10870 IL VOTO NELLA GIUNTA DEL SENATO

20131005 14:33:00 guglielmoz

Il caimano se ne va…….Sheda.
DECADENZA. VOTO SENZA SOPRESE NELLA GIUNTA DEL SENATO: L’EX PREMIER PERDE 15 A 8. Per la prima volta da 19 anni e mezzo “MISTER CONFLITTO D’INTERESSI” viene dichiarato ineleggibile. Anima la seduta l’avvocato del senatore Pdl Ulisse Di Giacomo, che vuole lo scranno del suo ex idolo. Ora la palla va all’aula.

BERLUSCONI QUASI EX.
PRIMO SÌ ALLA DECADENZA – Per la prima volta in 19 anni e sei mesi Silvio Berlusconi riceve una pronuncia contraria sul suo titolo ad essere eletto. La giunta del senato approva la relazione dei presidente Dario Stefano, senza sorprese: 15 sì, 8 voti contrari. La palla al senato.
SILVIO BERLUSCONI deve decadere dal mandato senatoriale. L’enfasi, i riflettori, si spiegano perché è la prima volta, da quando 19 anni e sei mesi fa entrò in parlamento, che Berlusconi riceve una pronuncia contraria sul suo titolo ad essere eletto. E’ l’uomo dei conflitti di interesse, delle violazioni alla par condicio, è il concessionario pubblico cui sarebbe impedito l’elettorato passivo, ma fino a ieri non si era dovuto preoccupare troppo delle leggi, grazie ad alleati obbedienti e avversari compiacenti. Per questo la giornata è un po’ «storica». Per il resto, tutto come previsto, anche nei numeri -15 senatori favorevoli alla decadenza, 8 contrari – ed è solo un passaggio intermedio. La giunta propone la decadenza all’aula, l’aula del senato riceverà la relazione entro venti giorni e il presidente Grasso fisserà la seduta per il voto definitivo senza obbligo d’urgenza. E senza garanzia di risultato: sulla carta la maggioranza è nettamente sfavorevole a Berlusconi, ma con il voto segreto la sorpresa è possibile.
Senza la goffaggine di Vito Crini senza le speculazioni sugli aiuti imprevisti dei 5 Stelle al Cavaliere in vista dell’aula, il grande giorno sarebbe stato persino un po’ noioso. Assenti Berlusconi e i suoi avvocati, come preannunciato, il dream team legale del Cavaliere si limita a un paio di comunicati, in apertura e chiusura di seduta, assai simili nei contenuti: non c’è possibilità di difesa, la giunta non è imparziale, i suoi componenti hanno già anticipato i loro orientamenti a mezzo stampa – hanno scritto gli avvocati Coppi, Ghedini e Longo. Annunciando per le ennesime volte l’intenzione di ricorre alla corte di giustizia europea, la quale dunque, al tempo, farà la conoscenza di Crimi Vito.
Stringato il presidente Dario Stefano nella parte del relatore che si impone un profilo sopra le parti -ma non fino al punto di non votare – la seduta pubblica è vissuta solo della performance dell’avvocato Salvatore di Pardo, unica presenza estranea ai 23 senatori, spostati dall’aula della giunta alla vecchia sede della biblioteca di palazzo Madama, la stessa in cui mercoledì si è consumata la frattura nell’assemblea del gruppo Pdl. Di Pardo rappresentava Ulisse Di Giacomo, elemento di provata fede berlusconiana fino a che il Cavili [ere non gli ha fatto il torto di optare proprio per il seggio in Molise, dove lui risultava il primo dei non eletti. Adesso Di Giacomo in senato ci vuole andare – per appoggiare Letta con più convinzione – dunque tifa per la caduta dell’antico idolo. E ha scelto per tutelarsi l’avvocato che ha già aiutato il candidato di centrosinistra alle regionali molisane.
Da lui nessun timore reverenziale: «Non sarete un collegio ‘terzo’ per Berlusconi, che è vostro collega senatore, ma per lui è meglio così, un giudice ordinario l’avrebbe da tempo dichiarato decaduto». Il regolamento prevede che sia il presidente Stefano a girare le domande dei commissari all’avvocato, e l’avvocato ne approfitta per farsi sarcastico:
«Vogliamo andare avanti così?
Ma chi mi fa queste domande?
No, presidente, non posso rispondere, e non perché non sappia la risposta. Scusate, ma la legge l’avete fatta voi…».
Chiusa la seduta pubblica e la diretta streaming, i senatori si sono riuniti in camera di Consiglio, dove Crimi si è dovuto difendere per il post. Se n’è avuta subito notizia, perché l’aula della commissione ambiente dove si sono rinchiusi non ha le pareti piombate, e i tablet circolavano. Il senatore Pdl Malan ha chiesto la sospensione, il presidente Stefano ha giudicato non decisivo l’incidente e così ha fatto anche il presidente del senato Grasso. Il senatore socialista Buemi si è differenziato dal resto del centrosinistra su due delle cinque richieste di Silvio Berlusconi, quella di chiamare in causa la Corte del Lussemburgo e quella di sollevare eccezione di incostituzionalità sulla legge Severino. Respinte comunque anche quelle. La tesi favorevole alla decadenza di Berlusconi in base all’articolo 3 della legge Severino (incandidabilità sopravvenuta) con i voti contrari dei senatori Pdl e Lega è passata. Diniego di convalida e non decadenza perché fino a ieri l’elezione del Cavaliere non era stata ancora perfezionata.(A. Fab. Il Manifesto 05 10 2013)

SCHEDA
Vent’anni di larghe intese?
Meglio andare in bici.
La sintesi politica dell’ultima settimana (o degli ultimi venti anni, a scelta):
Si vota la fiducia al governo Letta, Berlusconi dice NO.
Poi SI.
Poi NO.
PoiSI (Ehi, avevo capito che fosse bipolarista, non bipolare).
Alfano minaccia la rottura*:
«SARA’ DIERSAMENTE berlusconiano».
Epifani esulta: «Evvai!
Un nuovo iscritto!!!!».
Alfano gli spiega che no, non intendeva iscriversi al Pd.
Per Alfano i «DIVERSAMENTE BERLUSCONIANI» sono quelli che ti spiegano che Berlusconi è diversamente innocente.
Nell’arco di una sola mattinata, Berlusconi si smentisce TRE volte.
Non si smentisce mai
A quel punto i DIVERSAMENTE berlusconiani ci ripensano:
niente scissione, meglio restare nel vecchio partito.
La Democrazia Cristiana.
Letta esulta.
Uno a scelta.
Le larghe intese che dovevano durare qualche mese come le tende dei terremotati dell’Irpinia si apprestano a durare vent’anni, come le tende dei terremotati dell’Irpinia. Alfano e Letta giurano che non c’è nessun inciucio, che vogliono restare bipolaristi, che non hanno nessuna intenzione di ricreare una Democrazia Cristiana.
Infatti è vero.
Vogliono creare DUE Democrazie Cristiane.
Quindi, la buona notizia è che non moriremo democristiani.
La cattiva notizia è che tireremo a campare democristiani.
Che secondo me è peggio.
La politica mi ha sempre fatto venire voglia di andare in bicicletta.
In Svezia.
Passando per la Danimarca.
Se volete seguirmi, propongo di cominciare gli allenamenti sul palco a pedali dei Tetes de Bois.
Si pedala da fermi, come in Italia, ma una volta tanto per una buona causa: si alimenta pedalando il palco dove la band suona canzoni che parlano di criticai mass e ciclofficine, di Fausto Coppi e di Alfonsina Strada, la prima donna che corse il giro d’Italia.
L’appuntamento sabato 5 ottobre alle 15, sulla terrazza del Palazzo dei Congressi dell’Eur.
Potete portare la vostra bici in metro (la fermata più vicina è Eur Fermi). Tutte le istruzioni qui: www.tetesdebois.it.
ASTENERSI DIVERSAMENTE berlusconiani.
‘mai nella vita avrei pensato di scrivere
“Alfano minaccia”.
di Francesca Fomario

 

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