11077 L’Europa obietta l’Italia

20140310 10:38:00 red-emi

ABORTO. Il Consiglio d’Europa condanna lo Stato italiano per la violazione del principio di non discriminazione e del diritto delle donne alla salute. «L’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza impedisce la corretta applicazione della legge 194». La ministra Lorenzin finge di non sapere e respinge le accuse. Con gli stessi argomenti del Vaticano(Eleonora Martini,8.3.2014)
Vio­la­zione del diritto alla salute delle donne e del prin­ci­pio di non discri­mi­na­zione.
La con­danna dell’Italia da parte del Con­si­glio d’Europa, che que­sta volta arriva per la man­cata appli­ca­zione dell’articolo 9 della legge 194 sull’aborto «a causa dell’elevato e cre­scente numero di medici obiet­tori di coscienza», è chiara.

E’ nota al governo ita­liano almeno da quat­tro mesi, ormai (un tempo tec­nico, di embargo della con­danna, con­cesso per con­te­stare il prov­ve­di­mento e/o ripa­rare alla vio­la­zione). Ma la mini­stra della Salute Bea­trice Loren­zin, che pure rico­pre quell’incarico dal 28 aprile dell’anno scorso, ieri sem­brava caduta dal pero e con una nota for­male ha smen­tito i dati del Comi­tato euro­peo dei Diritti Sociali. Ma con gli stessi argo­menti soste­nuti fin dal giorno prima – siamo nell’era Renzi, però – sul por­tale uffi­ciale del Vati­cano www​.news​.va da Paola Ricci Sin­doni, la pre­si­dente dell’Associazione «Scienza e vita».

La foto­gra­fia della distri­bu­zione dei medici obiet­tori di coscienza nel nostro Paese la for­ni­sce l’Osservatorio ita­liano sui diritti Vox, una delle asso­cia­zioni che hanno par­te­ci­pato al ricorso col­let­tivo con­tro l’Italia depo­si­tato l’8 ago­sto 2012 davanti al Comi­tato euro­peo dei Diritti Sociali del Con­si­glio d’Europa (il Ceds l’ha accolto con 13 voti favo­re­voli e un solo con­tra­rio) dalla Ong Ippf (Inter­na­tio­nal Plan­ned Paren­thood Fede­ra­zion Euro­pean Net­work) insieme all’Associazione ita­liana di gine­co­logi per la l’applicazione della legge 194, Laiga. «Com­ples­si­va­mente, in Ita­lia gli obiet­tori sono il 69,3% del totale del per­so­nale addetto», si legge sul sito www​.vox​di​ritti​.it. Il dato è del 2011 ed è impor­tante sapere che nel 1983, a cin­que anni dalla pro­mul­ga­zione della legge 194, i gine­co­logi obiet­tori erano il 59.1%. I motivi sono noti da tempo, soprat­tutto ai let­tori del mani­fe­sto: la cam­pa­gna dema­go­gica e oscu­ran­ti­sta delle destre cat­to­li­che ha ampli­fi­cato un feno­meno dovuto soprat­tutto al lavoro duro e poco remu­ne­ra­tivo dei gine­co­logi non obiet­tori. E, ovvia­mente, «il numero degli aborti ese­guiti nel 2012 è stato di 105.968, in dimi­nu­zione rispetto all’anno pre­ce­dente del 4,9%». Men­tre aumen­tano gli aborti clan­de­stini e il ricorso ai ser­vizi sani­tari di altri Paesi europei.

Ma la mini­stra Loren­zin sostiene che il Ceds – «che, va ricor­dato, non è un orga­ni­smo di rap­pre­sen­tanza poli­tica», si legge nella nota gover­na­tiva – «non ha tenuto conto del qua­dro com­ples­sivo emerso dalle diverse rela­zioni sulla stessa legge, pre­sen­tate ogni anno al par­la­mento». In realtà i dati sono gli stessi – quelli rac­colti dall’Istituto supe­riore di sanità – e scat­tano la mede­sima foto­gra­fia, solo che da un altro punto di vista: «Il carico di lavoro per i gine­co­logi non obiet­tori negli ultimi trent’anni si è dimez­zato – scrive il mini­stero – pas­sando da 3.3 aborti a set­ti­mana nel 1983 agli attuali 1.7, con­si­de­rando 44 set­ti­mane lavo­ra­tive in un anno. Anche il cal­colo ese­guito per cia­scuna regione ita­liana con­ferma un impe­gno di lavoro con­gruo per i non obiet­tori: si va da un minimo di 0.5 Ivg a set­ti­mana della Val d’Aosta a un mas­simo di 4 Ivg a set­ti­mana per il Lazio».

«Appare dif­fi­cile, a fronte di tali dati, soste­nere che il numero ele­vato degli obiet­tori di coscienza sia un osta­colo per l’accesso all’Ivg», con­clude il Mini­stero, che comun­que annun­cia di aver «già avviato, insieme alle regioni, un moni­to­rag­gio» di ogni strut­tura sani­ta­ria e con­sul­to­rio attra­verso «schede di rac­colta dati» già in via di ela­bo­ra­zione. Loren­zin avverte poi che pre­sto valu­terà se inviare al Con­si­glio d’Europa i suoi dati per «effet­tuare delle controdeduzioni».

«Forse non hanno capito che il tempo per con­te­stare il prov­ve­di­mento lo hanno già avuto – com­menta l’avvocata costi­tu­zio­na­li­sta Mari­lisa D’Amico, cofon­da­trice di Vox – e ora l’Italia è stata con­dan­nata per vio­la­zione dell’articolo 11 della Carta sociale euro­pea che tutela il diritto alla salute e il prin­ci­pio di non discri­mi­na­zione. Dovreb­bero invece moni­to­rare il numero altis­simo e cre­scente di aborti spon­ta­nei che secondo i medici sono in gran parte pro­vo­cati, di fatto sono aborti clan­de­stini». A que­sto punto l’Italia rischia una san­zione da parte dell’Europa ma nei pros­simi mesi il Ceds dovrà pro­nun­ciarsi anche su un altro ricorso pre­sen­tato dalla Cgil riguardo il diritto al lavoro dei medici non obiet­tori. Anche Susanna Camusso ieri ha salu­tato la con­danna come «un atto forte che san­ci­sce un diritto fon­da­men­tale e incon­tro­ver­ti­bile per le donne: quello della libertà di sce­gliere della pro­pria vita e del pro­prio corpo, con un’assistenza sani­ta­ria ade­guata, come pre­vede la legge».

Ad essere pre­oc­cu­pato è invece il medico Sil­vio Viale, pre­si­dente dei Radi­cali ita­liani, che si sca­glia con­tro «chi non vuole rive­dere i punti cri­tici della 194» ma «ne pro­pone la modi­fica per abo­lire l’obiezione di coscienza», «presa ora come capro espia­to­rio». «L’obiezione di coscienza – afferma Viale – c’è in tutto il mondo e l’Italia sarebbe il primo Paese a vio­lare quello che è rico­no­sciuto come un diritto umano». Ha ragione. Ma anche per l’avvocata D’Amico, la solu­zione non è certo la modi­fica dell’articolo 9 ma la cor­retta appli­ca­zione di tutta la legge 194 attra­verso una migliore orga­niz­za­zione del lavoro negli ospe­dali e ricor­rendo anche, sem­mai, alla mobi­lità del personale. (© Aleandro Biagianti)

 

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