10855 CRISI 2

20130929 11:33:00 guglielmoz

CRISI, è passato anche il secondo “Ventennio”, alla sinistra si chiede una nuova resistenza e la ricostruzione dello stato dopo 20 anni di “sfascismo” berlusconiano.
0 – Stampa estera : crisi di governo. Così la notizia sui siti stranieri – Le Monde (Francia)
1 – “ Corriere della sera” Verso la fine del governo Letta Berlusconi ai suoi ministri: «Dimettetevi» È crisi, Letta: «Chiarimento davanti al Paese» Alfano conferma: «Ci stiamo dimettendo». Berlusconi ritiene «inaccettabile l’ultimatum lanciato da Letta e Pd».
2 – Berlusconi apre crisi di governo. si va verso Letta bis con appoggio "scilipotiani" M5. (ndr)
3 – “ La Repubblica” Due caimani e due bande di camerieri di Eugenio SCALFARI. Il Caimano. Debbo dire che Moretti aveva capito prima e meglio di tutti chi fosse il personaggio Silvio Berlusconi. E lo capì altrettanto bene Roberto Benigni scrivendo su di lui una ballata citata ieri sul nostro giornale da Gianluigi Pellegrino: "Io compro tutto dall’A alla Z / ma quanto costa questo c… di pianeta. / Lo compro io. Lo voglio adesso. / Poi compro Dio, sarebbe a dir compro me stesso".
4 – “ La Stampa” – Berlusconi fa dimettere i ministri Pdl È crisi di governo. Letta: “Gesto folle” Il premier Enrico Letta con il suo vice Angelino Alfano . Il premier: «Chiarimento davanti al Paese, ora andrò in Parlamento. Lo strappo è per motivi personali». Epifani: «Un’altra azione di sfascio».
5 -“ Il Messaggero” Berlusconi ritira i ministri Pdl: è crisi «Inaccettabile l’ultimatum di Letta / Non saremo complici di vessazioni» / Malumore e divisioni nel centrodestra.
6 – “L’Avvenire” – Mai rassegnati . La crisi di governo. Si dimettono i ministri del Pdl. Letta: ora si va in Parlamento.
7 – “ANSA” Pdl apre la crisi, ministri si dimettono. Letta oggi da Napolitano: ‘E’ un gesto folle.
8 – “Il fatto quotidiano” – B. apre la crisi: ministri Pdl lasciano. Letta: ‘Gesto folle per coprire i suoi guaì. IL CONDANNATO MANDA APICCO L’ITALIA. Il PdL si spacca a perfino Marina si dissocia. I TROPPI SERVI DELLA VIGOGNA di Antonio Padellaro.
9 – “Il Manifesto” – IL RICATTO E’ SERVITO. “ LA NOSTRA RISPOSTA” di Norma Rangeri, a – Un gruppo di parlamentari e di ricattatori guidati da un pregiudicato. b – L’Aventino della destra ha un obiettivo molto semplice: togliere al capo dello stato, in caso di crisi di governo, la possibilità di chiamare il parlamento a esplorare l’esistenza di un’altra maggioranza come prevede e stabilisce la Costituzione.
10 – “Il sole 24ore”. Berlusconi apre la crisi. I ministri Pdl si dimettono. Letta: gesto folle per motivi personali Berlusconi apre la crisi. I ministri Pdl si dimettono. Letta: gesto folle – DIGNITÀ (di R. Napoletano) – L’errore del Cav e l’urgenza di ripartire dal Parlamento (di S. Folli)

0 – CRISI DI GOVERNO COSÌ LA NOTIZIA SUI SITI STRANIERI – Le Monde (Francia)
Le dimissioni dei ministri del Pdl e la crisi di governo aperta a Roma fanno il giro del mondo sui media esteri, dal New York Times a Liberation, dallo Spiegel a El Pais. Sui siti internazionali che rilanciano la notizia «a caldo» non c’è traccia della motivazione “ufficiale” della rottura politica – cioè l’aumento dell’Iva – ma tutto viene legato alla questione della decadenza del Cavaliere da senatore. Fra le poche eccezioni, il sito della BBC, dove si ricorda fra le righe che «il partito di Berlusconi si oppone ad un previsto aumento fiscale».
Fra i primi a rilanciare la notizia l’agenzia FRANCE PRESSE, alle 18.33, seguita 10 minuti dopo dalla REUTERS. Sui siti dei maggiori quotidiani «non passa» l’aumento dell’Iva. «Sul punto di essere escluso dal Senato dopo la condanna per frode fiscale, Berlusconi fa scoppiare il governo» che era stato varato «con dolore» solo cinque mesi fa, scrive LE MONDE. In un commento, il giornale di area centro-sinistra titola «Enrico Letta mostra i muscoli. L’Italia presa in ostaggio», malgrado Bruxelles, il Fmi, la Bce, le agenzie di rating, la Confindustria abbiano moltiplicato i moniti contro un’eventuale crisi politica che minaccerebbe la ripresa”.
Anche il conservatore LE FIGARO, a caldo, ricorda che il Pdl ha respinto la verifica in parlamento chiesta da Letta. Così anche lo spagnolo EL PAIS: «I membri del Popolo della Libertà abbandonano l’esecutivo di Letta prima della possibile approvazione della sospensione dal Senato del Cavaliere», scrive. Anche il conservatore EL MUNDO non fa cenno della questione fiscale: «I ministri di Berlusconi assestano un colpo al governo al governo di Letta e si dimettono», titola, ricordando poi nel prosieguo che i ministri del Pdl hanno chiesto che «prima della verifica in parlamento venisse affrontata la questione del sistema della giustizia italiano».
La notizia campeggia anche sui principali quotidiani tedeschi: «I ministri del partito di Berlusconi annunciano le dimissioni», titola la SUEDDEUTSCHE ZEITUNG, secondo cui il Pdl «vuole impedire la decadenza da senatore» del suo leader. «I ministri del governo di Berlusconi vanno da Letta in vista della crisi», titola la FRENKFUERTER ALLGEMEINE, secondo il quale «nuove elezioni non porterebbero alcuna buona soluzione».
Mentre il NEW YORK TIMES riprende dalla Reuters e dalla Associated Press le accuse di Letta contro le «bugie» di Berlusconi
LA NOTIZIA RIMBALZA SUI SITI DI TUTTO IL MONDO
L’Italia diventa breaking news. L’annuncio delle dimissioni dei ministri del Pdl fa immediatamente il giro del mondo. Ultim’ora sui siti di Bbc, Le Figaro, Le Monde e notizia di primo piano per le agenzie Reuters e France Presse. La parola più usata? Non si sbaglia: è sempre "Berlusconi".

Tra i primi sulla notizia, la britannica Bbc annuncia: "Dimissioni dei ministri di Berlusconi". E definisce shaky, traballante, la coalizione di governo italiana.
Sul sito del quotidiano francese Le Figaro la notizia è in apertura: "Italia, i ministri del partito di Berlusconi si dimettono". Così l’incipit del pezzo: "Nuova crisi di governo a Roma".
Sempre in Francia, Le Monde: "Silvio Berlusconi, minacciato di essere escluso dal Senato dopo la sua condanna per frode fiscale, fa saltare il governo di coalizione messo in piedi nel dolore cinque mesi fa".
La tedesca "Faz", Frankfurter Allgemeine Zeitung, titola: "Il governo di Letta di fronte al collasso". Nell’occhiello: "I ministri di Berlusconi se ne vanno".
Ancora in Germania, Die Welt: "Via i ministri di Berlusconi, il governo rischia la caduta".
Grande risalto alla notizia anche sui siti spagnoli. El Mundo: "I ministri di Berlusconi assestano un colpo al governo di Letta e si dimettono". El Pais in apertura: "I ministri di Berlusconi dimettono il governo italiano".
E anche il sito del New York Times dà conto ai propri lettori delle "dimissioni dal governo dei ministri di Berlusconi".

1 – “ Corriere della sera” VERSO LA FINE DEL GOVERNO LETTA BERLUSCONI AI SUOI MINISTRI: «DIMETTETEVI» È CRISI, LETTA: «CHIARIMENTO DAVANTI AL PAESE» ALFANO CONFERMA: «CI STIAMO DIMETTENDO». BERLUSCONI RITIENE «INACCETTABILE L’ULTIMATUM LANCIATO DA LETTA E PD»

Sono state le parole di Silvio Berlusconi a sancire la fine del governo Letta con l’apertura della crisi di governo. Alla vigilia del suo compleanno e nella quiete di Villa San Martino il Cavaliere ha dato il rompere le righe alla squadra di governo targata Pdl, invitando i ministri a rassegnare le dimissioni. A stretto giro il vice premier Angelino Alfano ha confermato che il governo Letta non esiste più. «I ministri del Pdl stanno rassegnando le loro dimissioni» ha fatto sapere tramite la sua portavoce, tenendo a sottolineare di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà.
FALCHI AD ARCORE – Il Cavaliere (che poco prima aveva annunciato di voler disertare la seduta della giunta per le elezioni) ha preso la sua decisione nonostante la posizione delle tante colombe che davano al governo ancora qualche possibilità di sopravvivenza. Berlusconi avrebbe deciso tenendo all’oscuro i vertici del Pdl e sollecitato da due falchi come Denis Verdini e Daniela Santanchè. E questo ha molto indispettivo molti parlamentari del Pdl, tra i quali Fabrizio Cicchitto. «Ritengo -afferma- che una decisione di cosi rilevante spessore politico, avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall’ufficio di presidenza del Pdl e dai gruppi parlamentari il cui ruolo in questa cosi difficile situazione politica andrebbe esaltato sia sul piano delle scelte politiche da prendere sia su quello dell’iniziativa politica».
PDL SPACCATO – Un’altra colomba, il ministro Gaetano Quagliarello, annuncia per domenica una sua dichiarazione. Ma sono tanti i mal di pancia nel Pdl e c’è chi non esclude clamorose prese di distanza che potrebbero preludere alla nascita di una fronda interna al partito. In segno di protesta Alberto Giorgetti ha rassegnato le dimissioni da sottosegretario, ma ha ritirato quelle da parlamentare. Anche lui non ha condiviso il modo in cui Berlusconi ha deciso il ritiro della delegazione Pdl dal governo e, pur attenendosi alla decisione, dice di attendere un chiarimento politico. A quanto pare lo stesso Angelino Alfano avrebbe subito la decisione di Berlusconi, anche se l’unico ad uscire chiaramente allo scoperto è stato, appunto, Fabrizio Cicchitto.
LA NOTA DEL CAVALIERE – La nota ufficiale del Cavaliere parla di decisione matura a seguito delle scelte del governo Letta sulla questione Iva. «Ho invitato la delegazione del Popolo della Libertà a valutare l’opportunità di presentare immediatamente le dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani» afferma Silvio Berlusconi nella sua lettera. E poi l’attacco frontale al presidente del consiglio. «La decisione assunta da Enrico Letta, di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo -si legge ancora- e contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto». Per il Cavaliere «l’ultimatum lanciato dal premier e dal Pd agli alleati di governo sulla pelle degli italiani appare irricevibile e inaccettabile».

2 – BERLUSCONI APRE CRISI DI GOVERNO. SI VA VERSO LETTA BIS CON APPOGGIO "SCILIPOTIANI" M5.

Berlusconi, da vero show man, fa le cose spettacolari e non lascia delusi i propri fans: nel giro di pochi minuti apre la crisi ordinando ai suoi ministri di abbandonare la nave del governo e i suoi ministri obbediscono all’istante. Il 4 ottobre la giunta del Senato voterà la sua decadenza da senatore e non sono bastate le parole di Napolitano su indulto e amnistia a placare l’animale politico, ferito e umiliato da quelle regole e leggi che non ha mai rispettato perché ritenute ‘ingiuste’. Bisognava fare qualcosa di clamoroso. La prima mossa sono state le dimissioni dei parlamentari del Pdl, che hanno innescato il meccanismo di difesa del Pd con la mossa della ‘sospensione’ delle scelte dell’esecutivo, che probabilmente determinerà a partire da martedì l’aumento di un punto percentuale di Iva. Poi, lo showdown finale: tutti a casa, questo governo non rispetta i patti sottoscritti. Il gioco è semplice, Pd e Pdl si alternano ad accusarsi a vicenda, mettendo al centro la responsabilità dell’aumento dell’Iva. Un gioco sporco che sarà, comunque, pagato da tutti i cittadini con rincari di tutti i beni in commercio.
Ma vediamo ora quali possono essere gli scenari futuri. Letta chiama Napolitano e lo avvisa della crisi in atto. I due sono d’accordo: si va in Parlamento e si apre una discussione alla luce del sole. Tutti devono sapere. E’ ipotizzabile una bagarre in aula, con i diversi schieramenti che si urlano addosso, ma a questo siamo abituati. Ma il bello è che il gioco è finalizzato a sfruttare il momento di discussione in aula per chiedere a tutti i parlamentari di assumersi le proprie responsabilità davanti al Paese, che soffre la crisi e ha bisogno di un governo stabile. A questo punto il Pdl manterrà la propria posizione e scenderà in piazza al fianco del suo condottiero. E gli altri? Pd, Scelta Civica, Sel e qualche ‘Scilipoti’ cinquestellato formeranno (almeno ci proveranno) la nuova maggioranza per un Letta bis. E altro giro, altra corsa. Vendola ha già detto di essere disponibile se il Pd abbandona alleanza con il Pdl. E il deputato Nuti, attuale capogruppo alla Camera del Movimento Cinque Stella, ha fatto intendere che una decina di senatori sarebbero pronti a ‘tradire’ il gruppo per appoggiare il governo bis.
Questo è quello che pensiamo noi di controlacrisi.org, che siamo contro tante crisi, ma non di certo contro la crisi del governo Letta. Pensiamo che la scelta più saggia per salvare questo Paese dal baratro sia andare subito alle elezioni e chiedere ai cittadini di invertire immediatamente una tendenza che sta mangiando la carne e le ossa di milioni di persone. Nessun governo appoggiato dalla troika (Fmi, Bce e Ue), potrà mai invertirla, semplicemente perché risponderebbe sempre ai diktat internazionali di austerità e riduzione dei diritti per compiacere i mercati finanziari. Serve, al contrario, un redistribuzione delle risorse dai ricchi ai poveri, serve una politica industriale per creare buona occupazione, avviando una riconversione ecologica della produzione, serve più welfare e scuola pubblica. Serve una politica di sinistra, in Italia e in Europa. Ma questa è un’altra storia e cercheremo di urlarla il 12 ottobre in piazza, riprendendo in mano la Costituzione, resa carta straccia in questi anni di inciucio centrodestra-centrosinistra.

3 – DUE CAIMANI E DUE BANDE DI CAMERIERI DI EUGENIO SCALFARI. IL CAIMANO. DEBBO DIRE CHE MORETTI AVEVA CAPITO PRIMA E MEGLIO DI TUTTI CHI FOSSE IL PERSONAGGIO SILVIO BERLUSCONI. E LO CAPÌ ALTRETTANTO BENE ROBERTO BENIGNI SCRIVENDO SU DI LUI UNA BALLATA CITATA IERI SUL NOSTRO GIORNALE DA GIANLUIGI PELLEGRINO: "IO COMPRO TUTTO DALL’A ALLA Z / MA QUANTO COSTA QUESTO C… DI PIANETA. / LO COMPRO IO. LO VOGLIO ADESSO. / POI COMPRO DIO, SAREBBE A DIR COMPRO ME STESSO".

Quanto a me, poiché siamo in tema di ricordi, in un articolo del 1992 scrissi e titolai: "Mackie Messer ha il coltello ma vedere non lo fa". E poi D’Avanzo e la "dismisura" del Capo e proprietario di Forza Italia denunciata da Ezio Mauro come una sorta di lebbra che infetta e uccide la nostra democrazia.
Per dire chi è il Caimano la vena satirica e il giornalismo vedono talvolta più lontano della politica. La magistratura che ha il potere di controllo sulla legalità, è più lenta ma poi, quando arriva all’accertamento della verità, le sue sentenze definitive non consentono salvacondotti di sorta, il Caimano e il Mackie Messer di turno finiscono, come è giusto, in galera. Salvo difendersi con l’eversione.
Le dimissioni di tutti i deputati e i senatori del Pdl, chieste ed anzi imposte da Berlusconi e raccolte dai capigruppo Brunetta e Schifani, sono eversione vera e propria e così l’ha definita il presidente della Repubblica.
Non sono in nessun caso paragonabili all’Aventino messo in atto novant’anni fa dai deputati antifascisti. Loro avevano quella sola risposta possibile contro il regime dittatoriale che aveva calpestato e distrutto la democrazia; questi di oggi hanno la democrazia nel mirino e sperano che con questa trovata possano travolgere lo Stato di diritto che è la base sulla quale la democrazia si fonda.
Questo è l’obiettivo principale che il Caimano e i suoi sudditi ci propongono. Un obiettivo però difficilmente raggiungibile per due ragioni. La prima è procedurale: le assemblee parlamentari non possono funzionare se per qualche ragione viene a mancare non occasionalmente ma in permanenza il numero legale. Ma le dimissioni dei parlamentari del Pdl non incidono sul numero legale. Alla Camera il Pd da solo ha la maggioranza assoluta; in Senato la maggioranza è di 161 membri mentre i senatori del Pdl, della Lega e degli altri loro alleati raggiungono i 117. Quindi il Parlamento può continuare a funzionare.
Ma c’è un secondo elemento non procedurale ma politico: una parte dei sudditi forse non è più disposta a sopportare la sudditanza quando essa sconfina nell’eversione. Qualche segnale in questo senso c’è. Forse si aprirà qualche faglia nel Pdl che potrebbe innescare una vera e propria implosione. Si tratta di problemi di coscienza e di coraggio. Non ci metterei la mano sul fuoco per affermare che avverranno ma certo il tempo per verificarlo è molto breve.
L’altro bersaglio del Caimano è quello di abbattere il governo Letta o – peggio – di lasciarlo in vita paralizzato e logoro ogni giorno di più come già è stato tentato con qualche successo nei mesi scorsi e come si è platealmente verificato nella seduta del Consiglio dei ministri di venerdì, portando Letta alla conclusione di spezzare questo circuito nefasto e presentarsi alle Camere chiedendo la fiducia su un programma concreto e vincolante per tutti i parlamentari di buona volontà, quale che ne sia il colore e la provenienza.
Il Capo dello Stato è d’accordo su questo percorso, ricordando che i primi adempimenti con tempistica obbligatoria debbono essere la riforma elettorale che modifichi il "porcellum" in modo adeguato abolendo i suoi aspetti chiaramente anticostituzionali e l’approvazione della legge finanziaria senza di che il primo gennaio andrebbe in vigore l’esercizio provvisorio con la conseguenza di portare al fallimento la nostra finanza pubblica e al suo commissariamento da parte dell’Unione europea, della Banca centrale e del Fondo monetario internazionale.
A questa catastrofe che peserebbe sulle spalle di tutti gli italiani il Caimano e quelli che gli danno man forte ci possono arrivare e vogliono arrivarci. Il paese e gli elettori dovrebbero risvegliarsi e farsi sentire. Capiranno? Lo faranno? O una parte rilevante di loro mangerà ancora una volta la minestra avvelenata della demagogia? Sarebbe la sesta volta in diciannove anni di berlusconismo. Il pericolo è questo.
* * *
Enrico Letta si presenterà alle Camere domani e dopo domani (meglio prima che dopo) con un programma concreto delle cose da fare.
Le prime due (riforma elettorale e approvazione delle legge finanziaria) le abbiamo già dette. Ma il contenuto di quest’ultima sarà aggiornato e integrato da decreti che tengano conto degli impegni già indicati cinque mesi fa, sui quali allora il governo ottenne l’ampia fiducia del Parlamento. Fermi restano quelli presi con l’Europa di mantenere il deficit sotto la soglia del 3 per cento per evitare la ripresa della procedura di infrazione da parte dell’Ue, tutti gli altri sono dedicati alla crescita, agli sgravi delle imposte che pesano sui lavoratori e sulle imprese e sulle relative coperture finanziarie, credibili e non inventate.
La cifra totale delle risorse che è necessario reperire oscilla tra i 5,5 e i 7 miliardi, necessari soprattutto per evitare l’aumento dell’Iva, incentivare l’industria e i lavoratori e aumentare entro quest’anno il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione creando in tal modo una liquidità preziosa per le imprese e per le banche.
Un programma al quale hanno lavorato nelle scorse settimane lo stesso Letta e Saccomanni. Ma il Caimano ha fiutato il pericolo ed ha emesso ieri pomeriggio un ultimatum rivolto questa volta ai suoi ministri: debbono dimettersi immediatamente perché l’aumento dell’Iva ci sarà. Doveva essere impedito dal Consiglio dei ministri di ieri, ma sono proprio i suoi ministri ad aver congelato quel Consiglio impedendo che prendesse qualunque deliberazione. Adesso il Caimano, sfoderando l’ennesima bugia, rovescia le responsabilità per mandare all’aria il governo prima ancora che si presenti alle Camere.
Resta ora da vedere se i suoi ministri si piegheranno all’ultimo ordine del boss. Tutti o solo alcuni? Tutti, capitanati da Alfano. Non ministri, ma camerieri che antepongono gli ordini del padrone agli interessi del paese.
Così l’Iva aumenta, la seconda rata dell’Imu dovrà esser pagata, le erogazioni destinate a pagare i debiti dell’amministrazione saranno bloccate e lo "spread" tornerà irrimediabilmente a salire. Il tutto senza curarsi dello sfascio del paese pur d’allontanare l’applicazione d’una sentenza che punisce un congenito evasore fiscale e creatore di fondi neri destinati alla corruzione.
Ci auguriamo che Letta vada fino in fondo e attendiamo anche di vedere come si comporteranno in questo caso Vendola e la sinistra che guarda le stelle (cinque che siano) e metta invece finalmente i piedi per terra.
Quanto a Grillo sappiamo che cosa vuole perché lo dichiara un giorno sì e l’altro pure. Può sembrare strano, ma vuole le stesse cose di Berlusconi: la caduta del governo, le elezioni anticipate col "porcellum", le dimissioni di Napolitano e un governo di grillini e di chi la pensa come loro (Berlusconi?) per una politica che si disimpegni dall’Europa e dall’euro e spenda e spanda per far contenti gli italiani.
Ma in che modo li farà contenti? Il risultato sarà lo sfascio totale, peggio della Grecia che comunque dall’Europa e dall’euro non è uscita e non vuole uscire.
La Grecia è irrilevante per l’equilibrio europeo; l’Italia no. Il fallimento dello Stato italiano, una democrazia etero-diretta da due caimani, una spesa pubblica alle stelle (molto più di cinque) e i mercati all’assalto del nostro debito, del tasso di interesse e di quello dell’inflazione, sarebbe più d’una catastrofe. Finiremmo come il Mali o il Kazakistan o la Somalia, nelle mani di due bande dominate da due irresponsabili.
Questa è la posta in gioco e ormai è questione di giorni.

4 – “ La Stampa” – BERLUSCONI FA DIMETTERE I MINISTRI PDL È CRISI DI GOVERNO. LETTA: “GESTO FOLLE” IL PREMIER ENRICO LETTA CON IL SUO VICE ANGELINO ALFANO . IL PREMIER: «CHIARIMENTO DAVANTI AL PAESE, ORA ANDRÒ IN PARLAMENTO. LO STRAPPO È PER MOTIVI PERSONALI». EPIFANI: «UN’ALTRA AZIONE DI SFASCIO»

CICCHITTO FRENA: SERVIVA DISCUSSIONE
Silvio Berlusconi apre la crisi di governo, pretendendo ed ottenendo le dimissioni del 5 ministri del Pdl e azzerando le speranze, già ridotte al lumicino, del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del premier Enrico Letta di rilanciare, con una verifica in Parlamento, l’azione di governo. Letta, che domani salirà al Quirinale, vuole comunque un «chiarimento» davanti alle Camere per verificare se ci sono i numeri ma soprattutto per addossare al Cavaliere la responsabilità di un «gesto folle – attacca il premier – solo per coprire le sue vicende personali».
L’ESCALATION
Dopo quasi due mesi di scontro durissimo, nel Pdl vincono i falchi. Dopo l’accelerazione dell’annuncio delle dimissioni di massa dei parlamentari, Berlusconi oggi consuma l’ultimo strappo dopo una riunione ristrettissima nella quale, a quanto si apprende, c’erano Daniela Santanché e Denis Verdini. «L’ultimatum di Letta è irricevibile e inaccettabile» si infuria l’ex premier che addossa al Pd la colpa della mancata approvazione del decreto per evitare l’aumento dell’Iva. Ed è in nome di una tassa, definita «odiosa vessazione», che il Cavaliere “dimissiona” la delegazione dei suoi ministri al governo. Un’accusa, che viene bollata dai rivali come slogan da campagna elettorale, che il presidente del Consiglio respinge con durezza, arrivando a consigliare agli italiani, su Twitter, di «non abboccare» al Cavaliere che «gira la frittata» visto che è stato proprio il Pdl, annunciando le dimissioni di massa, a creare un «vulnus» gravissimo. E a trascinare il governo verso la crisi, facendo balzare, primato poco onorevole, il nostro paese tra le breaking news dei principi siti e tv mondiali.
IL CAVALIERE ALLA GUERRA
A Berlusconi serviva solo il pretesto per rompere gli indugi e fare quello che da tempo meditava: staccare la spina al governo. È così dopo un pranzo ad Arcore (domani sono previsti nuovi incontri) con i suoi avvocati, Denis Verdini e Daniela Santanché, il Cavaliere ha diramato una nota al vetriolo in cui accusava il premier di non aver rispettato «il patto di maggioranza» aumentando l’Iva e dandone la colpa al Pdl. L’ex capo del governo però è andato oltre ordinando alla delegazione ministeriale pidiellina di rassegnare subito le dimissioni. E proprio con i ministri, in particolare con il vice premier Angelino Alfano ci sarebbe stato un lungo braccio di ferro in cui il segretario del Pdl avrebbe tentato di frenare il Cavaliere. Un pressing inutile anzi, pare che i diretti interessati alla fine siano rimasti all’oscuro di quanto veniva deciso ad Arcore, rimanendo di fatto spiazzati dalla nota. Nel Pdl i falchi cantano vittorie. Le colombe si adeguano, l’unico ad alzare il dito è Cicchitto: «Ritengo che una decisione di così rilevante spessore politico – spiega l’ex socialista – avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall’ufficio di presidenza del Pdl e dai gruppi parlamentari». Ma l’ex premier dunque non ha intenzione di fare passi indietro pronto ad aprire la crisi nonostante le molte avvisaglie che arrivano, soprattutto dal Senato, sui possibili “traditori”.
L’ASSE PALAZZO CHIGI-QUIRINALE
Enrico Letta, che dopo la giornata convulsa di ieri aveva deciso di trascorrere un pomeriggio in famiglia per concentrarsi sul discorso programmatico su cui verificare martedì la maggioranza, viene informato dal vicepremier Angelino Alfano. Domani salirà al Quirinale quando il Capo dello Stato Giorgio Napolitano rientrerà dalla trasferta a Napoli per decidere le mosse insieme le prossime mosse. Un primo quadro della situazione i due l’hanno fatto per telefono. E Letta ha sentito per telefono anche il segretario Pd Guglielmo Epifani che considera le dimissioni dei ministri «un’ulteriore azione di sfascio» perché «è stato toccato un livello mai visto di irresponsabilità». La situazione è intricatissima e l’unico punto fermo è che il presidente della Repubblica non scioglierà le Camere se prima non sarà approvata la legge di stabilità e una riforma della legge elettorale. Una convinzione che anche il presidente del consiglio, e il Pd, condivide. Letta vuole presentarsi alle Camere e, come dice il viceministro Stefano Fassina, «non si andrà ad elezioni perché troveremo una soluzione in Parlamento: sono sicuro che in Parlamento c’è una maggioranza in grado di evitarlo». Ma per un governo di scopo non si potrà contare sul M5S: Beppe Grillo non ha dubbi che a questo punto bisogna tornare subito al voto.
IL PIANO DEL PD: GOVERNO DI SCOPO PER FARE LA LEGGE ELETTORALE
Lo strappo di Berlusconi allarga anche il fronte del malessere nel Pdl verso le larghe intese. «L’irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili, siamo ad una crisi al buio che non si vedeva dal dopoguerra», si indigna Guglielmo Epifani che ora dovrà gestire una fase delicatissima tra esecutivo e congresso che, a questo punto, potrebbe essere in forse. Il leader Pd, nell’ultimo periodo uno dei principali sostenitori del premier Letta, è rimasto spiazzato, ma non sorpreso, dall’ultima mossa del Cavaliere che «sono un ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo». Ma da tempo il Pd aveva perso l’illusione che il governo potesse durare l’intera legislatura e realizzare l’ambizioso progetto di riforme, a partire da quelle costituzionali, che si era prefisso nel programma originario. A questo punto, però, il ritorno alle urne, pur messo in conto, deve fare i conti con la necessità imprescindibile di cambiare la legge elettorale. «Altrimenti dopo le elezioni saremo di nuovo al punto di partenza», è la convinzione di tutti, compreso il sindaco di Firenze Matteo Renzi. «Cambiarla è un passaggio obbligato prima di tornare a votare ma non sarà facile», ammette Epifani. La via che il Pd immagina è quella di un governo di scopo che con la legge di stabilità metta in sicurezza il paese rispetto ad un nuovo assalto della speculazione. Con la caduta del Governo e l’eventuale ritorno alle urne si rischia che sia la Troika a «fare la legge di Stabilità al posto nostro», avverte il viceministro Stefano Fassina.
GRILLO: NO AD ACCORDI, ANDIAMO AL VOTO COL PORCELLUM
Una nuova maggioranza in realtà è tutta da costruire anche se Nichi Vendola si dichiara disponibile ad un governo che, prima di tornare alle elezioni, cambi il Porcellum e faccia la finanziaria. Ma il Pd deve mettere in conto che precipiti tutto e si torni al voto. Facendo i conti con un congresso alle porte. Che, con elezioni a breve, sarebbe “congelato” lasciando Epifani al suo posto. Immediata arriva intanto la chiusura di Beppe Grillo all’ipotesi di un nuovo esecutivo Pd-M5S. No ad accordi e nessuna fiducia, è la linea del leader e di Casaleggio. Che ribadiscono il loro no alla riforma del Porcellum «per evitare un super-Porcellum». In sintesi, dicono i capi grillini, «no a fregature studiate apposta per metterci fuori gioco». A finire nel mirino è Napolitano: «L’Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenario che sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito. Napolitano deve rassegnare le dimissioni. È a lui che dobbiamo questo impasse. Alle sue alchimie va attribuito lo sfacelo istituzionale attuale». Grillo, insomma, è già in campagna elettorale: «Bisogna andare al voto per vincere e salvare l’Italia. È l’ultimo treno. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti. In alto i cuori».
I TIMORI DELL’EUROPA
Dall’Europa non arriva alcuna reazione ufficiale. Bocche cucite a Bruxelles, come a Berlino o a Parigi. Ma nei palazzi della Ue si respira tutta la preoccupazione per una crisi di governo a Roma che rischia di far saltare il banco. Quello che l’Europa cerca da giorni di spiegare all’Italia, attraverso i numerosi appelli alla stabilità e alla responsabilità dei politici, è che un terremoto politico in questo momento non è solo un fattore di instabilità che mina la fiducia nel Paese ma una vera e propria minaccia per i conti pubblici. L’Italia è indietro su tutte le richieste di Bruxelles: ha superato il 3% di deficit, non ha iniziato a ridurre il debito e va a rilento sulle riforme tanto che quella più attesa – cioè la riduzione del cuneo fiscale – non è ancora in cantiere. Una crisi di governo metterebbe in stand-by i conti, e con le previsioni economiche del 5 novembre la Commissione Ue non potrebbe fare altro che confermare lo sforamento, e rimandare a maggio per l’eventuale riapertura della procedura per deficit eccessivo. È il momento peggiore per una crisi di governo. L’Italia non ha né preparato la finanziaria, né completato la definizione precisa delle coperture dell’abolizione dell’Imu che pure Bruxelles si aspetta entro il 15 ottobre. La crisi di governo evoca inoltre lo spettro Troika per l’Italia. A poco più di due settimane dalla presentazione della legge di stabilità, il caos politico scatenato potrebbe portare ad un commissariamento del nostro Paese, materializzando l’incubo che da anni Roma tenta di scacciare, quello di perdere ogni tipo di sovranità economica, seguendo le orme della Grecia.

5 – “ Il Messaggero” BERLUSCONI RITIRA I MINISTRI PDL: È CRISI «INACCETTABILE L’ULTIMATUM DI LETTA / NON SAREMO COMPLICI DI VESSAZIONI» / MALUMORE E DIVISIONI NEL CENTRODESTRA.

Il siluro che affonda il governo parte da villa San Martino alle 18, sorprendendo, almeno in parte, anche gli stessi ufficiali che sul vascello dell’esecutivo indossano l’uniforme del Pdl. Ma il comunicato di Silvio Berlusconi non lascia margini a interpretazioni, come invece è stato per l’annuncio del ritiro dei parlamentari azzurri: la richiesta ai cinque ministri pidiellini è di «presentare immediatamente le proprie dimissioni». Il Cavaliere riconduce le motivazioni del suo blitz alla «decisione del presidente del Consiglio Letta di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’Iva e una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo, che contraddice il programma presentato alle Camere e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori in campagna elettorale e quando votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto. Per queste ragioni – prosegue la nota del leader pdl – l’ultimatum lanciato dal premier e dal Pd agli alleati di governo sulla pelle degli italiani, appare irricevibile e inaccettabile». Di qui la decisione di chiedere immediate dimissioni ai ministri azzurri «per non rendersi complici e per non rendere complice il Popolo della libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani».
MINISTRI ALLINEATI
Immediato l’allineamento dei ministri pidiellini. Nell’arco di pochissimi minuti, il vicepremier Alfano annunciava le dimissioni dell’intera delegazione governativa azzurra. E in un successivo comunicato si precisava «non esserci più le condizioni per restare nell’esecutivo dove abbiamo fin qui lavorato nell’interesse del Paese e nel rispetto del programma del Pdl». Seguivano le firme dei ministri Alfano, De Girolamo, Lorenzin, Lupi e Quagliariello, i quali precisavano inoltre di rassegnare le dimissioni «anche al fine di consentire, sin dai prossimi giorni, un più schietto confronto e una più chiara assunzione di responsabilità». Quest’ultimo proposito dei ministri pidiellini è il solo a trovarli in sintonia con il premier Enrico Letta. Il quale subito dopo l’annuncio delle dimissioni aveva fatto sapere – come d’altra parte annunciato pochi giorni fa a New York – di «voler andare in Parlamento per un chiarimento alla luce del sole e di fronte a tutti i cittadini».
L’improvvisa decisione del Cavaliere sembra venir accolta dal corpo del partito come uno sbocco apparso sempre più inevitabile, anche se fino a poche ore, se non minuti dalla nota inviata da Arcore, esponenti di primissimo piano del Pdl davano la rottura per tutt’altro che inevitabile. Tra questi, Renato Brunetta, intervistato ieri pomeriggio da TgCom24, si dichiarava «ottimista», ritenendo che ci fosse «ancora tempo per fare una grande alleanza. Il Paese – affermava il capogruppo azzurro – ha bisogno di essere governato, non ha bisogno di isterismi da parte di nessuno».
HURRA’ DEI FALCHI
Poi la bomba di villa San Martino accolta dagli hurrà dei falchi, ma non senza qualche significativa presa di distanza. Per Daniele Capezzone, «da Berlusconi è venuta la decisione migliore. La situazione era ed è insostenibile sia dal punto di vista delle scelte fiscali del governo sia da quello del mancato rispetto da parte della sinistra dei principi democratici e del diritto degli elettori di Forza Italia a una piena rappresentanza politica e istituzionale». Scelta «ovvia» anche secondo Maurizio Gasparri, quella di rompere dopo «la decisione di Letta di far saltare il patto di governo sull’Iva». Per gli stessi motivi indicati da Gasparri le dimissioni dei ministri azzurri sono giudicate «ineccepibili e inevitabili» anche da Altero Matteoli. Mentre per il presidente della commissione Giustizia della Camera, Nitto Palma, tutto l’accaduto di ieri «è la conseguenza della gravissima decisione di Letta di giocare una partita contro gli italiani per scopi elettorali e di partito». In controtendenza l’opinione di Fabrizio Cicchitto, secondo il quale «una decisione di così rilevante spessore politico avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall’ufficio di presidenza del Pdl e dai gruppi parlamentari».

6 – “L’Avvenire” – MAI RASSEGNATI . LA CRISI DI GOVERNO. SI DIMETTONO I MINISTRI DEL PDL. LETTA: ORA SI VA IN PARLAMENTO.

Per il suo settantasettesimo compleanno il presidente del Pdl Silvio Berlusconi ha deciso di offrire, lui, a tutti i suoi concittadini la torta immangiabile di una crisi senza senso e senza costrutto. E noi italiani, comunque la pensiamo e comunque votiamo, da ieri sera proprio nulla abbiamo da festeggiare e molto da temere per noi stessi, cioè per le nostre famiglie, per le aziende che conduciamo o nelle quali lavoriamo, per le strutture pubbliche nelle quali serviamo, per le iniziative sociali che animiamo, per quello che un mucchio di gente si ostina a considerare l’oggetto primo di una seria azione politica: il bene comune. Che non è un’astrazione, ma la vita presente di una comunità e la preparazione saggia (cioè memore) del suo futuro.
Questa torta, sia chiaro, il senatore Berlusconi (quasi decaduto e presto interdetto dai pubblici uffici, in forza di legge e di sentenze giunte al terzo grado) non l’ha impastata in solitudine. Altri hanno cooperato con dedizione degna di miglior causa. Ne abbiamo, del resto, già scritto su queste colonne. Ci sono le responsabilità di un Pd impelagato in una sorprendentemente aspra lotta interna per la leadership (tra Matteo Renzi e tutti coloro che non sono già con lui) nella quale il quadro del governo “di larga intesa” guidato da Enrico Letta è diventato purtroppo un prolungamento del campo di battaglia. E non va dimenticato il peso oggettivo degli ingredienti forniti da boatos (e non solo) su prossime e dirompenti iniziative di alcuni pm (il famoso “tintinnar di manette”, naturalmente per il Cavaliere di Arcore, ovviamente accompagnato dall’umiliante sfrigolare dei flash).
Ma alla fine la torta l’ha sfornata il presidente del Pdl, che l’ha ricoperta con la glassa a pronta presa di una protesta anti–Iva tanto clamorosa quanto insostenibile visto che la crisi di governo (e presto, forse, anche di legislatura) rende inevitabile proprio l’aumento di un punto della tassa sui consumi e, per sovrappiù, rimette in questione pure la riforma dell’Imu. Il paradosso, poi, è che questo “costo” non è neanche il più alto tra quelli che tutti noi finiremo per pagare nelle prossime settimane, che avrebbero dovuto vedere ministri e parlamentari varare la legge di stabilità 2014.
Una torta davvero immangiabile, che sino all’ultimo abbiamo cercato di considerare anche inimmaginabile. Purtroppo non è così, e si fa fatica a pensare a un’alternativa utile e decente. E questo non è solo un dramma, è anche la sottolineatura di un compito che dovrà, in ogni caso, essere onorato: va data ai cittadini di questo Paese una legge elettorale degna di questo nome, che li metta in condizione di scegliere loro, e non più i capipartito, chi li rappresenta, e di dare un’indicazione (almeno quella) per il governo nazionale. Aspettiamo, e senza rassegnazione al peggio.
Di Marco Tarquinio

7 – “ANSA” Pdl APRE LA CRISI, MINISTRI SI DIMETTONO. LETTA OGGI DA NAPOLITANO: ‘E’ UN GESTO FOLLE.

Silvio Berlusconi apre la crisi di governo, pretendendo ed ottenendo le dimissioni del 5 ministri del Pdl e azzerando le speranze, già ridotte al lumicino, del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del premier Enrico Letta di rilanciare, con una verifica in Parlamento, l’azione di governo. Letta, che domenica salirà al Quirinale, vuole comunque un ‘chiarimento’ davanti alle Camere per verificare se ci sono i numeri ma soprattutto per addossare al Cavaliere la responsabilità di un ‘gesto folle – attacca il premier – solo per coprire le sue vicende personali’.

Un primo quadro della situazione i due l’hanno fatto per telefono. E Letta ha sentito per telefono anche il segretario Pd Guglielmo Epifani che considera le dimissioni dei ministri ”un’ulteriore azione di sfascio”. La situazione è intricatissima e l’unico punto fermo è che il presidente della Repubblica non scioglierà le Camere se prima non sarà approvata la legge di stabilità e una riforma della legge elettorale. Una convinzione che anche il presidente del consiglio, e il Pd, condivide. Letta vuole presentarsi alle Camere e, come dice il viceministro Stefano Fassina, ”non si andrà ad elezioni perché troveremo una soluzione in Parlamento: sono sicuro che in Parlamento c’è una maggioranza in grado di evitarlo". Ma per un governo di scopo non si potrà contare sul M5S: Beppe Grillo non ha dubbi che a questo punto bisogna tornare subito al voto.

Dopo quasi due mesi di scontro durissimo, nel Pdl vincono dunque i falchi. ‘L’ultimatum di Letta è irricevibile e inaccettabile’ afferma Berlusconi che addossa al Pd la colpa della mancata approvazione del decreto per evitare l’aumento dell’Iva; affermazione che il presidente del Consiglio respinge con durezza, arrivando a consigliare agli italiani, su twitter, di ”non abboccare” al Cavaliere che ‘gira la frittata’ visto che è stato proprio il Pdl, annunciando le dimissioni di massa, a creare un ‘vulnus’ gravissimo. E a trascinare il governo verso la crisi, facendo balzare, primato poco onorevole, il nostro paese tra le breaking news dei principi siti e tv mondiali.

Le dimissioni dei ministri del Pdl "sono una ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo": lo ha detto il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, che sottolinea come l’irresponsabilita’ sia salita a livelli ‘che non erano razionalmente valutabili’. Aprono formalmente nei fatti una crisi, dovremo valutare esattamente le conseguenze di questo. Sarebbe meglio non tornare al voto con questa legge elettorale che crea solo problemi. Il Pd – spiega Epifani – vuole cambiarla ma non sarà facile perché bisogna trovare una maggioranza in Senato, ma penso che cambiarla sia un passaggio obbligato prima di tornare a votare.

Per Fabrizio Cicchitto ‘una decisione di così rilevante spessore politico avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall’ufficio di presidenza del Pdl e dai gruppi parlamentari il cui ruolo in questa cosi difficile situazione politica andrebbe esaltato sia sul piano delle scelte politiche da prendere sia su quello dell’iniziativa politica’.
‘Bene le dimissioni dei ministri del Pdl, ed ora elezioni subito per vincere e per dare un governo stabile e amico del Nord, che dia risposte ai problemi delle imprese. Cosa che il Governo Letta non ha fatto’: lo ha detto all’ANSA il segretario della Lega, Roberto Maroni. ‘Spero che persone come Lupi, Quagliariello, Sacconi, Gelmini, Lorenzin e lo stesso Alfano, riflettano bene prima di decidere di assecondare, fino alla fine, una deriva populista e irresponsabile che riporta il paese sul ciglio del baratro e che non corrisponde al sentire di milioni di elettori moderati’. Così Luca Cordero di Montezemolo mentre l’ex premier Mario Monti afferma che ‘Scelta Civica non mancherà di dare il proprio contributo a soluzioni di governo credibili, proiettate sull’intera legislatura e caratterizzate da impegni precisi nei contenuti e nel calendario di attuazioni’.

8 –“Il fatto quotidiano”- B. APRE LA CRISI: ministri Pdl lasciano. Letta:‘Gesto folle per coprire i suoi guaì. IL CONDANNATO MANDA A PICCO L’ITALIA. Ma il pdl si spacca a perfino Marina si dissocia. Braccio di ferro con i ministri, alla fine il ciamano inpone le dimissioni. Letta: "Gesto folle per motivi personali". Ftì aveva offerto aperture sull’amnistia. Crisi al Senato. Niente elezioni senza nuova legge elettorale – RISCHIO SCISSIONE Quagliariello,Lupi&Co: non moriremo per la Pitonessa.

L’annuncio delle dimissioni pochi minuti dopo una nota del Cavaliere: "Aumento dell’Iva è violazione dei patti". Ma la questione centrale è la decadenza dell’ex premier. Il presidente del Consiglio su Twitter: "Gli italiani non abbocchino a B". Epifani: "Ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo". Cicchitto si sfila: "Potevamo discuterne" B. apre la crisi: ministri Pdl lasciano. Letta: ‘Gesto folle per coprire i suoi guaì

Fine del governo Letta. Berlusconi chiede che i “suoi” ministri si dimettano, Alfano “obbedisce” e a stretto giro conferma che tutti hanno fatto il passo indietro. Il motivo? Per il leader del Pdl tutto è dovuto all’aumento dell’Iva, ma dietro le dichiarazioni c’è ancora la questione della sua decadenza da senatore, a seguito della sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna a quattro anni per frode fiscale. Tra gli ultimi tentativi per salvare l’ex premier la proposta di Alfano, che aveva chiesto al presidente del Consiglio un decreto interpretativo sulla legge Severino. Proposta che non è andata a buon fine.

Ma a smentire l’ex premier interviene con parole durissime lo stesso presidente del Consiglio che invita gli italiani a “non abboccare”. Non solo: “Berlusconi – spiega un comunicato di Palazzo Chigi – per cercare di giustificare il gesto folle e irresponsabile di oggi, tutto finalizzato esclusivamente a coprire le sue vicende personali, tenta di rovesciare la frittata utilizzando l’alibi dell’Iva. La responsabilità dell’aumento dell’Iva invece – prosegue la nota – è proprio di Berlusconi e della sua decisione di far dimettere i propri parlamentari mercoledì, fatto senza precedenti, che priva il Parlamento e la maggioranza della certezza necessaria per assumere provvedimenti che vanno poi convertiti”.

La rottura tra i ministri Pdl e il governo si consuma a seguito di una nota di Silvio Berlusconi diramata sabato pomeriggio. Lo strappo definitivo dopo la richiesta del Cavaliere di ricusare i componenti della Giunta che si erano già espressi a suo sfavore sulla decadenza da senatore. L’ex premier chiede ai “suoi” ministri di “valutare l’opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani”. Pochi minuti dopo Angelino Alfano, ministro dell’Interno e vicepremier, esegue: l’invito è stato accolto. “I ministri del Pdl – ha comunicato la portavoce del segretario Pdl dicendo di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà – rassegnano le proprie dimissioni“. Dalla compagine di centrodestra presente nell’esecutivo viene così condivisa la proposta del capogruppo alla Camera Renato Brunetta che aveva chiesto ai colleghi di partito di dimettersi in massa. E viene disatteso anche l’invito di Giorgio Napolitano di garantire continuità e non una “campagna elettorale permanente”. E ora? Tra gli scenari possibili si fa strada l’ipotesi di Letta bis per fare la legge di stabilità e cambiare la legge elettorale.

La nota dei ministri Pdl – Per parte loro, i ministri di centrodestra Angelino Alfano, Nunzia De Girolamo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello confermano in una nota congiunta: “Non ci sono condizioni per restare”. Il motivo? Sono le “conclusioni alle quali il consiglio dei ministri di ieri è giunto sui temi della giustizia e del fisco“, proprio come ha scritto il Cavaliere. “La decisione assunta ieri dal Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’Iva – prosegue Berlusconi – è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo, contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto”. Per l’ex premier, dunque, “per queste ragioni, l’ultimatum lanciato dal premier e dal Partito Democratico agli alleati di governo sulla pelle degli italiani, appare irricevibile e inaccettabile”.

Letta: “Italiani non abbocchino a Berlusconi” – Ma il presidente del Consiglio Enrico Letta risponde a stretto giro: la colpa dell’aumento dell’imposta è dovuta alle dimissioni del Pdl e chiede un “chiarimento in Parlamento, davanti al Paese“. Concetto che ribadisce su Twitter, dove scrive: “La colpa è della dimissione dei parlamentari che ha provocato la crisi e reso impossibile continuare. Berlusconi rovescia la frittata, gli italiani non abbocchino!”. E non c’è solo il messaggio via Twitter, perché da Palazzo Chigi arrivano parole durissime: “Per questo, ieri si era deciso di andare al chiarimento parlamentare e si era concordemente stabilito di postporre a dopo il voto in Parlamento i provvedimenti economici necessari. Gli italiani – conclude il presidente del Consiglio – sapranno rimandare al mittente una bugia così macroscopica e un simile tentativo di totale stravolgimento della realtà. In Parlamento ognuno si assumerà le proprie responsabilità dinnanzi al Paese”.
Interviene sul passo indietro dei ministri anche il segretario del Partito democratico Guglielmo Epifani secondo cui le dimissioni “sono una ulteriore azione di sfascio per l’azione del governo” e aprono “formalmente nei fatti una crisi”. Ora, prosegue il leader democratico, “dovremo valutare esattamente le conseguenze di questo. L’irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili”.

I TROPPI SERVI DELLA VIGOGNA di Antonio Padellaro. Una tale insopportabile vergogna non ha precedenti. Nelle democrazie occidentali ma neppure, a quanto si sa, nei Paesi del Terzo mondo o nei più sperduti Staterelli africani non si è mai visto UN CONDANNATO PER REATI GRAVISSIMI DISPORRE A SUO PIACIMENTO DI 97 DEPUTATI, 91 SENATORI E CINQUE MINISTRI IMPONENDO LORO LE DIMISSIONI DEL PARLAMENTO E DAL GOVERNO COME SI FA CON LA SERVITÙ, ANZI PEGGIO VISTO CHE I DOMESTICI HANNO DIRITTO ALMENO A UN PREAVVISO. A parte i tardivi borbottii di qualche Cicchitto e Quagliariello (e il dissenso di Marina B. forse al corrente del fragile equilibrio psichico del padre), i camerieri del pregiudicato hanno prontamente ubbidito, alcuni per la sottomissione scambiata con una poltrona, altri per pura cupidigia di servilismo. E questo il vero cancro che sta divorando la democrazia italiana condizionata da un personaggio che pur di estorcere un qualcosa che possa salvarlo dalla giusta detenzione e dalla giusta decadenza da senatore non esita a mandare a picco il Paese che domani potrebbe essere investito da una nuova tempesta finanziaria. E tutto con la risibile scusa elettorale della contrarietà all’aumento dell’Iva. Come ha potuto Napolitano mettere il governo nella mani di un simile individuo? Come hanno potuto Letta e il Pd accettarlo come alleato?

9 – “Il Manifesto” – IL RICATTO E’ SERVITO. “ LA NOSTRA RISPOSTA” di Norma Rangeri , a – UN GRUPPO DI PARLAMENTARI E DI RICATTATORI GUIDATI DA UN PREGIUDICATO. b – L’AVENTINO DELLA DESTRA HA UN OBIETTIVO MOLTO SEMPLICE: TOGLIERE AL CAPO DELLO STATO, IN CASO DI CRISI DI GOVERNO, LA POSSIBILITÀ DI CHIAMARE IL PARLAMENTO A ESPLORARE L’ESISTENZA DI UN’ALTRA MAGGIORANZA COME PREVEDE E STABILISCE LA COSTITUZIONE.

Irresponsabili di fronte ai problemi degli italiani. Prepotenti nei confronti delle istituzioni. Nel loro codice politi-co non esiste l’interesse del paese ma soltanto quello del loro «boss». Perchè l’avvitamento precipitoso della crisi di governo, con le dimissioni ieri sera dei ministri del Pdl, è direttamente proporzionale all’avvicinarsi della decadenza di Berlusconi dal seggio senatoriale. E alla possibilità che il «capobanda» venga arrestato. Quindi un condannato con sentenza definitiva e sotto processo per un altro numero infinito di reati, conta più di sessanta milioni di persone.
Era evidente che una volta appurato che le larghe intese non servivano più alla salvezza del condannato, i ministri del Pdl sarebbero scattati sull’attenti ubbidendo all’ordine del padre padrone di ribaltare il tavolo. Una mossa di-sperata che già con le dimissioni dei parlamentari del centrodestra aveva chiarito di non tenere in alcun conto il rispetto dell’ asserto costituzionale.
Non vale ora dire quanto fosse il buon senso prima ancora che la lucidità politica, a farci oppositori di una Santa alleanza con chi, inseguito dalle sentenze, non avrebbe consentito un’azione di governo utile al paese. Il governo Letta era tenuto al guinzaglio, che si allentava o stringeva a seconda degli umori e degli interessi di uno solo. E, come era facilmente prevedibile, quando è stato chiaro che le minime regole di uno stato di diritto non avrebbero consentito nessun salvacondotto per Berlusconi, il fragile castello costruito dal Quirinale è crollato.
Ora si corre verso le elezioni, che, come ciascuno può comprendere, non saranno un pranzo di gala. Perchè prima bisognerà trovare una maggioranza in grado di votare una riforma della legge elettorale, e si dovrà scrivere una legge finanziaria entro la fine dell’anno. Ma l’una e l’altra difficilmente potranno essere il frutto di accordi di vertice, a causa del deterioramento dei rapporti politici tra il Pd e le forze che proprio le larghe intese hanno messo all’opposizione. Dovrà essere la società, il paese a farsi sentire, a chiedere alle forze parlamentari di trovare un accordo per uscire da questa crisi evitando una sua precipitazione rovinosa. Le forze sociali, i sindacati, i movimenti adesso possono giocare un ruolo politico importante e strategico. E forse, come nei momenti più difficili e delicati della nostra storia, bisogna iniziare da una forte mobilitazione di piazza in difesa della democrazia contro i ricattatori votati da una parte minoritaria dei cittadini. Che forse sono stanchi di essere usati per difendere gli interessi del Cavaliere.
b – L’AVENTINO DELLA DESTRA HA UN OBIETTIVO MOLTO SEMPLICE: TOGLIERE AL CAPO DELLO STATO, IN CASO DI CRISI DI GOVERNO, LA POSSIBILITÀ DI CHIAMARE IL PARLAMENTO A ESPLORARE L’ESISTENZA DI UN’ALTRA MAGGIORANZA COME PREVEDE E STABILISCE LA COSTITUZIONE.

Non sono infatti i ministri a dare le dimissioni, ma i parlamentari a prometterle. Una mossa inedita e disperata, «un fatto istituzionalmente inquietante… che produrrebbe l’effetto di colpire alla radice la funzionalità delle Camere», come ha ben compreso il capo dello stato, che infatti reagisce duramente ricordando che «non meno inquietante» è la pressione che in questo modo si vorrebbe esercitare per arrivare «allo scioglimento delle camere». Le sentenze, torna ancora a ripetere il presidente della repubblica, in uno stato di diritto «si applicano». Mentre il presidente del consiglio, inseguito dal fantasma di Jo Condor, serra i ranghi e chiede un chiarimento in parlamento.
Ma gli effetti perversi e «inquietanti» della mossa estremista di Berlusconi sono già abbastanza chiari e originano dalla eccezionale torsione impressa al quadro politico proprio da chi ha creduto che un’alleanza di governo con un eversore in doppiopetto potesse disinnescarlo e tamponare le falle di un sistema allo sbando da ogni punto di vista (costituzionale, politico, sociale, economico).
Chi ha immaginato che il grumo del ventennio berlusconiano potesse essere arginato da un confronto diretto tra Napolitano e Berlusconi ha drammaticamente sottovalutato la natura sfascista di un partito nato e cresciuto in conflitto con poteri costituzionali (legislativo, esecutivo, giudiziario). Chi ha pensato che la sorda lontananza tra i partiti e gli elettori potesse essere colmata senza promuovere e riconoscere un protagonismo sociale (e il nostro paese per fortuna ne è ricco) capace di riaprire i canali ostruiti di un assetto democratico debole, svuotato, narcotizzato, ha sottovalutato la frattura crescente tra una classe dirigente asserragliata nel bunker dei propri privilegi e una maggioranza dei cittadini impauriti del futuro.
Siamo a un giro di boa, con l’uomo ancora potente che prende il sopravvento sul politico al tappeto, convinto che falsificando i dati di realtà («la sinistra è criminale», «la democrazia non c’è più», «la magistratura è eversiva»), la sua carriera fuorilegge, la sua figura deformante potrà mimetizzarsi e sfuggire al giudizio finale anche dei suoi stessi elettori. Ma il marketing che in tempo di «pace» è stato capace di affascinare i berlusconiani e gli arcoriani di complemento (una parte della sinistra politica e televisiva), oggi, nel tempo delle sentenze e dell’elmetto, fa paura anche ai sodali della prima ora che invano consigliano a Berlusconi di prendere atto della realtà, di dimettersi, rassegnarsi agli arresti domiciliari e liberare la strada al governo.
Anche per questo chi scenderà in piazza il 12 ottobre vede se possibile rafforzato il compito di difendere i diritti tutelati dalla Costituzione (a cominciare da quelli del lavoro). L’iniziativa, aperta e indipendente dai partiti, chiede di tornare con i piedi nella società, invita cittadini e associazioni a una partecipazione larga, oltre i confini della sinistra. La migliore garanzia di una tenuta democratica.

10 – “Il sole 24ore”. BERLUSCONI APRE LA CRISI. I MINISTRI PDL SI DIMETTONO. LETTA: GESTO FOLLE PER MOTIVI PERSONALI BERLUSCONI APRE LA CRISI. I MINISTRI PDL SI DIMETTONO. LETTA: GESTO FOLLE – DIGNITÀ (di R. Napoletano) – L’ERRORE DEL CAV E L’URGENZA DI RIPARTIRE DAL PARLAMENTO (di S. Folli)

Una giornata che ha segnato lo show down nel governo Letta di larghe intese. Ieri lo strappo da parte del Pdl, e per l’Esecutivo è stata crisi sulla scia del rinvio del provvedimento per lo stop dell’aumento dell’Iva.
Momenti concitati, colpi di scena. L’accelerazione della crisi nel tardo pomeriggio, con il leader del Pdl Silvio Berlusconi che ha deciso di dare la spallata e di far saltare il tavolo: ha chiesto ai ministri del Popolo della Libertà di uscire dall’Esecutivo di larghe intese. Il Cav cha chiamato in causa il mancato stop all’aumento dell’Iva. La reazione del Pd è stata immediata, dai toni accesi, con il segretario Guglielmo Epifani che ha parlato di «irresponsabilità impensabile», e ha sottolineato l’esigenza di cambiare la legge elettorale prima di andare al voto. Qualche minuto dopo è arrivata la reazione di Enrico Letta: «Berlusconi per cercare di giustificare il gesto folle e irresponsabile di oggi – si leggeva in una dura nota -, tutto finalizzato esclusivamente a coprire le sue vicende personali, tenta di rovesciare la frittata utilizzando l’alibi dell’Iva. La responsabilità dell’aumento dell’Iva è invece proprio di B e della sua decisione di far dimettere i propri parlamentari mercoledì, fatto senza precedenti, che priva il Parlamento e la maggioranza della certezza necessaria per assumere provvedimenti che vanno poi convertiti».
DIGNITÀ
L’ERRORE DI BERLUSCONI E L’URGENZA DI RIPARTIRE DAL PARLAMENTO
Sorpresa del Colle. L’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica ha spiegato che «il Presidente della Repubblica é stato informato dal presidente del Consiglio delle decisioni comunicategli di ministri del Pdl». Napolitano è a Napoli per le celebrazioni del 7oesimo anniversario delle Quattro giornate. Lasciata la prefettura di Napoli, dove si è svolto un vertice sulla bonifica della "terra dei fuochi", raggiungerà Villa Pignatelli, dove parteciperà secondo programma alla Giornata europea della cultura ebraica. Presidente, è preoccupato per la situazione? «Fate domande di una ingenuità mai vista…», risponde, allargando le braccia. Dopo il rientro a Roma dal capoluogo campano, che dovrebbe essere nel primo pomeriggio, il capo dello Stato «concorderà con il presidente Letta l’incontro che le decisioni odierne rendono necessario». Letta potrebbe salire al Colle già nel tardo pomeriggio.
ALFANO DÀ IL VIA ALLA CRISI: I MINISTRI PDL SI DIMETTONO
«I ministri del Pdl rassegnano le proprie dimissioni», ha fatto sapere ieri Angelino Alfano – tramite la sua portavoce -, dicendo di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà. Pochi minuti, ed è arrivata la conferma da parte dei diretti interessati. La dichiarazione del vicepremier ha aperto la crisi di governo. Letta ha chiesto un chiarimento in parlamento alla luce del sole, davanti al Paese. La verifica probabilmente martedì.

 

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