10915 NOTIZIE dall’ITALIA e dal MONDO del 2 nov 2013

20131102 14:54:00 guglielmoz

ITALIA – Mantenere un figlio? Un lusso. Da 0 a 18 anni fino a 171.000 euro. Crescere un figlio oggi è un impegno enorme soprattutto da punto di vista economico. L’O.N.F
ROMA – Datagate, in Italia 46 milioni di telefonate spiate in un mese. 124 miliardi nel mondo
EUROPA – E’ accaduto a Bucarest. Sgomberati 35 ragazzi che vivevano nelle fogne come topi .
Spagna / Madrid – "VENDO RENE PER PAGARE IL MUTUO" La disperazione non ha ancora raggiunto il fondo
AFRICA & MEDIO ORIENTE – GERUSALEMME – Netanyahu ai suoi ministri: ancora più colonie
ASIA & PACIFICO – Marikina /MANILA – 21.000 mamme in piazza contro il divieto di allattare in pubblico i figli
AMERICA CENTROMERIDIONALE – Brasile. S.PAULO – Protesta popolare per i trasporti gratuiti degenera in scontri – Protesta popolare in Brasile a favore della gratuità dei trasporti.
AMERICA SETTENTRIONALE – SAPETE COS’E’ IL TTIP? Un effetto collaterale delle intercettazioni degli USA.
USA-CUBA /Un altro NO all’embargo BLOQUEOCUBA2012 / 188 voti a favore, 2 contro, 3 astenuti

ITALIA
ROMA – Mantenere un figlio? Un lusso. Da 0 a 18 anni fino a 171.000 euro. Crescere un figlio oggi è un impegno enorme soprattutto da punto di vista economico. L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori – ha effettuato in questi anni molte rilevazioni e i risultati ottenuti dimostrano quanto sia oneroso per una famiglia mantenere e così anche educare un figlio.
LA SPESA PER UN FIGLIO DA 0 A 18 ANNI CAMBIA MOLTO SECONDO IL REDDITO FAMILIARE.
Per una famiglia con reddito netto di 34.000 euro annui crescere un figlio fino a 18 anni di media costa 171.000 Euro.
La spesa differisce in relazione alla zona di residenza: in un’area cittadina il costo medio all’anno varia da 8.900 Euro al Sud e nelle Isole a 12.325 nel Nord Est.
Le spese più importanti sono quelle che riguardano i costi di abitazione, alimentazione e trasporti, pari rispettivamente al 29%, al 16% e al 16% del totale.
Un costo che risulta invariato se confrontato con la ricerca dello scorso anno. Aumenta, tuttavia, la spesa per i trasporti (energia, carburanti, assicurazioni) e la spesa per l’educazione. I genitori inoltre tagliano sempre più la spesa per l’abbigliamento, per il tempo libero, come quella per i servizi per la casa, e intaccano la spesa per la salute.
I costi diretti per il mantenimento e per la crescita di un figlio fino a 18 anni comportano tra il 25% ed il 35% di spese superiori rispetto ad una coppia senza figli.
“Questo dimostra come, oggi, fare un figlio stia diventando un lusso riservato a pochi. – dichiara ROSARIO TREFILETTI, Presidente Federconsumatori. Per questo rivendichiamo la necessità di politiche a sostegno della famiglia e della natalità".
ROMA – CON SEI MILIONI DI DISOCCUPATI CI VUOLE IL PIANO PER IL LAVORO! In Italia 6 milioni di persone sono in cerca di lavoro. Ai 3,07 milioni di disoccupati si aggiungono i 2,99 milioni di persone che non cercano impiego ma sono disponibili a lavorare, oppure lo cercano, ma non sono subito disponibili. E’ quanto emerge dalle tabelle Istat sul II trimestre 2013. “Cosa aspetta il governo a fare il piano per il lavoro? Con ogni evidenza le risorse ci sono basta prenderle dai ricchi con una patrimoniale, mettendo il tetto a stipendi e pensioni e toglierli alla rendita, obbligando la Banca d’Italia a partecipare alle aste dei titoli di stato per tenere bassi i tassi di interesse da pagare sul debito. In questo modo si potrebbero recuperare oltre 80 miliardi all’anno per fare lavori utili come il riassetto idrogeologico del territorio, la valorizzazione del patrimonio storico italiano, per riqualificare gli acquedotti che perdono, la riconversione ambientale dell’economia, la bonifica delle aree inquinate, il potenziamento di sanità, istruzione ed assistenza pubbliche.
DUE MILIONI DI POSTI DI LAVORO IN TRE ANNI SONO UN OBIETTIVO DEL TUTTO RAGIONEVOLE, SE IL GOVERNO LO VOLESSE

EU/ROMA – Immigrazione, la Ue lascia i respingimenti. Protesta degli eritrei a Montecitorio – Tecnici ed esperti di tutti i Paesi dei 28 hanno preso parte alla prima riunione della task force che si e’ riunita ieri a Bruxelles per individuare azioni concrete da portare avanti per far fronte all’emergenza dei flussi migratori, ed in particolare degli sbarchi nel Mediterraneo. A Bruxelles si e’ trattato di una riunione ricognitiva, per fotografare lo stato dell’arte e decidere gli step procedurali per proseguire col lavoro. All’incontro, durato circa tre ore, erano presenti anche varie agenzie: tra queste Frontex e il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae). Quest’ultimo in particolare sara’ impegnato sul terreno dei partenariati di mobilità, ovvero accordi con Paesi terzi per flussi regolati, sul modello di quello raggiunto col Marocco.
La task force, guidata dalla Commissione Ue, procederà ora con una serie di contributi scritti dai vari Paesi, fino ad una nuova riunione che si terrà dopo la prima meta’ di novembre. Dal lavoro si attende una bozza, che sara’ oggetto di discussione in sede di riunione degli ambasciatori (Coreper) degli Stati membri, prima di approdare sul tavolo del consiglio Affari interni del 5 dicembre e successivamente su quello del vertice.
Il premier Enrico Letta si è detto soddisfatto per l’esito del vertice Ue in materia di immigrazione, ricordando che le conclusioni operative, come l’impiego di frontex arriveranno con il consiglio europeo di dicembre, mentre a giugno verranno affrontati i temi giuridici come l’asilo. In materia di immigrazione, ribadiscono intanto i giudici italiani, "non serve una demagogia retorica della sicurezza" e quanto tale approccio "sia inutile e sbagliato ne hanno offerto tragica dimostrazione le stragi consumatesi nelle scorse settimane nel mare di Scicli e di Lampedusa", dice Rodolfo Sabelli, che al XXXI Congresso del sindacato delle toghe ha ribadito come il reato di clandestinità sia "palesemente inutile" perche’ la sanzione prevista non ha "alcun effetto dissuasivo" e "dannoso" perche’ "ingolfa gli uffici giudiziari". Il leader dell’Anm ha invocato una gestione del fenomeno migratorio "che punti su efficaci strumenti amministrativi piuttosto che su quelli penali". Gli eritrei, infine, hanno protestato a Montecitorio con due bare distese una accanto all’altra. Una grande e scura, l’altra piu’ piccola e bianca, e un numero inciso sopra: 369. A piazza Montecitorio la comunita’ eritrea ha scelto di ricordare al governo italiano la strage di Lampedusa. In una manifestazione nata per contestare la gestione dei funerali della strage del 3 ottobre scorso, ma anche per chiedere un impegno serio all’Italia sul fronte dell’immigrazione: dalla revisione della legge Bossi-Fini alla definizione di una legge sull’asilo. "I profughi: vittime di una società barbara e innocente", si legge nello strincione che hanno affisso sotto la piazza del Parlamento. E ancora "Mediterraneo mare di morte, Eritrea paese di morte", "Abbasso i mercanti di morte", recitano gli altri cartelli. Mentre tutti i partecipanti indossano una maglietta nera con su scritto "l’unico responsabile della tragedia di Lampedusa è il regime di Afwerky". "Abbiamo deciso di organizzare questa manifestazione per contestare l’Italia e il modo in cui ha gestito la situazione-spiega Desbele Mehari, uno dei promotori della manifestazione- prima di tutto per quanto riguarda i funerali delle vittime di Lampedusa. Prima l’Italia ha annunciato funerali di Stato, poi le esequie sono state svolte, quasi di nascosto ad Agrigento, dove parenti e amici per il poco preavviso non sono potuti andare. E soprattutto non hanno permesso ai superstiti di partecipare, ma hanno invitato l’ambasciatore eritreo. E’ una cosa assurda e scandalosa, perche’ questo signore rappresenta il governo eritreo che e’ invece l’unico responsabile della strage. L’Italia non dovrebbe intrattenere rapporti diplomatici con regimi dittatoriali come quello di Afwerky". Al centro del presidio pero’ anche la gestione dell’accoglienza in Italia. La comunita’ eritrea chiede di sapere che fine faranno i superstiti di Lampedusa, ma soprattutto che indirizzo intende prendere l’Italia sulla gestione dei profughi.

ROMA/ISTAT – LAVORO, IN 6 MILIONI A CASA: SCORAGGIATI E DISOCCUPATI, MOLTI SONO GIOVANI / Tra i giovani in Italia, per quanto riguarda la situazione lavorativa, parliamo di disoccupati e sfiduciati. Le persone che potenzialmente sarebbero impiegabili nella produzione sono più di 6 milioni, se ai 3,07 milioni di disoccupati aggiungiamo i 2,99 milioni di persone che non cercano impiego, ma sono comunque disponibili a lavorare (tra questi, gli scoraggiati), oppure cercano lavoro, sì, ma non sono disponibili subito. Lo rende noto l’Istat nelle tabelle sul II trimestre 2013. Nel secondo trimestre 2013 – secondo la tabella sulle ‘forze lavoro potenziali’ – c’erano infatti 2.899.000 persone tra i 15 e i 74 anni che pur non cercando lavoro in modo attivo sarebbero state disponibili a lavorare (la percentuale è pari all’11,4% più che tripla paragonata alla media europea che invece è pari al 3,6% nel secondo trimestre 2013). A queste si aggiungono inoltre circa 99.000 persone che pur cercando non erano infatti disponibili nell’immediato a lavorare. Tra gli inattivi che non cercano pur avendo la disponibilità a lavorare, risultano quasi 1,3 milioni di persone ‘scoraggiate’, quelle che non si sono dunque attivate nella ricerca di un altro lavoro pensando di non poter trovare alcun impiego. Trovare un lavoro dunque resta una chimera in modo particolare al Sud e tra i giovani: su 3.075.000 disoccupati segnati nel secondo trimestre 2013 quasi la metà sono al Sud (1.458.000), oltre la metà invece sono giovani (1.538.000 tra i 15 e i 34 anni, 935.000, nella fascia 25-34 anni).
Per le forze di lavoro potenziali il Sud presenta ben 1.888.000 persone sui 2.998.000 inattivi occupabili potenzialmente. Restando sui più giovani sono occupabili potenzialmente nel complesso (ma inattivi) 538.000 persone tra i 15 e i 24 anni e 720.000 tra i 25 e i 34 anni con una prevalenza enorme di quelli che non cercano più. L’Istat individua nell’area della «sotto-occupazione» nel secondo trimestre 2013 650.000 persone circa, mentre oltre 2,5 milioni di persone sono occupati con un ‘part time involontario, in crescita di più di 200.000 unità paragonato allo stesso periodo del 2012.

ROMA – Datagate, in Italia 46 milioni di telefonate spiate in un mese. 124 miliardi nel mondo , Sono più di 46 milioni le telefonate che sono state intercettate in Italia e in un solo mese. Si tratta in totale di 124 miliardi di telefonate che invece sono state intercettate e anche spiate in tutto il mondo solo tra il 10 dicembre 2012 e il 10 gennaio 2013. Lo scandalo Datagate, dunque quello delle intercettazioni della National Security Agency (Nsa) prende misure a macchia di olio. Il Wall Street Journal racocnt ache he la Nsa avrebbe decretato la fine del programma di monitoraggio di 35 leader mondiali, compresa la cancelliera Angela Merkel, a seguito di un esame dell’amministrazione Obama che alla Casa Bianca ha rivelato ci fosse attività di monitoraggio. Barack Obama avrebbe trascorso quasi cinque anni – riporta il quotidiano Usa – ignorando che le sue spie stessero monitorando i leader mondiali. Una posizione differente da quella che invece riporta il quotidiano tedesco Bild secondo il quale, invece, Obama era a conoscenza di tutto. Secondo Cryptome, in Germania a essere intercettate sono state 361 milioni di telefonate, in Spagna invece 62 milioni. Pesante il bilancio delle intercettazioni anche in Francia. Parliamo di 70,2 milioni di telefonate intercettate, in Pakistan e Afghanistan, rispettivamente 12,76 e 21,98 miliardi di intercettazioni. Per gli Stati Uniti invece si parla di di 3 miliardi di telefonate.
La rivelazione di Cryptome rialzano i numeri che circolavano prima: Le Monde parlava di "70 milioni di telefonate intercettate e lo stesso Cryptome di 540 milioni di in un mese". A poche ore dalle polemiche che sono seguite alle intercettazioni telefoniche di Angela Merkel e alla manifestazione avvenuta a Washington contro i programmi di sorveglianza della Nsa. Qui il protagonista, seppur nella sua essenza era Edward Snowden, talpa del Datagate. I numeri di Cryptome concordano con quelli de El Mundo, che infatti ha raggiunto l’accordo con Glenn Greenwald, per i documenti di Snowden sullla Spagna. L’articolo di oggi è firmato, da Rio de Janeiro, da Greenwald e da un giornalista del quotidiano German Aranda. Il documento ‘Spain last 30 days’ presnta una serie di grafici: colonne per indicare flussi telefonici intercettati. A Washingtonè arrivata una delegazione di nove componenti del Parlamento europeo, arrivata negli Stati Uniti con l’obiettivo di chiedere delle spiegazioni alle autorità americane sui presunti abusi della loro intelligence. Si tratta di un’amissione in programma da tempo, ma in queste ore ha significato politico. Il capo della Nsa, Keith Alexander, non vuole incontrarli.

VATICANO

EUROPA
PORTOGALLO
LISBONA – l’autunno caldo in piazza contro l’austerity. Protestano anche le forze dell’ordine Decine di migliaia di persone hanno manifestato il 26 oct a Lisbona e in altre citta’ del Portogallo contro le politiche di austerity del governo di centrodestra. I manifestanti si sono riuniti nel centro storico della capitale e poi si sono diretti in direzione del Parlamento. Gli striscioni portati in piazza criticavano le nuove misure di rigore per rispettare i parametri imposti dalla troika Ue-Bce e Fmi in cambio di un prestito di 78 miliardi di euro.
Cortei anche a Porto (nord) e in altre decine di principali citta’ del Paese. Nelle prossime settimane sono previste nuove manifestazioni. I sindacanti hanno anche proclamato una serie di scioperi nel settore pubblico. Sindacati e partiti di opposizione sostengono che le misure di austerità decise dal governo di centrodestra di Pedro Passos Coelho siano "un fallimento" perché hanno determinato maggiore disoccupazione e poverta’, con tagli di posti e stipendi nella pubblica amministrazione e nelle pensioni. Inoltre, non avrebbero diminuito il deficit che ha raggiunto il 131,4 % del pil.
Quelle odierne sono il terzo gruppo di manifestazioni contro governo e Troika dopo quelle del 15 settembre 2012 e del 2 marzo scorso. Per novembre sono previsti diversi scioperi, dopo quello attuato ieri dai dipendenti delle Poste (anche contro la privatizzazione della societa’ pubblica CTT). L’8 sara’ la volta dei dipendenti pubblici, il 9 di quelli del settore trasporti e comunicazione.
Ma la protesta interesserà anche le forze dell’ordine e l’esercito: l’associazione nazionale dei sergenti delle forze armate ha annunciato una manifestazione di protesta per il 12 novembre a Lisbona; un’altra protesta, sempre nella capitale, e’ stata annunciata per il 25 successivo dall’Unione delle forze dell’ordine.
Il bilancio approvato dal governo prevede una manovra di 3,9 miliardi di euro, pari al 2,3% del pil necessaria – secondo Passos Coelho – per rispettare i paramenti imposti dalla Troika e che per il 2014 prevedono un disavanzo del 4%. Tra le altre misure impopolari figurano la riduzione dei salari nel pubblico impiego, l’aumento dell’età pensionabile a 66 anni, il blocco delle pensioni di reversibilità se il cumulo supera i duemila euro mensili.

GRECIA
ATENE – 28 ottobre in memoria del rifiuto di Atene verso il fascismo. PER la Grecia è stata una giornata importante durante la quale si ricorda il rifiuto storico di Ioannis Metaxas, primo ministro, all’aut aut di Benito Mussolini.
Era il 28 ottobre del 1940 quando il dittatore italiano ha fatto recapitare – attraverso l’azione del diplomatico in territorio ellenico Emanuele Grazzi – proprio ad Atene l’Ultimatum con cui si intimava il governo locale a permettere che il Regio Esercito italiano occupasse dei punti coniderati strategici in territorio nazionale greco.
Fra le intenzioni del regime di Roma c’era il prposito di ribadire l’influenza italiana in territorio balcanico dopo che la Grecia – e l’annesa da poco Albania – aveva mutato protezione e si era avvicinata alle potenze britannica e francese; ma Mussolini non aveva fatto i conti con l’orgoglio dei greci e con un “no” eventuale da parte dell’ex premier Metaxas.
Dopo il "no" dell’esecutivo ellenico, l’Italia è intervenuta militarmente con la Campagna di Grecia, andando verso una delle disfatte più clamorose della Seconda Guerra Mondiale.
Dal 1940 al 1941, quando è intervenurta la Wehrmacht tedesca per risollevare le sorti dei soldati italiani, l’Albania e la Grecia hanno subito una guerra violenta, ma ad Atene con quel "no" si è prodotta una svolta politica importante.

FRANCIA
PARIGI – Le Monde introduce i commenti ai dati Piaac sulle competenze degli adulti con una semplice frase: LE CHOC A ÉTÉ RUDE. Il 58 per cento dei francesi si colloca sotto la soglia di comprensione di testi necessaria per il pieno esercizio della cittadinanza in società complesse. Per il calcolo i non competenti arrivano al 62 per cento. Magra consolazione che le cose vadano peggio nelle due "sorelle latine", Spagna e Italia, e magra consolazione che per il calcolo la Francia superi d’un paio di punti gli Stati Uniti. Lo shock poi peggiora guardando i dati analitica-mente come ha fatto Eric Charbonnier, esperto educativo dell’Ocse, in un blogper Le Monde. Disparità e diseguaglianze tra giovani e anziani, tra classi di reddito e di istruzione appaiono in Francia più gravi che altrove. La terra dell egalité si scopre più diseguale di altre e però, prima d’altri, già corre ai ripari. Il 15 ottobre, poco dopo l’an-nuncio dei risultati Piaac, George Pau-Langevin, a capo del ministero per la riuscita educativa istituito un anno fa dal governo Hollande, ha concluso con una firma solenne la lunga elaborazione di un "patto per la riuscita educativa". Il patto coinvolge vari ministeri, enti locali, associazioni, scuole, famiglie in un progetto unitario per migliorare la cultura dell’ambiente in cui vivono scuole e alunni. E un passo nella direzione giusta se, come i dati Piaac mostrano, in questione non è solo la scuola, ma la cultura complessiva delle società. Un esempio da seguire.
FRANCIA
FOUGERES – FEMEN CONTESTA MARINE LE PEN AL MERCATO / Agguatò Femen a Marine Le Pen La leader dell’estrema destra francese, Marine Le Pen, mentre si trovava a parlare con alcuni militanti nel mercato della cittadina bretone di Fougeres, ha ricevuto la ‘sorpresa’ di una giovane che si era unita al capannello. La giovane si è levata il cappotto lasciando scoperti i seni nudi con la scritta ‘Marine, pentiti’. Sulla sua pagina twitter, il collettivo Femen francese ha ‘rivendicato’ l’azione e ha scritto messaggi come "Marine smettila con xenofobia, omofobia e odio"
PARIGI – Washington deve spiegare- Le Monde, Francia
Il 29 ottobre i responsabili dei servizi segreti statunitensi hanno offerto al congresso americano uno spettacolo interessante, valutato diversa-mente sulle due sponde dell’Atlantico. Uno dopo l’altro il generale Keith Alexander, capo della National security agency (Nsa), e James Clapper, direttore dei servizi di informazione, hanno spie-gato che il sistema di raccolta mondiale dei dati svelato dai documenti segreti divulgati da Edward Snowden faceva parte del lavoro per difendere il loro paese. Ma hanno parlato poco dell’indignazione che in questi mesi sta crescendo, in Europa e in America Latina, sulla portata di questa sorveglianza incontrollata.
In materia di intelligence il buonismo non sembra di moda. Clapper ha perfino ricordato il film Casablanca: dalla notte dei tempi il doppio gioco fa parte dello spionaggio. I documenti svelati da Snowden contengono di sicuro molte sor-prese, almeno per il grande pubblico, sul livello di cooperazione tra servizi segreti che in teoria dovrebbero essere rivali. Francia e Stati Uniti, per esempio, collaborano strettamente nella lotta al terrorismo. Ma questi aspetti non devono nascondere i problemi di fondo. Prima di tutto gli attacchi dell’11 settembre 2001 e la risposta dell’amministrazione Bush con la "guerra mondiale al terrorismo" hanno aperto un’era in cui il fine giustificava quasi tutti i mezzi. In nome della sicurez-za degli americani sono stati calpestati il controllo democratico delle attività di sicurezza e le libertà individuali. Le prigioni segrete della Cia in Europa, Guantanamo, Abu Ghraib e i droni hanno rappresentato gli eccessi più evidenti di questa politica. Lo spionaggio dell’Nsa rivelato da Snowden è un altro aspetto di questa stagione. La lotta al terrorismo giustifica il ricorso alla sorveglianza elettronica, ma non l’intercettazione del cellulare della cancelliera tedesca Angela Merkel né la raccolta indiscriminata di decine di milioni di dati privati. Inoltre se i ministri e i parlamentari statunitensi davvero non sapevano nulla di que-sti controlli, saremmo di fronte a qualcosa di incredibile. Incapace di fare davvero i conti con i metodi degli anni di Bush e del dopo 11 settembre, l’amministrazione Obama sembra aver lasciato che l’Nsa estendesse all’infinito e a sua insaputa le proprie attività.
Oggi nei confronti dei paesi stranieri interessati e in particolare delle opinioni pubbliche europee le autorità statunitensi non possono continuare a tenere questo atteggiamento disinvolto. Il "tanto lo fanno tutti" non basta più. Ormai sono diventate urgenti e indispensabili delle spiegazioni oneste e costruttive, sia a Parigi sia a Washington

ROMANIA
Battaglie ecologiste / Dopo le proteste contro la miniera d’oro di Rosia Montana, i romeni si mobilitano di nuovo per una causa ecologista. Il villaggio di Pungesti, nell’est del paese, si è sollevato contro le trivellazioni per il gas di scisto della Chevron, che dopo il blocco di alcuni camion ha sospeso le operazioni. La protesta, spiega Romania Liberà, ha coinvolto l’intera comunità, tra cui molti contadini anziani e religiosi, ed è stata sostenuta dalla chiesa ortodossa, assumendo a tratti "un carattere quasi mistico".
Di fronte alle crescenti proteste contro la politica fiscale del governo, il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha fatto marcia indietro sull’annunciato aumento di diverse imposte, a cominciare da quelle su alcuni piani di risparmio molto diffusi in Francia. Dopo le manifestazioni scoppiate negli ultimi giorni in Bretagna, il primo ministro ha anche sospeso l’introduzione dell’ecotassa, una nuova imposta ecologica sui trasporti stradali che doveva entrare in vigore il 1 gennaio, ma che, spiega Les Echos, è accusata di penalizzare le regioni periferiche.

BULGARIA
RIPRENDONO LE PROTESTE / Dopo il progressivo attenuarsi delle manifestazioni degli ultimi mesi, in Bulgaria è ripresa la protesta contro il governo socialista. A Sofia gli studenti hanno occupato l’università chiedendo le dimissioni del premier Pla-men Oresarski e diversi altri atenei sono entrati in agitazione. "Con l’energia delle proteste di piazza ormai esaurita, oggi sono gli studenti a rappresentare il nuovo motore del malcontento", scrive il quotidiano Sega.

POLONIA
Tadeusz Mazowiecki, il primo capo di governo non comunista dell’ex blocco sovietico, è morto il 28 ottobre a Varsavia. Aveva 86 anni.

RUSSIA – Georgia
COSA CAMBIA A TBILISI DOPO SAAKASVILI / Gela Vasadze, Ezednevnij Zumai, Russia / Non ci sono motivi per pensare che la politica estera e quella interna della Georgia cambie-ranno radicalmente in seguito al risultato delle elezioni presidenziali del 27 ottobre. Come previsto, con il 62,1 per cento dei voti, la presidenza è andata a Georgi Margvelasvili, il candidato del partito al governo, Sogno georgiano, guidato dal primo ministro Bidzina Ivanisvili, che da più di un anno ha saldamente nelle mani il controllo del paese. Del resto, le possibilità di vittoria per gli altri candidati erano minime. Dopo Margvelasvili, il secondo posto è stato conquistato da Davit Bakradze (21,7 per cento), candidato del Movimento nazionale unitario (Enm) dell’ex presidente Mikheil Saakasvili. Protagonista della rivoluzione delle rose del 2003, dopo due mandati da capo dello stato Saakasvili non si è potuto ricandidare. Secondo i sondaggi, l’End è favorito per il successo alle elezioni amministrative della prossima primavera. Se il voto confermerà questa previsione, il partito di Bakradze e Saakasvili non solo si consoliderà come seconda forza del paese, ma dimostrerà anche di avere la possibilità di tornare presto al potere. La leader del partito Movimento democratico-Georgia unita, Nino Burdzanadze, ha speso una somma considerevole per la campagna elettorale. Se avesse conquistato il secondo posto, in Georgia si sarebbe affermata una forza politica chiaramente fìlorussa e intenzionata a bloccare l’integrazione del paese nell’Unione europea e nella Nato, i due principali obiettivi strategici perseguiti da Saakasvili. Ma si è fermata al 10,2 per cento. Il paese, quindi, continuerà ad avere un orientamento filoccidentale. Per dieci anni in Georgia di fatto non c’è stata nessuna forza politica su posizioni dichiaratamente filorusse. Anche se Burdzanadze non parla della necessità di abbandonare la linea filoccidentale, tutti sanno perfettamente che il suo movimento guarda con grande interesse al Cremlino. Gela Vasadze è un giornalista georgiano, direttore dell ‘agenzia Black sea press

REPUBBLICA CECA
VINCONO I SOCIALDEMOCRATICI – I socialdemocratici cechi del Cssd hanno vinto le elezioni legislative anticipate che si sono concluse ieri. In serata, con il 95% delle schede scrutinate avevano ottenuto oltre il 20% delle preferenze, tallonati dai populisti del movimento Ano, secondi davanti ai comunisti del Kscm. Ano, fondato nel 2011 dal potente uomo d’affari Andrej Babis era dato a quasi il 19%, e il Kscm a oltre il 15%. Laureati anche altri quattro partiti, che hanno superato la soglia del 5%. Le elezioni erano state indette a seguito della crisi politica del precedente governo di centro-destra, guidato dal primo ministro Petr Necas. Il premier Necas si era dimesso a giugno per una serie di scandali e sull’onda delle proteste per le misure di austerità adottate dal suo governo e ora bocciate dalle urne. Ora l’incarico di formare il nuovo governo dovrebbe essere affidato al leader del partito più forte della Camera bassa del Parlamento ceco

ROMANIA
BUCAREST. Sgomberati 35 ragazzi che vivevano nelle fogne come topi . E’ accaduto a Bucarest. Le forze dell’ordine sono intervenute questa mattina per sgomberare il canale fognario della stazione Nord, rifugio di ragazzi di strada della città. I 35 ragazzi di strada sono stati poi condotti nella sede della Polizia del Settore 3 della città. qui gli sono state rilevate le impronte digitali e gli hanno scattato fotografie segnaletiche. Nei canali sono stati trovati vari oggetti: televisori, biciclette ma anche armi ad aria compressa senza munizioni. «Purtroppo – ha dichiarato all’Ansa Franco Aloisio, il presidente di Parada, l’ong italiana che si occupa dal 1997 del fenomeno dei ragazzi di strada di Bucarest – si è scelto di risolvere con la forza un problema di ordine sociale, senza pensare ad un’alternativa, ad una politica di integrazione, ad una collaborazione con i servizi sociali. Li hanno sfrattati dalla stazione, andranno ad infilarsi in qualche altro canale ed il problema non sarà nemmeno lontanamente risolto». http://www.repubblica.it/cronaca/2013/10/25/news/…

SPAGNA
MADRID – "VENDO RENE PER PAGARE IL MUTUO" La disperazione non ha ancora raggiunto il fondo. Vendo mi riñón para pagar la hipoteca”. (Vendo rene per pagare il mutuo), è la frase shock di alcuni disoccupati spagnoli che si lanciano su internet con nuovi messaggi drammatici, fotografia della crisi e della disperazione di oggi.
Questa volta a far parlare è la tragedia che vede come protagonista Remedios, donna di Malaga, oggi separata, con due bambini di 9 e 5 anni, che ha un sussidio di 426 euro al mese, ma 350 dei quali le servono per pagare la rata del mutuo e un prestito di 5mila euro, che ha dovuto contrarre per evitare lo sfratto.
Da questa condizione, evidentemente, Remedios, ha deciso di reagire raccontando su internet la decisione di vendere un organo “non per meno di 30 o 40 mila euro”. Il messaggio della donna, non solo ha fatto il giro del web, ma è finito sulle prime pagine dei quotidiani. Fino a qualche ore fa, sul portale Milanuncios.com, si trovavano messaggi molto simili. Negli ultimi tre mesi se ne contavano una quindicina, postati da persone intenzionate a “vendere” o anche a “donare” un rene ricevendo in cambio aiuti economici. Protagonisti anche giovani di vent’anni o uomini con bisogno di contanti per mettere su un’attività, o anche ultra cinquantenni senza lavoro o uomini indebitati con le banche.
“Non fumatore né bevitore, senza alcun tipo di malattia”, hanno scritti in molti per tranquillizzare, evidentemente, gli utenti del web, possibili acquirenti. Un uomo chiedeva 30mila euro per vendere un suo rene e 60mila euro per un pezzo di fegato. La maggior parte degli annunci online comunque non specificavano il prezzo della vendita degli organi. Ma Rubén non avrebbe voluto per meno di 30mila euro. Anche lui, di 31 anni aveva scritto su Milanuncios.com. “Non ho casa. Un giorno dormo sotto un tetto, se riesco, e il giorno dopo per strada”, racconta. Dice di essere disoccupato da due anni, di avere una compagna e una bambina piccola, motivo per cui ha pensato di vendersi “un rene, il fegato o la qualunque”. Assicura i lettori di essere in possesso della licenza di idraulico e di essere installatore di impianti termici e di aver lavorato come libero professionista, ma ha anche aggiunto che non riesce più a trovare occupazione. Per Remedios forse un lieto fine: farà un colloquio di lavoro presso un negozio di materassi di Malaga. Per gli altri nessuna buona notizia.
MADRID – Xenofobi uniti El Pais / Per come vanno le cose in Europa, non ci sarà bisogno che i partiti xenofobi facciano nuovi adepti per riempire il parlamento europeo di deputati intransigenti ed euroscettici. I partiti tradizionali hanno già cominciato ad abbracciare certe idee per non perdere voti. Al ministro francese dell’interno, il socialista Manuel Valls, oggi si unisce il governo britannico. I paladini della lotta contro gli immigrati irregolari sono i tories di David Cameron, ma liberali e laburisti tacciono e acconsentono. Il Regno Unito, un paese da sempre aperto e multiculturale, prepara una legge per creare un "ambiente ostile" agli immigrati irregolari, e promette di trasformare il paese in uno stato di polizia con muri insormontabili. Il progetto del ministro dell’interno Theresa May è stare con il fiato sul collo degli immigrati, al punto da spingerli a lasciare il paese. Per questo, prima di visitare i pazienti, il medico dovrà assicurarsi che il loro permesso sia in regola; il proprietario di un appartamento dovrà chiedere i documenti prima di affittare una casa; il sacerdote dovrà controllare l’identità prima di sposare uno straniero; e le banche non potranno aprire un conto a chi non ha il permesso di soggiorno. Sono alcune delle idee del governo di Cameron per evitare che gli immigrati accedano a tutto ciò di cui potrebbero avere bisogno.
Insomma, i britannici si uniscono all’ondata xenofoba europea, uno tsunami che neanche i naufragi di Lampedusa hanno frenato, e che ha conseguenze politiche incerte. I progressi annunciati dai partiti estremisti britannici Ukip e National front alle elezioni europee non serviranno più a misurare l’intolleranza, saranno solo una minaccia per i politici dei partiti tradizionali, scalzati dai loro seggi. E la cosa più grave è che i politici sembrano preoccupati solo di questo

AFRICA & MEDIO ORIENTE
PALESTINA
UN FILM DELUDENTE / Da Ramallah Amira Hass / Seguendo i consigli di un amico sono andata a vedere il pluripremiato film israeliano Bethlehem. Racconta la storia di un agente dei servizi segreti israeliani e del complicato rapporto con un giovane informatore palestinese. Il ragazzo è il fratello di un leader delle Brigate Al Aqsa a Betlemme durante la seconda intifada. Molti critici israeliani hanno elogiato il film definendolo una brillante opera di finzione con un tocco documentaristico. Le sale che lo proiettano sono sempre piene. Tutto questo clamore mi ha insospettita, ma se non fosse stato per il mio amico, un attivista contro l’occupazione, non sarei andata a verificare i miei dubbi. Non sono in grado di giudicare l’attendibilità delle scene che descrivono l’attività dei servizi segreti. Il film allude solo una volta all’uso della tortura e il centro dello Shin Bet appare come un luogo di lavoro piacevole. Posso però confermare che le scene che descrivono la rabbia dei palestinesi armati sono verosimili. Ma allora perché sono andata via dal cinema infuriata? La colpa è della totale decontestualizzazione. Si capisce che il periodo è quello della seconda intifada perché si vede un attentato suicida, ma non c’è altro. Osserviamo una normale vita cittadina che improvvisamente degenera nella violenza. Così i palestinesi armati risultano crudeli, stupidi e corrotti. Proprio come li considera l’israeliano medio, e questo gli permette di non sentirsi responsabile per la brutalità che Israele impone ai palestinesi.

SIRIA
II 30 ottobre l’inviato dell’Onu, Lakhdar Brahimi, ha incontrato a Damasco il presidente Bashar al Assad in vista della conferenza Ginevra II.

TUNISIA
II 30 ottobre un uomo si è fatto esplodere a Susa. Un altro attentato è stato sventato vicino alla tomba di Habib Bourguiba a Monastir.

ISRAELE/PALESTINA
GERUSALEMME – Netanyahu ai suoi ministri: ancora più colonie di Michele Giorgio / Prigionieri politici in cambio di altre case nelle colonie israeliane. Sarà questo l’accordo che con ogni probabilità il premier israeliano Netanyahu raggiungerà oggi con i ministri più radicali del suo governo di destra. Ministri che da settimane contestano la prevista scarcerazione di altri 26 dei 104 detenuti palestinesi che Israele ha accettato di liberare nel quadro delle intese per la ripresa dei negoziati bilaterali. I giornali israeliani scrivono da giorni di questo scambio che serve a placare la rabbia degli oltranzisti, a danno dei palestinesi. Ieri i dirigenti dell’Autorità nazionale (Anp) hanno smentito di aver dato il loro consenso a questo compromesso. «Fare ciò significa creare una situazione pericolosa che non accetteremo mai», ha detto Yasser Abed Rabbo, il segretario generale dell’Olp. In ogni caso i palestinesi sono impotenti, non hanno alcun modo per impedire questa intesa decisa tutta in casa israeliana. Già lo scorso 14 agosto, al momento della liberazione dei primi 26 prigionieri politici, il governo israeliano aveva dato un colpo di acceleratore alla colonizzazione dei Territori, con l’autorizzazione alla costruzione di 942 alloggi a Gerusalemme Est. Anche in quella occasione, come ora, il ministro israeliano dell’edilizia Uri Ariel era emerso, assieme al collega Naftali Bennett, come uno dei più accaniti oppositori del rilascio dei detenuti. Ariel ha lasciato capire che questa volta a beneficiare del compromesso raggiunto all’interno del governo potrebbero essere i coloni di Hebron, la città palestinese divisa in due settori, H1 e H2 (sulla base di un accordo firmato del 1997 da Netanyahu e l’ex presidente palestinese Yasser Arafat), dove poche centinaia di coloni vivono insediati tra migliaia di palestinesi. Il premier stesso nei giorni scorsi ha esaltato la presenza e l’importanza per Israele della presenza dei coloni a Hebron. Da quando il presidente dell’Anp Abu Mazen, alla fine di novembre del 2012 ha ottenuto il voto favorevole all’ingresso dello Stato di Palestina nell’Onu come Stato non membro, sulla Cisgiordania e Gerusalemme Est si è abbattuta una colata di cemento. Nei primi sei mesi del 2013 i progetti edili nelle colonie israeliane sono cresciuti del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Intanto una delegazione ufficiale dell’Europarlamento in missione per ragioni umanitarie nei Territori occupati si è vista rifiutare l’ingresso a Gaza dalle autorità israeliane, perchè la visita avrebbe «rafforzato il movimento islamico Hamas» (che governa Gaza). La delegazione dell’Ue aveva in programma visite a scuole, ospedali, sedi dell’Onu, centri di distribuzione alimentare e riabilitazione sociale e sportiva. Secondo Margret Auken, membro danese della delegazione, la ragione vera per la quale il governo Netanyahu ha bloccato la missione non sarebbe legata ad Hamas, bensì alla volontà di Israele di punire l’Unione europea che di recente ha approvato direttive che vietano ai paesi membri di fare affari o finanziare organismi israeliani che si trovano al di fuori del territorio dello Stato ebraico e al di là della cosiddetta Linea Verde del 1967: Cisgiordania, Gerusalemme Est, Gaza e le Alture del Golan, territori occupati e mai riconosciuti come parte di Israele dal diritto internazionale. Contro queste direttive Israele ha lungamente protestato sostenendo che l’Europa intende già tracciare i confini futuri tra lo Stato ebraico e quello palestinese – e dietro le quinte della diplomazia ufficiale lavora per farle revocare.
EGITTO
II 4 novembre comincerà al Cairo il processo al presidente deposto Mohamed Morsi, accusato di istigazione all’omicidio. I tre giudici si sono autosospesi per motivi di coscienza. Israele-Palestina II 30 ottobre il governo israeliano ha liberato 26 prigionieri palestinesi. Poche ore dopo ha approvato la costruzione di 1.500 alloggi a Gerusalemme Est.

TURCHIA
II 29 ottobre è stato inaugurato a Istanbul il Marma-ray, il primo tunnel ferroviario sotto il Bosforo. L’intero tunnel è lungo 14 chilometri, la parte sottomarina 1.400 metri.

IRAN
LE IMPICCAGIONI NON SI FERMANO / Dopo l’attacco in cui sono rimaste uccise 14 guardie di frontiera nella provincia del Sistan-Belucistan, al confine pachistano, le autorità iraniane hanno ordinato, in forma di rappresaglia, l’impiccagione di 16 beluci del gruppo ribelle sunnita Jayshuladi, che rivendica legami con Al Qaeda. Nonostante le speranze riposte nel nuovo presidente Hassan Rohani, la pena capitale resta un mezzo d’intimidazione molto usato, e non solo in Belucistan: secondo il sito Rooz, sono stati impiccati anche dei militanti curdi. Questi abusi dei diritti umani s’iscrivono in un contesto più ampio di regressione delle libertà in Iran, dove è stata vietata la pubblicazione del quotidiano riformista Bahar.

RDC
OFFENSIVA NELL’EST / Dopo vari tentativi di dialogo falliti, il 25 ottobre l’esercito di Kinshasa e i caschi blu dell’Onu hanno lanciato un’offensiva contro i ribelli del movimento M23 nell’est della Repubblica Democratica del Congo, riprendendo il controllo di varie città. Ora, scrive il quotidiano Le Pays, bisogna vedere come reagirà il Ruanda, presunto sostenitore dei ribelli. Rigali ha minacciato "attacchi chirurgici" se i combattimenti toccheranno il suo territorio.

SUD AFRICA
Mail & Guardian, Sudafrica / L’azienda britannica G4S, la prima fornitrice di servizi di sicurezza al mondo, è finita sotto accusa per il modo in cui ha gestito il carcere di Mangaung, che ospita tremila persone ed è uno dei più pericolosi del Sudafrica. Il 9 ottobre 2013 il governo ha ripreso il controllo del penitenziario dopo aver stabilito che G4S aveva perso il controllo della situazione, vista la lunga serie di risse, scioperi e accoltellamenti avvenuti nel carcere. La situazione nella prigione di Mangaung è stata denunciata da una giornalista del Wits justice project che ha condotto un’inchiesta durata un anno tra i detenuti, le guardie e il personale dell’amministrazione penitenziaria. Secondo le prove raccolte, almeno trenta carcerati hanno subito l’elettroshock, sono stati picchiati e costretti ad assumere psicofarmaci, anche se non gli erano stati prescritti. I detenuti hanno raccontato che quando le guardie non riuscivano a gestire la situazione interveniva una squadra di emergenza, composta da 16 uomini chiamati "ninja" o "zulu", considerati i responsabili degli abusi più gravi. La G4S respinge le accuse e ha attribuito le violenze a una controversia di lavoro.

NIGER
Trentacinque migranti nigerini diretti in Algeria sono morti di sete il 28 ottobre mentre attraversavano il deserto. Quattro ostaggi francesi di Al Qaeda nel Maghreb islamico, rapiti nel 2010, sono stati liberati il 29 ottobre.
NIGERIA
II 24 ottobre l’esercito ha ucciso 95 ribelli di Boko ha-ram in un raid nello stato di Borno.

ASIA & PACIFICO
FILIPPINE
Marikina /MANILA – 21.000 mamme in piazza contro il divieto di allattare in pubblico i figli / Nelle Filippine oggi è vietato per le donne l’allattamento in pubblico. Sono 21mila le mamme che si sono attivate per protestare contro questo divieto. Si sono ritrovate così per una poppata mega di gruppo e hanno cercato di battere in questo modo anche un record mondiale. Le mamme filippine si sono riunite mostrando i loro figli, in un raduno organizzato dal gruppo “Allattamento al seno Filippine”, proprio per la necessità di rivendicare il diritto di allattare in pubblico in libertà senza sentirsi costrette o invitate a “nascondersi” in bagno. L’associazione lamenta in fatti che mostrare il seno sia nei film quanto nelle campagne pubblicitarie di biancheria intima sia considerato dunque normale, non farlo per far mangiare un bambino: 21mila mamme hanno partecipato all’iniziativa in tutte le Filippine, circa 500 nel centro congressi di Marikina, a est della capitale. Gli organizzatori si schierano contro la lobby delle compagnie. contro quelle che producono alimenti per bambini, puntando a cambiare il Milk Code, una legge del 1986 che vieta di pubblicizzare il latte artificiale per i bambini sotto i due anni.

CINA
PECHINO – ATTENTATO A TIANANMEN / Il 28 ottobre un suv lanciato sulla folla in piazza Tiananmen a Pechino si è schiantato e ha preso fuoco davanti alla Città proibita, uccidendo cinque persone (i tre passeggeri e due turisti) e ferendone 38. Due giorni dopo la televisione di stato Cctv ha annunciato l’arresto di cinque sospettati per quello che per la prima volta la polizia ha chiamato un "attentato terroristico". Le indagini si stanno con-centrando sulla pista del separatismo uiguro. I sospettati so-no in gran parte originari dello Xinjiang, la regione della Cina occidentale abitata da una popolazione turcofona e musulmana, cruciale per le mire cinesi verso l’Asia centrale e ricca di materie prime. L’attacco è stato compiuto a meno di due settimane dalla sessione plenaria del comitato centrale del Partito comunista, che si terrà dal 9 al 12 novembre. Negli ultimi mesi lo Xinjiang è stato teatro di diversi scontri con decine di morti. Almeno 139 persone so-no state arrestate con l’accusa di essere legate al terrorismo islamico. Secondo The Diplo-mat, le modalità dell’attacco ri¬cordano quelle usate dai gruppi legati ad Al Qaeda. Le associazioni di uiguri in esilio, scrive il South China Morning Post, ora si aspettano una nuova ondata repressiva nella regione, già attraversata da tensioni sociali con la popolazione uigura, estromessa dalla gestione dello sviluppo locale.
CINA
II 25 OTTOBRE UN TRIBUNALE DELLO SHANDONG HA CONFERMATO IN APPELLO LA CONDANNA ALL’ERGA-STOLO DELL’EX dirigente comuni-sta Bo Xilai per corruzione e abuso di potere.
Il quotidiano cinese Xinkuaibao è stato co-stretto il 27 ottobre a presentare le sue scuse in prima pagina per aver difeso il giornalista Chen Yongzhou, arrestato per un articolo critico verso un’azienda

TAGIKISTAN
SENZA OPPOSIZIONE / Il 6 novembre il Tagikistan andrà alle urne per eleggere un nuovo presidente. Ma la competizione elettorale si è fatta molto meno interessante da quando l’unica vera candidata dell’op-posizione si è ritirata, scrive Eurasia.net. Oynihol Bobonazarova (nella foto), attivista per i diritti umani, ha denunciato le autorità per averle impedito di raccogliere le firme necessarie a presentare la sua candidatura. Bobonazarova doveva essere la candidata dell’Unione delle for-ze riformiste, ma la polizia ha interferito nella sua campagna elettorale e ha minacciato i suoi sostenitori che cercavano di raccogliere le firme. I candidati registrati – oltre al presidente Emomali Rahmon che corre per il quarto mandato – sono sei, tutti esponenti dei finti partiti dell’opposizione, creati per dare una parvenza di pluralismo agli occhi del resto del mondo. Il risultato del voto è noto, scrive Eurasia.net. Quindi non si capisce cosa temano le autorità.

INDIA
LE LATRINE PRIMA DI TUTTO / Outlook, India/ Il problema più urgente dell’India sembra finalmente entrato nella campagna elettorale, scrive Outlook. Narendra Modi, il candidato del Bjp alle presidenziali del 2014, ha sostituito il suo motto "India first" (l’India prima di tutto) con "Toilet first" (le latrine prima di tutto): "È triste che le nostre madri e sorelle debbano defecare all’aperto. I villaggi sono disseminati di centinaia di migliaia di templi ma non hanno bagni". Sei mesi fa il ministro dell’unione Jairam Ramesh, fino all’ottobre 2012 a capo del dipartimento dell’acqua e della sanità, aveva detto più o meno la stessa cosa. Cioè che il 64 per cento degli indiani fa ancora i suoi bisogni all’aperto, che questa è la prima causa di contaminazione del cibo e costa allo stato 54 miliardi di dollari all’anno in morti premature, trattamento dei malati, tempo e produttività sprecate e mancate entrate derivate dal turismo. Con i due principali partiti miracolosamente d’accordo sulla questione, sembrava arrivato il momento di affrontarla. Ma è ricominciato il solito teatrino di accuse reciproche, oscurando un problema che ancora una volta il paese non vuole guardare in faccia.
INDIA
BOMBE AL COMIZIO / Sei esplosioni hanno colpito il 27 ottobre un comizio di Narendra Modi, candidato alle presidenziali del 2014 per il Bjp, il principale partito all’opposizione. Le esplosioni, di bassa intensità perché originate da ordigni rudimentali, probabilmente dovevano servire a creare il panico e provocare una strage. Gli organizzatori, però, hanno scelto di non diffondere la notizia delle esplosioni. Sette persone sono morte e un centi-naio è rimasto ferito, scrive Te-helka. Le esplosioni sono av-venute poco prima che Modi parlasse alla folla. Non c’è stata nessuna rivendicazione, ma uno dei due uomini arrestati sul posto ha rivelato di essere stato istruito dai Mujahidin indiani, un gruppo terroristico islamista.

BANGLADESH
II 27 ottobre cin-que persone sono morte negli scontri scoppiati durante uno sciopero generale proclamato dal Partito nazionalista del Bangladesh (Bnp, opposizione).

AMERICA CENTROMERIDIONALE
BRASILE
S.PAULO – Protesta popolare per i trasporti gratuiti degenera in scontri – Protesta popolare in Brasile a favore della gratuità dei trasporti. L’iniziativa è stata organizzata dal Movimento studentesco Passe Livre (MPL), lo stesso che ha dato il via alle oceaniche manifestazioni di piazza del giugno scorso in tutto il Paese sudamericano. Da settimane sono sempre più numerose in Brasile le manifestazioni di protesta: un milione di persone sono scese in piazza per denunciare le spese sontuose per l’organizzazione del Mondiale di calcio del 2014 e la corruzione delle autorità e per esigere un miglioramento del sistema sanitario e dell’istruzione nazionale. Come già in altre occasioni, anche questa iniziativa è terminata con scontri con la polizia e arresti (78 persone sono state condotte ai commissariati). Iniziata pacificamente davanti al Teatro municipale, la camminata è poi sfociata nel caos. La polizia è intervenuta in assetto antisommossa ed ha utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Alcuni dimostranti hanno fatto irruzione in una stazione di autobus, nella zona centrale della megalopoli, e vari mezzi sono stati depredati e dati alle fiamme. Nell’occasione, un militare è stato aggredito e la sua pistola di ordinanza rubata. L’ufficiale della polizia militare brasiliana ha rischiato il linciaggio, Il quotidiano ‘Folha de S. Paulo’ ha pubblicato foto in cui si vede il colonnello, Reynaldo-Simoes Rossi, circondato da un gruppo di giovani. In una delle immagini si nota l’uomo mentre viene colpito alla testa con una placca di metallo da un giovane con il volto coperto. Per salvarlo dall’azione dei teppisti è dovuto intervenire un collega, in borghese, che ha minacciato la folla con l’arma in pugno. Il militare – è stato reso noto – ha riportato ferite al volto e la lussazione di una clavicola. Anche la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha condannato l’episodio, definendo l’aggressione una ”barbarie antidemocratica”.
BRASILE
II 25 ottobre 78 persone sono state arrestate dopo essersi scontrate con la polizia durante una manifestazione per la gratuità dei trasporti a Sào Paulo.

ARGENTINA
BUENOS AIRES – Duro colpo per il Clarìn / Il 29 ottobre la corte suprema dell’Argentina ha stabilito che la Ley de medios, approvata nel 2009, è costituzionale. In base alla norma il Clarin, principale monopolio dell’informazione nel paese, dovrà disfarsi di parte delle sue proprietà. Scrive Hora- cio Verbitsky su Pàgina 12: "La legge è stata promulgata per assicurare la pluralità dell’informazione. Ma anche così il Clarin continuerà a essere il gruppo egemonico". Secondo Graciela Mochkofsky, del Puercoespin, "la lunga relazione tra il Clarin e il potere è finita".
BUENOS AIRES – ELEZIONI IN ARGENTINA, UNA PLATEALE MEZZA VITTORIA. «Non è successo niente. Siamo ancora il maggior partito argentino e controlliamo il Parlamento», ha detto Juliana Di Tullio, la prima esponente del gruppo di Cristina Kirchner a parlare, quando le proiezioni sul voto legislativo che avrebbe rinnovato metà della Camera e un terzo del Senato, già profilavano una sconfitta. Il Frente para la Victoria (FpV) stava per essere battuto in tutti i principali collegi del Paese e qualcuno doveva metterci la faccia e mostrare la metà piena del bicchiere, anche a costo di sembrare una mamma che consola un bimbo in lacrime, per essere caduto e aver rotto un vaso con dentro 4 milioni di voti.
Meno di 10 minuti dopo e una trentina di chilometri più a nord, nel bunker elettorale del candidato del centrodestra peronista Sergio Massa, intanto, suonavano gli AC/DC. Le macchine d’avanspettacolo nascoste nel soffitto liberavano una pioggia di coriandoli coi colori di campagna e questa vecchia conoscenza del gabinetto Kirchner (di cui fu capo dei ministri) saliva sul palco travestito da uomo nuovo dell’opposizione e festeggiava come se fosse appena diventato presidente.
Con quasi il 44% delle preferenze, Massa aveva staccato di 12 punti il cavallo di Cristina, Martin Insaurralde (32,1%), e incassava una vittoria plateale nella provincia di Buenos Aires, dove vota un terzo degli elettori argentini. Tuttavia, il successo che egli si attribuisce e che ora gli attribuiscono anche i giornali di tutto il mondo, deve essere ridimensionato, se si tiene conto che, oltre alla letteratura d’anticipazione, in Argentina esiste anche una Costituzione.
Con i 3 milioni 776 mila voti appena conquistati, su un registro totale da 30 milioni, Massa ottiene 16 deputati (e nessun senatore) che siederanno accanto ad altri peronisti di destra, variegati e recalcitranti, ma probabilmente disposti ad allinearsi con lui nelle votazioni centrali. In tutto, fanno un gruppo da 38 deputati, in un arco da 257 seggi, che si chiama nel gergo politico locale Peronismo d’Opposizione (PO). Col Senato, dove sono 7 su 72, il PO diventa il terzo peso legislativo, perdendo 3 scranni alla camera bassa e uno in quella alta. La prima forza è il centrosinistra peronista e kirchnerista che, accomodando 132 rappresentanti (se ne giocava 47 e ne ha ottenuti 47) e 39 senatori, può creare da solo il quorum per aprire le sessioni di dibattito su una legge. Alla luce del presente, il vero campione di giornata non è Massa, che promette successi, ma ha appena iniziato il suo percorso. Non è il kirchnerismo, che tiene le posizioni ma perde consensi, e non lo è nemmeno la coalizione progressista, riformista e moderata di Unen, che pure con 61 onorevoli e 19 senatori resta la seconda forza nazionale. A vincere è il neoliberalismo puro del Pro, che fa capo al sindaco di Buenos Aires, Mauricio Macri, e che sta costruendo da almeno 6 anni un consenso appena dimostratosi capace di uscire dai confini cittadini. Oggi, ha un gruppo di 21 deputati (se ne giocava 9 e ne ha conquistati 16) e addirittura ha inserito anche 3 senatori. Con una storia simile e opposta per ideologia, c’è la coalizione operaista e studentesca del Frente de Izquierda, un ombrello per la cosiddetta sinistra di base che ha ottenuto un milione e 300 mila voti, facendo capolino nei collegi delle filiere industriali fuori Buenos Aires, come nei distretti remoti, indigeni e sottoproletari del nord argentino. Il 5,8% che ha appena ottenuto in tutto il Paese, gli dà il benvenuto al congresso con 3 rappresentanti. Questi, finora, i fatti. In merito al futuro, si può dire che Sergio Massa e il suo Frente Renovador hanno ottenuto la legittimazione elettorale che cercavano, per andare ora a bussare alla porta di tutti i peronismi non kirchneristi e iniziare a costruire una coalizione anti-governativa, che sia in grado di attirare la defezione di quanti più colonnelli di Cristina possibile e sfidare il suo partito nelle presidenziali 2015. La forza che Massa deve ancora riuscire a creare, avrebbe oggi il 23,8% dei voti, contro 32,2% del kirchnerismo. D’altra parte, il partito di governo mantiene un peso enorme, ma mostra anche sintomi preoccupanti. Nonostante i successi in campo economico e sociale, perde paurosamente voti. L’appoggio che riceve dai lavoratori non è più unitario e forse nemmeno maggioritario. Il ceto medio ha difficoltà a risparmiare, le grandi imprese hanno perso entusiasmo e i funzionari pubblici sfoggiano una vocazione nazionale e popolare che nei fatti si scontra con stili di vita lussuosi e privilegiati. Nell’ottobre del 2013, il politico preferito dagli argentini è ancora Cristina Kirchner, ma la presidente è convalescente da quasi due mesi e sul suo imminente rientro in carica ci sono molte promesse e poche certezze. Dalla sua salute e dalla sua volontà, dipende certo il futuro politico argentino molto più di quanto non dipenda da Sergio Massa o da chicchessia.

CUBA
GIUSTIZIA PER DANIEL ZAMUDIO. / Il 28 ottobre un tribunale di Santiago ha condannato all’ergastolo Pa- tricio Ahumada (nella foto), giudicato colpevole della morte di Daniel Zamudio, un ragazzo gay di 24 anni assalito nel marzo del 2012 in un parco della città e morto venti giorni dopo in ospedale. Altri tre uomini sono stati condannati a scontare dai sette ai quindici anni di carcere. La difesa ha dieci giorni di tempo per presentare ricorso.

COLOMBIA
Lo sfidante di Santos / "Sarà Oscar Ivan Zuluaga (nella foto), sostenuto dall’ex presi-dente Alvaro Uribe, a sfidare Juan Manuel Santos nel 2014", scrive Semana. Il candidato inizialmente favorito, il giornalista e cugino del presidente Francisco Santos, è stato sconfitto. "La votazione interna al partito", sostiene El Pais, "avrebbe avuto un altro esito se si fossero tenute le primarie". Intanto il 24 ottobre il senato ha approvato un progetto di legge che permetterà ai colombiani, lo stesso giorno delle elezioni, di decidere in un referendum se approvare o meno gli eventuali accordi raggiunti tra il governo e la guerriglia delle Farc.
MESSICO
Tre persone sono morte e 38 sono rimaste ferite il 24 ottobre nell’esplosione di una caldaia in una fabbrica statunitense di dolciumi a Ciudad Juárez, nel nord del

AMERICA SETTENTRIONALE
USA/ITALIA
SAPETE COS’E’ IL TTIP? Un effetto collaterale delle intercettazioni degli USA è stato che i governanti europei hanno minacciato di bloccare il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). Noi abbiamo salutato positivamente questa notizia perché siamo totalmente contrari a questo trattato. Molti italiani hanno sentito parlare per la prima volta del TTIP in questa occasione. In realtà il via libera al TTIP era stato dato il 14 giugno dai governanti europei (Letta compreso) e vi è stato un primo round di negoziati a Washington che si sono conclusi il 12 luglio scorso. All’inizio di ottobre doveva esserci il secondo round di negoziati a Bruxelles, ma è saltato grazie alla serrata dello stato statunitense dovuto al braccio di ferro tra Obama e Repubblicani sul debito pubblico. Adesso c’è il problema intercettazioni ed è una occasione per far conoscere i contenuti del TTIP in modo da favorire una maturazione dell’opinione pubblica in senso avverso al trattato.
ALCUNE INFORMAZIONI LE POTETE TROVARE QUI: LA GRANDE TRUFFA DELLA NATO ECONOMICA, IL TTIP (I) – Paolo Ferrero – Il Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/19/grande-truffa-della-nato-economica-ttip/660768/
e qui:
LA GRANDE TRUFFA DELLA NATO ECONOMICA, IL TTIP (II) – Il Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/24/grande-truffa-della-nato-economica-ttip-ii/665282/
Per dare un’idea della gravità del TTIP, in materia di ambiente, la Commissione Europea – che è impegnatissima a farlo passare – afferma: "Anche se sono previste molte liberalizzazioni, si prevede solo un aumento molto limitato delle emissioni globali di CO2. Essa suggerisce inoltre che gli altri effetti collaterali negativi possibili di un TTIP – come l’aumento dei rifiuti, la biodiversità ridotta, e maggior sfruttamento delle risorse naturali – sarà ampiamente compensato dai benefici di un aumento degli scambi di beni e servizi ambientali". SIC!

USA-RUSSIA
LA GUERRA SENZA REGOLE DEGLI 007 / I sospetti che ora si indirizzano sulla Russia di Vladimir Putin per le chiavette-spia del G20 si accompagnano all’ipotesi che qualcosa sia saltato nei delicati equilibri che regolano la convivenza fra servizi segreti, innescando un domino di rivelazioni che – a prescindere dalla loro fondatezza – sono destinate a moltiplicare le fibrillazioni internazionali. Ciò che viene meno è una delle regole più antiche delle relazioni fra potenze: ci si spia senza dirlo e le guerre di intelligence avvengono lontano dai riflettori. Se il crollo del Muro di Berlino ha portato ad un mondo multipolare dove ogni nazione può ambire ad essere decisiva, le rivelazioni di Snowden hanno rotto il tacito equilibrio fra i maggiori servizi di intelligence dando vita ad una sorta di Far West delle spie che si consuma in maniera plateale sulle prime pagine di siti Internet e quotidiani.
Ciò che colpisce è come le vittime più ambite in questo Far West sono i leader di governo. Se il capo della commissione «HOMELAND SECURITY» della Camera dei Rappresentanti, Pete King, difende le intercettazioni dei leader stranieri considerandole «intelligence di grande valore» le an-tenne di ascolto che L militari cinesi posizionarono davanti all’hotel di Pe-chino che ospitava George W. Bush nel 2008 confermano come gli inquilini della Casa Bianca siano spesso soggetti a simili attenzioni. Il motivo è che le parole del leader sono una finestra non solo sulle in-formazioni in possesso del suo Paese ma anche sulle sue intenzioni immediate. Conoscerle consente di avvantaggiarsi in battaglie, politiche o economiche, che possono svolgersi nei consessi internazionali più diversi: dalle dispute commerciali in seno al «Wto» a quelle sull’unione bancaria a Bruxelles, fino alle liti sulla Siria nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’intelligence è così diventata lo strumento di un duello sempre più personale fra i leader delle diverse potenze: determinati a conoscere cosa pensa il rivale per poterlo anticipare, beffare. Se la sfida dello spionaggio accompagna i maggiori eventi internazionali diventano più comprensibili le esitazioni dell’amministrazione Obama nel fronteggiare le irate proteste dei leader alleati perché chiedono all’America di compiere dei passi indietro mentre gli avversari restano agguerriti.
A differenza dei leader di Cina e Russia, Obama ha però un’opinione pubblica interna a cui deve rispondere e ciò spiega la scelta di anticipare i tempi della riforma dell’intelligence elettronica, affidandone la redazione ad una commissione di cinque saggi che dovrà presentare i risultati entro il 15 dicembre. La loro missione non potrebbe essere più difficile: rimodellare la più segreta arma elettronica degli Stati Uniti per proteggere la privacy dei cittadini e rimettere sui binari le relazioni con i più importanti alleati. Ma prescindere da quale sarà il risultato non è difficile indovinare che il Far West degli 007 continuerà. Almeno fino a quando il caso-Snowden non verrà risolto, portando alla creazione di nuovi equilibri fra i maggiori servizi di intelligence.

USA-CUBA
Un altro NO all’embargo BLOQUEOCUBA2012 / 188 voti a favore, 2 contro, 3 astenuti. Votazione da record ieri alle Nazioni unite, per chiedere l’abolizione dell’embargo degli Stati Uniti contro Cuba. Contro la fine del «bloqueo» si sono espressi solo gli Stati Uniti e Israele. Il voto dell’Assemblea Generale sull’embargo a Cuba si tiene ogni anno da 21 anni, come un rituale al quale non seguono mai i fatti. Però il fronte dei paesi critici nei confronti delle misure restrittive che gli Usa mantengono ormai da oltre 50 anni cresce di anno in anno e stavolta la novità è rappresentata dal numero dei «sì». Il progetto di risoluzione che è stato sottoposto all’Assemblea richiama all’eliminazione delle sanzioni che danneggiano enormemente l’economia dell’isola, con effetti sociali devastanti in settori come quello della salute e dell’educazione. Oltre 40 capi di stato si sono espressi sulla necessità di eliminare l’embargo, definendolo una forma di «genocidio» e una «reliquia della guerra fredda».
STATIUNITI
LA PROMESSA DE BIASIO / New York Magazine, Stati Uniti / È già considerato il vincitore delle elezioni a sindaco di New York del 5 novembre. Il 26 ottobre ha ricevuto il sostegno del New York Times. Bill De Biasio, che si è conquistato le simpatie dei newyorchesi anche grazie alla sua fotogenica famiglia – moglie afroamericana, una figlia di 18 anni e un figlio di 16 – potrebbe ottenere un vantaggio di proporzioni storiche sul suo rivale, il repubblicano Joseph J. Lhota. Nella sua campagna elettorale ha puntato su lotta alle disuguaglianze, miglioramento dell’istruzione pubblica, maggiore sorveglianza dell’operato della polizia e nuovi alloggi. "De Biasio crede negli ideali che sono alla base della sua retorica", scrive New York Magazine. "Ma nel corso della sua carriera politica – prima come consigliere municipale, poi come difensore civico di New York – si è dimostrato molto abile a fare compromessi". Il rischio è che si riveli "un incompetente politicamente corretto. Ma la grande promessa è che sfoderi un eccezionale miscuglio di ideologia e capacità operativa".
STATI UNITI
UNA PAROLA DA OBAMA / Questa volta non serve l’approvazione del congresso: sarà il presidente degli Stati Uniti Barack Obama a decidere se dare il via alla costruzione dell’oleodotto Keystone, che dovrebbe collegare le sabbie bituminose del Canada con le raffinerie del golfo del Messico. Dal sito di The Nation arriva l’appello dell’ambientalista Bill McKib ben: "Se Obama diventerà il primo leader mondiale a bloccare un progetto energetico sulla base delle sue conseguenze sul clima, darà un’enorme spinta per far ripartire i negoziati internazionali che lui stesso ha contribuito a far arenare alla conferenza sui cambiamenti climatici di Copenaghen nel 2009".
STATI UNITI
II 28 ottobre un giudice federale ha invalidato, ritenendolo incostituzionale, un articolo della legge del Texas che limitava il diritto d’aborto. In base all’articolo, i medici dovevano ottenere l’autorizzazione di un ospedale per poter praticare le interruzioni di gravidanza.

(articoli da: Mail & Guardian , Folha de S.Paulo’, Asia Time, Daily Maverick, NYC Time, Time, Guardian, The Irish Times, Das Magazin, Der Spiegel, Folha de Sào Paulo, Clarin, Nuovo Paese, L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, Ansa. Il Fatto Quotidiano, ControLaCrisi ,Le Monde, New York Magazine e )

 

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