10889 FEMMINICIDIO: il dado è tratto……

20131015 09:35:00 guglielmoz

E’ fatta. Il decreto-legge 14 agosto 2013 n.93,con l’approvazione definitiva di un Senato costretto alla fretta (dalla scadenza e dal weekend) e più o meno consapevolmente imbarazzato, è legge della Repubblica italiana. Il titolo del decreto è emblematico:

“Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere,nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province”. Come è stato da più parti osservato (in particolare dalle associazioni femminili e femministe) e come risulta anche dalla premessa che illustra il dispositivo, solo 5 degli 11 articoli che compongono il decreto riguardano la violenza di genere. Gli altri 6 articoli riguardano “misure urgenti per alimentare il circuito virtuoso tra sicurezza,legalità e sviluppo a sostegno del tessuto economico-produttivo” (tradotto in linguaggio comune per rendere più efficienti gli strumenti di difesa contro gli attentatori del “tessuto economico-produttivo”) e per il “contrasto di fenomeni di particolare allarme sociale” (leggi NO TAV e simili).

L’articolo 7 prevede,accanto alle “disposizioni in materia di arresto in flagranza in occasione di manifestazioni sportive e per il contrasto alle rapine”,anche il “controllo del territorio” per servizi di “vigilanza di siti e obiettivi sensibili” (come la Val di Susa). Il Capo III contiene norme in tema di protezione civile,comprese le “disposizioni sull’uniforme del personale e la bandiera del Dipartimento della protezione civile (art.10 bis)” e il potenziamento del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Il Capo IV contiene norme in tema di commissariamenti delle province.
Ho fatto questa premessa per dire che ancora una volta la questione della violenza di genere è considerata un problema di “sicurezza”,di “ordine pubblico” e di “conseguente allarme sociale”. E d’altronde,dopo uccisioni di donne particolarmente efferate (o magari ad opera di ‘stranieri’),nelle teste e nelle pratiche di politici di ogni colore è sempre scattato il ‘la’ per pacchetti sicurezza (a Roma,in particolare,sia con Veltroni che con Alemanno).
Ma andiamo al merito dei primi 5 articoli. A parte l’art.5 che è stato meritoriamente (sotto la spinta dei centri antiviolenza) migliorato alla Camera con l’introduzione di un piano particolareggiato di prevenzione,e a parte il finanziamento per i centri antiviolenza aumentato di 10 milioni di euro (per altro del tutto insufficienti secondo le operatrici dei centri),il merito pratico e simbolico del decreto,ora legge, ha suscitato critiche e proteste,ultime quelle delle 500 donne riunite a Paestum nello scorso fine settimana,tra le quali c’erano valutazioni differenti sull’inviare o no un comunicato ai/alle parlamentari,ma unanimi nelle critiche radicali.
Cito solo una chicca,molto indicativa: gli atti di violenza domestica (termine a mio parere improprio perché richiama la domus,la casa,mentre le donne vengono anche inseguite,uccise,soffocate,gettate per strada,ma non sottilizziamo) sono ritenuti “gravi” quando non sono “episodici”,cioè uno schiaffone ogni tanto pùò rientrare in metodi correttivi. Ma,a parte le chicche rivelatrici dell’humus culturale dei/delle nostri/e parlamentari (con tante donne promosse da Bersani nelle liste!),è il complesso della legge che non va: le donne bisognose di tutela,private di autodeterminazione,costrette a irrevocabile querela ( anche se ora in sede processuale può essere revocata,ma non cambia) dalla legge e non da se stesse,perché da sole potrebbero cambiare idea e non devono cambiare idea.
Io ho firmato un appello che è venuto subito dopo Paestum (noinmionome.it),molto critico e vi invito a sottoscriverlo,perché si sollevi una critica profonda,una critica diffusa contro questo modo di trattare la soggettività femminile e di offenderne l’autodeterminazione. Questo modo,ancora una volta,da larghe intese. Non mi sembra valga la pena di considerare l’arzigogolata dichiarazione di non partecipazione al voto del M5S,e chissà se Grillo e Casaleggio approvano che alle donne migranti violentate venga sia pur caritatevolmente concesso un permesso di soggiorno o se le vogliono cacciare dal sacro suolo patrio. Non mi pare neanche di condividere la dichiarazione della senatrice Loredana de Petris di SEL,che lamenta la mancata ricerca,da parte del governo, di un “consenso unanime”. Ma quale unanimità! Purtroppo si è diffuso un senso comune per cui,come per le misure di austerità, la violenza contro le donne non è né di destra né di sinistra. Nel senso che la sinistra non è né maschile né femminile. E’ neutra. Cioè è maschile. Pubblicato il 12 ott 2013 – di Imma Barbarossa – liberazione.it

 

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