10841 Nuova Emigrazione: nuovi soggetti, nuovi fabbisogni

20130927 20:56:00 redazione-IT

L’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’Estero, ha registrato nel solo 2012 un incremento di oltre il 30%, ( da 60.635 a 78.941 persone) degli italiani residenti fuori dai confini nazionali, un dato di per se notevole ma che è verosimilmente al ribasso, perché non tiene conto di tutti gli emigranti “in prova” che hanno abbandonato l’Italia senza ufficializzare la propria posizione cancellandosi dalle rispettive anagrafi.

La crisi finanziaria in corso, e soprattutto le sue ricadute occupazionali, sono sicuramente i principali fattori che hanno spinto molti italiani ad emigrare verso paesi che sembrano averla subita in maniera minore. In realtà molti altri fattori, spesso non facilmente quantificabili ma dal peso non indifferente, concorrono alla nuova ondata migratoria che sta caratterizzando il nostro paese: un mondo del lavoro che i più intraprendenti percepiscono come poco meritocratico ed ingessato, un’anomala diffusione degli impieghi precari ed atipici, la convinzione che all’estero gli stipendi siano più alti, che esistano possibilità di carriera precluse a chi resta e che lo stato sociale sia più efficiente ed assicuri più benessere e sicurezza che in patria.

In questo momento, ad esempio, la Germania è spesso descritta dai media  e nei discorsi fra la gente come un paese in cui “le cose funzionano”, in cui le retribuzioni sono mediamente molto elevate. Solo negli ultimi tempi ha destato scalpore il bonus di fine anno per i lavoratori del gruppo Volkswagen che ammontava a svariate mensilità di un operaio Fiat. Agli stipendi mediamente più alti si aggiunge anche  una pressione fiscale che, pur notevole in valore assoluto, è meno penalizzante di quella italiana e comunque controbilanciata da uno stato sociale efficiente sia dal punto di vista dell’uso delle risorse che dei servizi erogati ai cittadini, in contrapposizione allo stato sociale italiano che percepiamo come costoso e inefficiente.

Un punto di vista differente è probabilmente quello di chi emigra verso paesi come gli Stati Uniti, nei quali lo stato sociale è praticamente assente, anzi, nei quali addirittura il modello europeo è percepito da molti come socialista, ma con un mondo del lavoro estremamente competitivo e fluido che evoca quello che da decenni identifichiamo come “sogno americano”, ossia la possibilità di raggiungere retribuzioni o rendite elevatissime partendo da lavori umili, utilizzando solo le proprie forze.

Anche se la direzione da sud verso nord ricalca quella dell’emigrazione per così dire tradizionale, la qualità degli emigranti è spesso diversa da quella degli anni passati, greci e italiani non si spostano più solamente per aprire ristoranti e pizzerie sfruttando la meritata fama delle rispettive cucine, ma siedono nei reparti di progettazione delle grandi industrie automobilistiche, o dietro i microscopi dei centri di ricerca. Soprattutto per chi è deciso a migliorare la propria posizione lavorativa e si rivolge quindi ad un mercato del lavoro qualificato e specializzato, esistono moltissime opportunità sul web (su cui è sempre bene informarsi preventivamente rispetto alla loro validità):

da portali di grosse dimensioni come questo (presente anche in Germania) a quelli alternativi, più specifici, come www.germanitalia-job.com/it, dedicato agli Italiani che cercano lavoro in Germania. Non bisogna poi tralasciare gli innumerevoli blog redatti dai migranti stessi e che, con le loro storie più o meno di successo, possono fornire importanti spunti e consigli (se la vostra meta sono gli Stati Uniti date un’occhiata a http://tornoavivereinamerica.blogspot.de/). A queste si aggiunge anche un discreto numero di banche dati pubbliche (vedi http://www.filef.info/), che contengono qualche milione di offerte di lavoro in Europa e nel resto del mondo.

 

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