10843 Nuova emigrazione: il seminario FILEF di Tramutola del 18 settembre scorso

20130927 21:11:00 redazione-IT

[b]di Antonio Sanfrancesco *[/b]

Il fenomeno della nuova emigrazione è stato oggetto di analisi, di confronto e di dibattito nel seminario di studio svoltosi a Tramutola, nella Val d’Agri, in provincia di Potenza il 18 settembre scorso. Al dibattito hanno partecipato, oltre ai rappresentanti della Filef nazionale, della Filef Campania e Basilicata, anche personalità che si interessano di migrazioni a diversi livelli sia istituzionale che nell’ambito del privato sociale (regione Basilicata, Associazione Migrantes, Associazione Parco Letterario “Carlo Levi” e Associazione Responsability). Il seminario è stato concepito come un momento di discussione e riflessione aperta sui temi dell’emigrazione tradizionale e della nuova emigrazione, cercando di ripercorrere le loro cause e gli effetti attuali e futuri sui contesti di appartenenza.

Le diverse relazioni ed il successivo dibattito hanno evidenziato come il fenomeno della nuova emigrazione sia in continua crescita. Si differenzia, però, nella sua struttura e composizione, dalle esperienze dell’emigrazione di massa conclusasi negli anni ’70: Oggi chi emigra, soprattutto dalle diverse aree del Sud, non ha più nessuna voglia di ritornare e di tentare di riprendersi un ruolo sociale che gli è stato negato.

La nuova emigrazione nell’era della globalizzazione ha più la caratteristica di un viaggio continuo alla scoperta di nuove opportunità in grado di valorizzare il proprio capitale intellettuale acquisito spesso proprio nella terra di origine.

L’"emigrato-intellettuale" è una nuova categoria sociale, e il dibattito ha evidenziato che non era presente, se non in misura minima, nella vecchia emigrazione.

Il giovane studente inizia la propria vita di migrante spesso già nella fase dell’apprendimento e della formazione personale (viaggi brevi per studi possibili con i vari programmi Erasmus etc.).

Per molti giovani, quindi, emigrare corrisponde il più delle volte a continuare il proprio viaggio in altri contesti in cui è possibile individuare soluzioni lavorative e formative.

Ma certamente, la nuova emigrazione è anche figlia di una fase congiunturale che vede l’emergere di nuovi paesi anche non europei che sono riusciti ad individuare soluzioni di sviluppo strutturate sulla valorizzazione delle proprie risorse naturali e sull’autodeterminazione delle proprie capacità, ma che necessitano di figure professionali che posseggono solo in parte e che sono interessate ad importare per esempio dai paesi sud europei in crisi. Ciò vale per i paesi dell’America Latina e per alcuni Paesi dell’Africa o del continente asiatico.

La globalizzazione neoliberista dell’economia mondiale ha incentivato una emigrazione globale in cui i flussi si differenziano tra di loro e non sono omogenei come una volta. L’internazionalizzazione dell’emigrazione è un effetto della globalizzazione.
Le economie nazionali si aprono ad accogliere l’altro in una logica di integrazione e valorizzazione nei sistemi produttivi locali.

Le motivazioni per cui si emigra sono sempre le stesse: essenzialmente la ricerca di un lavoro. Ma, per molti nuovi emigrati, la ricerca del lavoro, non corrisponde più alla ricerca di un lavoro qualsiasi.

Per molti soprattutto per i giovani, cercare lavoro significa soprattutto realizzare l’attività professionale coerente con i propri percorsi di studio.

Non sempre i luoghi di provenienza sono in grado di offrire opportunità coerenti con i singoli percorsi di studio. Allora, per tanti giovani del sud, emigrare significa continuare il proprio viaggio avviato con l’ingresso nelle Università in altre regioni o in altre nazioni.

Eppure la globalizzazione potrebbe rappresentare una opportunità per tante aree economicamente marginali, come è il mezzogiorno d’Italia o la regione Basilicata. Il seminario ha evidenziato che ciò è possibile a condizione di saper valorizzare le le risorse umane disponibili nel proprio contesto di provenienza, altrimenti la nuova emigrazione rischia di depauperare completamente i territori senza nessuna speranza di cambiamento: fare sviluppo non significa infatti solo aumentare indicatori di carattere economico, significa anche migliorare la qualità della vita, le relazioni sociali fra le persone che vivono in date comunità e soprattutto aumentare il capitale sociale e relazionale di ognuno.

Il fenomeno delle migrazioni (emigrazione ed immigrazione) può essere anche l’occasione per la promozione di uno sviluppo auto propulsivo in grado di valorizzare le esperienze identitarie dei propri concittadini, di chi arriva e di chi parte, valorizzandole in un sistema di retizzazione e di reciproco scambio con la comunità autoctona e allo stesso tempo valorizzando le culture degli immigrati presenti, in una logica di accoglienza e di integrazione attiva (scambio interculturale).

Il rapporto fra immigrazione e nuova emigrazione costituisce un mix funzionale per far crescere le comunità locali sia economicamente che demograficamente, viste le attuali condizioni economiche e sociali e di spopolamento.
Per molti intervenuti, valorizzare il capitale umano, economico e sociale, costituisce la policy adeguata per attivare vero sviluppo nelle diverse realtà lucane.

A ciò bisogna aggiungere che la memoria costituisce un valore che va gelosamente conservato in tutti i sensi: la valorizzazione della memoria può consentire di avviare processi economici, anche significativi, che si fondino sull’appartenenza identitaria: si pensi al turismo della memoria e della cultura, alla valorizzazione dei monumenti storici che rappresentano la memoria dei luoghi e delle risorse materiali autoctoni, alla memoria delle produzioni tradizionali che possono produrre modelli organizzativi che recuperino i saperi di tante comunità locali.

Il seminario di Tramutola ha da un lato evidenziato la drammaticità delle migrazioni in generale ed il nuovo rischio di desertificazione sociale che può derivare dalla crescita di nuova emigrazione, ma dall’altro lato ha anche evidenziato come le emigrazioni/immigrazioni possono rappresentare una opportunità di crescita sociale ed economica per le comunità locali dei diversi territori della Lucania.

Ciò che è decisiva è la capacità di intelligente gestione politica e progettuale di questi flussi, che è indispensabile recuperare rapidamente: senza questa condizione si rischia di raccogliere solo gli effetti negativi dei movimenti di popolazione in arrivo o in partenza.

Il seminario è stato organizzato nell’ambito delle "giornate dell’emigrante lucano" con il patrocinio del Consiglio regionale della Regione Basilicata e della Commissione regionale dei Lucani all’Estero. Un ringraziamento significativo va al Sindaco del Comune di Tramutola per l’ospitalità e la disponibilità ad avviare nuove politiche di valorizzazione del proprio territorio promuovendo nuovi modelli di sviluppo partecipati dal basso.

*) Antonio Sanfrancesco è segretario della Filef Basilicata

 

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