10835 ELEZIONI GERMANIA

20130923 12:45:00 guglielmoz

Merkel verso il terzo mandato. Buon risultato della Linke
Vince, stravince e convince da sola Angela Merkel di C.M. Demontis
Una notte di attesa e piena di eventi di P. Giaculli
Tutti pazzi per Merkel di Roberto Musacchio
Proporzionalmente. Qualcosa la Germania da insegnarcelo ce l’ha!
MERKEL riconferma la linea di austerità in UE e apre ai contatti con l’SPD

MERKEL VERSO IL TERZO MANDATO. BUON RISULTATO DELLA LINKE
Si prospetta il terzo mandato alla guida della Germania per Angela Merkel. Il partito della Cancelliera, la Cdu-Csu, secondo i primi exit poll, ha ottenuto il 42%, mentre l’Spd si ferma al 26 per cento. Sotto la soglia di sbarramento del 5 per cento i partiti antieuropeisti, ma anche l’Fdp, i liberali alleati della Merkel. I Verdi si attesterebbero attorno all’8 per cento, stessa percentuale della Linke.
Non cambierà nulla della sciagurata politica economica della Germania .
L’unico segnale positivo delle elezioni tedesche è il buon risultato della Linke che con oltre l’8% diventa il terzo partito tedesco, l’unico partito contro l’austerità e le politiche della Merkel.

VINCE, STRAVINCE E CONVINCE DA SOLA ANGELA MERKEL. Di C.M Demontis
Conferma tutti i pronostici preelettorali, tutti i sondaggi – e non c’era alcun dubbio che andasse così – fagocita l’alleato di governo Fdp (i liberali), travolge gli avversari e porta al trionfo l’Unione, Cdu e Csu, sfiorando la maggioranza assoluta in Parlamento.
“Angie, Angie” urlavano quasi adoranti i giovani democristiani accogliendo la cancelliera Merkel nella Konrad-Adenauer Haus, la sede nazionale della Cdu a Berlino, per festeggiarne il trionfo. Lei sorridente ha parlato di “un super risultato” e della fiducia degli elettori “che useremo con responsabilità”. Con la testa già rivolta al futuro la Merkel ha pronosticato che “anche i prossimi quattro anni saranno anni di successo per la Germania”.
Dalla sua parte, bisogna dirlo, oltre alla fiducia dei tedeschi, la Cancelliera ha avuto il sostegno di buona parte dei mass media, quelli che contano e pesano nell’orientare la scelta degli elettori, l’appoggio dell’industria, del settore bancario e assicurativo e delle casse malattia private. Per dirla con Giovanni di Lorenzo, caporedattore del settimanale di Amburgo Die Zeit, la Merkel era imbattibile. E Spiegel online la incorona parlando di “Repubblica Merkel”.
I RISULTATI
L’Unione (Cdu e Csu) ottiene il 41,5 per cento, 311 seggi su 316 e incassa un 7,7 per cento in più rispetto alle precedenti elezioni legislative del 2009 riuscendo a riportare alle urne e a sedurre 1 milione e 250 mila non votanti. Un risultato straordinario, il migliore da 23 anni, quasi una storica maggioranza assoluta al Bundestag.
IL TRACOLLO DEI LIBERALI
Per la prima volta dal 1949, dalla fondazione del partito, escono dal Parlamento federale i liberali della Fdp. Ed escono contemporaneamente anche dal Landtag dell’Assia, dove ieri si è votato per le elezioni regionali. Una sconfitta bruciante per gli alleati della Merkel, un tracollo storico.
I liberali si sono fermati al 4,8 per cento, ad un passo dalla soglia di sbarramento del 5 per cento, perdendo quasi il 10 per cento dei voti. Una brutta botta per Philipp Rösler e Rainer Brüderle, rispettivamente presidente del partito e capolista alle politiche, una disastrosa débâcle che avrà conseguenze politiche per entrambi. La Fdp ha ceduto 2 milioni e 200 mila voti a Cdu-Csu, 570 mila alla Spd e addirittura 440 mila al nuovo partito Alternative für Deutschland. Oltre 400 mila elettori liberali hanno invece deciso di non votare più Fdp e di restare a casa.
LA SPD AL PALO. DELUSIONE TRA I SOCIALDEMOCRATICI
Delusi i socialdemocratici che si aspettavano un risultato migliore del magro 25,7 per cento uscito dalle urne. La Spd aumenta i suoi voti, cresce solo del 2,7 per cento rispetto al 2009 e conquista 192 seggi. La distanza rispetto all’Unione rimane abissale.
Sia il candidato cancelliere Peer Steinbrück sia il presidente del partito Sigmar Gabriel hanno detto che il risultato della Spd è stato inferiore alle attese. “La Spd non ha fatto una campagna elettorale priva di contenuti. Abbiamo parlato di politica, ma non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi. Ora la signora Merkel deve cercarsi una maggioranza. Al mio partito suggerisco di andare all’opposizione. Escludo per oggi e anche per il futuro una coalizione con Die Linke” ha dichiarato Steinbrück nel corso di un dibattito televisivo.
Non stupisce che la Spd e Steinbrück non siano riusciti a conquistare l’elettorato. L’80 per cento dei tedeschi pensa che la Merkel sia una buona ambasciatrice della Germania nel mondo e il 60 per cento ritiene che la Cancelliera faccia una buona politica per il paese. Di contro, il 60 per cento dei tedeschi crede che con la riforma Hartz IV, le riforme sociali e del mercato del lavoro dell’era Schröder, e con la pensione a 67 anni la Spd non sia più il partito della giustizia sociale.
L’Unione vince grazie soprattutto a tre Länder, la Baviera, il Nordreno-Westfalia e il Baden-Württemberg dove cresce del 17,5 per cento.
EUFORIA A SINISTRA, TRAUMATIZZATI I VERDI
Die Linke, il partito di sinistra guidato da Gregor Gysi, perde il 3,3 per cento diventa il terzo partito in Parlamento, porta a casa 64 seggi con un buon 8,6 per cento e scavalca seppur di poco i Grünen. “Sono molto contento nonostante la perdita di voti. Chi l’avrebbe detto nel 1990 che questo partito sarebbe diventato la terza forza politica del Parlamento tedesco. In Germania c’è un nuovo clima. Questa è stata l’ultima campagna elettorale con la conventio ad escludendum (nei confronti della Linke da parte di Spd e Grünen, nda). La nostra responsabilità sarà molto grossa, in particolare se diventerò leader dell’opposizione (nel caso di Grosse Koalition, nda)” ha dichiarato Gysi.
Impietriti i Grünen di fronte ai primi exit poll, risultati poi confermati via via dai dati ufficiali. Sognavano un risultato a due cifre, tra il 12 e il 14 per cento e invece si devono accontentare di un misero 8,4, il 2,3 per cento in meno rispetto al 2009, e di 63 seggi.
Subito dopo il voto il leader del partito e capogruppo in Parlamento e candidato di punta dei Grünen, Jürgen Trittin, ha ripetuto quanto aveva già detto in campagna elettorale e cioè che il suo partito è pronto a parlare con tutti tranne che con la AfD. “Abbiamo perso e ora dobbiamo analizzare il perché. Contro di noi si sono mossi i poteri forti” ha commentato Trittin.
ALCUNI LEADER AL CAPOLINEA POLITICO
A meno che non nasca una coalizione di governo nero-verde, Cdu-Csu-Grünen, ipotesi tuttavia improbabile, la vecchia guardia dei Verdi tedeschi, Trittin, Renate Künast, Claudia Roth potrebbe essere giunta al capolinea politico. Nel partito intanto infuria già la discussione sulle responsabilità personali, lo scontro tra destra e sinistra, il dibattito sul suo posizionamento futuro.
Oggi si riunisce anche il gruppo dirigente dei liberali per una prima discussione interna sul clamoroso disastro elettorale. All’ordine del giorno le responsabilità personali, la guida del partito e i contenuti futuri. È certo che il presidente Philipp Rösler, che ha ottenuto un bruciante 2,6 per cento di voti diretti nel suo collegio Hannover-Land I e il capogruppo in Parlamento Rainer Brüderle gettino la spugna o siano costretti a farlo. Come possibile successore di Rösler viene dato Christian Lindner attualmente segretario del partito e capogruppo nel Nordreno-Westfalia.
NUOVA OPPOSIZIONE A DESTRA DELLA MERKEL?
Ancora presto per dirlo. Il partito euroscettico Alternative für Deutschland con il suo 4,8 per cento manca di poco l’ingresso in Parlamento e tuttavia riscuote un risultato soddisfacente che fa ben sperare per le prossime elezioni europee. L’analisi dei flussi elettorali ci dice che AfD ha raccolto un buon numero di voti sia a destra sia a sinistra, 440 mila dalla Fdp, 360 mila dalla Linke e 300 mila da Cdu-Csu. Per Bernd Lücke, uomo di punta del partito nato soltanto qualche mese fa, “AfD è la vera alternativa a tutti gli altri partiti. Il nostro è un risultato forte anche se speravamo di ottenere più del 5 per cento nonostante la forte opposizione nei nostri confronti”. Prossimo obiettivo dicono i dirigenti della Afd l’8 per cento alle elezioni europee. Se i dirigenti del partito si dimostreranno in grado di gestire la visibilità ottenuta, per AfD – anche grazie alla sconfitta dei liberali – possono aprirsi prospettive politiche inattese facendo leva sull’euroscetticismo, sulla politica fiscale e monetaria della Merkel, sulle paure dei contribuenti tedeschi e sui conservatori delusi da Cdu e Csu per i quali i due partiti non sono abbastanza conservatori.
LE PROSPETTIVE DOPO IL TRIONFO
Improbabile una coalizione Unione-Grünen, con i verdi ingessati sin da ora in estenuanti e distruttivi litigi interni sulle responsabilità del risultato elettorale, si fanno sempre più insistenti i boatos su una Grosse Koalition, un’alleanza di governo tra Unione e Spd.
Un’eventualità che incute timore ai socialdemocratici, memori di un’esperienza politica non entusiasmante e di sconfitte non troppo lontane per il precedente del 2009 quando governarono il Paese con la Merkel.
QUO VADIS SPD?
Alla fine la Grosse Koalition si farà. La Spd non può dire di no perché non può permettersi nuove elezioni e perché dietro il velo della “palla che ora sta nel campo della Merkel” alcuni già scalpitano per le poltrone da ministro e da sottosegretario.
Ai socialdemocratici farebbero bene altri quattro anni di opposizione per ripensare a fondo gli anni del governo Schröder, per ri-pensare il suo essere socialdemocrazia, per riflettere sul perché la Spd non è più visto come il partito della giustizia sociale, per mettere in campo un’alternativa vera alla Merkel e all’Unione, per darsi

UNA NOTTE DI ATTESA E PIENA DI EVENTI di P Giaculli.
1 – Intanto sembra proprio che i liberali in Germania rimangano fuori dal parlamento (4,7): mai visto in tutta la storia della Repubblica federale tedesca! Mentre scriviamo sembra scongiurato il pericolo che gli euroscettici Afd abbiano passato la soglia del 5%, infatti si fermano al 4,7. Doppia festa!
L’altra notizia importante è che DIE LINKE è per il momento terzo partito (8,5) anche se con un testa a testa con i Verdi – che si fermano al 8,4. ce n’è da rimanere svegli tutta la notte, visto che anche in Assia, regione di Wiesbaden e Francoforte, dove risiede la Bce, la Linke sembra spuntarla di nuovo con il 5,1. Speriamo davvero di farcela.
Per il momento "mamma" Merkel si piazza al livello dei sondaggi più favorevoli sfiorando la maggioranza assoluta, in uno dei migliori risultati della storia della CDU ( o almeno degli ultimi da 20 anni) .
Ma: eppure ci sarebbe, stando così le cose, una maggioranza a sinistra di Merkel. I partiti presenti al Bundestag sarebbero infatti solo 4: CDU, SPD, LINKE e Verdi in un assetto senza precedenti e a quanto pare ci sarebbero i numeri per fare un governo rosso-rosso-verde che Spd (soprattutto) e Verdi rifiutano per motivi ideologici, se così non dovesse essere dovranno rispondere del fatto di aver riportato al governo Merkel, che almeno a parole (e non con i voti sulle politiche europee al Bundestag) contrastano. A Merkel – l’unica certezza al governo – la scelta: può governare con SPD in una grosse Koalition, o con i Verdi, Già, perché no? A livello regionale è già successo, e una parte del partito non direbbe di no.
Ancora: notevole il commento del corrispondente di Repubblica – va bene essere pro-Merkel, ma addiririttura asserire che con Merkel ha vinto la Germania europeista????
io direi piuttosto che ha vinto l’idea tedesca della stabilità, della serie niente esperimenti – mamma sa come fare – i paesi dell’Europa del Sud imparassero un po’ da noi – del resto a noi tedeschi va molto meglio che nel resto dell’Europa.
Il partito di Merkel fa incetta di collegi uninominali anche con candidati mediocri, non è un caso. CDU è Merkel e Merkel è Germania.

2 – in Assia (regione di Wiesbaden e Francoforte, sede finanziaria e della BCE) LINKE si conferma al 5,2 e ci sono i numeri per un eventuale governo con Spd e Verdi. Si inverte il trend nei Länder e ci si stabilizza a ovest in una regione importante. Purtroppo sono entrati i Liberali per il rotto della cuffia con il 5, ma non basta per confermare il governo CDU-Liberali.
Di nuovo, come nel caso di altri Länder, vedi Berlino (dove governa una Große Koalition), la SPD si assumerà la responsabilità di voltare pagina o di scegliere la via di quella che sembra essere la TINA – la governance obbligata per l’Europa – cioè l’opzione della Große Koalition, leggi larghe intese, ecc.
Anche a livello nazionale i numeri per un governo SPD-LINKE-Verdi ci sono, che comunque le prime dichiarazioni SPD hanno già escluso, com’era da aspettarsi.
Ampia apertura di CDU per le trattative naturalmente con la SPD (il governo che Merkel gradisce di più anche quando governava con i Liberali) e anche con i Verdi.
BERLINO si conferma città ROSSA : siamo al 18,5 (ovest della città superiamo quasi al 11 %) e conquistiamo addirittura 1 seggio (tot. 6). LINKE conferma 4 collegi uninominali, 1 deputata di lista + 1 nuova deputata di lista.

3 – DIE LINKE supera lo sbarramento ovunque a ovest meno che in due regioni, Baden-Württemberg 4,8 (capoluogo Stoccarda) e Baviera al 3,8 (però notevole rispetto alle regionali di domenica scorsa, dove LINKE si è fermata al 2,1) – quindi dimostra il suo radicamento nonostante gli insuccessi riportati nelle passate elezioni dei Länder. Il successo in Assia indica un’inversione di tendenza.
Questi i risultati:
OVEST:
Renania-Palatinato (Magonza) 5,4
Nordreno-Westfalia (Ruhr/Düsseldorf/Colonia) 6,1
Assia 6 (in contemporanea con regionali dove siamo al 5,2)
Saarland 10
Bassa Sassonia (Hannover) 5
Schleswig-Holstein (Kiel, al confine con la Danimarca) 5,2
Amburgo (città-stato) 8,8
Brema (città-stato) 10,1
EST:
Turingia 23,4
Sassonia-Anhalt 23,9
Sassonia 20
Brandenburgo 22,4
Mecklenburg-Pomerania orientale 21,5
BERLINO tot. 18,5 (ovest 11)

4 – On Europe, there are no major differences between Chancellor Angela Merkel – who is seeking reelection for a third mandate – and her Social-Democratic rival, Peer Steinbrueck.
Cmq per dovere di cronaca: il rifiuto di Spd e Verdi di fare un governo con Linke non è motivato in base a incompatibilità di merito, ma in base alle supposte divisioni interne di Linke che ne minerebbero, a loro giudizio, l’affidabilità.
http://euobserver.com/political/121473

TUTTI PAZZI PER MERKEL d i Roberto Musacchio
Aiutano a capire il perché la signora Merkel abbia vinto le elezioni in Germania i complimenti che le arrivano da tutta Europa e a 180 gradi. Anche da chi, come Hollande e Letta, dovrebbe stare su un fronte diverso. Si dirà che sono congratulazioni dovute. Ma in realtà traspare qualcosa di diverso. Il riconoscimento di una egemonia che diventa il punto di riferimento obbligato per ogni agire politico. Vale anche per i commentatori e i giornali, progressisti in testa. Per giunta ci si è messo anche il successo, sfiorato, della lista antieuro a dare l’alibi per celebrare i fronti uniti da edificare contro l’euroscetticismo.
Continua così quell’atteggiamento politico che ha portato la Cancelliera a poter conseguire il suo terzo mandato consecutivo. Non c’è dubbio che la nuova lady di ferro abbia saputo ben costruire le ragioni del suo successo. Si è conquistata il ruolo di madre di tutti i tedeschi. Ha narrato la storia di un Paese, la Germania, dedito ed operoso che subiva le conseguenze dei comportamenti non virtuosi di altri. Che si assumeva anche “generosamente” i propri obblighi “europeisti” ma senza “esagerare” e chiedendo ai “reprobi” di fare i compiti.
Messa in politica, Merkel, ha saputo prendere la direzione di una Europa che si va edificando intorno ad un compromesso tra le borghesie siglato intorno al comune intento di cambiare la natura del vecchio continente dandogli un’anima liberale e liberista e disposte per questo obiettivo a sacrificare, almeno in parte, i conflitti nazionali. E ha saputo governare quello strano impasto che è la Germania unificata, avvalendosi, democristianamente, di tutti i materiali disponibili. Da quelli che arrivavano dall’eredità di Schroeder e delle sue “riforme” liberalizzante a quelli della stessa esperienza dell’Est, soprattutto quelli messi in campo durante il processo che ha portato alla grande Germania.
E infatti Merkel conquista un risultato importante anche all’Est che le consente il grande balzo in avanti oltre il 40%. Resta sotto il 26% la Spd, che ha una piccola crescita rispetto al crollo delle elezioni precedenti, avvenute dopo l’esperienza della grande coalizione fatta proprio con la Merkel. Ma il risultato è men che modesto. Ed è il frutto sostanzialmente scontato di una subalternità imbarazzante che ha portato i socialdemocratici a condividere pressoché tutti i provvedimenti presi dalla Cancelliera. A partire da quelli più pesanti per l’Europa come tutte le leggi che hanno edificato l’austerità e la governance chiamata ad imporla. Qui le responsabilità della Spd sono ampiamente condivise dall’insieme delle forze che fanno parte del partito socialista europeo e del gruppo parlamentare europeo dei socialisti e democratici.
Restando in Germania, l’affluenza al voto, ampia, e il successo di Merkel, parlano di un dato che può apparire in controtendenza rispetto alla crisi della politica di cui ampiamente si parla in Europa. Questo elemento va valutato attentamente e nel merito. Nella sua parzialità, in quanto si tratta di un dato maturato laddove, in qualche modo e non certo per tutti, si “approfitta” del corso europeo attuale. Altri dati e sondaggi parlano per l’Europa di un restringersi del consenso ai governi, allargati, dell’austerità. E parlano tra l’altro di buoni risultati in molti Paesi per le forze di sinistra antiausterità ancor più che degli euroscettici. Ma anche nel suo rimarcare il fatto che vince la sola politica in campo, e cioè quella della Merkel, perché altro non c’è.
Per altro lo stesso dato tedesco dice che la Cancelliera vince prosciugando il suo storico alleato liberale. Se si guarda all’insieme dello scacchiere elettorale, gli spostamenti sono interni ai campi e fuori di essi vanno, in modo ridotto, al partito antieuro e ai pirati, che dilapidano però i precedenti successi regionali. Un discorso specifico va fatto sulla Linke il cui risultato vale molto se si pensa alle condizioni oggettive e soggettive in cui è maturato. Unico partito dichiaratamente antiausterità, laddove l’austerità è stata narrata come il giusto che i tedeschi chiedono ai reprobi. Escluso da ogni alleanza dalla Spd per un miscuglio tra non volontà dei socialdemocratici di affrontare la prospettiva di uno scenario alternativo e rigurgiti di integralismo che portano a considerare nemico un partito nato, in parte, da una scissione; cose cui si somma l’incapacità storica della Spd ad affrontare il tema dell’Est. La Linke ha, peraltro, dovuto affrontare un ricambio di leadership che, come ben sappiamo in Italia, è stato difficile ed ha prodotto contrasti e rischi di rotture. Sta di fatto che aveva fallito molte elezioni regionali e, nei sondaggi, ad un certo punto, era a rischio la stessa permanenza in Parlamento. L’8,6%, terzo partito e l’ingresso, che dovrebbe essere avvenuto, in Assia, sono ottimi risultati.
Che consentono per altro di verificare una realtà numerica un po’ diversa da quella che la celebrata vittoria della Merkel accredita. In realtà Spd, Linke e Verdi dovrebbero avere più seggi della Cdu. Difficile che la Spd faccia oggi quello che ha escluso per anni e in campagna elettorale e cioè intavolare una discussione vera per una alternativa. Ma fuori da questa strada non c’è futuro diverso possibile. Temo però che invece ci sarà una corsa a salire sul carro dei vincitori e a vedere chi riuscirà a caratterizzare le larghe intese.
Se saranno larghe intese ci sarà un problema ancora più grande dell’oggi. Esse saranno tra un Partito grande e vincente, e con idee, e uno più piccolo, sconfitto e con poche idee. Lasceranno alla Merkel il quadro di comando complessivo, tedesco ed europeo, e di decidere quanta austerità e quanta “compassione” avere. Rappresenteranno il punto di riferimento per esperienze come quella italiana e per tutti quelli che le tifano perché, a loro dire, con la compromissione dei socialdemocratici agevolano l’edificazione della nuova Europa liberale. Renderanno la cosiddetta alternativa dei socialisti e democratici, e dei centrosinistra, in vista delle elezioni europee di maggio, ancora meno credibile di quanto non lo sia già oggi. D’altronde le difficoltà di Hollande, per altro pro guerra in Siria, la sconfitta della Spd ampliano una sequenza dove c’è già il tracollo del Pasok e molto altro.
Combattere la narrazione delle larghe intese, formali e sostanziali, è la condizione indispensabile per affrontare i mali dell’Europa e pensare ad una alternativa. C’è già in moto la “crociata” per una union sacrè contro i “barbari” euroscettici e populisti, in cui arruolare tutti. Servirebbe solo ad assolvere le politiche dell’austerità e le troiKe che, esse si, fanno di questa Europa sempre più una nuova Bisanzio. Ricostruire la politica fuori da Bisanzio, per un’altra Europa, è compito sempre più indispensabile.

PROPORZIONALMENTE. QUALCOSA LA GERMANIA DA INSEGNARCELO CE L’HA!
Dobbiamo fare come in Germania: questo ripetono i fautori del tanto celebrato «modelli Deutschland». Se l’economia teutonica gira, basterà riprodurne il modello e anche noi saremo ricchi. Peccato che le esportazioni e il risibile costo del finanziamento del debito definiscano i contorni di un modello impossibile da riprodurre. Il gioco è a somma zero: se c’è chi vince, c’è necessariamente chi perde.
La Germania, tuttavia, qualcosa da insegnarcelo ce l’ha: esiste un «modello tedesco» che va riprodotto. È il sistema elettorale proporzionale. Concepito in modo tale da fare sì che il cittadino tedesco che si reca oggi alle urne possa votare il partito che meglio lo rappresenta. Senza subire il ricatto – per dirne una – del cosiddetto «voto utile». Addirittura, chi proprio decide di agire «strategicamente» finisce per favorire i partiti minori: esattamente il contrario di quello che capita con l’orrendo Porcellum.
Mettiamoci nei panni (con qualche difficoltà, va da sé) di un elettore genericamente conservatore. Se siamo determinati a fare di tutto perché la coalizione fra democristiani e liberali continui a governare, strategicamente non daremo il voto alla grande Cdu, ma alla piccola Fdp, in modo da aiutarla a superare la soglia di sbarramento. Se decidiamo, invece, di votare «di cuore» il partitone di Merkel, sappiamo che il nostro sostegno renderà comunque più forte la cancelliera: e se dovrà cambiare alleato per governare, pazienza.
Il Parlamento che uscirà dalle urne di oggi rappresenterà la volontà degli elettori, senza distorsioni: non ci sono premi di maggioranza. Si dirà: ma c’è lo sbarramento che taglia fuori le forze minori. È vero. Ma la storia della democrazia tedesca dimostra che l’esistenza di tale soglia non abbia affatto impedito che nuovi movimenti, andati radicandosi in una società che cambia, abbiano potuto fare ingresso in un sistema politico che è blindato solo in apparenza.

È stato così per i Verdi negli anni ’80, per la Pds (poi Linke) negli anni ’90, potrebbe esserlo oggi per gli euroscettici di Alternative für Deutschland. E avrebbe potuto esserlo per i Piraten, se non avessero dissipato il consenso raccolto negli anni scorsi litigando pubblicamente fra di loro come forsennati. I partiti «deboli», ma organizzati democraticamente e convinti della propria ragione di esistere, sono nelle condizioni di diventare attori a pieno titolo della vita politica. E di smettere di essere deboli. Sempre che le regole del gioco non siano scritte a misura delle forze «a vocazione maggioritaria». Come è oggi con il Porcellum e come era ieri con il Mattarellum, un sistema tutt’altro che da rimpiangere. E che non c’entra nulla con quello tedesco.
Fra gli insopportabili luoghi comuni che vanno per la maggiore negli ambienti «democratici» italiani, uno dei più stupidi è quello che vuole che la sera del voto si debba assolutamente sapere «chi ha vinto e chi ha perso». Spesso giustificato con un severo richiamo all’impazienza dei mercati. Guai – si dice – fare le coalizioni dopo il voto: meglio presentarsi agli elettori indossando le camicie di forza di alleanze disomogenee. Ma la politica non è – non dovrebbe essere – una partita di calcio con un trofeo in palio. In una democrazia parlamentare, ciò che davvero importa sapere la sera del voto sono due cose. Che ogni cittadino abbia potuto scegliere liberamente da chi farsi rappresentare, giudicando se il partito votato la volta precedente merita ancora la sua fiducia. E che il Parlamento rifletta fedelmente questa scelta. In Germania si fa così. La prendiamo a modello?

MERKEL riconferma la linea di austerità in UE e apre ai contatti con l’SPD

Apertura ai socialdemocratici e nessun cambiamento delle politiche di austerità. Chi si aspettava “grandi discorsi” dal cancelliere tedesco Angela Merker, che solo per un soffio non ha conquistato la maggioranza assoluta, dovrà ricredersi. Anche se la conferenza stampa convocata all’indomani del risultato elettorale è quasi tutta in chiave di politica interna non si vedono grandi orizzonti sul fronte delle politiche europee. Anzi, se c’è una sottolineatura che esce con forza è l’invito a fare “come in Germania”. Ovviamente, siamo all’inizio della formazione del governo. E quindi potrebbero esserci dei cambiamenti. Ma il segno è inequivocabile. Il capo del governo tedesco anche se sarà costretta alla Grosse Koalition non intende arretrare di un millimetro. L’obiettivo fondamentale, dice, è la stabilità. Un obiettivo che non richiede solo i numeri in Parlamento ma "un minimo denominatore comune" delle forze che compongono la maggioranza. Messaggio all’Spd, non pensate di venire al governo per condizionare la linea poiltica.

I partiti dell’Unione di centro-destra "sono aperti a trattative per la formazione del Governo" che "deve essere stabile e solido" ed hanno avviato "primi contatti" con i socialdemocratici,dice. E poi spiega che l’Spd deve tenere un’importante riunione venerdi’ e che, quindi, non sono prevedibili progressi prima di allora. Questo, "non esclude altre iniziative", ha aggiunto Merkel, in termini di formazione del Governo oltre a quelli con "il primo partito di opposizione".

Per quanto riguarda l’Europa, “un insieme di Paesi, alcuni piu’ forti altri meno”, puo’ funzionare "solo se riesce a farsi sentire come una voce unica". "In Consiglio si vota all’unanimita’ e finora abbiamo avuto buoni risultati”, dice Merkel. “Chi mi conosce sa bene che cerco sempre di trovare un compromesso e di capire la posizione altrui", aggiunge. Inoltre, sottolinea Merkel rispondendo alle domande sulla necessita’ di insistere di piu’ in Europa sul sostegno alla crescita, "mi sono impegnata in sede di bilancio europeo per i prossimi sette anni per ottenere maggiore investimenti contro la disoccupazione giovanile. Ora, ci sono a disposizione strumenti piu’ flessibili, basti solo pensare ai fondi strutturali, ad esempio" e Paesi "come l’Italia sono riusciti a migliorare la situazione dei contributi netti con l’Europa". "Confermo questa rotta – ha concluso Merkel – in Europa continuiamo a investire e la Germania paghera’ molto di piu’ nel quadro di questo bilancio rispetto all’ultimo".

In Europa "bisogna fare le stesse cose che la Germania ha gia’ fatto qualche anno fa" per uscire definitivamente dalla crisi", aggiunge Angela Merkel. La Germania "dieci anni fa era il malato d’Europa ma, grazie alle riforme, siamo diventati un’ancora di stabilita’. Quello che abbiamo fatto noi, possono farlo anche gli altri. Si tratta di un processo che mira ad aumentare la competitivita’ e la fiducia degli investitori esteri nei nostri Paesi. Abbiamo gia’ fatto diversi passi avanti, dobbiamo portare a termine questo processo, lavorando assieme fra partner europei".

Merkel per il momento si tiene lontano da alcuni dossier scottanti come la riforma delle banche, la politica energetica e le privatizzazioni. Senza parlare di eurobond e simili. Certo che il suo rafforzamento in Germania corrisponde anche ad un forte rafforzamento in Europa perché in fondo rimane l’unico leader del Vecchio continente che dall’inizio della crisi economica è riuscita a resistere saldamente al comando.

 

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