10868 Lampedusa, Africa, Europa, Italia.

20131004 21:20:00 redazione-IT

[b]di Rodolfo Ricci (Fiei)[/b]
[i](nella foto:Ragazzi di Tunisi dispersi al largo di Lampedusa nel marzo 2011)[/i]

Sono almeno 20mila gli immigrati morti nel mediterraneo negli ultimi 25 anni. L’ultima terrificante tragedia di Lampedusa è solo l’ennesima che si verifica nei pressi delle nostre coste.
25 anni di internazionalizzazione e globalizzazione di merci, di capitali, di tutto, fuorchè dei diritti e della dignità delle persone. E i migranti sono stati e sono i più penalizzati. Solo nella misura in cui possono rispondere al fabbisogno di lavoro sottopagato o nero, di prostituzione o di nuove schiavitù che il luccicante occidente propone al sud del mondo,essi sono ben accetti.
Ovviamente senza diritti e nella permanenza di condizioni di marginalità e ricattabilità.
A definire questo stato di cose è venuta, opportunamente, la parola di Papa Bergoglio: VERGOGNA!

Quanto alla difficoltà di controllo delle frontiere marittime per cui si chiede ora a gran voce l’intervento dell’Europa matrigna (cosa pur giusta), si ricorda che sono disponibili tecnologie in grado di monitorare in tempo reale ogni lembo di terra e di mare del nostro territorio, tecnologie in grado di visualizzare oggetti ben più piccoli dei barconi con cui arrivano le centinaia di migranti dalle coste libiche lungo rotte peraltro ben conosciute.

Le politiche dei paesi europei verso i paesi della costa sud del Mediterraneo, l’indifferenza verso la situazione di tanti paesi africani, le azioni di destabilizzazione volute dai governi occidentali, fino alla sciagurata guerra alla Libia, sono le cause reali dei flussi di immigrazione disperata da questo continente (in crescita demografica esponenziale), come dai paesi del medio-oriente, dove si sono succedute tre guerre nel corso di dieci anni e si era in procinto di scatenarne un’altra in Siria.

Adesso, sull’onda della presa di posizione del Papa, non si può più far finta di niente e la vergogna generale impone un’assunzione di responsabilità; “responsabilità”, parola usata solo quando si devono acquistare gli F-35 per garantire l’ordine internazionale futuro in un raggio di oltre 5mila kilometri dalle nostre coste; oppure in accoppiata con l’altro termine di “stabilità” per garantire l’attuazione della Governance decisa dalle politiche di austerity, cioè il contenimento degli effetti sociali del crollo neoliberista.

Ma si fa appello all’Europa perché intervenga: non abbiamo risorse sufficienti a fronteggiare questa invasione. Dimenticando che altri paesi accolgono fino a dieci volte i nostri profughi e asilanti (che sono solo poco più di 50mila). Ricordo che ai tempi della caduta del muro, in Germania si riversarono dall’est Europa quasi 5 milioni di persone in pochi anni. E durante la guerra alla Jugoslavia, altre centinaia di migliaia.

L’Europa ha le sue colpe e i suoi doveri, ma noi abbiamo le nostre colpe e i nostri doveri: intanto di ristabilire un rapporto serio e proiettato nei prossimi decenni rispetto ai paesi del mediterraneo; stare in Europa, non significherà mai cambiare la geografia, noi siamo qui, dirimpettai dell’Africa; dall’Africa e non solo dall’Europa può essere definito il nostro futuro, come i politici della prima repubblica, molto più intelligenti degli attuali, avevano ben compreso ed attuato fino agli anni ’70.

All’Europa, se l’Europa deve aiutarci, sarà bene chiedere quanto prima la modifica dei trattati, il capovolgimento dei paradigmi su cui è costruita, che hanno avuto l’effetto di impoverire ulteriormente i paesi periferici in difficoltà, anziché ristabilire un equilibrio sostenibile tra di essi.
Sarà possibile l’attenzione e la partecipazione di questa Europa alla specificità problematica del Mediterraneo, se abbiamo visto negli ultimi anni lasciar marcire la Grecia e il Portogallo e mettere sotto tutela la Spagna e l’Italia ?

Tutto lascia prevedere di no, a parte l’attenzione neocoloniale e guerrafondaia della Gran Bretagna e della Francia di Hollande, che è sempre più difficile distinguere da quella di Sarkozy.

Su Lampedusa sarebbe quindi bene cospargerci il capo di cenere, pentirci profondamente, vergognarci di quello che abbiamo e che non abbiamo fatto in questi anni; una debacle totale che partì con il rincorrere la Lega Nord quando ormai gli orizzonti ideali (e pragmatici) erano stati completamente abbandonati. Ciò produsse la Bossi-Fini, ma i CIE, di cui la FIEI chiese la chiusura al congresso nel 2005, erano stati introdotti dalla Turco-Napolitano, tanto per ricordare bene.

E infine, per restare all’Europa e alle politiche che stiamo perseguendo, mentre siamo costretti a piangere la morte tragica di tanti giovani africani e medio-orientali alle porte dell’Italia, è anche da ricordare il parallelo ritorno della nuova emigrazione di massa di giovani italiani che lasciano definitivamente il nostro paese (insieme a decine di migliaia di immigrati che qui si erano stabiliti negli ultimi decenni) per la disperazione del non trovare un lavoro, di non poter costruire un progetto di futuro.

Siamo cioè al centro di contraddizioni epocali, per le quali sarebbe indispensabile un recupero di intelligenza politica rigorosa e di cambiamento radicale della cultura politica, non di penosi chiacchiericci su premi Nobel o di lacrime ipocrite che già scorrono a fiumi su avvizziti teleschermi e pagine di giornale.

 

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