11082 11. NOTIZIE dall’ITALIA e dal MONDO del 15 marzo 2014

20140314 15:55:00 red-emi

ITALIA – Roma / Roche-Novartis, ipotesi reato è disastro. Rifondazione: Bisogna eliminare commistione pubblico-privato – Roche-Novartis, ipotesi reato è disastro. / Brindisi -Immigrati, la protesta davanti al tribunale di Brindisi degli "schiavi del fotovoltaico”
VATICANO – Con Bergoglio 12 mesi di ‘conversione papato’.Da Chiesa "povera" a riforma della Curia romana e dell’economia
ONU – «Depenalizzare la cannabis». Lo dice pure l’Onu / Anche le Nazioni Unite a favore della depenalizzazione delle droghe leggere.
EUROPA – Mosca – cosa rischia Putin / EU – Se la Bce stampasse moneta – Nonostante il silenzio del governatore Draghi sull’argomento, all’interno della Bce è in atto da tempo una discussione molto franca sulla necessità di mettere a disposizione dei mercati nuova liquidità. / LISBONA. I poliziotti contro l’austerity forzano le barriere dei colleghi crumiri ed entrano in Parlamento. / Strasburgo Amianto, la Corte europea sbugiarda le furbate degli svizzeri: illegale la prescrizione.
AFRICA & MEDIO ORIENTE – . Sahara occidentale. L’incredibile storia della Minurso / Un miliardo di dollari spesi in oltre 22 anni, nessun risultato pratico e nessuna attenzione sul rispetto dei diritti umani della popolazione sahrawi. / Turchia – riparte la rivolta del "Gezi Park" dopo la morte di un ragazzo di 15 anni
ASIA & PACIFICO – Cina / Pechino, a febbraio crolla export (-18,1%), importazioni +10,1%;
AMERICA CENTROMERIDIONALE – SALVADOR la vittoria di Ceren (Flmn) certificata dal tribunale supremo. La destra ritarda la proclamazione / SANTIAGO – La sfida di Bachelet / Michelle Bachelet ha assunto la presidenza del Cile, una carica che aveva già occupato dal 2006 1 al 2010.
AMERICA SETTENTRIONALE -STATI UNITI / SPIONAGGIO INTERNO
L’11 marzo la senatrice Dianne Feinstein, presidente della commissione sull’intelligence statunitense, ha accusato la Cia di aver rimosso dai computer usati dalla commissione alcuni documenti riguardanti la detenzione e le tecniche di interrogatorio dei prigionieri durante l’amministrazione Bush, scrive il Washington Post

ITALIA
Roche-Novartis, ipotesi reato è disastro. Rifondazione: Bisogna eliminare commistione pubblico-privato – Roche-Novartis, ipotesi reato è disastro / I reati ipotizzati dalla Procura di Torino nell’inchiesta sul medicinale SALVAVISTA AVASTIN, per il quale l’antitrust ha sanzionato due grandi case farmaceutiche sono pesanti: disastro doloso, associazione a delinquere e corruzione. L’associazione per delinquere è relativa alla truffa e al reato di rialzo o ribasso fraudolento di prezzi.
Ma si aggiunge, come detto, anche una ipotesi di corruzione nell’inchiesta che la Procura di Torino conduce sul caso del farmaco SALVAVISTA AVASTIN, ma in questo filone non ci sono indagati. L’ipotesi è stata la conseguenza di un esposto della Soi (Società Oftalmologica Italiana) in cui si parla di possibili complicità all’interno dell’Aifa e di Ema (European Medicinal Agency).
SI CHIEDE
un’azione decisa da parte del governo amministrativa pari al doppio di quanto hanno avuto dallo stato e penale: "Al ministro Lorenzin, che a seguito al caso Roche-Novartis ha annunciato una riforma dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), che a quanto pare si tradurrà unicamente in una nuova lottizzazione dei suoi vertici senza toccare gli interessi delle aziende farmaceutiche, diciamo che la rottura netta di qualsiasi commistione tra pubblico e privati è l’unica e vera riforma possibile. Fino a quando le agenzie pubbliche regolatorie del farmaco – in Italia come all’estero – saranno finanziate dalle case farmaceutiche, sarà impossibile affermare il concetto di sanità pubblica e tutelare

BRINDISI
Immigrati, la protesta davanti al tribunale di Brindisi degli "schiavi del fotovoltaico” / Hanno protestato intonando canti africani, davanti al Tribunale di Brindisi: una quarantina di immigranti hanno voluto denunciare così di aver lavorato negli scorsi anni, assieme ad altre centinaia di immigrati, alla costruzione di parchi fotovoltaici nel Salento e di essere ancora in attesa del pagamento del 70% degli stipendi e del Trattamento di fine rapporto. La manifestazione si e’ svolta in coincidenza con una delle udienze del fallimento della società “’Tecnova Italia Sr”l, sottoposta anche a inchieste penali non solo per l’irregolarità nella realizzazione degli impianti ma anche per lo sfruttamento di centinaia di lavoratori immigrati. Alcuni degli stranieri, i cosiddetti "schiavi del fotovoltaico", sottopagati e sfruttati, che provengono da varie localita’ dell’Africa e che – a quanto affermano – hanno tutti regolare permessi di soggiorno, indossavano magliette con il logo della societa’. Nel novembre del 2012 in 90 avevano protestato, sempre dinanzi al palazzo di giustizia di Brindisi, per le stesse rivendicazioni: una delegazione era stata poi ricevuta dal giudice che segue la vicenda. Uno degli stranieri ha spiegato di aver ricevuto comunicazione dal tribunale fallimentare che, vista la condizione di mancanza di liquidita’ della societa’, gli spettano solo 3 euro di Tfr a fronte di una pretesa di migliaia di euro; ad altri spetterebbe invece una liquidazione di 100 euro. ( di fabio sebastiani)

ROMA
Il Misery index, ovvero la distanza dal baratro misurata da Confcommercio: il tasso dei senza lavoro è al 16.8% – In tempi di crisi si può misurare il disagio sociale? La Confcommercio ci ha provato formalizzando un indice, chiamato “misery index” che secondo l’associazione imprenditoriale a gennaio è salito di 0,3 punti, arrivando quindi a 22.1 punti. Confcommercio, in particolare, evidenzia che i disoccupati a gennaio si sono attestati a quota 3 milioni 293 mila, con una crescita di 60 mila unita’ sul mese prima e 260 mila rispetto allo stesso periodo 2012. Con Cig e scoraggiati l’indice di disoccupazione esteso si e’ attestato al 16,8% (+0,2 punti). In gennaio il tasso di disoccupazione ufficiale – spiega l’ufficio studi di Confcommercio – e’ aumentato di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente attestandosi al 12,9%, in aumento di 1,1 punti su base annua. Parallelamente, il numero di occupati e’ diminuito di 8mila unita’ rispetto a dicembre e di 330mila rispetto ai 12 mesi precedenti. Il quadro occupazionale del paese e’, dunque, sempre piu’ critico. Nel mese di gennaio sono state autorizzate 81 milioni di ore di Cig, in diminuzione rispetto agli 86 di dicembre e ai 90 dello stesso periodo del 2013. Le ore di Cig utilizzate – destagionalizzate e ricondotte poi a Ula – sono stimate in diminuzione di circa 5.000 unita’, il che porta il numero di persone in CIG dalle 297mila stimate per dicembre alle 292mila stimate per gennaio.
Il numero di scoraggiati e’ stimato in aumento da 827mila persone di dicembre a 837mila (+10.000). Aggiungendo ai disoccupati ufficiali la stima delle persone in CIG e degli scoraggiati si ottiene per gennaio un tasso di disoccupazione esteso del 16,8%, in aumento di 0,2 punti rispetto a dicembre.
L’inflazione dei beni e dei servizi ad alta frequenza di acquisto e’ rimasta invariata all’1,2%. L’aumento di 0,2 punti della disoccupazione estesa e l’invarianza dell’inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto porta il Misery Index di Confcommercio ad aumentare di 0,3 punti a 22,1.

VATICANO
Con Bergoglio 12 mesi di ‘conversione papato’
Da Chiesa "povera" a riforma della Curia romana e dell’economia
"Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato". In questo passaggio del suo vero manifesto programmatico, l’esortazione apostolica "Evangelii gaudium" dello scorso 24 novembre, nel parlare della sua Chiesa "in stato permanente di missione", della "conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno", della "salutare decentralizzazione" che deve interessare tutta la struttura ecclesiale, papa Francesco – come sempre gli capita nel suo modo di intendere il papato – mette in gioco prima di tutto il suo ruolo e la sua stessa persona. Il cambio di passo che Bergoglio chiede alla Chiesa, da lui chiamata a non essere più chiusa in sé stessa, ad aprirsi verso le "periferie", ad abbandonare pesantezze e "clericalismi" per farsi "ospedale da campo" verso le ferite del mondo, lo interpreta da un anno prima di tutto lui stesso. E questa "conversione", fin da quella sera del 13 marzo di un anno fa, il Papa venuto "dalla fine del mondo" l’ha mostrata in ogni suo comportamento, in ogni parola, in ogni gesto, con una forza profetica di esempio e di trascinamento che a molti, pur tra le resistenze ancora esistenti in Vaticano, ha fatto gridare ad una vera e propria "rivoluzione". Tanto il predecessore Benedetto XVI, le cui dimissioni-shock hanno aperto una stagione di rinnovamento della Chiesa capace di intercettare le attese latenti in ogni propaggine del cattolicesimo mondiale, era uomo attento alla dottrina, ai principi, alla "non negoziabilità" dei valori, tanto Francesco – la cui scelta del nome rappresenta più che un marchio per il suo pontificato – mette l’"annuncio" prima dei precetti, in nome di una Chiesa "samaritana", improntata alla "misericordia" e alla "tenerezza", che affonda le radici negli anni trascorsi dallo stesso Bergoglio lungo le strade dissestate delle "villas miserias" della sua adorata e tanto rimpianta Buenos Aires, vero prete di strada (lui dice "callejero") che vede la sua missione nella vicinanza ai più bisognosi ed emarginati. E’ da lì che nasce la sua idea di "Chiesa povera e per i poveri", la sua preferenza per una Chiesa "ferita e sporca per essere uscita per le strade", piuttosto che una Chiesa "preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti" (ancora la Evangelii gaudium). E’ da lì che nasce l’aver spogliato il pontificato da tutti i simboli di sfarzo e regalità, con un esempio che mette alle strette anche il resto dei cardinali e vescovi di Curia. E’ da lì che nasce il suo voler a tutti i costi stare vicino alla gente, sfidando anche le implicazioni della sicurezza. Da lì prendono le mosse – anche questa una "riforma" del pontificato – le omelie mattutine di Santa Marta, in cui distilla giorno per giorno sferzate etiche, sollecitazioni, a volte vere e proprie frustate nei confronti di una Chiesa che in tante sue parti aveva perso di vista la sua vera missione. Da lì si sviluppa anche il desiderio di affrontare i problemi della famiglia, con due Sinodi successivi, e in particolare le situazioni difficili, le necessità di chi fallisce, il nodo irrisolto dei divorziati e risposati. L’enorme popolarità catalizzata da Bergoglio fin dai suoi primi giorni da Papa, poi tradotta anche nelle copertine dei giornali di tutto il mondo fino al titolo di "persona dell’anno" 2013 di Time, resta la base da cui il Pontefice argentino trae la forza per imprimere la svolta anche alle ossificazioni della Curia. E questa resta tuttora una delle sue sfide più grandi. La grande riforma è avviata. Il consiglio degli otto cardinali è all’opera per riscrivere la "Pastor Bonus", la costituzione della Curia romana. La ristrutturazione degli organismi economici – che tanti grattacapi e scandali hanno prodotto in passato – è in atto con la creazione, tra l’altro, del super-ministero delle Finanze, che sostanzialmente risponderà allo stesso Pontefice, tanto da avere come numero due il suo segretario personale don Alfred Xuereb. In vista c’è anche il riassetto dello Ior e dell’Apsa, poi anche accorpamenti e semplificazioni nei dicasteri vaticani. Ma Francesco vuole anche sradicare comportamenti e mentalità che negli ultimi decenni avevano portato il governo romano, in particolare nella stagione Vatileaks, ad una delle peggiori crisi della sua storia. E’ una svolta che tutte le Chiese del mondo chiedono, che sta all’origine della stessa elezione di Bergoglio. Contro le lobby che ancora sono all’opera. La Curia non dovrà essere più una "centrale di potere" autoreferenziale, ma finalmente un’entità al servizio delle Chiese particolari. Ed è una sfida che il Pontefice non ha ancora vinto. Serve anche un cambio di mentalità: quella "conversione del cuore" che lui non si stanca di invocare e su cui dare l’esempio. (di Fausto Gasparroni )

ONU
«DEPENALIZZARE LA CANNABIS». LO DICE PURE L’ONU / ANCHE LE NAZIONI UNITE A FAVORE DELLA DEPENALIZZAZIONE DELLE DROGHE LEGGERE. È quanto riporta Avvenire, citando un rapporto di 22 pagine dell’Ufficio della Nazioni Unite sulle Droghe e il Crimine (Unodc), nel quale si prende atto che combattere contro la diffusione della marijuana considerandone il consumo un reato penale è inutile. Di qui la proposta di depenalizzazione, che sarà discussa la settimana prossima a Vienna. «La depenalizzazione del consumo della droga può essere una forma efficace per ‘decongestionare’ le carceri, redistribuire le risorse in modo da assegnarle alle cure e facilitare la riabilitazione», si legge nel rapporto. Secondo fonti diplomatiche citate da Avvenire, si tratta della prima volta che l’organismo fa esplicito riferimento alla depenalizzazione, già per altro in vigore in diversi paesi. Il che non significa (ancora) liberalizzare o legalizzare il consumo di cannabis (come hanno fatto per esempio in Uruguay), ma stabilire che non è un reato e individuando pene alternative al carcere, come multe o terapie. L’Onu continua a considerare legale l’uso di queste sostanze solo a fini terapeutici e scientifici e non per "piacere" personale; ma nel rapporto si fa notare che i consumatori di stupefacenti devono essere considerati come «pazienti in cura» e non come «delinquenti», ricordando come diversi «trattati consiglino il ricorso ad alternative alla prigione». E in ogni caso, non si trova traccia nel documento dell’agenzia Onu di critica alla creazione di mercati regolamentati, come appunto è il caso dell’Uruguay, di alcuni stati di Washington e Colorado e della Nuova Zelanda (per alcune sostanze psicoattive), a patto che vi sia uno sforzo condiviso (anche da parte degli organismi internazionali) di inserire le nuove norme in un quadro di diritto internazionale. Insomma, un altro, piccolo,

EUROPA
EU
Tra meno di tre mesi l’Europa andrà alle urne nel suo momento economico e politico più difficile dalla firma dei trattati di Roma del 1957. L’Unione è afflitta da un grave deficit di democrazia, trasparenza e consenso, le sue istituzioni danno un’immagine di paralisi e di lontananza dai problemi dei cittadini. La lentezza nell’affrontare la crisi economica e finanziaria e le divergenze sulle scelte da adottare sono esasperanti e dimostrano che non si sta dando sufficiente attenzione a problemi urgenti come la disoccupazione giovanile e la competitività.
Tutto questo è il terreno di coltura ideale per le forze populiste che, pur essendo diverse per ideologia, nei paesi dove riescono a far sentire la loro voce hanno slogan comuni: contro l’Europa, contro l’immigrazione e contro l’euro. Dopo le elezioni del 25 maggio il parlamento europeo avrà più potere che mai e l’idea che possa avere anche più deputati che mai contrari al progetto europeo è preoccupante. Di questo si è discusso nel Consiglio per il futuro dell’Europa, istituito nel 2011 da politici, imprenditori e studiosi su richiesta del Berggruen institute on governance, che si è riunito
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy nel discorso di chiusura. Per evitare questo pericolo, aveva già detto l’ex capo del governo italiano Enrico Letta, "dobbiamo costruire una maggioranza per l’Europa". È soprattutto la paura – della globalizzazione, della concorrenza, degli immigrati – che alimenta i populismi. Ma anche la paralisi istituzionale e la mancanza di soluzioni ai problemi reali, dall’im-migrazione alla disoccupazione. Le famiglie politiche che difendono, pur nelle loro differenze, l’idea di Europa devono incoraggiare il dibattito sulle questioni che interessano i cittadini e spiegare quali sono le possibili alternative. E devono garantire, come se da questo dipendesse il nostro futuro, che nel corso della campagna elettorale si discuta di soluzioni europee ai problemi del continente. Solo cosi sarà possibile avere una maggioranza per l’Europa.
EU
RUSSIA
MOSCA – COSA RISCHIA PUTIN / in questi giorni gli inviti a evitare la linea dura con la russia di putin sulla crisi ucraina vengono da due schieramenti diversi: da un lato c’è chi sostiene che è possibile ottenere di più con la diplomazia e non con le minacce, dall’altro chi teme le possibili reazioni di mosca. Di qua le speranze, di là i timori. Ma oggi ci sono pochi motivi sia per sperare sia per avere paura. Ciò che si può ottenere con le trattative lo si legge sul volto del ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier o di altri dirigenti socialdemocratici tedeschi dopo gli incontri con il presidente russo o con il suo ministro degli esteri. I leader tedeschi si vedono costretti ad annunciare ai giornalisti, con il volto teso, che i russi non arretrano di un passo. E questo anche se, da anni, Berlino ha puntato più sulla comprensione che sulla critica nei suoi rapporti con Mosca.
Veniamo alle paure: l’occidente resterà al freddo senza il gas russo? Fin dove è disposto ad arrivare Putin? Ebbene, la Russia è un partner commerciale importante per l’Europa e in particolare per la Germania, ma molto meno importante di quanto lo è l’Europa per la Russia. Le esportazioni energetiche rappresentano oltre il 50 per cento delle entrate della Russia e circa un quarto del suo pil. Oltre l’8o per cento delle sue esportazioni continua a prendere la via dell’occidente. Il volume degli scambi commerciali dell’Europa con la Russia ammonta a circa l’i per cento del pil dell’Unione europea, ma al 15 per cento del pil della Russia. Una guerra commerciale sarebbe dolorosa per l’economia tedesca, ma letale per quella russa.
Ma prima ancora: ci sono molti strumenti che, usati in modo mirato, possono colpire la cerchia di Putin. In Ucraina, il potere di Viktor Janukovic è andato a pezzi quando l’elite economica e i parlamentari al suo servizio hanno capito che per loro era più vantaggiosa un’Ucraina senza Janukovic. Anche i ricchi russi s’innervosiscono se cominciano a temere che il disprezzo verso l’occidente gli farà perdere l’accesso alle banche, alle proprietà immobiliari di lusso, ai paradisi offshore e ai college. (Julian Hans, Suddeutsche Zeitung, Germania)
Diciamolo dunque, per evitare malintesi: qui non si tratta di cacciare il presidente russo. Ma il prezzo, per tutti coloro che cedono alla sua politica aggressiva, rischia di salire. L’Europa è più for¬te, ma tende a nutrire troppe speranze.

EU
ELEZIONI EUROPEE 2014 – SONDAGGI: AVANZA ANCORA LA SINISTRA DI TSIPRAS. GIÙ I SOCIALISTI
Gue , lo schieramento di sinistra guidato da Alexis Tsipras , potrebbe essere la vera sorpresa delle prossime consultazioni del 22-25 maggio. Secondo l’ultimo sondaggio effettuato da PollWatch 2014 , la sinistra radicale otterrebbe, se si votasse oggi, ben 67 seggi (22 in più rispetto alla legislatura in corso). Dunque, si deve registrare un significativo balzo in avanti rispetto all’ultima rilevazione di marzo. In quell’occasione, Gue si attestava a quota 56 seggi. Il merito dell’incremento dei consensi va certamente assegnato all’abilità del leader greco di Syriza, che ha saputo riunire intorno ai suoi 10 punti programmatici gran parte della sinistra continentale. Inoltre, ad influire positivamente sul gradimento dello schieramento europeista e anti austerity sono stati l’ Italia e il Portogallo . A sottolinearlo è proprio Pollwatch, che attribuisce a L’Altra Europa con Tsipras e a Bloco de Esquerda un apporto importante nell’incremento delle intenzioni di voto. Il Pse , guidato da Martin Schulz , rimane in testa, ma subisce una flessione. A Marzo era quotato a 221 seggi, oggi ne otterrebbe solo 209. Ci si aspettava sicuramente qualcosa in più, soprattutto alla luce del recente Congresso del Pse di Roma. Forse, ad incidere negativamente è il contenuto appeal della formula socialdemocratica tra gli elettori del sud Europa.
IL PPE , che sta celebrando in queste ore il congresso a Dublino, rimane stabile rispetto al mese scorso: si riconferma a 202 seggi. C’è poco da rallegrarsi per i popolari, nell’ultima legislatura vantavano 265 seggi. Un pezzo del loro elettorato si è presumibilmente spostato a destra o è orientato al non-voto. Avendo avuto una larga maggioranza nella scorsa legislatura, sono percepiti (a torto o a ragione) come i principali responsabili della crisi che ha investito l’Unione. Tuttavia, bisogna rilevare che entro domani nomineranno un candidato alla presidenza della Commissione. Una personalità forte e credibile potrebbe avere un effetto positivo su un eventuale ripresa nei consensi.
Alde , l’alleanza dei liberal democratici, registra un ulteriore regresso. Il mese scorso si attestava a 64 seggi, mentre oggi viene data a 61. Ricordiamo che lo schieramento, guidato da Guy Verhofstadt , gode attualmente di 84 seggi a Strasburgo. Anche I Verdi di José Bové e Ska Keller rimangono stabili rispetto al mese scorso: 44 seggi (11 in meno rispetto alla legislatura attuale). Infine segnaliamo i conservatori a 45 seggi, gli euroscettici di Efd a 31 e i non iscritti a 92. ( Mario Lucio Genghini)
SVEZIA
CARTE DI CREDITO PER I SENZA TETTO.
A febbraio i venditori del Situation Stockholm, un periodico culturale distribuito dai senzatetto della capitale svedese, hanno ricevuto un lettore di carte di credito per accettare le offerte dei passanti. In Svezia, hanno spiegato gli amministratori del giornale, sono sempre di più le persone che vanno in giro senza contanti. Secondo i dati della Banca dei regolamenti internazionali, scrive Bloom-berg, "nel 2012 le banconote e le monete rappresentavano solo il 2,7 per cento dell’economia svedese, contro la media del 9,8 per cento nell’eurozona e il 7,2 per cento negli Stati Uniti".

REGNO UNITO
LONDRA
MERCATO MONETARIO LO SCANDALO SI ALLARGA
Il 5 marzo la Banca d’Inghilterra ha sospeso un suo dipendente coinvolto nell’inchiesta sulla manipolazione del mercato delle monete da parte di un gruppo di grandi banche. I manager, scrive l’Economist, sono accusati di aver influenzato l’andamento dei cambi monetari sul mercato della city di Londra. La Banca d’Inghilterra ha accertato il coinvolgimento del suo dipendente dopo un’inchiesta interna che ha previsto il controllo di quindicimila email, ventunomila messaggi di chat e quaranta ore di conversazioni telefoniche.
LONDRA
IMMIGRATI IMPRENDITORI
Nel Regno Unito un’azienda su sette è stata creata da imprenditori immigrati, scrive il Financial Times. Il primo studio basato sui dati ufficiali delle origini dei titolari di un’impresa rivela che circa mezzo milione di persone provenienti da 155 paesi -soprattutto Irlanda, India e Germania – ha avviato attività che generano un giro d’affari di almeno un milione di sterline, creando il 14 per cento dei posti di lavoro totali. Nonostante le maggiori difficoltà ad accedere ai finanziamenti e le barriere linguistiche e culturali, il 17,2 per cento degli immigrati ha creato un’azienda, contro il 10,4 per cento dei britannici.
LONDRA
TERAPIA GENICA CONTRO RHIV
L’ingegneria genetica potrebbe contribuire alla lotta contro l’hiv. Il New England Journal of Medicine ha presentato i risultati di una terapia genica sperimentata all’università della Pennsylvania su dodici pazienti sieropositivi. La terapia consiste nel rimpiazzare parte dei linfociti T del paziente con una versione modificata geneticamente, resistente al virus hiv. Nel processo viene introdotta una mutazione nella proteina Ccrs, presente nell’i per cento della popolazione, che impedisce all’hiv di entrare nelle cellule ospiti: i linfociti T. Metà dei pazienti coinvolti nello studio avevano interrotto per tre mesi la terapia antivirale. In quattro di loro la concentrazione del virus è diminuita, e in un paziente non era più rilevabile. Un risultato promettente, da valutare però con cautela, precisano gli autori, date le dimensioni ridotte dello studio.

STRASBURGO
Amianto, la Corte europea sbugiarda le furbate degli svizzeri: illegale la prescrizione / Importante sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato la Svizzera in un caso di malattia causata dall’amianto. Secondo i giudici, le autorita’ elvetiche hanno violato il diritto all’accesso a un tribunale applicando in modo rigido il periodo di prescrizione di dieci anni al caso di un uomo che e’ stato esposto all’amianto sul luogo di lavoro dal 1965 fino al 1978, ma che non ha sviluppato i sintomi della malattia fino al 2004. Una vera e propria furbata quella degli svizzeri, che conoscono benissimo il cosiddetto “periodo di latenza”, ovvero il periodo di incubazione della malattia. Contemplare un periodo di dieci anni per la prescrizione della richiesta di danni al datore di lavoro da parte di un dipendente costituisce quindi una violazione dei diritti di quest’ultimo. Specie quando la richiesta riguarda malattie come quelle generate dall’esposizione all’amianto che non puo’ che essere diagnosticata molti anni dopo la contaminazione. I giudici di Strasburgo sottolineano che essendo il periodo di latenza di certe malattie anche di diversi decenni, fissare la prescrizione in dieci anni dal momento dell’ultima contaminazione significa, di fatto, impedire a molti lavoratori di richiedere i danni. Secondo i giudici, invece, nel calcolo della prescrizione si deve tenere conto della presenza di prove scientifiche che dimostrino che la persona malata non poteva sapere di essere affetta da una certa patologia prima di un dato momento.

GRECIA
ATENE
MASSICCIA ONDATA DI SCIOPERI. ENTRO DOMENICA NUOVO PATTO DI SANGUE IMPOSTO DALLA TROIKA / I dipendenti pubblici greci hanno iniziato questa mattina uno sciopero di 24 ore contro le misure di austerità che prevedono almeno 11mila licenziamenti entro la fine dell’anno. Lo sciopero, promosso dal sindacato Adedy, ha portato alla chiusura di uffici e scuole. Anche i medici degli ospedali statali di Atene e del Pireo partecipano all’agitazione. Una manifestazione di protesta si è snodata a mezzogiorno ad Atene. Un altro sciopero di due giorni e’ stato gia’ convocato per il 19. marzo.
Ieri a incrociare le braccia erano stati i portuali, e ancora prima i farmacisti. I dipendenti dei porti della Grecia protestano contro la decisione del Taiped, l’Ente ellenico preposto alla privatizzazione delle aziende a partecipazione statale, di vendere il pacchetto azionario dell’Ente del Porto di Pireo (Olp). "Il governo e il Taiped – si legge in un comunicato dei dipendenti dei porti -, fedeli emissari dei monopoli stranieri e degli interessi nazionali che li sostengono, hanno indetto la gara per la cessione del capitale azionario dell’Olp ignorando completamente le reazioni della societa’".
Da parte sua, Syriza, il partito della sinistra radicale e maggiore partito d’opposizione, che da sempre si oppone alla privatizzazione dell’Olp, ha annunciato che sara’ al fianco dei lavoratori, di tutte le organizzazioni sociali e degli abitanti della citta’ di Pireo, affinche’ il porto rimanga sotto il controllo dello Stato ellenico.
Intanto, è cominciata la corsa contro il tempo per un nuovo accordo tra il Governo della Grecia e la Troika a proposito dei debiti del paese verso i creditori internazionali. L’accordo, che secondo il ministro delle Finanze dovrà essere raggiunto con la troika entro la fine della settimana, e riguarderà soprattutto questioni di carattere strutturale cosi’ come previsto nella lista dell’Ocse, mentre – per quanto riguarda quelle di carattere economico-finanziario – Stournaras ha spiegato che rimane ancora in sospeso il problema dell’abolizione delle tasse in certi casi particolari e la riduzione dei contributi previdenziali.(di fabrizio salvatori )

PORTOGALLO
LISBONA
Portogallo, i poliziotti contro l’austerity forzano le barriere dei colleghi crumiri ed entrano in PARLAMENTO.
Nel giorno in cui la Troika fa i complimenti al Portogallo per i risultati raggiunti, sbloccando così la tranche del prestito, il paese si ribella contro le misure di austerità approvate dal Parlamento e chiede le dimissioni del premier, Pedro Passos Coelho. Alcune migliaia di persone hanno protestato a Lisbona, Porto e Lieira in manifestazioni organizzate dal maggior sindacato portoghese, il Cgtp. Nella capitale a scendere in piazza sono stati addirittura i poliziotti, che hanno ingaggiato un corpo a corpo con i loro colleghi, schieratisi dalla parte del Governo. In particolare, si criticano le misure adottate dal governo conservatore ritenuto "servo" della Troika (UE-BCE-FMI) che aveva chiesto un piano anticrisi a fronte del prestito di 78 miliardi di euro erogati nel 2011 su richiesta dell’allora governo di centrosinistra. Sindacati, partiti di opposizione e cittadini lamentano in particolare il taglio di stipendi pubblici e pensioni e il fatto che la politica di austerita’ abbia accentuato le difficoltà economiche della popolazione. Oltre 15.000 poliziotti sono scesi in piazza, a Lisbona, per manifestare contro i tagli degli stipendi, marciando verso il Parlamento dove si sono trovati di fronte i ‘colleghi’ in uniforme. I manifestanti sono riusciti a forzare le barriere degli agenti antisommossa, occupando i locali antistanti la sede del Parlamento portoghese. All’interno dell’edificio, il Presidente del Parlamento Assuncao Esteves ha poi accettato di ricevere una delegazione di rappresentanti delle forze dell’ordine. ( di fabrizio salvatori)
LISBONA
IL PIÙ GRANDE PREDATORE EUROPEO
È stato trovato in Portogallo, nella regione di Lourinhà, un fossile parziale di dinosauro (nell’immagine alcuni denti), che potrebbe e; re uno dei maggiori carnivori del giurassico. Secondo PlosOne, il Torvosaurusgurneyi è simile al torvosauro nordamericano, ma con alcune differenze dovute probabilmente alla separazione geografica già esistente in quel periodo.

FRANCIA
SARKOZY INTERCETTATO
Pochi giorni dopo la pubblicazione delle registrazioni dei colloqui privati tra Nicolas Sarkozy e alcuni collaboratori, realizzate dal suo consigliere Patrick Buisson, l’ex presidente è di nuovo al centro dell’attenzione dei giornali e oggetto di una vera e propria "caccia" da parte degli inquirenti, come titola Le Journal du Dimanche. Il settimanale spiega che il 26 febbraio la procura di Parigi ha aperto un’inchiesta per favoreggiamento e violazione del segreto istruttorio sull’avvocato di Sarkozy – il cui telefono era sotto controllo – dopo che i due avevano discusso della possibilità di rivolgersi a un magistrato vicino al loro partito per ottenere informazioni su un processo in corso nel quale era coinvolto l’ex presidente. Le Monde ha invece rivelato che i telefoni di Sarkozy e dei suoi più stretti collaboratori sono stati messi sotto sorveglianza dai giudici che indagano sul presunto finanziamento della sua campagna elettorale del 2007 da parte del leader libico Muammar Gheddafi. Secondo il Canard Enchaìné, inoltre, la ministra della giustizia e il ministro dell’interno erano al corrente delle intercettazioni prima che se ne parlasse sui quotidiani. L’opposizione ha chiesto spiegazioni al premier Jean-Marc Ayrault, che ha affermato di non averne avuto notizia. (Le Journal du Dimanche, Francia)

SPAGNA
A DIECI ANNI DALL’II MARZO L’11 marzo sono stati celebrati i dieci anni dagli attentati di Madrid.
Alla stazione di Atocha morirono 191 persone e oltre 1.800 rimasero ferite nello scoppio simultaneo di dieci bombe collocate da una cellula di Al Qaeda su quattro treni di pendolari. A dieci anni da quella tragedia, osserva El Pais, "il tempo in cui i terroristi potevano spostarsi liberamente e comunicare senza ostacoli su scala mondiale sembra finito. La follia terrorista non ha ottenuto gli effetti che qualcuno desiderava. Le moschee non sono state date alle fiamme. Il sistema giudiziario ha affrontato con serenità i processi dell’11 marzo e le forze di sicurezza hanno impedito che fatti simili si ripetessero. Certo, l’islamofobia è cresciuta. Ma non tanto per effetto del terrorismo, quanto come variante della xenofobia alimentata dalla crisi economica".
L’11 marzo sono stati celebrati i dieci anni dagli attentati di Madrid. Alla stazione di Atocha morirono 191 persone e oltre 1.800 rimasero ferite nello scoppio simultaneo di dieci bombe collocate da una cellula di Al Qaeda su quattro treni di pendo-lari. A dieci anni da quella tragedia, osserva El Pais, "il tempo in cui i terroristi potevano spostarsi liberamente e comunicare senza ostacoli su scala mondiale sembra finito. La follia terrorista non ha ottenuto gli effetti che qualcuno desiderava. Le moschee non sono state date alle

SERBIA
LA SCOMMESSA DI VUCIC
Domenica prossima 6,7 milioni di serbi andranno alle urne per eleggere un nuovo parlamento. Il voto – che si svolgerà in con-temporanea con le importanti elezioni comunali a Belgrado e nelle città di Negotin e Pecinci – è stato convocato il 29 gennaio, dopo le dimissioni della coalizione di governo guidata dal socialista Ivica Dacie. La crisi era stata innescata dal principale partito della coalizione, il Partito serbo del progresso (Sns) di Aleksandar Vucic (nella foto), interessato a sfruttare la grande popolarità personale di cui gode da tempo e a consolidare il suo ruolo di governo. Gli ultimi sondaggi danno l’Sns ampiamente in testa, con oltre il 40 per cento delle intenzioni di voto, seguito dai socialisti, fermi al 13 per cento. Il centrodestra arriva al voto diviso, con il Partito democratico (Ds) e la formazione dell’ex presidente Boris Tadic, formata da fuoriusciti dal Ds, entrambi attestati intorno all’8 per cento dei consensi. Secondo il quotidiano Politika, "l’immagine che la politica serba sta dando di sé è triste. I partiti d’opposizione si sono messi in fila per cercare di entrare a fare parte di una coalizione con l’Sns. Non c’è nessuna competizione tra di loro o nei confronti di Vucic. Da parte sua, il grande favorito afferma che, a differenza dell’Sns, tutti gli altri partiti fanno gli interessi degli oligarchi. Poi, però, ha in lista magnati delle finanze e imprenditori molto discussi".

BOSNIA ERZEGOVINA
ANCORA IN PIAZZA
Un mese dopo lo scoppio delle proteste contro il governo a Tuzla, le manifestazioni continuano in diverse città del paese, tra cui Sarajevo, Mostar e Zenica. Il 6 marzo, racconta Balkan Insight, circa cento dimostranti hanno bloccato il traffico nella capitale per protestare contro povertà e corruzione, e si sono poi diretti verso l’ambasciata statunitense per incontrare un funzionario dell’agenzia Usaid. Il giorno seguente tre persone sono state arrestate mentre cercavano di bloccare una strada, sempre a Sarajevo. Dopo le violente preteste di febbraio, la mobilitazione ha portato alla nascita di comitati di cittadini che hanno cominciato a fare pressione sui governi locali, chiedendo misure contro la corruzione e la disoccupazione.

CIPRO
II 10 marzo Panicos Demetriades, governatore della banca centrale, si è dimesso dopo essere stato travolto dalle po-lemiche sulla gestione della crisi finanziaria nel paese.

SLOVACCHIA
II 15 marzo si svolgerà il primo turno delle elezioni presidenziali.

AFRICA & MEDIO ORIENTE

TURCHIA
L’11 marzo sono scoppiate proteste in varie città del paese dopo la morte di Berkin Elvan, un ragazzo di 15 anni ferito da un poliziotto a Istanbul durante le manifestazioni del giugno scorso. Migliaia di persone hanno partecipato al funerale (nella foto un ritratto di Elvan).
TURCHIA
RIPARTE LA RIVOLTA DEL "GEZI PARK" DOPO LA MORTE DI UN RAGAZZO DI 15 ANNI / Riparte la protesta in Turchia dopo la morte di Berkin Elvan, il ragazzo di 15 anni in coma da nove mesi e morto ieri vittima delle violenze della polizia a Gezi Park nel corso delle manifestazioni contro il premier Recep Tayyip Erdogan. Da ieri mattina scontri e manifestazioni si sono ripresentati in tutto il Paese, soprattutto intorno a Taksim, cuore europeo di Istanbul, e Kadikoy, sulla sponda asiatica. Migliaia di persone hanno partecipato a cortei di protesta in tutto il paese e le forze di sicurezza hanno in qualche caso anche usato la forza per disperdere i dimostranti. "Tutti siamo Berkin" si legge sui cartelli di molti studenti scesi in piazza per mostrare solidarieta’ alla famiglia del ragazzo. Il ragazzo era stato colpito alla testa da un lacrimogeno sparato da un poliziotto lo scorso 16 giugno mentre andava a comprare il pane per la sua famiglia. Ieri si sono verificati incidenti, secondo quanto riferisce Hurriyet online, a Ankara, Istanbul, Adana, Smirne, Antalya, Denizli, Kocaeli e Mersin, con arresti e feriti. La polizia ad Ankara secondo Hurriyet ha fatto suo di fucili Fn 303 con munizioni classificate "letali" in diversi paesi europei. Ad Ankara la stazione centrale della metropolitana a Kizilay e’ stata chiusa dopo che la polizia vi aveva lanciato candelotti lacrimogeni. Altre manifestazioni si sono svolte, stavolta senza incidenti, a Eskisehir, Zonguldag, Usak, Giresun, Samsun, Konya, Bolu. Ci sono state manifestazioni e concentrazioni anche all’estero, secondo la stampa turca, in particolare a Parigi, Londra, Berlino, Stoccolma e Rotterdam.

SIRIA
Tredici suore e tre ausiliarie rapite dai ribelli a Maalula a dicembre sono state liberate il 10 marzo. In cambio il governo ha rilasciato 153 detenute. Yemen II 9 marzo 42 migranti africani sono morti nel naufragio della loro imbarcazione al largo delle coste del paese.

PALESTINA
PENSIERI SVEDESI Da Stoccolma Amira Hass
Sono in Svezia per tenere alcune conferenze sull’occupazione israeliana. Ecco alcune considerazioni sparse.
1. Ci sono molti mendicanti. L’ultima volta che sono stata a Stoccolma, due anni fa, non li avevo notati. Mi dicono che è un fenomeno recente. Molti di loro sono romeni e bulgari.
2. Dopo una manifestazione a Malmó, l’8 marzo, per chiedere più sicurezza per le donne, alcuni attivisti di sinistra sono stati aggrediti. Stavano rimuovendo da un muro alcuni manifesti fascisti.
3. A Jònkòping mi sono imbattuta nelle rovine di una chiesa. Mi dicono che è stata bruciata nel 2000 dai nazisti, ma forse è più probabile che sia stato un ubriacone.
4. Secondo gli ultimi sondaggi i Democratici svedesi, ultranazionalisti e nemici dell’immigrazione, hanno raggiunto il 10 per cento.
5. Molti giovani svedesi cercano lavoro in Norvegia. Un tempo era considerata la sorella povera della Svezia, ma la scoperta del petrolio e del gas ha cambiato tutto.
6. Jònkòping è chiamata la Gerusalemme svedese per l’abbondanza di chiese. Negli ultimi anni ne sono state costruite quattro, ognuna legata a una confessione cristiana della Siria.
7. Mi dicono che la Svezia è il paese dell’Unione europea che ospita il maggior numero di rifugiati siriani. Ho controllato: su 64mila che hanno chiesto asilo politico in Europa più di 23mila si trovano in Svezia. Il governo ha stanziato circa 40 milioni di euro per aiutarli.

LIBIA
CAMBIO DI ROTTA
Dopo il voto di sfiducia dell’n marzo, Ali Zeidan (nella foto) ha dovuto dare le dimissioni da primo ministro ed è scappato in Germania. Fino alle elezioni la Libia sarà guidata dal ministro della difesa Abdullah al Thani. Zeidan è stato criticato per aver lasciato fuggire una petroliera nordcoreana carica di greggio venduto illegalmente dai ribelli dell’est del paese, scrive Al Jazeera. Il 6 marzo il Niger ha consegnato alla Libia Saadi Gheddafi, figlio dell’ex dittatore, che si era rifugiato a Niamey nel 2011. Saadi è accusato di appropriazione indebita e minacce per il periodo in cui guidava la Federcalcio libica.

SUDAN
REPRESSIONE ALL UNIVERSITÀ
L’11 marzo un ragazzo è morto e molti altri sono stati feriti quando le autorità sudanesi hanno usato il gas lacrimogeno e sparato contro i manifestanti all’università di Khartoum. La protesta era stata organizzata dagli studenti originari del Darfur, che denunciavano l’aumento delle violenze nella loro regione, scrive Sudan Tribune. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per fermare la recente escalation di scontri tra gruppi arabi rivali nel Darfur, dove dal 2003 è attiva una rivolta che Khartoum non riesce a reprimere.
Il 12 marzo la Jihad islamica ha rivendicato il lancio di decine di razzi verso il sud di Israele, specificando che si trattava di una reazione a un raid israeliano che ha ucciso tre dei suoi uomini. Nei giorni precedenti sei persone erano morte in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza per mano dei soldati israeliani. Tra loro, precisa Haaretz, c’era anche un giudice giordano, ucciso a un valico di frontiera. Il 10 marzo in una conferenza stampa a Eilat il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva mostrato razzi confiscati (nella foto) su una nave diretta nella Striscia di Gaza, accusando l’Iran di aver inviato le armi.

ETIOPIA
MALARIA AD ALTA QUOTA A causa del cambiamento climatico la malaria sta raggiungendo altitudini sempre maggiori, scrive Science. È quanto emerge da una ricerca che ha esaminato la relazione tra l’aumento delle temperature e i nuovi casi di malaria negli altopiani etiopici e colombiani. Si stima per esempio che in Etiopia, dove quasi la metà della popolazione vive ad altitudini comprese tra i 1.600 e i 2.400 metri, l’aumento di un grado delle temperature potrebbe portare a tre milioni di nuovi casi all’anno tra chi ha meno di quindici anni.

SOMALIA
TORNANO LE TASSE
Il governo somalo ha approvato un piano che prevede la reintroduzione delle tasse dopo 23 anni di guerra, scrive Africa Review. Il sistema, che dovrà essere votato dal parlamento, prevede imposte dirette e indirette sugli individui e le aziende. Secondo il primo ministro Abdi-weli Sheikh Ahmed, la riforma fiscale servirà a rilanciare l’economia del paese.

RDC
II 7 marzo la Corte penale internazionale ha dichiarato l’ex leader guerrigliero Germain Katanga colpevole di complicità nei crimini di guerra commessi nel 2003 nell’est del paese.

SAHARA OCCIDENTALE
L’INCREDIBILE STORIA DELLA MINURSO / Un miliardo di dollari spesi in oltre 22 anni, nessun risultato pratico e nessuna attenzione sul rispetto dei diritti umani della popolazione sahrawi. E’ questo l’incredibile bilancio della missione Onu nei Territori occupati dal Marocco, la Minurso, che aveva il compito fin dal suo insediamento nel 1991 di organizzare nel Sahara occidentale un referendum che decidesse del futuro di quella popolazione. Ma non solo di questa consultazione elettorale, boicottata fin dall’inizio da Rabat, non si è fatto ancora nulla. C’è di più. I caschi blu lì presenti assistono quotidianamente agli episodi di repressione delle forze di polizia e dei militari marocchini contro la popolazione civile senza poter intervenire perché il mandato che è stato loro conferito non lo prevede. Proprio su questa incredibile storia si è tenuta in mattinata al Senato una conferenza stampa organizzata dall’Intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo sahrawi, rappresentato dal senatore Stefano Vaccari, insieme all’Associazione nazionale di solidarietà, presieduta dal giornalista e africanista Luciano Ardesi. Insieme a loro hanno relazionato Fatima Mahfud, vice-rappresentante del Fronte polisario in Italia, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia, l’avvocata Francesca Doria, osservatrice internazionale ai processi degli attivisti sahrawi per i diritti umani e Sara Di Lello, vicepresidente della ong Africa 70. L’occasione è il lancio di una campagna internazionale per porre fine a questa incredibile situazione in prossimità della scadenza della missione, datata 30 aprile, sul cui prolungamento dovrà esprimersi il Consiglio di Sicurezza. Il massimo organismo dell’Onu dovrà anche decidere se estendere appunto il mandato della Minurso alla protezione dei diritti umani, come chiesto dalla maggioranza dei membri del Consiglio stesso ad eccezione della Francia, la quale si ritiene convinta che il Marocco, avendo fatto dei passi in avanti su questo tema, sia in grado di vigilare da solo su questo delicato problema. Vaccari ha voluto ricordare come l’iniziativa abbia avuto luogo all’indomani dell’approvazione del provvedimento finalizzato a rifinanziare le missioni internazionali per la parte che riguarda l’Italia, compresa appunto la Minurso. “Con il fine – ha detto il senatore del Pd – di estendere le competenze della missione anche sul tema dei diritti umani e della sicurezza dei cittadini sahrawi. Questa è la ragione principale che ci ha portato insieme all’Associazione di solidarietà con il popolo sahrawi e alla rappresentanza del Fronte polisario in Italia a rendere noti alcuni dati importanti su quello che è stato il ruolo dei caschi blu in quella regione che, stando al resoconto che è stato predisposto anche in questa occasione, dei diritti umani si sono occupati molto poco. L’Intergruppo parlamentare ha presentato recentemente una mozione con un consistente numero di firme insieme ai colleghi del Senato per ribadire la posizione italiana su questa vicenda. Con l’intenzione di chiedere un incontro con la ministra Mogherini sulle prospettive del Sahara occidentale, contando sul fatto che faceva parte anche lei dell’Intergruppo”. Fatima Mafud, del Fronte Polisario, ha posto come problema principale proprio la questione del mancato espletamento del referendum per l’autodeterminazione, che fino ad oggi non è stato ottenuto. "Il Marocco non vuole nessuna soluzione – ha sottolineato la dirigente sahrawi – vuole tenere 160 mila soldati lungo il muro del Sahara Occidentale e relegare fuori dai confini i profughi sahrawi. L’intervento della missione dell’Onu è priva di mandato sui diritti umani; se i caschi blu si trovano di fronte a una violenza si voltano letteralmente dall’altra parte per non vedere e sin dal principio la Francia si è opposta all’estensione del mandato delle Nazioni Unite ". Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, ha invece sottolineato la necessità che l’Onu avvii un’indagine sulla violazione dei diritti umani che, è stato denunciato da vari osservatori, si manifesta soprattutto in due casi: forte incidenza della tortura da parte del Marocco e la sparizione di persone di cui sono stati ritrovati resti in fosse comuni già dal 1976. E proprio in base a quanto denunciato dagli attivisti di Amnesty e altre organizzazioni l’avvocata Doria, esperta di diritto internazionale, più volte recatasi nei Territori occupati, ha rimarcato ”la necessaria estensione dei poteri della Minurso che vede esposto l’intero popolo sahrawi che manifesta ogni mese per ottenerla” soprattutto a fronte del dato relativo al costo della missione dal ’91 ad oggi, un miliardo di dollari, evidenziato da Sara Di Lello di Africa 70. Ardesi, dal canto suo ha ricordato come ”la Minurso sia l’unica missione dell’Onu che non possiede il potere di difesa dei diritti umani e la maggioranza del consiglio dell’Onu è favorevole, solo Francia e Marocco sono contrari adducendo come motivazione che il governo marocchino sia da solo garante dei diritti umani nel Sahara occidentale”. Il giornalista ha voluto anche stigmatizzare la difficoltà di fare breccia nell’opinione pubblica marocchina sul problema dei sahrawi, ricordando la grave presa di posizione presa da un intellettuale di prestigio come lo scrittore Tahar Ben Jelloun, fedele tessitore delle lodi del re. Per il quale il vero conflitto in corso non è con la popolazione sahrawi ma con l’Algeria. E i campi profughi che Algeri ospita sono in realtà “campi di addestramento del terrorismo internazionale”, disconoscendo così anche l’identità assolutamente laica e progressista di quel popolo e di chi li rappresenta, ovvero il Fronte polisario. Non una parola sui soldati e sui poliziotti del suo Paese “che ogni giorno massacrano i sahrawi che, con manifestazioni pacifiche e nonviolente, chiedono rispetto per i propri diritti e la propria dignità”. La coscienza di Ben Jelloun, si chiede Ardesi, “conosce ancora la libertà, o ha fatto sottomissione a sua maestà?”. Insomma un compito arduo attende chi ha ancora a cuore il destino di questo popolo. E non può che far piacere constatare come, nel Parlamento di questa nostra disastrata democrazia, ci sia ancora qualcuno sensibile a queste tematiche. ( di Vittorio Bonanni )

ASIA & PACIFICO
AUSTRALIA
FORESTE TROPPOPROTETTE / Il 4 marzo, parlando durante una cena di industriali del legname, il primo ministro Tony Abbott ha dichiarato che l’Australia ha troppe foreste "chiuse a chiave" e si è impegnato a "liberare" 74mila ettari della Tasmania oggi protetti dall’Unesco, scrive il sito dell’Abc. Una parte del patrimonio forestale : delio stato, che copre metà del suo territorio, è stata dichiarata patrimonio mondiale nel 1982. Negli anni la porzione di foresta protetta è stata allargata e con il Tasmanian Forest Agreement, firmato nel 2012 da una coalizione di ambientalisti, aziende di legname e sindacati, sono stati aggiunti altri ottomila ettari Il bersaglio di Abbott è proprio quell’accordo, che regola l’accesso alle foreste e la loro protezione e che è stato lodato per aver messo fine a trent’anni di battaglie tra gli ambientalisti e le aziende di legname, scrive l ‘Economist. Il premier cerca di sfruttare le divisioni politiche sul tema in vista delle elezioni del 15 marzo in Tasmania e punta sulle conseguenze economiche della protezione forestale. Da 16 anni lo stato è guidato dai laburisti, dal 2010 al potere grazie all’appoggio dei Verdi. Secondo i sondaggi il Partito liberale, alleato della coalizione conservatrice di Abbott, potrebbe scalzare il Partito laburista. Il premier ha legato l’arretratezza, la disoccupazione e la bassa speranza di vita nello stato alla diffusione dell’ideologia verde".

GIAPPONE
FUKUSHIMA TRE ANNI DOPO
Dopo 1.095 giorni, centinaia di miliardi di yen di spesa pubblica e molte promesse, le radiazioni stanno ancora uscendo dalla centrale di Fukushima e solo il 3,4 per cento degli alloggi per gli sfollati è stato costruito, scrive il Japan Times. I motivi ufficiali di questa lentezza sono la mancanza di manodopera, di materiali da costruzione e d’impegno delle aziende del settore. Ma il vero problema è che il governo ha dimenticato la regione del Tòhoku, continua il quotidiano, e non ci sono scuse per aver abbandonato centomila persone in alloggi temporanei. Per attirare le aziende edili basterebbe offrire più soldi, e se c’è carenza di forza lavoro il governo avrebbe dovuto pensarci prima di candidarsi a ospitare le olimpiadi del 2020. Shinzò Abe ha avuto tutto il tempo per agire ma l’ha usato per litigare con i vicini sulla seconda guerra mondiale.

CINA
LOTTA PER L’AMBIENTE
La lotta contro l’inquinamento e un maggior controllo sulla condotta dei funzionari pubblici sono in cima al programma dei lavori dell’assemblea nazionale del popolo, l’organo legislativo cinese, riunito a Pechino in sessione plenaria dal 5 al 13 marzo. Le priorità sono state delineate dal presidente dell’assemblea, Zhang Dejiang, che ha ripreso alcuni spunti del discorso d’apertura tenuto dal premier Li Keqiang. Zhang ha sottolineato la necessità di aggiornare la legge sulla protezione ambientale e le norme sulla sicurezza alimentare. Anche se l’obiettivo di tenere la crescita economica intorno al 7,5 per cento fa dubitare che si possano rispettare degli standard ambientali, le intenzioni della dirigenza sembrano sincere, scrive il South China Morning Post. In particolare per la decisione di mettere sullo stesso piano la riduzione dell’inquinamento e il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Uno sforzo confermato da misure che sembrano voler vincere le resistenze dei governi locali, ancora convinti che la quantità della crescita sia tutto. Zhang si è inoltre impegnato per una maggiore supervisione su governo, corte suprema e procu ra suprema. I vertici di queste ultime due istituzioni hanno messo tra le priorità la lotta alla corruzione e al terrorismo. I delegati hanno discusso inoltre le riforme presentate dall’esecutivo per ridurre i rischi finanziari
PECHINO
a febbraio crolla export (-18,1%), importazioni +10,1% – L’export cinese e’ crollato a sorpresa a febbraio registrando una flessione del 18,1% su base annua a 114,10 miliardi di dollari mentre le importazioni sono cresciute del 10,1% a 137,08 miliardi di dollari. Il deficit commerciale si e’ attestato cosi’ intorno a 23 miliardi di dollari il mese scorso. Gli analisti avevano previsto una crescita delle esportazioni del 6,8% e delle importazioni dell’8% con un surplus di 14,5 miliardi di dollari.
PECHINO
Il 3 marzo, al loro risveglio, gli abitanti di Pechino hanno trovato la loro città immersa in uno smog impenetrabile. La Cina si è sviluppata in modo spettacolare, ma questo successo, invidiato da molti paesi, si scontra oggi con una realtà che le autorità cinesi non possono più ignorare: l’inquinamento ha raggiunto il cuore delle città e conferisce a questa crescita un sapore amaro. In pochi decenni la Cina è diventata la seconda potenza economica mondiale, ma è in testa alla classifica dell’inquinamento. Lo smog che negli ultimi giorni ha colpito la capitale e la provincia industriale dello Hebei ha reso l’aria irrespirabile per quasi 500 milioni di persone. I picchi d’inquinamento da polveri sottili hanno raggiunto livelli 30 volte superiori alla soglia di tolleranza stabilita dall’Organizzazione mondiale della sanità. Si cominciano a calcolare i costi dell’inquinamento per la sanità pubblica. Secondo uno studio pubblicato nel dicembre 2012 sulla rivista medica britannica The Lancet, la causa di un milione e 20omila decessi prematuri avvenuti nel 2010 è l’inquinamento atmosferico. E il "morbo dei polmoni neri", legato all’estrazione del carbone che assicura quasi due terzi del fabbisogno energetico della Cina, è tuttora la prima delle malattie legate al lavoro. La spaventosa qualità dell’aria è una delle prime cause di malcontento tra la popola-zione, esasperata dall’inerzia del governo.
Il presidente Xi Jinping, alla testa del paese da un anno, ha annunciato dei provvedimenti – dalla limitazione del traffico automobilistico nelle città alla chiusura degli impianti industriali più inquinanti – accolti con grande scetticismo. Nell’annuale sessione dell’Assemblea nazionale popolare, che si è aperta il 5 marzo, il presidente esporrà le sue importanti riforme economiche. Ma ciò che ci si aspetta sono delle misure serie contro l’inquinamento. Per evitare di fare la sua parte nella lotta al riscaldamento globale, Pechino mette sempre avanti, nei vertici internazionali, il primato dello sviluppo economico. Ma all’interno del paese questo discorso oggi cade nel vuoto. E se la Cina finora è riuscita a eludere gli ultimatum dei partner stranieri, ora avrà più difficoltà a non ascoltare le richieste dei suoi cittadini. (Le Monde France)

MALESIA
II 7 marzo il leader dell’opposizione Anwar Ibrahim e stato condannato a cinque anni di prigione per sodomia.
MALESIA
L’AEREO SVANITO NEL NULLA / L’8 marzo un aereo della Malesyan Airlines partito da Kuala Lumpur e diretto a Pechino con 239 persone a bordo A scomparso dai radar 5o minuti dopo il decollo La maggior parte dei passeggeri era cinese. Due cittadini iraniani a quanto pare erano diretti in Europa via Pechino per chiedere asilo politico , viaggiavano con passaporti rubati. Secondo l’ultima comunicazione del velivolo con la torre di controllo malese la navigazione procedeva senza problemi . Gli inquirenti non escludono un’azione terroristica

INDIA
L’11 marzo undici paramilitari, quattro poliziotti e un civile sono morti in un’imboscata dei ribelli maoisti nello stato del Chhattisgarh.

AFGHANISTAN
Un giornalista della radio pubblica svedese Sr, Nils Horner, è stato ucciso l’n marzo nel centro di Kabul.

AMERICA CENTROMERIDIONALE
EL SALVADOR
il Fronte Farabundo Martì verso un’altra affermazione, ma c’è il riconteggio dei voti. Verso una nuova storica affermazione del Fronte di Liberazione nazionale Farabundo Martì in Salvador. Il compagno Salvador Sanchez Ceren, già comandante guerrigliero, è in testa nello spoglio delle urne. Il Fronte la sta spuntando sulla destra guidata da Norman Quijano. Sanchez Cerén ha ottenuto il 50,11% delle preferenze contro il 49,89% del suo avversario, dopo lo spoglio del 99,90% delle schede. I risultati definitivi, comunque, saranno resi noti tra mercoledì e giovedì. L’annuncio del nome del prossimo presidente del paese e’ stato rinviato dalle autorita’ elettorali sulla base dei risultati preliminari del ballottaggio di ieri. Il presidente del Tribunale supremo elettorale, Eugenio Chicas, ha annunciato che e’ pertanto necessario un nuovo conteggio dei voti. Chicas ha comunque precisato che "molto difficilmente" il risultato definitivo sara’ diverso da quello preliminare, dato pero’ contestato da Quijano, il quale ha denunciato "brogli.

EL SALVADOR,
la vittoria di Ceren (Flmn) certificata dal tribunale supremo. La destra ritarda la proclamazione.
Sanchez Ceren ha vinto le elezioni presidenziali in El Salvador. Il tribunale supremo, come promesso nei giorni scorsi, ha emesso oggi il suo verdetto: l’ex militante del Fruente Farabundo Martì ha superato il ballottaggio con il 50,11% contro il 49.88% del rivale di destra Norman Quijano (Arena). Ora l’opposizione, di fronte a uno scarto di 6.364 voti ha presentato ricorso bloccando la proclamazione di Ceren. Sul ricorso, per brogli, la decisione non arrivera’ prima di domenica o lunedi’. La Commissione ha effettuato al verifica dei verbali di tutti i 10.445 seggi, ma non ha accettato la richiesta dell’opposizione di un riconteggio voto per voto, precisando che la legge non lo permette.
Il 69enne Ceren, esponente del partito governativo Fronte di liberazione nazionale Farabundo Marti’ (Fmln), e’ rimasto fino all’ultimo testa a testa con il 67enne ex sindaco di San Salvador Quijano, dell’Alleanza repubblicana nazionalista (Arena). Quijano sostiene che almeno 20.000 persone avrebbero votato due volte ma finora non ha fornito le prove di questa affermazione. Gli osservatori internazionali hanno detto di non essere in possesso di elementi che indichino brogli diffusi. Ceren negli anni ’80 aveva combattuto contro diversi governi di destra del piccolo Paese centroamericano, tutti sostenuti dagli Stati Uniti. Come primo ex ribelle ad approdare alla presidenza, ha promesso di cercare "un patto nazionale" con i partiti conservatori e le imprese per formare un governo moderato. Secondo il suo rivale, pero’, Ceren e’ un radicale "in maschera" che guarda al Venezuela.

CILE
SANTIAGO – La sfida di Bachelet
Michelle Bachelet ha assunto la presidenza del Cile, una carica che aveva già occupato dal 2006 1 al 2010. Nella cerimonia d’insediamento Bache- let ha ricevuto la fascia presidenziale da Isabel Mende, socialista anche lei ed eletta da poco pre-sidente del senato, un posto che dal 1966 al 1969 aveva ricoperto suo padre, Salvador Allende, il presidente deposto e assassinato dai militari nel 1973- Mai prima d’ora il Cile aveva assistito a una cerimonia ufficiale ai massimi livelli in cui le pro-tagoniste erano due donne.
Bachelet, che durante il primo mandato ha fatto importanti riforme sociali e si è guadagnata abbastanza prestigio da essere nominata a capo dell’agenzia dell’Onuper le donne, era stata sosti-tuita a suo tempo dal conservatore Sebastiàn Pinera, che aveva messo fine a vent’anni di gover-ni di centrosinistra. Pinera era un imprenditore di successo in vari settori e, dal punto di vista econo-mico, l’eredità che lascia a Bachelet è molto buo¬na: durante la sua presidenza, l’economia cilena è cresciuta a un tasso del 5 per cento all’anno.
Il Cile è uno dei paesi più stabili dell’America Latina, ha una forte tradizione di governi civili – se si eccettua il terribile regime del generale Pino- chet (1973-1990) – e un’economia solida, ma il secondo mandato di Bachelet non sarà privo di sfide. La principale sarà quella di allargare la base del welfare per includere il numero massimo di cileni, riducendo così le differenze sociali che nel paese sono ancora molto forti. La lotta contro le disuguaglianze è stata al centro della campagna elettorale della presidente. E lo strumento miglio¬re per realizzarla sarà una riforma che vada verso l’istruzione gratuita e di qualità per tutti.
La presidenza si è data anche altri obiettivi, come la riforma della costituzione e una maggio¬re trasparenza, di cui Bachelet ha già dato un esempio: prima di cominciare a governare ha ri-mosso quattro delle cariche più alte dello stato perché c’erano delle ombre sul loro passato. Ma sarà il risultato dell’ambiziosa sfida nel settore dell’educazione a pesare di più sul bilancio del suo secondo mandato.

COSTA RICA
II 6 marzo il candidato di destra Johnny Araya ha rinunciato al secondo turno delle presidenziali, concedendo la vittoria a Luis Guillermo Solis. Messico II 9 marzo il narcotrafficante Nazario Moreno, detto El Chayo, considerato morto dal 2010, è stato ucciso dall’esercito nel Michoacàn.

BRASILE
Un indagine poco democratica
La polizia civile di Sào Paolo è impegnata a capire se i black bloc possano essere assimilati a un’associazione a delinquere. Il 9 ottobre 2013, dopo che un’auto della polizia è stata ribaltata durante una manifestazione, il Dipartimento per le indagini criminali dello stato (Deic) ha avviato un’indagine e una coppia è stata arrestata e incriminata in base alla legge di sicurezza nazionale, che risale ai tempi dei militari. La ministra per i diritti umani, Maria do Rosàrio, ha contestato il ricorso alla legge, ma il ca-
so è aperto ed è presentato come la causa scatenante di un’inchiesta dove sono state già interrogate trecento persone. Si sa poco dell’operazione: l’inchiesta è coperta dal segreto investigativo e gli interrogatori sono usati dalla polizia in modo strategico. Il 22 febbraio quaranta ragazzi sono stati convocati nella sede del Deic mentre a Sào Paolo stava per partire una marcia contro i Mondiali. Si sono sentiti rivolgere queste domande: "Ha mai visitato la pagina Face-book dei black bloc?", "Per chi
ha votato alle elezioni?", "È mai stato addestrato in un campo per guerriglieri?". Secondo i legali della difesa l’indagine è un modo per intimidire chi protesta. L’avvocato Ariel de Castro Alves aggiunge che "non si può incriminare qualcuno sulla base delle sue idee". Resta da vedere se la polizia saprà produrre una solida accusa di associazione a delinquere contro dei ragazzini anarchici.( Da Sào Paulo Natalia Viana dirige l’agenzia giornalistica brasiliana Pùblica.)

COLOMBIA
IL CONGRESSO DELLA PACE
Le elezioni legislative del 9 marzo hanno dato la maggioranza alla coalizione di partiti che sostiene il presidente Juan Manuel Santos. Ma il vincitore virtuale è il nuovo partito di destra dell’ex presidente Alvaro Uribe (nella foto), Centro democratico, che si è affermato come principale forza d’opposizione e si è dichiarato contrario agli accordi di pace in corso a Cuba tra il governo e la guerriglia delle Farc. Secondo Marta Ruiz, che scrive su Semana, "dal voto emerge in modo chiaro che la Colombia è un paese di destra. Uribe è entrato in parlamento non per sabotare il processo di pace, ma per renderlo del tutto irrilevante".

CILE
BACHELET ATTO SECONDO
L’u marzo la socialista Michelle Bachelet, eletta lo scorso 15 dicembre, ha assunto a Valparaíso la presidenza del Cile. Bachelet, che ha già guidato il paese dal 2006 al 2010, ha promesso tre grandi riforme strutturali: quella dell’istruzione per un sistema scolastico gratuito e accessibile a tutti, quella fiscale e quella costituzionale, per eliminare i residui dell’epoca della dittatura. "Il nuovo governo", scrive El Mostrador, "eredita un paese con un’economia indebolita, un ambiente politico surriscaldato e un clima sociale effervescente.

AMERICA SETTENTRIONALE
USA
WASHINGTON / CUBA/ GUANTANAMO
SCATTA LA RIVOLTA DEGLI IMMIGRATI CONTRO IL "DEPORTER IN CHIEF" / Mentre riesplodono le polemiche su GUANTANAMO, il centro detentivo degli Usa nei pressi di CUBA dove un detenuto ha subito 5.000 interventi di alimentazione forzata dal 2005, anno in cui ha deciso di entrare in sciopero della fame contro le durissime condizioni di detenzione, in diversi centri per “immigrati illegali”, i cosiddetti Ice, i prigionieri hanno smesso di mangiare in segno di protesta contro i rimpatri forzati. Negli ultimi giorni è il caso di un centro dello Stato di Washington – gestito da un’organizzazione privata – dove 1300 persone hanno deciso di rifiutare il cibo ed ora rischiano di essere alimentati forzatamente. In particolare, la protesta piu’ clamorosa contro i rimpatri forzati e’ stata messa in atto in una prigione dello Stato di WASHINGTON. Non e’ la prima volta che gli immigrati illegali decidono di rifiutare il cibo per fermare la procedura. Lo scorso mese e’ successo a Phoenix, in Arizona, mentre l’anno scorso la protesta e’ andata avanti per due mesi. Durante la presidenza Obama le deportazioni hanno raggiunto il record storico, quasi due milioni.
Alcuni deputati – secondo quanto scrive il quotidiano The Hill – hanno persino definito il presidente ‘Deporter in Chief’, in contraddizione con la sua immagine di paladino di una riforma dell’immigrazione. I detenuti in sciopero della fame chiedono anche un miglior trattamento, miglior cibo e l’aumento di un dollaro al giorno per i lavori che svolgono in prigione.

STATI UNITI
SPIONAGGIO INTERNO
L’11 marzo la senatrice Dianne Feinstein, presidente della commissione sull’intelligence statunitense, ha accusato la Cia di aver rimosso dai computer usati dalla commissione alcuni documenti riguardanti la detenzione e le tecniche di interrogatorio dei prigionieri durante l’amministrazione Bush, scrive il Washington Post. Il capo della Cia John Brennan ha smentito.
STATI UNITI
L’11 marzo un uomo nel braccio della morte da 25 anni, Glenn Ford, è stato scarcerato dopo che è stata riconosciuta la sua innocenza.

CANADA
VERSO LE ELEZIONI
Dopo aver sciolto il parlamento il 5 marzo, la premier del Québec Pauline Marois ha indetto le elezioni anticipate per il 7 aprile. Il suo Parti québécois punta a conquistare la maggioranza assoluta all’assemblea, e gli ultimi sondaggi confermano la possibilità di una vittoria netta degli indipendentisti. Uno dei temi principali della campagna elettorale sarà la discussa Carta dei valori del Québec, una legge proposta dal governo che punta a riaffermare la laicità delle istituzioni e vieta ai dipendenti pubblici d’indossare simboli religiosi come il velo o la kippah. "Le comunità interessate hanno già fatto sapere che se la legge passerà ci saranno proteste e disordini", avverte L’actualité. L’altro grande tema di dibattito sarà l’indipendenza della provincia. Molti sono convinti che la vittoria del Parti québécois aprirà le porte a un nuovo referendum. I cittadini del Québec hanno già votato contro l’indipendenza nel 1980 e nel 1995. Secondo un sondaggio pubblicato dal Journal de Montréal, oggi voterebbe a favore il 34 per cento dei quebecchesi. Ma

 

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