10923 16 ANNI DI SILENZI NELLA TERRA DEI FUOCHI.

20131108 15:06:00 guglielmoz

16 ANNI DI SILENZI NELLA TERRA DEI FUOCHI. CI VORRANNO 100 ANNI PER RIPORTARE ALLA NORMALITÀ AMBIENTALE. C’È STATO LATITANZA E UNA GRAVE MANCANZA DELLO STATO. I RESPONSABILI VANNO ASSICURATI ALLA GIUSTIZIA, OGGI NON TRA 20 ANNI

1 – SCANDALO AL SOLE. «IL SUD ITALIA, DA LATINA IN GIÙ, È LA PATTUMIERA D’EUROPA: A FORMIA 10 MILA BIDONI DI RIFIUTI TOSSICI, AL LARGO DI SALERNO AFFONDATA UNA NAVE CON SCORIE ANCHE NUCLEARI». di Angelo Mastrandrea.
2 – RIFIUTI TOSSICI, "IL BUSINESS È ANCORA ATTIVO. LO STATO APPOGGIA I BOSS" di Fabio Sebastiani
3 – I roghi dell’industria del falso. E delle griffe di angelo Mastrandrea inviato a Orta di Atella (Caserta)
4 – «Nessun segreto, chiedetevi perché non sono state fatte le bonifiche» di Massimo Scalia/EX PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE RIFIUTI, sapevano tutto, tant’è vero che hanno arrestato Francesco Schiavone e fatto il processo Spartacus»
5 – Slitta il decreto «anti -roghi» I cittadini aumentano le proteste. Governo / IN ARRIVO PENE PIÙ DURE. SOLO IN CAMPANIA di Francesca Pilla Entro metà novembre via libera al giro di vite. Fino a 6 anni di carcere per chi sotterra rifiuti. Durerà 2 anni

1 – SCANDOLO AL SOLE. «IL SUD ITALIA, DA LATINA IN GIÙ, È LA PATTUMIERA D’EUROPA: A FORMIA 10 MILA BIDONI DI RIFIUTI TOSSICI, AL LARGO DI SALERNO AFFONDATA UNA NAVE CON SCORIE ANCHE NUCLEARI». Il sistema del rogo. Tra Orta di Antella, Caivano e Succivo decine di discariche con gli scarti delle industrie, dell’edilizia e dell’agricoltura,
Il pentito dei Casalesi Carmine Schiavone parla al manifesto e aggiunge nuovi dettagli alle sue confessioni. Ma nella «TERRA DEI FUOCHI» TRA NAPOLI E CASERTA le industrie continuano a utilizzare le discariche abusive, che poi vengono incendiate.
Coperta da un telo di plastica, una montagna di eternit. All’aria aperta. «Qui esistono una miriade di aziende che girano casa per casa a offrire prezzi competitivi per lo smaltimento dell’amianto. Poi, con le tute e le mascherine, vanno a buttarlo in campagna». Prima o poi i pannelli di eternit bruceranno, insieme a ciò che rimane dei frigoriferi, ai rifiuti dell’industria del falso e di quella legale, dell’edilizia e dell’agricoltura. Tutti insieme a comporre un mix micidiale di diossina e altre sostanze tossiche. Funziona così, nella Terra dei fuochi: si satura la discarica e poi, per eliminare qualsiasi traccia e liberare spazio per i prossimi rifiuti, si assolda un piromane che appicca il fuoco con maestria. È a buon mercato, la prestazione di un incendiario: 20 euro, non di più. Qui, in questa pianura sterminata a cavallo tra l’alto napoletano e il basso casertano, dove la Terra di lavoro si trasforma in un groviglio di cavalcavia e paesoni, rotonde e strade poderali, il business dello smaltimento illegale, velenoso, assassino del territorio e di chi lo abita non si è mai fermato e prosegue indisturbato. Oggi come dieci o vent’anni fa. A Orta di Atella, Caivano, Succivo e in tutta l’area a nord di Napoli le discariche abusive si contano a decine. Si riempiono fin quando qualcuno non si premura di dare fuoco al tutto, poi riprendono a crescere, in un ciclo apparentemente infinito. Siamo nel cuore della Terra dei fuochi, così detta per via di quei roghi che quotidianamente la punteggiano e ne appestano l’aria, in un primordiale sistema di smaltimento dei rifiuti. È questo l’epicentro di quella «pattumiera d’Europa» cui un intreccio perverso tra mafie, un sistema industriale corrotto e malapolitica hanno destinato il sud Italia da Latina in giù, per ammissione di Carmine Schiavone, cugino di Francesco «Sandokan», capo indiscusso del clan dei Casalesi. «Qui c’è un intero sistema industriale che smaltisce i rifiuti in questo modo, e lo Stato è connivente», dice Enzo Tosti, mio accompagnatore in questo tour nei luoghi di stoccaggio della «monnezza illegale», quella che sfugge a ogni censimento o statistica. Quanta gente si è presa la briga, a oggi, di analizzare una discarica abusiva rifiuto per rifiuto? Quali istituzioni si sono occupate di censire, monitorare, sorvegliare, prevenire quello che ogni giorno continua ad accadere nella ormai ex Campania felix? Se il pentito Schiavone ha parlato dei veleni sotterrati o inabissati, Tosti cataloga ciò che emerge alla luce del sole, quel combustibile che alimenta i roghi della cosiddetta Terra dei fuochi. Non è una gola profonda della camorra e neppure un chimico o un biologo o un medico. È un operatore socio-sanitario, nella vita si premura di assistere giovani e meno giovani con problemi mentali, ma per amore della sua terra ha deciso di condurre una battaglia contro le discariche abusive e un sistema che definisce «sbagliato e marcio». Come altri attivisti dei comitati che si battono per una riqualificazione del territorio, Tosti trascorre le sue giornate con gli occhi aguzzati alla ricerca di una colonna di fumo nero, per segnalarla a vigili del fuoco e forze dell’ordine. Ma non è solo una sentinella del territorio. Piuttosto, mi sentirei di definirlo un entomologo della monnezza, un esperto di quel meccanismo perverso che parte da una fabbrica del nord Italia o da un cantiere edilizio della strada accanto e finisce nelle strisce di bitume, nei pannelli di eternit, in quei sacchi neri pieni di residui di pelli o calzaturieri, nei frigoriferi smontati, nei copertoni di auto e nelle plastiche delle serre messe in fila o ammassate una sull’altra nelle discariche abusive e che mi mostra articolo per articolo, come l’addetto a un museo dello scarto. Tosti ha ragione. Bisogna guardarla da vicino, l’immondizia, per capire di cosa si parla. Solo così, osservando cosa si smaltisce, si può arrivare a comprendere quanto un intero sistema di produzione sia «marcio e malato», quali e quanti interessi si nascondano dietro al mantenimento di uno status quo insostenibile da tempo eppure ancora perfettamente funzionante. È possibile perfino arrivare a dare un volto agli inquinatori di professione, ricostruire una catena che dall’ultimo anello, il piromane su cui ogni campagna securitaria vuol ricadere ogni responsabilità e aggravare la pena, risale fino all’azienda dal volto pulito alla quale il più delle volte nemmeno si riesce a contestare il reato ambientale. Un esempio è davanti ai miei occhi, in una discarica a cielo aperto nelle campagne di Orta di Atella: ci sono residui della lavorazione di scarpe ovunque, taniche di collanti, ritagli delle tomaie. Tosti li racconta così: «Quest’area è da sempre un polo calzaturiero importante. Ora le grandi griffe parcellizzano il lavoro, affidando l’assemblaggio dei prodotti a centinaia di persone che lo fanno a casa loro. Una volta si premuravano loro di smaltire gli scarti, ora invece lo fanno fare a questi ultimi, perché non si possa risalire a loro in nessun caso». La discarica abusiva sorge attorno a una collinetta sotto la quale c’è di tutto. In questa pianura a perdita d’occhio interrotta solo, sullo sfondo, dal Vesuvio, ogni collinetta nasconde un mostro che è meglio non risvegliare. Non è l’unica che visiterò: a Succivo il Comune ha mandato le ruspe ad accantonare i rifiuti al bordo delle strade, qui invece c’era già un sito di stoccaggio temporaneo dei tempi dell’emergenza rifiuti in Campania e tutto rimane dove viene abbandonato. L’intera Terra dei fuochi ne è disseminata e, come di solito accade in Italia, non c’è nulla di più stabile del temporaneo. Si capisce perciò la profonda diffidenza dei cittadini ogni volta che viene loro proposta una nuova discarica, un sito provvisorio o, ancor più, un inceneritore. I rifiuti, nella gran parte dei casi, non sono loro e neppure si tratta di immondizia urbana ma di altro e ben peggiore. Alle volte la terra fuma, quando piove il famigerato percolato si infiltra nel terreno e può arrivare a contaminare falde acquifere anche dopo anni. «Abbiamo fatto analizzare l’acqua di un pozzo, proprio qui vicino, ed è venuto fuori di tutto», dice ancora Tosti. A duecento metri dalla discarica c’è un mercato abusivo: decine di ambulanti – molti africani – espongono la mercanzia a terra, lungo uno stradone e su uno spiazzo asfaltato e senza ombra. A fianco c’è invece un terreno coltivato. È piuttosto comune, da queste parti, vedere campi arati o distese di alberi da frutta convivere con il disastro ambientale, i roghi e le cataste di rifiuti del tessile e del calzaturiero, dell’edilizia e dell’agricoltura. A Caivano un terreno coltivato fiancheggia un’altra discarica. Fino a quest’estate c’era un pescheto, ora gli alberi non ci sono più e il terreno è arato di fresco: le piante sono seccate. Perché? Non è raro incrociare intere piantagioni di alberi da frutta morti o filari di pioppi malati, ed è inevitabile per quale motivo accada, cosa ci sia lì sotto. I contadini si lamentano perché «nessuno vuole più i nostri prodotti» e ce l’hanno con i giornalisti: «Questa non è la Terra dei fuochi, è Terra di lavoro». Hanno ragione e allo stesso tempo torto: non si può fare di tutta l’erba un fascio, non tutto è inquinato e non tutti coltivano a ridosso di discariche. Ma in troppi hanno taciuto quando il territorio veniva violentato, pensando a curare il proprio orticello. Non è stato così, e loro sono rimasti in mezzo a due fuochi concentrici: i roghi e le agromafie, che impongono prezzi da fame per prodotti agricoli. Al mercato ortofrutticolo i pomodori vengono pagati otto centesimi al chilogrammo, le stesse mafie gestiscono il riciclaggio nelle discariche abusive degli scarti dell’agricoltura e poi fanno appiccare i roghi che avvelenano tutto, e nessuno vuole i prodotti di una terra malata anche se venduti sotto costo. E il cerchio di un sistema «malato e marcio» si chiude. 3,9 MILIARDI è il fatturato delle mafie legato al business dei rifiuti, secondo un rapporto di Legambiente. Ad esso è legato l’accaparramento di terreni agricoli

2 – RIFIUTI TOSSICI, "IL BUSINESS È ANCORA ATTIVO. LO STATO APPOGGIA I BOSS" di Fabio Sebastiani
"Lo facevano allora e lo fanno ancora". Dopo le rivelazioni shock sulle dichiarazioni rese nel 1997 alla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e desecretate giovedì, Carmine Schiavone, boss pentito di camorra, parla in esclusiva a Rainews24 del traffico e interramento di rifiuti tossici in Campania e delle conseguenze nefaste per la salute dei cittadini. Nell’intervista, andata in onda ieri, Carmine, cugino di Francesco Schiavone, detto ‘Sandokan’ e boss dei Casalesi, ha confermato le connivenze tra organi dello Stato e la criminalità organizzata. "Non puo’ esistere – dice il pentito – forma di criminalità organizzata senza l’appoggio dello Stato", aggiungendo "questo lo fanno ancora". Il pentito dice poi che all’epoca le dichiarazioni rese non servirono a niente e che oggi la popolazione nelle zone in cui sono state interrate tonnellate di rifiuti provenienti da ogni parte d’Italia e da altri Paesi europei "e’ condannata a morte".
CINQUECENTOMILA LIRE A FUSTO
Per ogni fusto tossico smaltito nelle campagne della Campania la camorra incassava cinquecentomila lire a fronte dei due milioni e mezzo necessari per il ”ciclo” ordinario. Rifiuti gettati a decine di metri di profondità, fino a toccare le falde acquifere, o coperti solo con pochi centimetri di terreno. E ancora: scarti finiti in ‘laghetti’, sorti lungo il litorale Domizio, dove si e’ dapprima dragata la sabbia utilizzata per confezionare calcestruzzo. In questi anni le indagini della magistratura sono andate avanti e sono state fatte tutte le dovute verifiche su quanto raccontato non così però per l’opera di bonifica. Su questo aspetto certamente non secondario è intervenuto il presidente della Camera, Laura Boldrini.
BOLDRINI: "IMPENSABILE NON AVVERTIRE I CITTADINI"
"E’ impensabile che cittadini coinvolti come parte lesa in una situazione cosi’ grave per il loro futuro non abbiano possibilità essere informati”, ha detto. Alla luce di quanto emerso "ci saranno ulteriori approfondimenti", ha aggiunto. "Mi auguro ci sia un senso forte della giustizia a prevalere. Lo dobbiamo ai cittadini".
Schiavone dinanzi ai commissari ha ripercorso nel 1997 tutta la storia dell’avvelenamento di alcune terre delle province di Caserta e di Napoli, iniziando da quanto avvenuto nel 1991 quando un autista italoargentino si feri’ gravemente agli occhi mentre scaricava, in un terreno tra Villaricca e Qualiano, nel Napoletano, alcuni fusti con sostanze corrosive. Un evento che fu un primo campanello d’allarme. In quell’area, ha detto, sono state scaricati 520 fusti.
"SULLA CARTA TUTTO REGOLARE"
I clan in quegli anni capirono che quello dello smaltimento dei rifiuti – soprattutto degli industriali e delle sostanze nocive – poteva essere un business da centinaia e centinaia di milioni di lire al mese. Un affare dapprima trascurato che, secondo Schiavone, iniziava a fare gola a tutti. Scarti industriali provenienti dal nord con una lunga teoria di camion, che viaggiavano attraverso le strade di mezza Italia. ‘Contratti’ conclusi, ha detto Schiavone, da procacciatori che ben si sapevano muovere.
I rifiuti venivano scaricati di notte e le pale meccaniche vi spargevano velocemente sopra del terreno per far apparire cosi’ tutto normale. Ma talvolta la spazzatura finiva anche a 20 o a 30 metri di profondita’, ha raccontato ancora. Le scorie venivano da diverse regioni del Nord: sostanze che dovevano essere lavorate diversamente e che finivano puntualmente nel territorio della Campania. Schiavone ha detto che non lontano dalla statale Domiziana, in vasche profonde anche 40 metri, e’ stato gettato di tutto. Spazzatura che sulle carte sarebbe dovuta finire in discariche autorizzate ma che invece finiva nei campi. Sulle carte però tutte le operazioni erano regolari.
LEGAMBIENTE:"ORA LE BONIFICHE"
Le rivelazioni di Schiavone hanno suscitato reazioni da piu’ parti. Per Legambiente l’audizione dell’ex boss, sulla quale per tantissimi anni c’e’ stato il segreto, è come il segreto di Pulcinella: ha svelato cose, sempre a giudizio degli ambientalisti, che tutti sapevano. La vera partita ora si gioca sulle bonifiche e sull’individuazione di quelle aree che sono realmente avvelenate.
"MINISTRI IN PASSERELLA"
Se è vero che si tratta di circostanze già note, le frasi del pentito dei Casalesi confermano – secondo i residenti – anche omissioni decennali delle istituzioni. ”Schiavone ha detto che saremmo morti entro 20 anni? Noi siamo ancora qua – ironizza Renato Natale, ex sindaco di Casal di Principe – e le sue parole, gia’ sentite piu’ volte, suscitano in me solo perplessità e sconcerto perche’ mi chiedo come sia possibile che dal 1997 lo Stato non si sia mai fatto carico di bonificare realmente il territorio; o meglio, qualcosa e’ stato fatto, ma ancora troppo poco. A Casale tante discariche a cielo aperto restano in strada, come e’ accaduto in via Sondrio dove oltre un mese fa furono fatti degli scavi alla ricerca di rifiuti tossici.
Ho scritto al commissario prefettizio ma non ho avuto risposta”.
Per Giovanni Zara, ex sindaco di Casapesenna sfiduciato dalla sua stessa maggioranza, "il dramma in tutti questi anni e’ che le istituzioni non sono mai intervenute in quei terreni in cui erano stati sversati rifiuti, con gravi danni all’agricoltura e alla salute. Quando ero sindaco avrei voluto ripulire la variante San Cipriano-San Marcellino che passa per Casapesenna e dove vengono sversati soprattutto rifiuti speciali provenienti da aziende del posto, ma mi fu detto che quella zona non si poteva toccare. Bisogna aumentare i controlli sul territorio, ma le centinaia di telecamere installate non funzionano. Ciò che manca e’ la volontà politica".
Peppe Pagano, che a San Cipriano gestisce su un bene confiscato il ristorante Nco (Nuova Cucina Organizzata), al centro di un attentato a colpi d’arma da fuoco nei primi giorni del 2013, è "completamente sfiduciato dalle istituzioni. Non so se siano vere le affermazioni di Schiavone, ma qui occorre ripristinare la fiducia nello Stato. Siamo stanchi di ricevere ministri che fanno passerella e, cosa piu’ grave, distolgono l’attenzione dei cittadini sui reali problemi, dicendo per esempio che qui si muore a causa degli stili di vita".

3 – I ROGHI DELL’INDUSTRIA DEL FALSO. E DELLE GRIFFE di Angelo Mastrandrea INVIATO A ORTA DI ATELLA (CASERTA)
«Ecco, guarda. Quelli lì sono frigoriferi fatti smaltire ai rom». Li contiamo: uno, due, tre, quattro, molto più che una casualità. Piuttosto, un sistema di riciclaggio ben oliato, non dissimile da quello degli zabbalin del Cairo: «Li smontano, prendono tutto ciò che possono riciclare, il resto lo buttano». Sono tutti spolpati allo stesso modo, «e lì dentro c’è mercurio». Viene da chiedersi: dove li prendono?.

4 – «Nessun segreto, chiedetevi perché non sono state fatte le bonifiche» di Massimo Scalia/EX PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE RIFIUTI, sapevano tutto, tant’è vero che hanno arrestato Francesco Schiavone e fatto il processo Spartacus»
«La commissione ha fatto il suo dovere, piuttosto bisognerebbe chiedersi perché i vari governi non hanno mai messo in atto le operazioni di bonifica delle aree contaminate dai rifiuti«. Massimo Scalia è stato presidente dalla commissione di inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti dal 1997 al 2001, proprio nel periodo in cui Carmine Schiavone fece le sue rivelazioni su come la camorra utilizzava la Campania come deposito per i rifiuti che arrivavano da tutta Italia.
SCALIA, SE IL PARLAMENTO SAPEVA PERCHÉ 16 ANNI DI SILENZIO?
Siamo ancora una stato in cui vige la separazione dei poteri. Ora il potere della commissione di inchiesta è quello di indagare e lo fa con intelligenza. Se già sono in corso indagini promosse dalla magistratura su cui si stanno muovendo e bene i carabinieri, la commissione non può sovrapporsi per smania di protagonismo. Qui si sta facendo una confusione tra gli aspetti giudiziari e i danni arrecati al paese. Sui danni a quelle zone riuscimmo a far inserire tutta la terra dei fuochi fino al litorale domizio flegreo nelle prime 17 aeree di interesse nazionale perché fossero bonificate. Da allora toccava poi agli organi di governo nazionali e territoriali predisporre quello che serviva per fare le bonifiche, cioè la caratterizzazione del suolo, capire cosa era successo alla falda acquifera e tutte le iniziative per ripristinare la salubrità di quei suoli.
PERÒ DAL 97 A OGGI NON SE NE È PARLATO.
Questo non è vero, primo perché ne parlammo noi, secondo perché riuscimmo a inserire queste aree tra quelle che dovevano essere bonificate, terzo perché ogni volta che andavamo lì per un sopralluogo c’era sempre l’attenzione della stampa locale, quindi se ne è straparlato. E anzi, perché si chiamano terre dei fuochi? Perché a sottrarle dal cono d’ombra c’è stato il libro di Saviano e poi il film tratto da Gomorra. Quelle cose sono esattamente le stesse che a partire dagli anni 90 abbiamo denunciato noi. Per parlare se ne è parlato, e anche tanto, il problema è che non mi pare si sia fatto un granché.
NEL FRATTEMPO LA MAGISTRATURA INDAGAVA.
E molto bene, tanto è vero che le inchieste portarono all’operazione Spartacus che si è chiusa nel 2004, ci sono stati degli arresti. Quello che doveva essere fatto dal punto di vista della repressione è stato fatto e alla fine anche Francesco Schiavone, il più importante di tutti, è stato arrestato nel suo bunker. Quindi l’azione giudiziario-repressiva su questo terreno è stata portata avanti bene. Il problema vero è perché non si sono bonificate quelle zone, non le cose che diceva Carmine Schiavone, che non solo erano note, ma estremamente generiche. L’unica che meriterebbe un seguito è quando afferma che a Borgo Montello c’è un’area dove hanno sepolto rifiuti tossici in bidoni. Ecco questa sarebbe una delle pochissime cose che sarebbe il caso di verificare.

5 – Slitta il decreto «anti -roghi» I cittadini aumentano le proteste. Governo / IN ARRIVO PENE PIÙ DURE. SOLO IN CAMPANIA di Francesca Pilla Entro metà novembre via libera al giro di vite. Fino a 6 anni di carcere per chi sotterra rifiuti. Durerà 2 anni
Di misure restrittive in grado di stroncare gli smaltimenti abusivi e le ecomafie in Campania il ministro Andrea Orlando ne parla almeno da giugno. Ma se la legge dell’estate scorsa poteva avere un respiro più ampio e comprendere anche fasi dell’intero ciclo di rifiuti, ora si parla di un vero «decreto antiroghi», che sarà presentato entro due settimane e varrà solo per questa regione.
La risposta del ministero dell’ambiente sembra essere quella della tolleranza zero. Il decreto dovrebbe prevedere da 2 a 5 anni di carcere per chi viene sorpreso ad appiccare incendi, mentre si salirebbe fino a 6 per le persone colpevoli di sotterrare illegalmente rifiuti speciali. Per i particolari della legge bisognerà aspettare la presentazione alle camere ma i movimenti che stanno organizzando la manifestazione del 16 novembre sono molto critici con Roma.
«Innanzitutto bisognerebbe avere strumenti legislativi in grado di identificare anche i mandanti dei roghi e degli smaltimenti illegali – spiega Egidio Giordano della Rete Stop-biocidio – In secondo luogo oltre a questo decreto-toppa vorremmo dal governo una posizione chiara sul nuovo impianto di incenerimento previsto a Giugliano, su cui i cittadini si sono espressi nettamente contro». La Rete, che conta di portare migliaia di persone in piazza, considera troppe le inefficienze degli ultimi anni e chiede interventi di merito. «Le popolazioni – continua Giordano – pretendono le bonifiche dei territori con commissioni di controllo dal basso che ne tutelino i processi di trasparenza. Dopo i commissariati emergenziali e lo spreco di fondi pubblici, nessuno si fida più». Un altro terreno di rivendicazione è poi la necessita di veder riconosciuto il rapporto diretto tra avvelenamento dei territori e insorgenza dei tumori, che in certe aree della Terra dei fuochi arrivano anche a punte del 47% in più rispetto al resto del paese. «Non si può negare il nesso causale tra rifiuti tossici e aumento delle malattie – dicono dalla Rete – Noi restiamo convinti di essere davanti a un’emergenza sanitaria che va identificata come tale, e non con le dichiarazioni di un ministro come la Lorenzin la quale sostiene essere il risultato di uno stile di vita errato dei campani».
Il braccio di ferro con gli abitanti delle aree avvelenate è solo all’inizio. Semmai il governo dovesse identificare una relazione tra inquinamento e insorgenza delle neoplasie si potrebbero aprire centinaia di richieste di risarcimento. «È il momento ascoltare le istanze dei cittadini e di riconoscere il diritto alla salute», rispondono quelli di stop-biocidio che nei prossimi giorni hanno in calendario una fitta scaletta di appuntamenti in provincia di Napoli e Caserta prima del corteo del 16. Tra i più importanti quello del 10 novembre quando una delegazione di oltre 40 organizzazioni ambientaliste internazionali incontreranno le «comunità resistenti», evento previsto nel «Toxic tour» mondiale.

 

Visits: 22

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.