11170 CONTI PENSIONISTICI DIMENTICATI IN SVIZZERA: sono oltre 6 miliardi di franchi svizzeri

20140510 20:31:00 redazione-IT

Grazie all’ITAL UIL ed al sindacato elvetico la bomba degli averi pensionistici dimenticati in Svizzera dagli emigrati italiani scoppiò già alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Purtroppo, agli inizi di quest’anno siamo venuti a conoscenza che il numero dei conti dimenticati ed il loro ammontare, dopo quasi venti anni, non è affatto diminuito bensì aumentato (nel solo Secondo Pilastro, quasi un milione di conti dimenticati per un ammontare di oltre sei miliardi di franchi svizzeri).

Dopo la nuova denuncia dei mesi scorsi dell’ITAL UIL Svizzera – rilanciata in Italia sia dal patronato che dal sindacato della UIL Pensionati con una diffusa campagna di informazione – in tantissimi emigrati ed ex emigrati italiani stanno tempestando di richieste di verifica delle loro posizioni sia i circoli UIM che gli uffici dell’ITAL UIL. Molti invece si domandano quali potrebbero essere quei lavoratori italiani che avrebbero dimenticato di far valere i loro diritti e come sia possibile che ciò sia accaduto quando, notoriamente, la pensione è un chiodo fisso per la stragrande maggioranza degli italiani. In effetti, è incomprensibile come così tanti lavoratori emigrati italiani (non solo italiani, ad onor del vero) possano aver dimenticato di far valere i loro diritti nei confronti del sistema previdenziale elvetico. Proviamo allora a cercare di individuare quale potrebbero essere i titolari di questi conti pensionistici dormienti.

[b]L’EMIGRAZIONE ITALIANA IN SVIZZERA [/b]
Una premessa. Gli italiani che hanno lavorato solo come stagionali in Svizzera sino agli anni Novanta del secolo scorso, sia pure per pochissime stagioni ma tuttavia cumulando più di dodici mesi di assicurazione, sono stati sicuramente oltre un milione poiché in quel settore di impiego (edilizia, ristorazione, alberghiero e agricoltura) vi era un frequente turnover. Sempre in quel periodo, moltissimi altri emigrati italiani hanno risieduto e lavorato nella Confederazione solo per qualche anno finché non hanno trovato un’altra occupazione in Italia oppure una migliore opportunità di lavoro in un altro Paese europeo o in un altro continente. Complessivamente i lavoratori italiani nella Confederazione – tra frontalieri, stagionali, residenti e domiciliati – alla fine degli anni Sessanta erano quasi un milione. Si può, quindi, tranquillamente ipotizzare che dal 1950 ad oggi abbiano lavorato complessivamente nella Confederazione diversi milioni di italiani (attualmente gli italiani in Svizzera, compreso i doppi cittadini, sono ancora circa 560’000). Anche gli emigrati italiani in Svizzera, analogamente ai cittadini ed ai lavoratori elvetici, sono confrontati con il sistema previdenziale locale dei così detti Tre Pilastri: il Primo, l’AVS; il Secondo, la Previdenza Professionale, ossia le Casse pensioni aziendali; il Terzo, la Previdenza privata (facoltativa).

[b]CONTI DIMENTICATI NELL’AVS (PRIMO PILASTRO) [/b]
Innanzitutto va ricordato che il diritto ad una prestazione pensionistica (Vecchiaia, invalidità, superstiti) da parte dell’ente previdenziale elvetico dell’AVS si matura già con un anno di contributi versati anche in periodi diversi e non continuativi, come nel caso dei lavoratori stagionali. Inoltre va sottolineato che, per la normativa AVS, tutti i residenti in Svizzera sono assicurati in virtù della sola residenza per cui, nel caso di coniugi, per esempio, la moglie casalinga è comunque assicurata dai versamenti che effettua il coniuge. Secondo informazioni della stessa Cassa Svizzera di Compensazione, pure nell’AVS vi sono tantissimi conti intestati a persone che non hanno richiesto la loro rendita pur avendo superato l’età ordinaria del pensionamento di vecchiaia (64 anni per le donne e 65 anni per gli uomini). Cerchiamo, quindi, di capire come sia stato e sia possibile che ci si possa dimenticare di far valere un diritto pensionistico perfino del Primo Pilastro elvetico.
Ovviamente si può immaginare che, in genere, si tratti per lo più di ex emigrati che abbiano lavorato e siano stati assicurati in Svizzera per brevi periodi, comunque complessivamente superiori ad un anno. Alcuni possono aver creduto, e credere tuttora, di non aver maturato un diritto pensionistico avendo lavorato in Svizzera per pochissimo tempo, sapendo che la normativa italiana per la pensione di vecchiaia richiedeva e richiede invece un periodo minimo di alcuni anni di versamenti contributivi (in passato 15 anni, poi cinque anni dal 1995 ed infine di 20 anni dal 1.1.2012); altri magari sono deceduti da celibi prima dell’età del pensionamento o, se sposati, il coniuge superstite non ha pensato a presentare la relativa domanda all’AVS essendo all’oscuro che il coniuge avesse avuto una breve esperienza lavorativa in Svizzera.
Altri ancora – avendo dichiarato di aver lavorato in Svizzera (producendo anche la relativa documentazione) al momento della presentazione della domanda di pensione italiana in convenzione italo/svizzera (totalizzazione) che, fino a pochi anni orsono, si maturava molto tempo prima dell’evento elvetico – possono essere stati vittime di un terribile malinteso e cioè aver creduto erroneamente che i contributi versati in Svizzera fossero stati utilizzati per il calcolo della pensione italiana perdendo di conseguenza ogni futuro diritto ad una prestazione AVS.
Senza poi dimenticare che, probabilmente, vi sono molti ex emigrati che, coscientemente, non presentano la domanda di pensione AVS svizzera, per i pochi anni che vi hanno lavorato, poiché durante l’emigrazione hanno continuato ad essere iscritti in Italia in una delle diverse categorie di lavoro autonomo nella quale esplicavano la loro attività prima dell’emigrazione e che poi hanno ripreso dopo il rimpatrio maturandovi così un diritto pensionistico in regime autonomo tacendo l’attività lavorativa svolta in Svizzera sovrapposta a quella italiana. In questi casi si rinuncia a presentare la domanda di pensione AVS per paura che l’INPS, accorgendosi di una sovrapposizione di periodi assicurativi, ricalcoli quella italiana con conseguente richiesta di restituzione di eventuali somme indebitamente percepite dal pensionato.

[b]CONTI DIMENTICATI NEL SECONDO PILASTRO (CASSE PENSIONI AZIENDALI) [/b]
A proposito di questa tipologia di previdenza va ricordato che essa è diventata obbligatoria nella Confederazione solo dal 1.1.1985. Fino a quella data in molte ditte elvetiche vi era già una Cassa pensione aziendale, ma non in tutte.
Conseguentemente non è detto che gli emigrati italiani, che abbiano lavorato in Svizzera prima del 1985, avessero anche questo Secondo Pilastro. Quelli che invece lo avevano, in genere, quando cessavano di lavorare in una ditta, con l’ultimo salario, avrebbero dovuto ricevere anche il pagamento del capitale di vecchiaia maturato nella Cassa pensione.
Purtroppo molti lavoratori italiani nella Svizzera d’Oltralpe, anche per la non conoscenza della lingua locale e perché non sindacalizzati, non erano al corrente che nella Confederazione, diversamente dall’Italia, esistesse pure questo tipo di previdenza oltre all’AVS (l’INPS elvetica). Poiché molti lavoratori, stagionali soprattutto, da un anno all’altro non tornavano più a lavorare in Svizzera, oppure, in altri casi, vi tornavano ma per un nuovo datore di lavoro, può essere che in molti non chiedessero alla precedente ditta di essere liquidati del loro avere della Cassa pensione. E questo è il primo esempio di emigrati italiani che potrebbero aver dimenticato i loro averi.
Poi con l’entrata in vigore dell’obbligatorietà, dal 1985, nel caso di cambiamento del datore di lavoro, è stato introdotto l’obbligo di portare il capitale di vecchiaia maturato nella Cassa pensione precedente in quella del nuovo datore di lavoro, per cui, al momento del rimpatrio oppure al più tardi al pensionamento di vecchiaia, l’intero capitale si troverà presso la Cassa pensione dell’ultimo datore di lavoro. Tuttavia il trascinamento del capitale di vecchiaia da una Cassa all’altra, in caso di cambiamento di azienda, spesso non avveniva automaticamente e quindi, anche in questi casi, può essere che, talvolta, un lavoratore abbia dimenticato il suo avere nella Cassa di un suo precedente datore di lavoro, specialmente da parte di quei lavoratori che cambiavano frequentemente Ditta.
A questo secondo esempio di averi dimenticati si può poi aggiungere quello dell’improvviso decesso di un emigrato i cui parenti superstiti, non conoscendo il sistema previdenziale elvetico, non abbiano pensato di aver maturato anche un diritto nel Secondo Pilastro peraltro sconosciuto nel sistema previdenziale italiano.

[b]COSA DEVONO FARE GLI EX EMIGRATI IN SVIZZERA? [/b]
Tutti coloro che hanno lavorato nella Confederazione Elvetica e si riconoscono nei soggetti sopra descritti (e solo loro!) è consigliabile che contattino al più presto una sede del patronato ITAL UIL, in Italia o Svizzera, per verificare la propria situazione tenendo presente che, nel caso del Secondo Pilastro, una ricerca è possibile unicamente per periodi di lavoro svolti in Svizzera successivamente al 1971 e quindi, per ragioni anagrafiche dovrebbe trattarsi di ex emigrati in procinto di pensionarsi o già in pensione di vecchiaia AVS.

(dino nardi*aise/eminews)
* coordinatore Uim Europa

 

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