanno ottenuto poca attenzione, forse a causa della grave crisi economica. Eppure proprio il neonazismo greco mostrava una sua discendenza diretta dal peggio della storia europea, e ha beneficiato a lungo della distrazione dei governi europei. Ciò che è accaduto in India ripete dunque per molti aspetti la brutta situazione di molti Paesi dell’Unione: imprese stremate, il boom che si spegne, il governo (da decenni nelle mani della dinastia dei Gandhi) incapace di governare e di porre fine a una immensa corruzione. Modi, il nuovo presidente, rappresenta una destra estrema del mondo con una radice locale e storica molto forte: il versante violento e fondamentalista dell’induismo che non mostra alcuna intenzione di continuare a vivere in relativa armonia con l’islamismo, l’altra grande religione di tutta l’area. I precedenti, nella storia recente indiana, sono spaventosi. Quando l’India è diventata l’immenso Paese portato alla libertà dalla nonviolenza di Gandhi (che – è bene ricordare – non è lo stesso Gandhi della famiglia di Sonia e Raul) gli scontri tra le due parti della popolazione sono costati milioni di morti. E solo la nascita di Stati diversi (India, Pakistan, Bangladesh) è stata l’inquieto modo di porre fine al massacro. Ma dentro l’India, anche di recente, Modi è stato alla testa di vere e proprie stragi di minoranze islamiche, dovunque gli induisti fondamentalisti li accusavano di occupare spazio, organizzare cerimonie o costruire luoghi di preghiere e scuole per cui, secondo i militanti del nuovo presidente indiano, non avevano diritto. Una rischiosissima prova dello stile di governo che Modi vorrà avere, ora che ha un potere immenso, l’avremo presto quando il nuovo presidente affronterà la storia italiana dei due fucilieri di marina, una storia solo apparentemente giudiziaria (qualsiasi cosa abbiano fatto) e che è, invece, una vicenda politica. Modi ha l’opzione, proprio perché ha il potere, di essere pragmatico e di obbligare una magistratura che ha tenuto tutto in sospeso per due anni, a mostrare le sue carte. Oppure potrà esibirsi come implacabile vendicatore. Dipenderà molto anche dal tipo di religiosità e di setta dei due poveri pescatori. E dal lavoro silenzioso, ma ininterrotto, svolto nel frattempo dal governo italiano. Se c’è stato. ( Furio Colombo – Il Fatto Quotidiano)

PAKISTAN
II 21 maggio sessanta ribelli taliban sono morti nei raid dell’aviazione pachistana nel nordovest del paese

VIETNAM
FURIA ANTICINESE
Il 18 e il 19 maggio Pechino ha inviato in Vietnam quattro imbarcazioni per portare fuori dal paese circa tremila persone minacciate dalle proteste anticinesi. Le violenze erano scoppiate una settimana prima in seguito alle tensioni nelle acque contese del mar Cinese meridionale, dove Pechino ha installato una piattaforma petrolifera vicino alle isole Paracelso, rivendicate da Hanoi. I manifestanti hanno preso di mira un polo industriale nel sud del Vietnam, dove un gruppo di fabbriche di proprietà cinese, vera o presunta, è stato dato alle fiamme. Nei roghi sono morti quattro operai cinesi e almeno 140 sono rimasti feriti prima dell’arrivo delle navi di soccorso. Il 20 maggio, però, la maggior parte delle grandi aziende ha ripreso le attività.

INDONESIA
LA STRATEGIA DIJOKOWI
Il 19 maggio, Joko Widodo, il candidato del Partito democratico di lotta alle presidenziali del 9 luglio, ha presentato il suo partner nella corsa alla guida del paese, scrive il Jakarta Globe. Jusuf Ralla, 72 anni, è stato vicepresidente dal 2004 al 2009. Dopo l’annuncio, il partito di Ralla, il Golkar, ha dichiarato a sorpresa che appoggerà lo sfidante di Jokowi, Prabowo Subiamo, candidato del Movimento per la grande Indonesia.

THAILANDIA
A BANGKOK ENTRA IN SCENA L’ESERCITO
Anche se la decisione di imporre la legge marziale, presa dall’esercito il 20 maggio, non è stata proprio una sorpresa, non possiamo sottovalutarne l’effetto domino. Una settimana prima il comandante dell’esercito Prayuth Chan-ocha aveva fatto capire che i militari non avrebbero più tollerato le violenze avvenute nei sei mesi di manifestazioni contro il governo. Finora l’esercito aveva cercato di mantenere una posizione defilata, garantendo a più riprese di voler evitare un colpo di stato, e anche adesso i militari ribadiscono che la legge marziale "non è un golpe". Si può solo sperare che l’esercito non vada oltre questa decisione. Un rovesciamento del governo da parte dei militari rischierebbe infatti di provocare un’escalation di quella stessa violenza che il generale Prayuth vorrebbe evitare. Un colpo di stato, insomma, non è una soluzione.
Per ora la costituzione è ancora in vigore, e il governo provvisorio resta in carica, ma annunciando la legge marziale l’esercito si è attirato molte critiche. Le prime ore di applicazione della legge marziale hanno comunque evidenziato l’intenzione dei mi-litari di trattare tutti equamente e senza pregiudizi. L’esercito ha chiuso la maggior parte delle emittenti radio e tv e dei siti internet legati ai gruppi politici più aggressivi; ha consentito le manifestazioni principali (confinandole però in aree concordate), e ha proibito i cortei per le strade. I militari dovranno dimostrare non solo la capacità di limitare la loro presenza ma anche quella di trattare tutte le parti coinvolte in modo imparziale per evitare di scatenare la reazione violenta di una o dell’altra.
Una cosa è certa, l’unica via accettabile è quella del voto riconosciuto a livello nazionale. Se l’esercito saprà regalare al paese una soluzione che possa fermare le manifestazioni e ripristinare l’unità, questo breve periodo di legge marziale sarà presto dimenticato. Il problema è che i militari, co-me dimostra la storia tailandese, costellata da colpi di stato, tendono a lasciarsi tentare dal potere. Il generale Prayuth dovrà agire rapidamente e concentrarsi su una soluzione politica condivisa da tutti. (Bangkok Post, Thailandia

AMERICA CENTRO-MERIDIONALE
MESSICO
AUTO DIFESA SOTTO CONTROLLO/ Il 10 maggio, quindici mesi dopo la sua nascita, il movimento armato delle autodifese dello stato di Michoacàn, che aveva suscitato simpatie in tutto il Messico, ha smesso ufficialmente di esistere. Per ordine del governo federale, infatti, i gruppi di civili che avevano imbracciato il fucile per combattere il cartello della droga dei Caballeros templarios, sono stati inseriti nei corpi di difesa rurale controllati dallo stato. "In questo modo", scrive il settimanale Proceso, "si è avverata la previsione dell’ex portavoce delle autodifese, il medico José Manuel Mireles: il movimento cittadino più apprezzato del paese negli ultimi anni è stato smantellato perché il governo di Enrique Pena Nieto lo considera una minaccia". Non è d’accordo il nuovo portavoce delle forze rurali, Estanislao Beltràn, favorevole a questo cambio di status delle autodifese. Secondo Beltràn, la trasformazione favorirà la pacificazione dello stato (in un anno le autodifese hanno liberato dal cartello della droga 24 municipi) ed eviterà che i gruppi diventino forze paramilitari, com’è successo in Colombia. "Dobbiamo liberare il Michoacàn, non ammazzarci tra di noi". ( Proceso, Messico)

VENEZUELA
IL DIALOGO SI TRASCINA / "Il 18 maggio i rappresentanti della Mesa de la unidad democràtica de Venezuela (opposizione) hanno incontrato a Caracas il nunzio apostolico e i ministri degli esteri dell’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur) per facilitare il dialogo tra governo e opposizione, a un punto morto", scrive ElPais. La settimana precedente l’opposizione aveva annunciato il suo ritiro dalle trattative dopo l’arresto di centinaia di studenti. Il dialogo ha lo scopo di mettere fine alle proteste scoppiate all’inizio di febbraio contro l’insicurezza e l’inflazione.

BRASILE
SAN PAOLO
L’eredità più duratura che ci lasceranno i Mondiali in Brasile rischia di essere la ritrovata capacità repressiva della polizia militare. Il 16 maggio è scoppiata una piccola protesta in dodici città del paese e ancora una volta la repressione è stata brutale. A Sào Paulo cinquemila manifestanti sono stati dispersi con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Nonostante l’evidente impreparazione dimostrata dalla polizia brasiliana durante le manifestazioni dell’estate 2013, le amministrazioni statali non hanno fatto niente per migliorare la qualità delle nostre forze dell’ordine. Anzi, hanno deciso d’investire ancora di più in strumenti e dispositivi di re-pressione.
In Brasile la polizia militare è responsabile della pubblica sicurezza e risponde all’amministrazione dei singoli stati. Secondo un recente articolo del portale web 61, tra giugno 2013 e maggio 2014 le polizie militari di vari stati brasiliani hanno acquistato più di 2701T1Ì-la bombolette di gas lacrimogeno e 26omila cartucce di
proiettili di gomma. Gli stati che hanno acquistato la maggior quantità di armi non letali sono Minas Gerais, Rio de Janeiro, Distrito Federai, Sào Paulo e Bahia. Evidentemente gli stati pensano di mantenere l’ordine, a beneficio dei pochi ricchi e fortunati che riusciranno a entrare negli stadi, ordinando alle forze dell’ordine di brutalizzare i manifestanti. Resta da vedere se i brasiliani saranno d’accordo.
( di Natalia Viana dirige l’agenzia giornalistica brasiliana Pùblica.)

COLOMBIA
II 18 maggio 31 bambini sono morti nell’incendio di un autobus nella provincia di Magdalena, nel nord del paese.

CUBA
La blogger dissidente Yoani Sànchez ha lanciato il 21 maggio il giornale online Hymedio, la prima testata indi-pendente del paese.

AMERICA SETTENTRIONALE
STATI UNITI
II 19 maggio l’imam radicale britannico Abu Hamza è stato riconosciuto colpevole di terrorismo da un tribunale federale di New York.
USA
LE SPIE DI PECHINO
Il 19 maggio il ministero della giustizia statunitense ha accusato cinque funzionari dell’Esercito popolare di liberazione cinese di ciberspionaggio economico ai danni di aziende statunitensi che operano nei settori del nucleare, del solare e dell’acciaio. "È uno degli scontri più diretti che si siano mai verificati tra l’amministrazione Obama e la Cina", scrive il New York Times. Pechino ha respinto le accuse, ha sospeso le attività del gruppo congiunto Cina-Stati Uniti contro il ciberspionaggio e ha accusato l’intelligence statunitense di spiare i sistemi di sicurezza informatica cinesi.
USA
WASHINGTON
REDUCI SENZA CURE "La Casa Bianca è in difficoltà dopo che alcuni ospedali per veterani di guerra sono stati accusati di aver falsificato dati e nascosto gravi ritardi nell’assistenza ai reduci", scrive il Washington Post. Lo scandalo è esploso in seguito alla denuncia di un medico che lavorava nel sistema sanitario federale. Almeno quaranta veterani sarebbero morti in un ospedale di Phoenix per mancanza di cure.
USA
LA PROTESTA DEI FAST FOOD DIVENTA GLOBALE
Ha fine del 2012 un gruppo di dipendenti di fast food newyorchesi ha deciso di scioperare per un giorno, senza sapere che quel gesto avrebbe creato un movimento che oggi sta facendo il giro del mondo. L’inedita coalizione tra dipendenti dei fast food, sindacati e organizzazioni di cittadini si è ormai affermata sulla scena internazionale, e la sua battaglia per un aumento dei salari e il rispetto dei diritti sindacali prosegue sotto il vessillo fastfoodglobal.
Il 15 maggio l’ala internazionale del movimento ha organizzato in trenta paesi e in 150 città statunitensi una serie di scioperi, manifestazioni e flash mob per chiedere un salario minimo di 15 dollari all’ora e il diritto ad avere un sindacato. L’improvvisa affermazione del movimento Fast food forward sembra nascere più da un’estemporanea campagna sui social network che da una rivolta organizzata dei lavoratori. Ma per i newyorchesi che negli ultimi mesi hanno reclutato colleghi e coordinato la campagna con il sindacato Service employees international union l’affermazione globale del movimento è una grande vittoria.
Naquasia LeGrand, che lavora come cassiera per otto dollari all’ora in un Kentucky Fried Chicken di Brooklyn, è stupita dai progressi del movimento dall’inizio della campagna, nel 2012. "Ho partecipa al primo sciopero. Me lo ricordo come fo se ieri", racconta. "Non avrei mai detto c’ sarebbe diventata una cosa mondiale".
Alla conferenza internazionale dei d pendenti dei fast food e delle organizzazioni dei lavoratori che si è svolta il 7 maggie New York, Le Grand ha scoperto le somiglianze tra le difficoltà dei lavoratori statunitensi e quelle dei loro colleghi tailandesi (dove le condizioni di lavoro sono anco più dure e la paga molto inferiore), insieme ad alcune differenze che lasciano ben sp rare. I dipendenti dei McDonald’s danesi per esempio, guadagnano più di venti dollari all’ora e gestiscono la contrattazione collettiva da anni. Secondo LeGrand i salari bassi e le condizioni di lavoro umilianti dei fast food dimostrano che le grandi aziende "non vogliono che i lavoratori ; uniscano e che abbiano un potere e una voce, perché sanno che noi siamo molti di più rispetto a loro".
STESSI SLOGAN
Il vantaggio numerico dei lavoratori è apparso in tutta la sua evidenza il 15 maggio, quando migliaia di attivisti e dipendenti dei fast food si sono riuniti in Herald square, a Manhattan, portando vuvuzele e cartelli rossi con le scritte fast food global e slogan di protesta in inglese e in spagnolo. Gli stessi slogan sono stati scanditi nelle manifestazioni negli Stati Uniti e all’estero, da Chicago a San Diego e da San Salvador a Bogotà.
Per ragioni di fuso orario, le prime manifestazioni si sono svolte ad Aukland, in Nuova Zelanda, dove i dipendenti dei fast food hanno chiesto un aumento del salario. Taylor McLoon, un rappresentante del sindacato neozelandese Unite, ha spiegato che i lavoratori neozelandesi, protetti da un "raro contratto collettivo", hanno voluto "esprimere solidarietà con i dipendenti dei fast food statunitensi e del resto del mondo". A Tokyo, la manifestazione ha sfilato nel quartiere commerciale di Shi-buya. A Sào Paulo e a Seoul i lavoratori e i sindacati hanno protestato contro la precarietà dei contratti, i salari troppo bassi e le trattenute illecite. Nel centro di Londra i manifestanti si sono riuniti davanti a un McDonald’s denunciando i contratti a zero ore, che non garantiscono un minimo di ore di lavoro e lasciano le persone in attesa di essere chiamate per impieghi di qualche giorno o poche settimane.
DA NEW YORK A TOKYO, IL 16 MAGGIO i dipendenti dei fast food hanno scioperato negli Stati Uniti e in tutto il mondo per chiedere aumenti dei salari e contratti più equi ( di Michelle Chen, The Nation, Stati Uniti)
DA SAPERE
LAVORATORI A CONFRONTO
Dalla fine della recessione negli Stati Uniti sono aumentati i dipendenti dei lavori meno pagati
Reddito medio nel triennio 2009-2011, in dollari
Variazione dei dipendenti dal triennio 2007-2009
al triennio 2009-2011, percentuale
Dipendenti di fast food 18.564 +7i3
Assistenti all’infanzia 19.099 +0,1
Cassieri 20.101 +2,6
Media negli Stati Uniti 42.110 -1,3

(articoli da: NYC Time, Washington Post, Time, Guardian, The Irish Times, Das Magazin, Der Spiegel, Neue Zurcher Zeitung , Folha de Sào Paulo, Clarin, ElPais, il settimanale Proceso, Nuovo Paese, L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, Ansa , AGVNoveColonne, ControLaCrisi , The Arabist, Egitto e Le Monde)

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