10935 Notizie dall’ITALIA e dal MONDO 23 novembre 2013

20131122 21:25:00 guglielmoz

ITALIA
OLBIA / Quando avvengono tragedie come quella che stanno vivendo gli abitanti della Sardegna, i social network (Facebook e Twitter in primis) indossano gli abiti di servizi d’informazione e comunicazione utili alla cittadinanza e a promuovere iniziative di solidarietà.
Bruxelles. PUNISCE L’ITALIA E SI RIPRENDE TRE MILIARDI / Doccia gelata è dire poco. Mentre a Roma il governo e la maggioranza non hanno ancora finito di litigare per trovare l’accordo sulle modifiche alla legge di stabilità, a Bruxelles tirano le somme e la bocciatura è pressoché totale
Roma – IL 42% DI ITALIANI TAGLIA SU ACQUISTO PANE. AL MINIMO STORICO
Roma – I volti degli emigranti in mostra al vittoriano / fino al 24 novembre prossimo, a roma, presso il complesso del vittoriano, verrà allestita la mostra “the dream” dell’artista Meo Carbone.
EUROPA – se l’antibiotico invece di guarire è responsabile di 25mila decessi in Europa
AFRICA & MEDIO ORIENTE – Qatar Amnesty: per mondiali di calcio abusi e sfruttamento dei lavoratori migranti . Pessime notizie riguardanti i lavoratori migranti in Qatar
ASIA & PACIFICO – Filippine, arrivano le cliniche mobili di Save the children – DOVE VA LA CINA/ Il Terzo Plenum del XVIII Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese è stato ampiamente ripreso dai giornali
AMERICA CENTRO MERIDIONALE – BOLIVIA / CHAYANTA / vivere a Chayanta (a nord di potosí), uno dei nove dipartimenti della Bolivia, non è affatto facile!
SANTIAGO – BACHELET vince il primo turno. CAMILA VALLEJO E KAROL CARIOLA in parlamento / Camila Vallejo è stata eletta al Congresso alle elezioni legislative cilene. La giovanissima leader degli STUDENTI CILENI, che nel 2011 divenne il volto della protesta studentesca cilena, è stata eletta assieme ad atri tre esponenti del movimento.
AMERICA SETTENTRIONALE – CONDANNATO A 10 ANNI DI CARCERE JEREMY HAMMOND, HACKER CHE HA SVELATO SCOMODE VERITÀ / Perché gli Stati Uniti stanno condannando al carcere alcuni dei loro giovani più brillanti?

ITALIA
OLBIA
Quando avvengono tragedie come quella che stanno vivendo gli abitanti della Sardegna, i social network (Facebook e Twitter in primis) indossano gli abiti di servizi d’informazione e comunicazione utili alla cittadinanza e a promuovere iniziative di solidarietà. E, paradossalmente, riescono ad operare meglio di chi lo fa per mestiere ma si ostina a non utilizzare gli strumenti offerti dalla rete, capaci in potenza di raggiungere migliaia di persone nel giro di pochissimo tempo. Il riferimento è alla Protezione Civile Nazionale, assente sia da Facebook che da Twitter (al contrario di quanto avviene, ad esempio, negli Stati Uniti d’America con la Federal Emergency Management Agency). Tutto ciò nonostante neanche due giorni fa ci sia stata una giornata di studio a Roma proprio sul rapporto tra la Protezione Civile e i social media (qui il nostro articolo). Per essere precisi, su Facebook – oltre quella creata automaticamente dal social – ne esiste una con oltre 35mila iscritti, non aggiornata dal 5 gennaio del 2009 ma assai probabilmente creata da un “semplice” volontario. Su Twitter, poi, esistono solo profili territoriali; ne manca uno di coordinamento e informazione nazionale. Una scelta voluta dalla Protezione Civile, come confermato dalle parole di Titti Postiglione, Responsabile Ufficio Volontariato, Formazione e Comunicazione: «Non vogliamo che sia il Dipartimento ad essere il gestore della comunicazione sui social media – ha affermato – non andrebbe bene per il nostro sistema di protezione civile, che è basato su competenze di carattere locale e territoriale: dobbiamo piuttosto costruire una rete e continuare a svolgere un ruolo di coordinamento». Per fortuna, però, che ci sono gli utenti “normali”, capaci di inviare in tempo reale notizie e appelli dalle zone colpite dal ciclone Penelope. Sono ben tre, infatti, gli hashtag che fanno parte delle tendenze di oggi su Twitter: #FORZASARDEGNA, #ALLERTAMETEOSAR E #Cagliari. Lo stessi si può dire per Facebook, dove le altre parole più utilizzate sono anche #olbia e #uras. Tante, inoltre, le pagine creata sul social media di Zuckerberg, come Help Sardynia e Sardegna devastata dal ciclone..

COLDIRETTI
IL 42% DI ITALIANI TAGLIA SU ACQUISTO PANE. AL MINIMO STORICO / Con la crisi gli italiani non mangiano più: il 42% ha infatti ridotto la quantità acquistata di pane. Questo è quanto emerge da un’analisi della Coldiretti. IL 37% DEGLI ITALIANI SI RECA TUTTI I GIORNI DAL FORNAIO PER ASSICURARSI IL PANE ARTIGIANALE, MENTRE IL 16 VI SI RECA UNA VOLTA OGNI DUE GIORNI, IL 22% DUE VOLTE ALLA SETTIMANA E L’11 APPENA UNA VOLTA ALLA SETTIMANA.
"Complessivamente la spesa familiare per pane, grissini e cracker in Italia ammonta a quasi 8 miliardi di euro all’anno. Le famiglie italiane – spiega la Coldiretti – hanno speso in media 30,15 euro al mese per acquistare il bene alimentare piu’ prezioso, che e’ pari ad
appena il 6,4 per cento della spesa alimentare familiare risultata di circa 468 euro al mese".
L’associazione degli agricoltori inoltre sottolinea che "piu’ di quattro italiani su dieci (42 per cento) nel 2013 hanno mangiato il pane avanzato dal giorno prima e appena il 2 per cento butta il pane superfluo".
Sono diverse le tecniche utilizzate per evitare un vero sacrilegio, con il 44% degli italiani che il pane lo surgela, il 43% lo grattugia il 22% invece lo fa mangiare agli animali.
E’ NEL 5% DELLE FAMIGLIE CHE IL PANE NON AVANZA MAI.
"Sono ben il 24 per cento gli italiani che – conclude la Coldiretti – utilizzano il pane raffermo per la preparazione di particolari ricette che vengono spesso dalla tradizione contadina

ROMA/BRUXELLES
Bruxelles. PUNISCE L’ITALIA E SI RIPRENDE TRE MILIARDI / Doccia gelata è dire poco. Mentre a Roma il governo e la maggioranza non hanno ancora finito di litigare per trovare l’accordo sulle modifiche alla legge di stabilità, a Bruxelles tirano le somme e la bocciatura è pressoché totale. Debito troppo elevato, è la diagnosi e dunque l’Italia non avrà i tre miliardi di maggiore spesa previsti dalla cosiddetta «clausola di investimento», quella attraverso la quale l’Europa "premia" i paesi virtuosi concedendo loro un allentamento nella gestione dei propri conti. Dunque spariscono in un sol colpo tre miliardi di euro, che il governo dava per scontati e che fatalmente manderanno all’aria la manovra economica, sia quella già fatta sia quella su cui i partiti stanno trattando.
La motivazione è semplice: «Siamo arrivati alla conclusione che non si possa profittare di questo vantaggio – avverte Bruxelles – perché, sulla base delle previsioni economiche dell’autunno 2013, non sarà ottenuto l’aggiustamento minimo strutturale richiesto per portare il rapporto fra debito e pil su un cammino di sufficiente riduzione». Una smentita clamorosa delle rosee previsioni di "Mister palle d’acciaio", secondo il quale «la ripresa è a portata di mano», per dire che i sacrifici sono finiti. Come si vede, i sacrifici non sono affatto finiti, perché senza quei tre miliardi serviranno altri tagli e altre tasse per restare dentro i parametri europei; la recessione continuerà; il pil continuerà a calare; la disoccupazione continuerà a salire (si vedano i dati sui fallimenti).
SECONDO LE STIME UE, IL DEBITO VALE IL 133% DEL PIL QUEST’ANNO E SALIRÀ AL 134 L’ANNO PROSSIMO. Dunque nessun miglioramento, tanto più che «c’è il rischio che la legge di Stabilità (italiana) per il 2014 non sia in regola con il Patto di Stabilità; in particolare l’obiettivo di riduzione del debito per il 2014 non è rispettato», sottolinea senza tanti giri di parole una nota appena diffusa. La legge di Stabilità, anzi, «dimostra limitati progressi per quanto concerne la parte strutturale delle raccomandazioni di bilancio emesse dal Consiglio nell’ambito del semestre europeo». Per questo, «la Commissione invita le autorità a prendere le necessarie misure all’interno del processo di gestione di bilancio per assicurarsi che i conti del 2014 siano pienamente in linea col Patto di Stabilità europeo e, in particolare, che si sia in grado di affrontare i rischi identificati in questo rapporto». Sia nei documenti dello staff europeo che in quelli finali della Commissione, emerge che la preoccupazione maggiore è legata alla scarsa crescita, con il Pil in progressione solamente dello 0,7% l’anno prossimo, contro l’1,1% previsto dalla Stabilità. Peccato che questo sia esattamente il risultato delle politiche di austerità imposte proprio dall’Europa. Un bel (si fa per dire) paradosso.
Ovviamente all’Europa a trazione tedesca non frega nulla se per restare dentro i parametri-capestro sarà necessario stritolare ancora di più la vita di persone in carne e ossa. Al governo invece dovrebbe; e forse sarebbe ora di ribellarsi a questo ricatto non più sostenibile. Ma di sicuro Letta, che è membro del Gruppo Bilderberg (il "club" di potenti dove vengono messe a punto queste "strategie"), non ci pensa neppure. Si adeguerà alle raccomandazioni Ue per la politica economica e di bilancio, costi quel che costi. Un bel guaio per il governo Alfetta, che ora avrà ancora più difficoltà di prima a trovare le coperture necessarie a mantenere le promesse (in primisi quella sull’abolizione della tassa sulla casa, pretesa dal Pdl).
La reazione del ministro arriva presto ma difficilmente convincerà Bruxelles, anche perché ripete cose già dette. Minimizza, Saccomanni, sostenendo che «non c’è bocciatura», perché la valutazione dell’Europa «discende da una stima di crescita del prodotto che, come è noto, non coincide con quella del Governo italiano e comporta implicazioni per le proiezioni di finanza pubblica. Va poi sottolineato che la crescita del debito in rapporto al Pil è la risultante della recessione che si è protratta fino al 2013 e del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni (quasi 50 miliardi di euro in 12 mesi tra il 2013 e il 2014), operazione concordata con la Commissione europea. Anche il sostegno finanziario ai Paesi dell’area dell’Euro in difficoltà ha contribuito alla dinamica del debito». Inoltre, la Commissione «non tiene conto di importanti provvedimenti annunciati dal Governo, anche se non formalmente inseriti nella Legge di stabilità, e già in fase di attuazione. Provvedimenti che da un lato rappresentano uno stimolo all’economia, dall’altro saranno in grado di produrre gettito e risparmi di spesa aggiuntivi che il governo intende utilizzare per ridurre ulteriormente il disavanzo e il debito del 2014, oltre che per alleggerire la pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese. Al riguardo possono essere ricordati interventi come la spending review, la riforma del sistema fiscale attraverso la delega che il Parlamento sta ormai per varare, il programma di privatizzazioni, il rientro dei capitali illecitamente detenuti all’estero, la rivalutazione delle quote del capitale della Banca d’Italia. Queste misure rafforzano il carattere innovativo della Legge di stabilità 2014 che, per la prima volta dopo diversi anni, avvia un percorso di riduzione della tassazione». Si arrampica sugli specchi Saccomanni, perché difficilmente i guardiani dei conti di Bruxelles si lasciano abbindolare dalle promesse del governo (sulla spending review, poi, dove hanno fallito tutti finora…). Per di più si tratta delle stesse cose che il ministro ha sostenuto quando ha contestato le stime dell’Istat qualche giorno fa: a quanto pare sbagliano tutti.
ROMA
CRISI, IN 9 MESI QUASI 10.000 FALLIMENTI / Secondo i dati del Cerved resi noti dall’agenzia Ansa, da gennaio a settembre 2013 i fallimenti di aziende hanno raggiunto quasi i 10mila, 9.902 per la precisione. Hanno registrato un aumento del 12% e questo rispetto allo stesso periodo del 2012 e una crescita del 9% nel solo terzo trimestre.
IL CERVED PARLA DI FALLIMENTI E LO FA AL LIVELLO “MASSIMO OSSERVATO DA PIÙ DI UN DECENNIO” PROPRIO NEL PERIODO DA GENNAIO A SETTEMBRE. "Un incremento che riguarda tutte le forme giuridiche d’impresa, con tassi di crescita a due cifre: +12% per le società di capitale, +10% per le società di persone e +11% per le altre forme. Le più colpite sono le industrie dei servizi, con un aumento dei fallimenti del 14%, seguite da quelle manifatturiere con il +11%, un andamento che inverte quello positivo del 2012.In Lombardia si registra il numero assoluto maggiore di fallimenti: 2.250 nei primi nove mesi del 2013, con un aumento del 13%. La percentuale peggiore si ha però in Emilia Romagna e Veneto, con un +19% per entrambe le Regioni, seguite dal Lazio, con il +15%. Diminuiscono invece i fallimenti in Umbria, -18%, e in Liguria, -11%.Le liquidazioni volontarie, invece, sono state sopra le 50mila, nei primi nove mesi del 2013, in crescita del 5,2% rispetto allo stesso periodo del 2012. Anche in questo caso, come per i fallimenti, si tratta di una cifra record. Secondo gli analisti, le liquidazioni volontarie sono dovute non solo alla crisi economica ma anche alle nuove leggi che a finiscono con il favorire chi chiude la propria azienda per non pagare i creditori. Crescono infatti ben del 75% le chiusure di società società che non hanno depositato alcun bilancio nell’ultimo triennio."
MESTRE
LA BEFFA DELLE TREDICESIME 2013, QUASI TUTTE PER FISCO E DEBITI. IL CALCOLO DELLA CGIA / Le tredicesime quest’anno rimarranno sostanzialmente invariate rispetto all’anno scorso e per i dipendenti di piccole imprese sarebbero addirittura a rischio. E’ la previsione della Cgia di Mestre che stima una platea di 33 milioni di italiani, tra pensionati e lavoratori dipendenti, destinatari di tredicesime. La cifra complessiva che finira’ nelle loro tasche si aggira attorno ai 37 miliardi di euro.
Un operaio specializzato con un reddito lordo annuo di poco superiore ai 21.000 euro (pari ad uno stipendio mensile di 1.255 euro) – calcola l’associazione degli artigiani – riceverà una tredicesima piu’ ‘pesante’ di appena un euro rispetto a quella dell’anno scorso.
Un impiegato con un reddito lordo annuo di oltre 25.600 euro (pari ad una busta paga netta di 1.419 euro) avrà 2 euro in piu’ nella tredicesima di quest’anno. Infine, un capo ufficio con un reddito lordo annuo di quasi 50.000 euro (che corrisponde ad uno stipendio mensile netto di 2.545 euro) non beneficerà di alcun aumento. "Non siamo in grado di dimensionare l’entità del fenomeno. Tuttavia, abbiamo la percezione che molti imprenditori potrebbero trovarsi in difficoltà nel pagare le tredicesime – sottolinea il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – da sempre il mese di dicembre presenta una elevata concentrazione di scadenze fiscali e contributive. Detto ciò, e’ possibile, considerata la scarsa liquidita’ a disposizione, che molti decidano di onorare gli impegni con il fisco e di posticipare il pagamento della tredicesima, o di una parte di essa, mettendo in difficoltà, loro malgrado, le famiglie dei propri dipendenti". "Nei primi nove mesi di quest’anno – fa notare il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – l’inflazione e gli adeguamenti retributivi dei lavoratori dipendenti sono aumentati in egual misura: se il costo della vita e’ cresciuto dell’1,3 per cento, l’indice di rivalutazione contrattuale Istat e’ salito dell’1,4 per cento. Pertanto, rispetto allo stesso periodo del 2012, il potere d’acquisto dei lavoratori e’ rimasto pressoché’ invariato". Secondo la stima della Cgia, l’importo delle tredicesime dovrebbe essere pari a 37 miliardi di euro. Questa somma, spiega Bortolussi, "garantirà alle casse dell’Erario un gettito di oltre 9,5 miliardi di euro. L’auspicio e’ che una buona parte di questi 37 miliardi vengano spesi per rilanciare i consumi interni. Mai come in questo momento gli artigiani e i commercianti hanno bisogno di veder ripartire la domanda interna. Senza nessuna inversione di tendenza, anche questo Natale rischia di essere all’insegna del rigore, con ripercussioni molto negative sui bilanci dei lavoratori autonomi. Ricordo che per molte attivita’ le vendite nel periodo natalizio incidono fino al 30/40 per cento del fatturato annuale". La platea dei 33 milioni rappresenta un dato puramente indicativo, in quanto lo stock complessivo dei pensionati, pari a poco piu’ di 16 milioni, fotografa la situazione al 31 dicembre 2011 (ultimo dato disponibile), mentre il numero dei lavoratori dipendenti, che sfiora ormai i 17 milioni, e’ riferito alla media dei primi sei mesi di quest’anno.
ROMA
I VOLTI DEGLI EMIGRANTI IN MOSTRA AL VITTORIANO / FINO AL 24 NOVEMBRE PROSSIMO, A ROMA, PRESSO IL COMPLESSO DEL VITTORIANO, VERRÀ ALLESTITA LA MOSTRA “THE DREAM” DELL’ARTISTA MEO CARBONE. In esposizione, una serie di opere che, utilizzando documenti, immagini, fotografie, cercano di tenere viva la memoria storica dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti. Per le sue opere, Meo Carbone, infatti, parte da alcune fotografie d’epoca che ritraggono persone, famiglie con bambini, al loro arrivo nei porti e nelle grandi metropoli statunitensi. Elabora quindi un procedimento di astrazione dell’ambientazione: da un ingrandimento fotografico, con l’aerografo su cartone stempera l’iperrealismo fotografico, incentrandosi sulle forme e i volumi in negativo. Sovrappone immagini creando delle composizioni surreali nelle quali evoca l’effetto estetico delle insegne pubblicitarie con il leit motiv di grattacieli, status symbol delle metropoli americane, tra i quali dispone le figure degli emigrati più o meno sconosciuti. Alcune opere ricordano i montaggi futuristi, e anche le scritte che appaiono occasionalmente rievocano il clima culturale del tempo, riportandoci a quei tempi grigi. I colori sono cupi, predomina lo sfondo nero, sbalzi di luce illuminano in maniera drammatica la narrazione della composizione. Centinaia di volti di lavoratori, operai, minatori, ragazzini e donne che si moltiplicano sulla superficie del dipinto, diventano l’eco della nostra memoria visiva. Le composizioni assurgono a valore di immaginario collettivo e di ricordo; l’enfasi della ripetizione, oltre a sottolineare l’intensità e la fiumana di individui che si sono riversi in America, impone al fruitore una riflessione sulla dimenticanza. Da qui il titolo di questa serie di opere, “The Dream”… per non dimenticare. Alla serie appartiene un omaggio molto commuovente in onore di “Sacco e Vanzetti”, simbolo delle ingustizone e delle prevenzioni nei confronti degli Italiani.

EUROPA
EU
SE L’ANTIBIOTICO INVECE DI GUARIRE È RESPONSABILE DI 25MILA DECESSI IN EUROPA / La resistenza agli antibiotici e’ responsabile di oltre 25mila decessi l’anno in Europa: decessi evitabili che comportano costi supplementari per la sanita’ e il lavoro per almeno 1,5 miliardi di euro. La fotografia in chiaro e scuro delle conseguenze del consumo sproporzionato che e’ stato fatto negli anni degli antibiotici in Europa, ma il problema e’ mondiale, e’ stato illustrato ieri a Bruxelles dal commissario europeo alla salute Tonio Borg, dalla collega alla ricerca Maire Geoghegan-Quinn, e dal direttore del Centro di prevenzione e controllo delle malattie, Marc Sprenger. Piu’ in particolare, un recente sondaggio Eurobarometro sulla resistenza antimicrobica, rivela che il 35% dei cittadini Ue e il 36% dei cittadini italiani ha consumato antibiotici negli ultimi 12 mesi: ma solo il 22% degli europei e il 14% degli italiani hanno dimostrato di essere davvero informati sull’argomento. Resta invece "molto inquietante", che il tasso di resistenza agli antibiotici in Italia – ma anche in Spagna, Portogallo, Grecia e Bulgaria – sia aumentato tra il 2009 e il 2012: infatti, oltre il 5% dei casi di infezioni polmonari sono resistenti anche agli antibiotici carbapenemi, utilizzati solo a livello ospedaliero come ultima linea di difesa

RUSSIA
MOSCA
PER L’OMICIDIO DI ANNA POLITKOVSKAJA AZZERATO IL PROCESSO. FORFAIT DI TRE GIURATI POPOLARI / Dopo sette anni dalla morte di Anna Politkovskaja, uccisa il 7 ottobre 2006, il processo avviato contro i cinque accusati della sua morte sarà da riprendere da capo.
A determinarlo il forfait dei tre giurati popolari, invalidando così di fatto il processo.
Sarà azzerato tutto e sarà nominata una nuova giuria popolare. Le cause dei tre forfait sono per motivi di salute o di lavoro. Questa oggi è la versione ufficiale, benché sia probabile che abbiamo ricevuto pressioni esterne.
Dietro le sbarre ci sono i fratelli ceceni Rustam, Ibragim e Dzhabrail Makhmudov, lo zio Lom-Ali Gaitukayev e anche l’ex dirigente della polizia moscovita Serghiei Khadzhikurbanov.
Mentre Rustam latitava, gli altri due fratelli con il poliziotto erano stati assolti per insufficienza di prove, poi c’è stato l’arresto del terzo fratello e lo zio, chiamato in causa come teste, è stato incriminato. In un secondo momento la Corte Suprema ha accolto il ricorso della famiglia della giornalista ed è stato imbastito un nuovo processo. "PER LA MORTE DELLA POLITKOVSKAJA, AI CUI FUNERALI ERA PRESENTE – UNICO LEADER POLITICO ITALIANO – MARCO PANNELLA, SINORA È STATA COMMINATA UNA SOLA CONDANNA, PER FAVOREGGIAMENTO AGGRAVATO, ALL’EX POLIZIOTTO DMITRI PAVLIUCHENKOV, CHE STA SCONTANDO UNDICI ANNI DI CARCERE PER AVER PARTECIPATO ALL’ORGANIZZAZIONE DEL DELITTO, FORNENDO ANCHE LE ARMI AI SICARI. UNA NUOVA GIURIA POPOLARE SARÀ NOMINATA IL 14 GENNAIO PROSSIMO".
RUSSIA
Un Boeing 737 della Tatarstan Airlines proveniente da Mosca si è schiantato all’aeroporto di Kazan in fase di atterraggio. Nell’incidente sono morte 50 persone.
A Cristian D’Alessandro e ad altri dieci attivisti di Greenpeace arrestati il 19 settembre è stata concessa la libertà su cauzione in vista del processo.

KOSOVO
RITORNO AL VOTO / Il 17 novembre gli abitanti della zona nord di Mitrovica, in larga maggioranza serbi, sono tornati alle urne per le elezioni municipali. Come racconta il quotidiano di lingua albanese Koha Ditore, hanno votato 5.231 persone e non ci sono stati incidenti. Il 3 novembre le elezioni – considerate una tappa fondamentale nella normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina -erano state sospese in alcune zone del nord del Kosovo a maggioranza serba per le violenze di alcuni estremisti, mentre nel resto del paese non c’erano stati inconvenienti.
KOSSOVO
Dopo 106 stati membri dell’Onu, oggi anche il principale stato "virtuale" del mondo, il social network Facebook, ha riconosciuto il Kosovo, lo stato che si è autoproclamato indipendente dalla Serbia nel 2008. Ad annunciarlo è stato il ministro per l’Integrazione Ue Vlora Citaku e lo ha fatto attraverso… Twitter. "Facebook riconosce il Kosovo come uno stato", ha scritto su Twitter il ministro. Poi il primo ministro Hashim Thaci, in un comunicato, ha riferito di essere stato "informato lunedì dai manager di Facebook dell’inclusione del Kosovo nel social network globale". Finora i kosovari che volevano creare un profilo Facebbok dovevano registrarsi come cittadini della Serbia ed era solo data la possibilità di inserire la città kosovare di residenza

SPAGNA
IN ARRIVO UNA LEGGE PER IMBAVAGLIARE GLI INDIGNADOS / Il governo conservatore del Partido popular teme il dissenso e porterà in parlamento una proposta di legge studiata per mettere il bavaglio alle proteste, che in Spagna si susseguono sempre più numerose.
Nell’ultimo anno, infatti, non solo indignados, ma anche medici, studenti, professori e lavoratori della pubblica amministrazione sono scesi ripetutamente nelle piazze del paese per dire no alle politiche di austerità che il governo sta applicando in tutti i settori. Una tendenza che, però, potrebbe cambiare drasticamente. Se il pacchetto di norme «per la sicurezza cittadina» firmato dal ministro degli Interni Jorge Fernández Díaz dovesse passare (com’è probabile), partecipare a una manifestazione potrebbe, infatti, costare molto caro: da 30mila a 600mila euro, nel caso, ad esempio, di una protesta non autorizzatane i pressi di un edificio istituzionale.
Una misura, questa, disegnata ad hoc, per impedire che si ripetano le manifestazioni che l’anno scorso, in più occasioni, hanno radunato alle porte del parlamento migliaia di cittadini.
Ma i 55 articoli che, se approvati, sostituiranno la normativa socialista del 1992, prevedono dure sanzioni amministrative per quasi ogni tipo di protesta: gli escraches – i presidi pacifici sotto casa dei politici – saranno considerati un’infrazione grave dell’ordine pubblico e potranno essere multati anch’essi fino a 600.000 euro, in quanto, secondo il ministro, «atti minacciosi che si collocano al margine della legge pur non essendo finora classificati come reati».
Inoltre, con il fine implicito di prevenirli, la nuova normativa concede alla polizia la facoltà di istituire zone di sicurezza inaccessibili a mezzi e persone. Una limitazione delle libertà personali che i socialisti del Psoe hanno definito «un calcio in bocca alla democrazia degno di altri regimi».
A un mese dalla denuncia del commissario europeo per i diritti umani Nils Muinieks, che aveva richiamato il governo spagnolo «per l’uso eccessivo della forza durante le manifestazioni cittadine», arriva anche il giro di vite anche sulla diffusione di immagini riguardanti le forze dell’ordine.
La nuova normativa – che stride anche con il recente caso di otto poliziotti catalani imputati, proprio grazie a un video, per la morte di un ragazzo a Barcellona – prevede multe di svariate migliaia di euro per chi diffonda foto, riprese o dati personali di agenti di polizia con la finalità di violare la loro privacy o di compromettere il loro operato.
Amnesty International, già a gennaio, aveva sollevato perplessità questo punto, recapitando le sue proteste al ministero degli Interni insieme a 60.000 firme per chiedere un’inchiesta sulla repressione della polizia durante l’accerchiamento del parlamento del 25 settembre del 2012.
«Con questa misura- ha dichiarato Ricardo Sixto di Izquierda Unida – il governo vuole dare una veste legale alla condotta violenta delle forze dell’ordine». «Tuttavia – ha proseguito il deputato -non bisogna dimenticare che la volontà di mettere la sordinaalle proteste,si scontra con la costituzione, che garantisce il diritto a manifestare». Un diritto che, comunque, esce ridimensionato dal testo della proposta di legge, che il governo è già pronto ad attuare: nell’ultima finanziaria il budget del ministero degli Interni è stato aumentatodell’1,3%, in controtendenza rispetto agli altri dicasteri, che hanno subito, in totale, un taglio alle risorse economiche pari al 4,7%.

REGNO UNITO
LONDRA
PRIMA E DOPO UN CICLONE / Financial Times / Nel 1999 un gigantesco ciclone devastò lo stato indiano dell’Orissa, uccidendo più di diecimila persone. Il mese scorso un ciclone di potenza di-struttiva simile è tornato a colpire la stessa zona. Stavolta, però, le vittime sono state appena quindici. L’enorme differenza si spiega con un unico fattore: negli ultimi anni le autorità indiane han-no messo in atto un elaborato piano per proteggere la popolazione. Mentre i mezzi d’informazione internazionali analizzano la tragedia causata dal tifone Haiyan nelle Filippine, vale la pena di tornare sull’esempio dell’Orissa. Nelle Filippine sono morte oltre quattromila persone. Stati Uniti, Regno Unito e altri paesi hanno mandato navi da guerra nella regione per aiutare la popolazione, ma per quanto sia nobile il comportamento della comunità internazionale la dura verità è che dopo una calami-tà non si può fare molto per ridurre le vittime. Nella maggior parte dei casi a fare la differenza è la cifra investita dal governo e da altre istituzioni negli anni precedenti, un aspetto dell’assistenza umanitaria che oggi è ancora troppo trascurato. Nel caso dell’Orissa l’effetto positivo delle misure preventive è stato evidente. Le autorità han-no addestrato migliaia di persone a reagire all’arrivo di un ciclone, hanno costruito centinaia di rifugi nei centri abitati e ordinato ai funzionari di arrestare le persone che rifiutavano di lasciare le loro case. Nelle Filippine tutto questo non è stato fatto. Non si può negare che l’arcipelago sia di fronte a gravi emergenze climatiche ma, pur tenendo conto della potenza senza precedenti del tifone Haiyan, resta il fatto che il denaro stanziato prima del disastro per rafforzare le strutture locali è stato insufficiente. Non sono solo le Filippine a dover prendere esempio dall’India. In generale si spende troppo poco per prevenire gli effetti dei disastri naturali. Un rapporto del centro studi Global humanitarian assistance mostra che l’anno scorso il budget stanziato per la riduzione del rischio legato alle emergenze climatiche è stato appena il 5 percento della spesa globale per lo sviluppo. Quando la natura colpisce violentemente una regione, la copertura televisiva dei mezzi d’informazione occidentali suscita la risposta generosa dei politici e dell’opinione pubblica. È una reazione comprensibile, ma è arrivato il momento di riflettere sul modo in cui il denaro dei donatori può essere usa-to per proteggere la gente prima di un disastro naturale, non solo dopo

FRANCIA
PARIGI
CACCIA ALL’UOMO / Il 18 novembre un uomo armato con un fucile a pompa ha ferito un assistente fotografo nella sede di Liberation, a Parigi, prima di recarsi nel quartiere della Défense e sparare contro gli uffici della banca Société Generale. Poi ha preso in ostaggio un automobilista e si è fatto portare su-gli Champs Elysées, dove la polizia ha perso le sue tracce, scrive Liberation. Secondo gli inquirenti si tratta della stessa persona che il 15 novembre era entrata nella sede della televisione Bfmtv e aveva puntato il fucile contro un giornalista.

IRLANDA-SPAGNA
LA FINE DELL’AUSTERITÀ / Il 15 dicembre l’Irlanda uscirà, dopo tre anni, dal programma di salvataggio internazionale, mentre il piano di aiuti per le banche spagnole finirà a gennaio. Lo ha annunciato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem al termine della riunione dei ministri economici della zona euro del 14 novembre. Il ritorno di Dublino sui mercati finanziari, scrive l’Irish Times, "è importante per l’Irlanda ma anche per l’Europa. Perché dimostra che le tanto bistrattate politiche di austerità
possono funzionare, ed è finalmente una buona notizia in una situazione complicata, con alcune delle principali economie europee in difficoltà e la disoccupazione in crescita". Tuttavia, sottolinea il quotidiano, "il paese non dovrà allentare i freni e darsi alle spese pazze". Per quanto riguarda Madrid, Cinco Dias fa notare che un anno e mezzo fa neanche gli osservatori più ottimisti avrebbero scommesso sul successo del salvataggio delle banche spagnole in un arco di tempo così breve. Secondo il quotidiano, il denaro versato nelle casse degli istituti dal luglio del 2012 dovrà essere usato per sostenere le imprese e la ripresa economica.

ALBANIA
TIRANA
RIFIUTA LE ARMI SIRIANE – Non sarà l’Albania a distruggere le armi chimiche siriane. Lo ha annunciato il primo ministro Edi Rama il 15 novembre, dopo le proteste organizzate a Tirana e Durazzo. Al paese balcanico era stato proposto di provvedere allo smaltimento delle armi siriane perché nel 2007 si era già occupato della smantellamento del suo arsenale chimico, accumulato nel periodo comunista. A Rama, che inizialmente sembrava favorevole alla proposta statunitense, Klan rimprovera il silenzio e la poca trasparenza nella gestione della vicenda. Re¬sta da capire, commenta il settimanale, se il dietrofront di Rama sia stato deciso autonomamente, come sostiene il premier, 0 se sia stato la conseguenza delle manifestazioni.

SPAGNA
L’Audiencia nacional ha negato l’estradizione in Marocco del pedofilo Daniel Galvàn, 63 anni, graziato per errore dal re marocchino e poi arrestato in Spagna. Galvàn finirà di scontare la condanna in Spagna.

AFRICA & MEDIO ORIENTE
PALESTINA
RAMALLAH – ALLA RICERCA DI UN BANCOMAT / La necessità urgente di avere del denaro contante mi ha co-stretta a spingermi in due insediamenti alla ricerca di un bancomat. Posso prelevare in tutto il mondo, ma a Ramallah no. In Cisgiordania la moneta più usata è lo shekel israeliano ma qui la banca israeliana mi costringe a comprare dollari, che poi sono automaticamente convertiti in shekel. Per questo di solito cerco di prelevare contanti quando sono a Gerusalemme.
Per me entrare in una colonia per motivi indipendenti dal lavoro è come infrangere un tabù, ma ero costretta a farlo. La prima dove sono stata è la comunità religiosa di Beit El. Ho scoperto però che a Beit El, 6.500 abitanti, non ci sono banche. Ne ho tratto due conclusioni: la prima è che molti abitanti della colonia lavorano in Israele; la seconda è che la comunità è abbastanza compatta da aiutare chi ha bisogno di contanti. Quindi mi sono spostata a Pisgat Zeev, una colonia con più di 4omila abitanti, molti dei quali sono immigrati russi. Nel centro commerciale dove sono entrata per cercare il bancomat, ho sentito molti parlare in russo. A quel punto ho deciso di infrangere un altro mio tabù: fermarmi a bere un caffè. Il ragazzo dietro il bancone ha servito un ebreo ortodosso e una ragazza, scherzando con entrambi in ebraico. Poi ha preparato il mio espresso e ha detto qualcosa in arabo. Solo allora ho capito che era palestinese, come altri clienti del centro commerciale. In meno di novanta minuti ho attraversato tre mondi. Cosi lontani, così vicini. ( di Amira Hass)

LIBANO
IL BERSAGLIO IRANIANO
Un duplice attacco suicida contro l’ambasciata dell’Iran a Beirut, che sorge in un quartiere a maggioranza sciita sotto il controllo di Hezbollah, ha causato 23 morti, tra cui l’addetto culturale dell’ambasciata Ebrahim Ansari, e più di 140 feriti. L’attentato è stato rivendicato su Twitter da Sirajeddin Zreikat, appartenente alle brigate Abdallah Azzam, un gruppo vicino ad Al Qaeda. Zreikat ha annunciato che ci saranno ulteriori attacchi finché i miliziani del braccio armato di Hezbollah, alleato dell’Iran e della Siria, combatteranno a fianco del regime di Damasco e finché non saranno liberati i prigionieri delle brigate Azzam in Libano. Il gruppo aveva già rivendicato un attacco contro un convoglio di Hezbollah a luglio e il lancio di razzi su Israele ad agosto. Il quotidiano Al Akhbar, vicino a Hezbollah, s’interroga sulle responsabilità dell’Arabia Saudita (che finanzia alcune milizie estremiste islamiche in lotta contro il regime siriano), facendo notare che Riyadh non ha ancora condannato l’attacco. "Alcune componenti dell’opposizione siriana cercano di trasformare il Libano in una specie di Iraq", scrive Al Akhbar.

EGITTO
LA BATTAGLIA PER LA MEMORIA – Un giovane è morto nelle manifestazioni del 19 novembre per il secondo anniversario della strage di via Mohamed Mahmoud, la strada del Cairo dove nel 2011 rimasero uccisi 47 manifestanti. Un ritorno ai "giorni gloriosi" della rivoluzione, scrive il quotidiano Tahrir, commentando il gesto di alcuni ra¬gazzi che a piazza Tahrir hanno distrutto un monumento eretto due ore prima dai militari. L’hanno fatto per ribadire che non stanno "né con i militari né con i Fratelli musulmani né con Mubarak". Il 20 novembre un attacco suicida nel Sinai ha causato la morte di undici soldati.

ALGERIA
II Fronte di liberazione nazionale ha designato, il 16 novembre, l’attuale presidente Abdelaziz Bouteflika, 76 anni, al potere dal 1999, come candidato alle presidenziali del 2014.

IRAQ
II 20 novembre una serie di attacchi nei quartieri sciiti di Baghdad ha causato la morte di almeno 33 persone. Due giorni prima erano state eseguite le condanne a morte di dodici persone ritenute colpevoli di atti di terrorismo

MOZAMBICO
II 20 novembre si sono svolte le elezioni amministrative. Quarantasei persone sono rimaste ferite il 17 novembre negli scontri tra polizia e sostenitori dell’opposizione a un meeting preelettorale a Beira.

SOMALIA
L’esplosione di un’autobomba presso un commissariato di polizia a Beledweyne, il 19 novembre, ha causato sedici morti. L’attacco è stato rivendicato dai ribelli somali di Al Shabaab.

SUDAN
La radio pubblica sudanese ha fatto sapere il 16 no-vembre che un centinaio di persone, tra cui un soldato ciadiano, sono morte negli scontri tra comunità rivali in Darfur.

REP. CENTRO AFRICANA
ATTACCO SUL CONFINE / Un gruppo di uomini armati della Repubblica Centrafricana ha attaccato il 17 novembre il villaggio di Biti, nell’est del Camerun, scrive Rfì. Negli scontri con l’esercito camerunese sono morte sette persone, tra cui cinque aggressori. E il terzo attacco di questo tipo in pochi mesi. Il 18 novembre, riferisce Jeune Afri-que, il segretario generale dell’Orni Ban Kimoon ha chiesto di inviare seimila caschi blu nella Repubblica Centrafricana, dove il "livello di violenza inter-comunitaria – tra cristiani e musulmani – ha raggiunto livelli allarmanti".

QATAR
AMNESTY: PER MONDIALI DI CALCIO ABUSI E SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI MIGRANTI
Pessime notizie riguardanti i lavoratori migranti in Qatar. E’ Amnesty International infatti a denunciare le condizioni dei migranti invitando non solo la Fifa, ma anche le autorità del Qatar e gli organizzatori dei Mondiali del 2022, a impedire proprio gli abusi sui lavoratori.
Secondo un rapporto sul settore costruzioni in Qatar in previsione dei Mondiali di calcio, sono stati evidenziati dunque sia abusi che sfruttamenti a danno dei lavoratori: "il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani, condotto tra ottobre 2012 e marzo 2013, è stato effettuato sui lavoratori, datori di lavoro e rappresentanti del governo".
A essere interpellati ben 210 lavoratori migranti delle costruzioni, 101 in modo individuale, 22 sono le imprese di costruzione.
Inoltre i ricercatori di Amnesty hanno anche avuto 14 incontri con i rappresentanti del governo del Qatar, e anche con i funzionari dei Ministeri degli Affari esteri, dell’Interno e del Lavoro.
Dal rapporto viene fuori lo sfruttamento in modo particolare nei confronti dei lavoratori migranti che viene favorito dalla mancanza di controlli per il rispetto delle norme in materia di tutela dei lavoratori e di sicurezza sul lavoro: tra gli elementi che vengono messi in risalto da Amnesty, "il mancato pagamento dei salari, condizioni durissime e pericolose di lavoro e alloggi non adeguati per i lavoratori che nella maggior parte dei casi provengono dall’Asia meridionale e sudorientale".
Il rapporto ha inoltre messo in luce anche l’inadeguatezza della legislazione a tutela dei lavoratori migranti come il sistema dello “sponsor”, che di fatto impedisce ai lavoratori migranti di andar via dal paese o di cambiare l’impiego senza ricevere prima il permesso del loro datore di lavoro.
L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto così il rafforzamento delle norme vigenti e anche la fine del sistema sponsor. Ma non è tutto. Amnesty ha denunciato anche la discriminazione nei confronti dei lavoratori migranti. Sembrerebbe infatti che un direttore di un’impresa di costruzione si rivolga ai suoi lavoratori con il termine di “animali”.
“Non si può assolutamente scusare che in uno dei paesi più ricchi del mondo così tanti lavoratori migranti siano sfruttati senza pietà, privati del salario e abbandonati al loro destino. Le imprese di costruzione e le stesse autorità del Qatar stanno venendo meno al loro dovere nei confronti dei lavoratori migranti. I datori di lavoro mostrano un impressionante disprezzo per i loro diritti umani basilari e molti approfittano del clima permissivo, nonché della scarsa applicazione delle tutele, per sfruttare i lavoratori del settore delle costruzioni”, ha dunque dichiarato il segretario generale di Amnesty, Salil Shetty. “I riflettori del mondo resteranno puntati sul Qatar da qui ai Mondiali Fifa del 2022, offrendo al governo un’opportunità unica per mostrare al mondo che prende sul serio i suoi impegni in materia di diritti umani e può costituire un modello per il resto della regione”.

ASIA & PACIFICO
FILIPPINE
Dieci giorni dopo il passaggio del tifone Haiyan, che P8 novembre ha spazzato il centro dell’arcipelago filippino radendo al suolo l’intera città di Tacloban, sull’isola di Leyte, e quella di Guiuan, sull’isola di Samar, i soccorsi non hanno ancora raggiunto tutte le località colpite. Le autorità filippine, le agenzie delle Nazioni Unite e diverse organizzazioni internazionali sono al lavoro per portare assistenza a circa 12 milioni di persone, di cui quattro milioni sfollate, in 51 città e 41 regioni. Il numero delle vittime accertate finora dalle autorità è 3.900. La stima di diecimila morti diffusa frettolosamente all’indomani della tragedia è costata il posto al capo della polizia Elmer Soria, trasferito ufficialmente "perché possa superare il trauma subito". Il Manila Times in un editoriale critica la decisione del presidente Benigno Aquino, che subito dopo il passaggio del tifone aveva cercato di sdrammatizzare, attestando una stima di 2.500 vittime. "La stima di Soria metteva in evidenza l’impreparazione delle autorità e contrastava con l’atteggiamento iniziale del presidente", scrive il quotidiano. "Ma Aquino non tiene conto del fatto che l’entità straordinaria della catastrofe avrebbe colto chiunque impreparato. Oggi il numero delle vittime ha superato di gran lunga le cifre date dalle autorità all’inizio. E se arrivasse a diecimila? Il presidente reintegrerebbe Soria? Il governo, alle prese con la crisi umanitaria, deve rispondere alle critiche per la lentezza nella distribuzione del cibo e dei generi di prima necessità, mentre s’inseguono le notizie di stupri e casi di sciacallaggio. Non è il momento di decisioni impulsive come il licenziamento di Soria", conclude l’editoriale. Intanto la Cina, criticata perché inizialmente aveva annunciato una quantità minima di aiuti per Manila con cui ha una disputa territoriale in corso nel mar Cinese meridionale, ha inviato una nave ospedale.
Filippine. Per donare online www.savethechildren.it/filippine

BANGLADESH
CONDIZIONI INACCETTABILI / Il Bangladesh deve riformare la sua industria dell’abbigliamento se vuole continuare a crescere. E la raccomandazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro che il 19 novembre ha pubblicato uno studio su come migliorare le condizioni di lavoro dei quattro milioni di operai del settore. Dopo il crollo del Rana Plaza, sotto le cui macerie ad aprile sono morti 1.135 operai tessili, il governo e le aziende committenti si sono impegnati ad assicurare maggiori controlli di sicurezza. In seguito alle manifestazioni dell’ultimo mese (nella foto), lo stipendio minimo per gli operai tessili è stato aumentato del 76 per cento. Cinquanta euro al mese che sono ancora poco rispetto agli stipendi in CAMBOGIA, SRI LANKA E VIETNAM, scrive NewAge.

NEPAL
UNA NUOVA ASSEMBLEA / Per la seconda volta dalla fine della monarchia nel 2008, il 19 novembre in Nepal si sono svol-te le elezioni per il rinnovo dell’assemblea che dovrà scri-vere la nuova costituzione -compito che l’assemblea prece-dente non è riuscita a portare a termine. Ha votato il 70 per cento degli aventi diritto e per il risultato definitivo bisognerà aspettare alcune settimane.

AFGHANISTAN
II 21 novembre si è riunita a Kabul la loya jirga, l’assemblea di tremila delegati da tutto il paese, per discutere del futuro della presenza statunitense. Le condizioni imposte da Kabul potrebbero portare al ritiro completo dei marines.

INDONESIA
STRAPPO CON CANBERRA
Il governo australiano spiava le telefonate del presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono (nella foto), di sua moglie e dei suoi ministri. Lo rivelano i mezzi d’informazione australiani che l’hanno saputo grazie a documenti diffusi dall’ex collaboratore dell’Nsa Edward Snowden. La notizia ha mandato su tutte le furie Yudhoyono, che il 19 novembre ha richiamato il suo ambasciatore in Australia e ha sospeso la cooperazione con Canberra. In particolare ha interrotto le operazioni militari congiunte per contrastare la tratta dei migranti verso le coste australiane. Il primo ministro australiano Tony Abbott ha definito Yudhoyono "uno dei migliori amici dell’Australia", si è detto "rammaricato per l’imbarazzo creato dalla stampa" ma non intende scusarsi per "una normale raccolta d’intelligence", scrive il Jakarta Post.

THAILANDIA
II 20 novembre la corte costituzionale ha rifiutato la proposta del partito di governo di emendare la costituzione scritta dal governo militare do-po il golpe del 2006.

CINA
PECHINO
DOVE VA LA CINA/ Il Terzo Plenum del XVIII Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese è stato ampiamente ripreso dai giornali. Si è parlato di una svolta storica, di una definitiva apertura al mercato, della fine definitiva della contraddizione del capitalismo di stato in Cina. In realtà la situazione, come sempre a Pechino, è assai più complessa. Fedeli alla massima di Deng – non importa che il gatto sia nero o bianco, l’importante è che acchiappi i topi – la leadership cinese basa le sue strategie su uno schietto pragmatismo, analizzando la realtà e i problemi dell’economia cinese e proponendo soluzioni adeguate. I trent’anni di riforme sono state proprio l’esempio di questa politica. Dopo aver abbandonato una economia di piano con chiari segni di sfinimento, si sono introdotti diversi elementi di economia di mercato. Ma non ci si è mai affidati all’ideologia e si sono sempre respinti gli interessati suggerimenti occidentali che spingevano per una liberalizzazione rapida, sul modello dell’Est Europa. Si è visto poi chi avesse ragione.
La Cina ha battuto tutti i record di crescita, è diventata la seconda economia mondiale e ha portato centinaia di milioni di lavoratori fuori dalla povertà. Allo stesso tempo, però, ha creato nuove contraddizioni. Intanto una crescita basata sullo sfruttamento selvaggio della forza lavoro e quindi sull’accesso ai mercati internazionali. In sintesi, salari bassi per esportare invece che per aumentare la domanda interna in un ciclo virtuoso di investimenti, consumo, crescita. Ora questo modello sta mostrando segni di logoramento: da una parte i mercati occidentali non tirano più come una volta, a causa della crisi; dall’altra, la sperequazione sociale sta portando ad un aumento del costo della vita nelle città, alle conseguenti tensioni sociali ed ad un aumento progressivo del costo del lavoro. Nel frattempo l’industrializzazione si è completata, gli investimenti in beni capitali non possono reggere una continua accelerazione dato il progressivo esaurimento delle opportunità di profitto, il gap tecnologico con l’Occidente si è drasticamente ridotto. Ed allora, per la prima volta in questi tre decenni di riforme, si parla di muovere l’economia verso il mercato interno, rafforzando il potere d’acquisto dei cittadini cinesi e fornendo un solido stato sociale per stabilizzare la domanda e ridurre le tensioni sociali. In un paese che invecchia velocemente, è allora normale attendersi maggiori servizi per gli anziani e un cambiamento nella politica del figlio unico che ha avuto grande successo nello stabilizzare la popolazione cinese ma ne ha favorito anche il veloce invecchiamento. Insieme a questo, una parziale rimodulazione dell’economia verso i servizi, che garantirebbe possibilità occupazionali e di reddito anche in presenza di una crescita meno forte che nei decenni precedenti. Infine, il mercato. In questi decenni la Cina si è aperta all’economia di mercato ma ha sempre cercato di regolarla. Investimenti esteri consentiti ma solo in partnership con compagnie cinesi, servizi finanziari regolati, ruolo chiave delle industrie di stato che hanno accesso al credito a prezzi calmierati, dominando alcuni segmenti economici chiave. Da una parte questo ha portato ad alcune inefficienze – diverse compagnie pubbliche producono perdite e sopravvivono solo grazie all’aiuto di Stato – ma ha permesso al Partito di tenere le redini dell’economia. Allo stesso tempo, però, la commistione endemica tra pubblico e privato ha portato ad un forte debito delle amministrazioni locali e ha foraggiato una corruzione indecente. La dirigenza cinese sembra ora orientata a lasciare ancora più spazio al mercato. Lo farà però molto gradualmente, timorosa come sempre di shock sistemici che possano distruggere il fragile equilibrio economico e sociale del Paese. E’ difficile credere che Pechino si lanci in un liberismo sfrenato. Cercherà di dare più spazio al mercato, mediandolo però con i tanto attesi servizi sociali, e vorrà mantenere un ferreo controllo sulle linee guida dell’economia. Perché una cosa è molto chiara ai leader cinesi: il monopolio politico del Partito Comunista è possibile solo in una società ordinata. ( di Nicola Melloni – liberazione)

AMERICA CENTROMERIDIONALE
BOLIVIA
CHAYANTA
Vivere a Chayanta (a nord di Potosí), uno dei nove dipartimenti della Bolivia, non è affatto facile! Per arrivarci bisogna percorrere, partendo da Sucre, circa 150 km e viaggiare per sei ore in pullman… questo se le vie sono in buone condizioni, altrimenti il tempo che ci si può impiegare sarà variabile e non prevedibile. Ocuri, a 4000 metri s.l.m., e Colchechaca, a 4500 metri s.l.m., sono i due paesi di intervento del progetto “Invece della miniera”. D’inverno la temperatura va spesso sotto zero e, sovente le case non hanno né riscaldamento né acqua calda. A volte capita che il vento faccia cadere, o danneggi, i pali dell’ elettricità per cui i villaggi rimangono al buio o, come accade spesso, senza segnale telefonico. La vita in questa zona è tranquilla ma anche isolata. Da Ocuri a Colchechaca e viceversa, ad esempio, non ci sono che due pullman alla settimana. Bambini e giovani per frequentare la scuola devono percorrere a piedi lunghe distanze e raggiungere strutture non idonee. E’ in questo contesto che si sviluppa il progetto di formazione che sto coordinando! L’agricoltura, presente in un breve periodo dell’anno, è un’attività molto ridotta, a causa della povertà della terra e delle condizioni poco favorevoli per la coltivazione. Le patate, sia fresche che disidratate -note come “chuño”- rappresentano la base alimentare della maggior parte della popolazione.
I giovani accolgono le nuove prospettive di vita, con entusiasmo ed allegria,. Sanno che una nuova formazione può aprirgli nuove porte in un contesto dove il settore economico più importante continua ad essere quello minerario. L’orizzonte, specialmente per le nuove generazioni, ora è più ampio e in questo momento, le azioni da parte dello Stato combaciano con quelle della Cooperazione. La formazione in ambiti come falegnameria, metalmeccanica, elettricità, panetteria e nei settori tessile ed edilizio sono appena un piccolo ventaglio di possibilità e di intervento. La formazione continua ad essere richiesta proprio perché i “giovani” pensano al futuro dei loro figli, i “giovanissimi”. Le persone “più grandi”, al limite dell’età compresa dall’azione progettuale, spesso vorrebbero frequentare più di un seminario di formazione ma il coordinamento del Progetto insieme alle autorità locali, ha deciso di dare la possibilità a più persone. La formazione risulta ambita ed indispensabile per la popolazione residente, ma altrettanto necessaria per coloro che lavorano nella zona, a livello statale, comunale, privato o delle Ong. Poche persone hanno avuto esperienze in altri contesti o si sono confrontate con culture diverse. Sucre, capitale dello Stato, e Potosi, capoluogo del dipartimento, sono sovente il punto di riferimento come traguardo o meta. La strada da fare è ancora lunga e la migrazione continua a far sparire villaggi, come ho già sentito dire ad alcune persone nella zona. Quale sarà l’impronta lasciata alla conclusione di questo progetto? ( di Marco Santizo)

CILE
SANTIAGO
BACHELET VINCE IL PRIMO TURNO. CAMILA VALLEJO E KAROL CARIOLA IN PARLAMENTO / Camila Vallejo è stata eletta al Congresso alle elezioni legislative cilene. La giovanissima leader degli STUDENTI CILENI, che nel 2011 divenne il volto della protesta studentesca cilena, è stata eletta assieme ad atri tre esponenti del movimento. L’affermazione arriva sullo sfondo di un trionfo del centrosinistra. La coalizione che appoggia la candidatura presidenziale di Michelle Bachelet (46,6%), infatti, ha ottenuto il 56,6% dei voti nelle elezioni legislative che hanno accompagnato ieri le presidenziali, assicurandosi 67 dei 120 seggi della Camera dei Deputati, a solo due seggi dalla maggioranza necessaria per promuovere una riforma costituzionale. “Festeggeremo il nostro trionfo per le strade di La Florida”, ha scritto Vallejo su Twitter, riferendosi al distretto elettorale a Santiago, che l’ha scelta con il 44% delle preferenze. 25 anni, laureata in geografia, la brillante esponente dei Giovani comunisti cileni sosterrà in parlamento il programma di governo della coalizione “Nueva Mayoria” di Michelle Bachelet, se quest’ultima vincerà al ballottaggio delle presidenziali il 15 dicembre, come previsto da tutti i sondaggi. Nel 2011, Camila Vallejo guidò la protesta degli studenti contro il presidente conservatore Sebastian Pinera per ottenere un accesso più libero e meno costoso all’istruzione secondaria. Molti fra i suoi ex colleghi l’hanno accusata di aver tradito la militanza per per aver dato il suo appoggio a Bachelet. Il 6 ottobre di quest’anno, Camila è diventa mamma. Secondo l’Ocse, il Cile è il paese con la peggiore redistribuzione dei redditi fra i suoi 34 membri. “Nell’ambito dell’ottimo risultato delle sinistra in Cile, – ha commentato Paolo Ferrero – le nostre congratulazioni a Camila Vallejo e alla leader della gioventù comunista Karol Cariola, a Giorgio Jackson, di Rivoluzione Democratica, e a Gabriel Boric di Sinistra Autonoma, compagni dei movimenti studenteschi che sono stati eletti al Parlamento cileno. La loro elezione è un bellissimo segnale, di democrazia, partecipazione e di vero rinnovamento, non solo per il Cile ma per tutta l’America Latina e anche per l’Europa: il futuro non è il neoliberismo che proprio nel Cile di Pinochet ha fatto i suoi primi passi”.
SANTIAGO.
IL DOPPIO TURNO DEI CILENI / El País, Spagna / Quando la ex presidente socialista del Cile Michelle Bachelet tornerà alla Moneda, lo farà in condizioni peggiori di quelle che si aspettava. Non è riuscita a vincere le presidenziali al primo turno, anche se la schiacciante vittoria sulla candidata del partito al governo, Evelyn Matthei (che ha ottenuto il 25 per cento dei voti) fa prevedere una sua vittoria al secondo turno del 15 dicembre. L’enorme popolarità di Bachelet non ha influito sulla forza parlamentare della sua coalizione. A quanto pare la sua eterogenea alleanza di centro-sinistra, che va dal Partito comunista ai democristiani, potrà contare sulla maggioranza nelle due camere, ma non sui voti sufficienti per imporre le riforme importanti.
La destra cilena, nonostante i buoni risultati economici della presidenza di Sebastiàn Pinera (crescita, bassa disoccupazione, aumento del potere d’acquisto e inflazione contenuta), non ha saputo creare una società più giusta. Il malcontento ha spinto la gente (e in particolare gli studenti) a scendere in piazza spesso, influenzando una campagna elettorale dominata dalla promessa di grandi riforme politiche e sociali. Bachelet ha già trasformato queste promesse nello slogan di una svolta a sinistra basata su tre punti: istruzione universale gratuita, riforma fiscale finanziata con un aumento delle tasse, soprattutto alle imprese, e nuova costituzione per sostituire quella pinochetista del 1980 che, nonostante le tante modifiche, soffre ancora delle sue origini. Questo ambizioso programma, che dovrà es-sere ridimensionato dopo i risultati elettorali, di-penderà ora dall’accordo che la futura presidente sarà in grado di raggiungere con altre forze in parlamento a partire da marzo, quando entrerà in carica. Il sistema cileno richiede maggioranze parlamentari qualificate perle riforme importanti. In passato Michelle Bachelet ha dato prova di una salutare mancanza di dogmatismo. Il Cile avrà solo da guadagnare se la presidente preferirà ancora il dialogo rispetto allo scontro

ARGENTINA
II 19 novembre la presidente Cristina Fernàndez, tornata in attività dopo quaranta giorni di convalescenza, ha annunciato la sostituzione del capo di gabinetto e del ministro dell’economia.

MESSICO
II 19 novembre la scrittrice e giornalista Elena Poniatowska, 81 anni, ha vinto il premio Cervantes della letteratura.

HAITI
MARTELLY HA DELUSO / Il 18 novembre migliaia di persone hanno manifestato nella capitale Port-au-Prince contro il costo della vita e la corruzione diffusa. Gli haitiani chiedono le dimissioni del presidente Michel Martelly, eletto nel 2011 dopo il terribile terremoto che un anno prima aveva colpito l’isola. Non sono episodi di malcontento isolati. "L’ultima manifestazione organizzata dall’opposizione contro il presidente", ricorda Alter Presse, "risaliva al 7 novembre, ma era stata repressa dalla polizia". Il quotidiano Le Matin è pessimista: "Gli anni passano, ma non per Haiti. Il sistema che Martelly si proponeva di abbattere, sembra aver abbattuto Martelly".

CILE
Il 17 novembre i cileni hanno votato per eleggere il successore del presidente Sebastiàn Pinera e rinnovare il parlamento. Al secondo turno, che si terrà il 15 dicembre, Evelyn Matthei, candidata del centrodestra nella coalizione Manza por Chile, sfiderà l’ex presidente socialista Michelle Bachelet.

BRASILE
CONDANNA ESEMPLARE / Istoé, Brasile Il 13 novembre il supremo tribunale federale del Brasile ha deciso che tredici dei venticinque condannati nel caso di corruzione noto come mensalào dovranno scontare una pena in carcere. Tra loro ci sono alcuni leader storici del Partito dei lavoratori (Pt, al governo): José Dirceu, ministro nel primo governo Lula; José Genoino, ex presidente del partito e deputato; e l’ex tesoriere Delùbio Soares. Istoé dedica la copertina a Dirceu, un simbolo della politica brasiliana, protagonista "di momenti difficili, ma anche gloriosi": "Leader delle proteste studentesche nel 1968, andò in esilio a Cuba e poi tornò per mettere fine alla dittatura militare. È stato uno dei principali architetti del Partito dei lavoratori e l’artefice dell’arrivo del Pt al potere. Si stava preparando per essere il successore di Lula quando è stato travolto dallo scandalo del mensalào, con l’accusa di essere a capo di una squadra che usava denaro pubblico per comprare l’appoggio parlamentare. Oggi", conclude Istoé, "Dirceu è il simbolo della lotta contro l’impunità".

AMERICA SETTENTRIONALE
USA
CHICAGO
CONDANNATO A 10 ANNI DI CARCERE JEREMY HAMMOND, HACKER CHE HA SVELATO SCOMODE VERITÀ / Perché gli Stati Uniti stanno condannando al carcere alcuni dei loro giovani più brillanti? Se lo chiede l’attivista britannica Laurie Penny in un commento pubblicato sul Guardian alla vigilia della sentenza, giunta oggi, nei confronti di Jeremy Hammond, 28enne attivista online di Chicago, condannato a 10 anni di carcere per aver partecipato, nel 2011, alla violazione dei sistemi informatici della società di intelligence privata Stratfor, e per averne diffuso milioni di files tramite Wikileaks.
“Credo nel potere della verità perché ritengo che le persone abbiano diritto di sapere ciò che società e governi fanno a porte chiuse”, ha dichiarato Hammond, che si trova in carcere da un anno e mezzo. Secondo Penny, il motivo di tanto accanimento da parte delle autorità statunitensi nei confronti di Hammond e di altri attivisti come lui non è legato al danno economico – modesto – causato dalle loro azioni, ma alle verità scomode che hanno portato alla luce, lo spionaggio che la Stratfor avrebbe condotto nei confronti degli attivisti di Occupy Wall Street. Come ha sottolineato su Twitter la giornalista de l’Espresso Stefania Maurizi, che in collaborazione con Wikileaks ha pubblicato in Italia i files di Stratfor, Hammond ha ricevuto una condanna estremamente dura, mentre restano a piede libero quegli agenti della CIA che si sono resi colpevoli di omicidi, torture e rapimenti. Gli avvocati di Hammond avevano anche denunciato un conflitto di interessi per il magistrato che si occupa del caso, il cui marito, legato alla Stratfor, compariva nei files oggetto del leak.

NEW YORK/ CHICAGO/MIAMI
LA GEOGRAFIA DELLA PIZZA IN USA / New York è la città degli Stati Uniti col maggior numero di pizzerie: 2.070 locali, ma è Miami la città con la maggiore densità di pizzerie rispetto alla popolazione: 3,7 pizzerie per 10.000 persone, contro le 2,5 di New York e le 2,4 di Chicago. Sono alcuni dei dati raccolti in un post su Urbanspoon.com, utilizzato da Chart Porn – uno dei siti americani specializzati in visualizzazione dei dati (‘’data visualization you just gotta love’’, è il suo motto) – nella costruzione della ‘’Geography of Pizza’’, una divertente Geografia della pizza in America. Si scopre così che negli Usa ci sono 71.856 pizzerie, con un fatturato di 36 miliardi e 786.524.044 dollari. E’ un classico esempio di come l’ integrazione fra dati e loro visualizzazione produca degli effetti informativi di altissimo livello – oltre che di intensa gradevolezza estetica -, e dimostri come il Dj offra delle possibilità giornalistiche inesaurite
NYC
JPMORGAN PATTEGGIA, ACCORDO DA 13 MILIARDI CON GLI USA SU MUTUI SUBPRIME /
Il colosso bancario JPMorgan ha siglato un accordo con il dipartimento di Giustizia americano e diversi Stati Usa per sanare, con 13 miliardi di dollari, le sue dispute legali riguardanti i mortgage-backed securities, cioé i prodotti strutturati coperti da mutui. Lo rivela il ministro della Giustizia dello stato di New York. Un’intesa che dovrebbe aprire la strada ad altri esiti simili alla fine dell’indagini del Dipartimento sulle frodi finanziarie. E questo perché JPMorgan non era l’unica istituzione a trattare questi prodotti inadatti ai clienti. Soddisfatto dell’accordo anche il procuratore generale di New York, Eric Schneiderman, il primo ad annunciare l’intesa. ”Fin dal mio primo giorno in carica, ho insistito sul fatto che ci debba essere l’assunzione di responsabilita’ a fronte di negligenze che si sono tradotte nel crollo del mercato immobiliare e nel collasso dell’economia americana” afferma Schneiderman. In base all’intesa, New York riceverà 1,3 miliardi di dollari, di cui 400 milioni di dollari di aiuti ai proprietari di casa e 613 milioni di dollari in contanti.
STATI UNITI
IL CRIMINE DEI MIGRANTI / "La riforma della legge sull’immigrazione è una delle priorità dell’amministrazione Obama, ma dall’ottobre del 2012 all’ago-sto del 2013 i procedimenti penali contro i migranti avviati dai magistrati statunitensi che la-vorano lungo il confine sono aumentati notevolmente", scrive il sito di sinistra Think Progress. Lo rivela un rapporto della Syracuse university, precisando che l’aumento maggiore è avvenuto nel New Mexico, con il 46 per cento di casi in più rispetto all’anno precedente. "Incriminare i migranti invece di rispedirli semplicemente in Messico è un fenomeno relativamente nuovo che distrugge la vita di intere famiglie e costa molti soldi ai contribuenti".

STATI UNITI
II 20 novembre la corte suprema ha deciso di non bloccare la legge sull’aborto in Texas, che ha spinto decine di cliniche a non praticare più interruzioni di gravidanza.

CANADA
TORONTO
MENO POTERI AL SINDACO / Il 15 novembre il consiglio municipale di Toronto ha tolto una parte dei poteri al sindaco Tom Ford, che all’inizio di novembre ha ammesso di aver fumato crack, di aver comprato droghe illegali e di essersi messo alla guida ubriaco. Travolto dallo scandalo, Ford si rifiuta di dimettersi, così il consiglio municipale, che non ha il potere di destituirlo finché non viene giudicato colpevole di un reato, gli ha tolto il potere di nominare il vicesindaco e i presidenti delle commissioni municipali. Il 18 novembre con un nuovo voto ha ridotto del sessanta per cento il bilancio cittadino e ha delegato al vicesindaco la maggior parte dei poteri. "È il meglio che si potesse fare", scrive il Toronto Star. "Ma purtroppo Ford è an-cora l’immagine pubblica della città. In nessuna democrazia del mondo e a nessun livello un po-litico così screditato avrebbe potuto rimanere in carica".

(articoli da: Toronto Star, NYC Time, Time, Guardian, Irish Times, Das Magazin, Der Spiegel, Folha de Sào Paulo, Clarin, Istoé, Jeune Afrique, Tahrir, Think Progress, Manila Time, New Age, Jakarta Post, Alter Presse, Al Akhbar, Le Matin, L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberation, Ansa , AGVNoveColonne, ControLaCrisi e Le Monde)

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