10807 Le politiche per l’emigrazione e la svolta mancata: il Pd fa il punto a Genova

20130910 19:09:00 redazione-IT

Genova, 8 set – Nelle politiche per gli italiani all’estero la svolta c’è stata? I tagli dei governi Berlusconi e Monti e la fase di stallo dopo le elezioni e infine le larghe intese hanno impedito di raggiungere quegli obiettivi che il Pd si era posto e aveva promesso agli elettori residenti all’estero. A fare il punto della situazione ieri alla Festa democratica a Genova, moderati dalla presidente del Pd Svizzera Anna Pompei Ruedeberg, il responsabile dell’Ufficio italiani nel mondo del Pd Eugenio Marino, il deputato Nico Stumpo, i parlamentari eletti all’estero Laura Garavini, Marco Fedi e Francesca La Marca e il segretario generale del Cgie Elio Carozza alla presenza del rappresentante del circolo del Pd di Ginevra Alfiero Nicolini e dei rappresentanti dei circoli venuti da varie parti del mondo per assistere alla tavola rotonda dal titolo “La svolta mancata? Quale politica per gli italiani nel mondo”.

Soprattutto il governo Berlusconi si è caratterizzato per “l’assenza o la destrutturazione – spiega Marino – delle politiche per gli italiani all’estero e tagli lineari sui capitoli” relativi all’emigrazione. “In questi anni il Pd – continua Marino – che si candidava al governo del paese aveva preparato un percorso nuovo” portando avanti quell’opera di “radicamento sui territori e nelle società all’estero” attraverso iniziative e politiche attive. “Il percorso – spiega Marino – si è interrotto bruscamente per mancanza di una maggioranza in Parlamento” e a questo si aggiunge ora “un’assenza totale del Pd” tra le “leve esecutive che ci riguardano”: alla Farnesina il ministro Bonino, Archi, Giro, Dassù e anche nelle commissioni Esteri delle Camere Cicchitto e Casini, “nessuno di loro – precisa Marino – è del Pd”. E in particolare il viceministro Archi, che ha la delega per gli italiani all’estero, “si sottrae a qualsiasi tipo di dibattito” accusa Marino: “L’invito al dibattito di oggi gli è arrivato a giugno. Gli abbiamo detto di scegliersi un giorno per incontrarci e ancora stiamo aspettando”.

“Nel Parlamento attuale – prosegue Marino – tutto procede per decreti legge, ogni provvedimento viene inserito in maxi decreti. In questo modo il Parlamento viene espropriato delle proprie funzioni e i parlamentari non riescono a incidere. Se si continua così – ragiona il responsabile Pd estero – la svolta non può esserci.

La svolta promessa, dagli altri partiti con meno sincerità e determinazione di noi, non può essere mantenuta. Basti pensare alla chiusura dei consolati e a quello che non è stato fatto sull’Imu, nonostante fossimo riusciti grazie al lavoro di Nico Stumpo e Davide Zoggia a far passare l’ordine del giorno che impegnava il governo a modificare l’imposta per le case degli italiani all’estero. L’obiettivo del Pd è quello di far sentire gli italiani all’estero “legati all’Italia non solo dal punto affettivo ma anche istituzionale, senza alimentare disaffezione”.

Altrimenti “a perderci – conclude Marino – non saranno gli italiani all’estero ma l’Italia, la sua identità, la sua cultura e anche la sua economia”.

Anche secondo Stumpo “l’occasione mancata, non solo per gli italiani nel mondo ma anche per l’Italia”, risale al 24 e 25 febbraio scorsi, i giorni delle elezioni politiche “in cui ci aspettavamo un risultato diverso”. Se avessimo avuto “un nostro governo, con Bersani alla guida, non avremmo avuto un ministro degli Esteri non del Pd, tanto meno un sottosegretario. Abbiamo fatto un accordo di governo con chi non ha la stessa visione sugli italiani all’estero”.

Nonostante questo, prosegue Stumpo, “bisogna continuare a fare un lavoro che dia un segnale, l’idea che un grande paese e un grande partito sono tali se non hanno paura di guardare alle proprie radici. Dobbiamo avere questa idea di partito e di paese: senza avere paura del passato e del futuro perché il presente si costruisce così”.

Un paese che non deve nemmeno aver paura “di dire agli altri cosa non fare, anche se l’altro è Obama” dice Pompei Ruedeberg parlando del possibile intervento militare da parte degli Usa in Siria, e, aggiunge, anche nel dibattito su diritti cittadinanza “forse siamo intervenuti troppo timidamente.

La parte costituzionale sullo ius soli e lo ius sanguinis in Svizzera è stata analizzata con attenzione, non vedo perché in Italia non si possa fare”. La coordinatrice del Pd Svizzera chiede inoltre più coraggio per dare risposte contro “lo scollamento e la disaffezione” e per “attivare la svolta richiesta” imparando a “comunicare il cambiamento e l’innovazione”.

La situazione attuale della politica italiana però non permette grande margine di azione, spiega Garavini: “E’ difficile di per sé fare in parlamento e a colloquio con il governo fare politica per gli italiani all’estero perché la conoscenza delle problematiche legate all’emigrazione continua a essere molto deficitaria.

Immaginiamoci come sia ancora più complicato laddove dal precedente bilancio siano state cancellate o fortemente ridotte le risorse per queste politiche. Con il governo Berlusconi – prosegue la deputata Pd – i tagli al mondo della scuola hanno raggiunto il 75% delle risorse. Tagli analoghi ci sono stati sulla struttura diplomatico-consolare, e poi c’è la questione dell’Imu agli italiani nel mondo introdotta dal governo Monti, una profonda ingiustizia”. E ora “il governo, che ha ereditato una situazione catastrofica, si trova in difficoltà nel cercare le coperture di risorse che non ci sono più” e non solo per i capitoli che riguardano gli italiani all’estero”. La deputata eletta in Europa fa infine un appello all’unità dei parlamentari del Pd eletti all’estero, contro ogni tipo di spaccatura e divergenza, per avere la forza sufficiente per poter “fare presa” e chiede tutto il sostegno possibile da parte del partito: “Abbiamo bisogno ancora più di avere partito dalla nostra parte, a sostenerci nelle nostre campagne”. Quelle che riguardano l’Imu e poi la futura service tax, la riforma elettorale, il sistema lingua e cultura, il rinnovo dei Comites e del Cgie, la nuova emigrazione.

Su questo fenomeno in particolare si è soffermato Nicolini che segnala che sono molti i giovani che si sono tesserati al circolo di Ginevra nell’ultimo periodo: “Cerchiamo di coinvolgere le nuove generazioni di italiani emigrati altrimenti, se non li facciamo partecipare su cose che conoscono e che li interessano, se ne vanno”.

Anche Fedi si è soffermato tra gli altri temi su quello della nuova emigrazione che secondo il deputato Pd “è ripresa anche in modo consistente e l’Italia li sta abbandonando. Noi – aggiunge – siamo a fianco governo per far ripartire lavoro”, ma “oggi rischiamo di abbandonarli anche quando arrivano all’estero, perché non trovano più rete di sostegno sia dei consolati che dei patronati” a causa dei tagli. E sull’Imu dichiara: “Sostengo che se chiediamo un’equiparazione automatica, chiediamo un privilegio. Ma chi parte per l’estero costretto dalla mancanza di lavoro dovrà pagare l’Imu come se fosse una seconda casa: c’è nello stesso tempo – sottolinea Fedi – l’ingiustizia e il privilegio”.

“Non vogliamo né ingiustizie, né privilegi” ha dichiarato Carozza che aggiunge: “Vogliamo che si applichi il diritto, che gli italiani all’estero siano trattati nel rispetto delle leggi”. E per quanto riguarda la rappresentanza degli italiani nel mondo è necessario, secondo Carozza, “ridare il diritto nel rispetto delle regole” e gli “organismi di Comites e Cgie devono essere rieletti”, sottolinea il segretario generale che si dice pronto a dimettersi nel caso in cui la Farnesina non mantenga l’impegno che ha preso alla plenaria di convocare le elezioni entro novembre.

Il problema secondo La Marca è che “gli italiani all’estero vengono spesso considerati di seconda classe: i nostri temi non sono di interesse per gli italiani. Ma in realtà l’Italia ha bisogno dei cittadini all’estero molto più di quanto loro abbiano bisogno dell’Italia” e usare le risorse dello Stato per la lingua e la cultura italiana all’estero, per il turismo di ritorno, ma anche per chi vuole rientrare in Italia per aprire una piccola società; tutto questo, spiega la deputata, non sarebbe altro che “un investimento per l’Italia stessa”.

Insomma, sintetizza Stumpo, bisogna portare avanti quelle battaglie che servono realmente alle nostre comunità e per le quali è giusto che il partito si impegni. Diamoci qualche spunto e poi portiamo le proposte in Parlamento”. E poi, aggiunge “dovremmo sempre di più non sentire questi momenti come diversi, fuori dal partito: il Pd non va da Pantelleria al Trentino: il partito è fatto anche dalle comunità degli italiani nel mondo che sono parte integrante del partito. Se vogliamo dare una rappresentazione diversa della politica e della società dobbiamo rompere gli steccati e le barriere e ragionare in campo aperto, un campo più ampio del recinto nazionale”.

Fonte: PD-online

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[b]LA SVOLTA MANCATA: A GENOVA I PUNTI INTERROGATIVI DEL PD MONDO SULLE POLITICHE PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO/ CAROZZA: SENZA UN SEGNALE DAL MAE MI DIMETTO DAL CGIE[/b]

Genova e il suo porto ne hanno vista di gente partire, ma in questi giorni tanti sono arrivati. È qui che il Partito democratico ha organizzato la sua festa nazionale. Ed è qui che l’Ufficio Italiani nel Mondo coordinato da Eugenio Marino ha promosso, sabato 7 settembre, una tavola rotonda.

"La svolta mancata? Quale politica per gli italiani nel mondo"

Moderati da Anna Ruedeberg, presidente del Pd Svizzera e consigliere Cgie, sono intervenuti al dibattito anche diversi rappresentanti dei circoli Pd esteri, giunti a Genova da Francia, Belgio, Svizzera e Australia.

Quella di incontrarsi alle feste nazionali, ha esordito Marino, è ormai consuetudine per il Pd Mondo. Obiettivo della tavola rotonda, ha aggiunto, è stato quello di capire "se c’è ancora speranza per la svolta attesa, quella cui abbiamo lavorato negli anni in cui siamo stati all’opposizione mentre si destrutturavano le istituzioni e si tagliavano i capitoli per i connazionali".

Durante i governi Berlusconi e Monti "abbiamo preparato un percorso nuovo fondato su tre principali direttrici: radicamento del partito su territori e nella società; iniziativa politica sempre al fianco degli italiani all’estero; riflessione politica e programmatica sul mondo migratorio". Tre direttrici, ha ricordato, che "preparavano quella che doveva essere l’alternativa del Pd col Governo Bersani". Non è andata così. Dalle urne di febbraio è uscito un Governo "di servizio" che non ha esponenti Pd nei luoghi dove si decidono le politiche migratorie: "il ministro Bonino non è del Pd – ha elencato Marino -, il viceministro Archi è del Pdl, le altre deleghe sono spacchettate", senza dimenticare che "persino i presidenti delle Commissioni Esteri non sono del Pd". Così, "in un Parlamento dove tutto procede per decreti legge, catapultati in aula con il voto di fiducia, i parlamentari riescono a fare poco".

Per Marino, "se si continua così, la svolta non ci sarà mai": il che significa che "non solo non possiamo realizzare quanto promesso", ma che "si mette in discussione l’intero sistema" perché "ci sono provvedimenti", come quello sull’Imu o sui consolati, "da cui non possiamo più prescindere". Per questo, ha concluso, “il Pd e i nostri gruppi devono far valere sui ministri il loro peso per dare alle comunità almeno qualche segnale di attenzione e servizi minimi che consentano loro di sentirsi legati all’Italia, non solo affettivamente ma anche dal punto di vista istituzionale”.

Eletta in Europa, Laura Garavini ha ammesso le difficoltà di lavorare in un Parlamento dove "la sensibilità nei nostri confronti continua ad essere molto carente". A complicare la situazione, "il dover intervenire oggi, laddove dai Governi precedente le risorse sono state cancellate o drammaticamente ridotte". Emblematico il caso lingua e cultura, con soldi decurtati del 75% in due anni. In più, "questo Governo è purtroppo alle prese con una serie di emergenze" che danno vita anche a soluzioni "discutibili", come quella di condonare i debiti delle concessionarie del gioco d’azzardo per "coprire" l’abolizione dell’Imu. E poi c’è la dialettica interna: "siamo un piccolo gruppo di parlamentari ma le spaccature ci sono anche tra di noi. Se al Senato si va in una direzione – tipo sulle scuole italiane all’estero – e alla Camera si va in un’altra, non andiamo da nessuna parte". In ogni caso "abbiamo bisogno che il partito sia dalla nostra parte; che si renda conto del valore straordinario delle comunità e del Pd all’estero e che ci sostenga". Un appello necessario più che mai, vista la calendarizzazione della riforma costituzionale e della legge elettorale, con la circoscrizione estero sempre in pericolo. Per difenderla "serve l’impegno forte di tutto il partito" anche perché "è il Pd mondo che ha fatto del Pd il primo partito in Italia. E abbiamo fatto fatica a farlo capire al partito stesso".

Un partito che si prepara al congresso per eleggere il suo nuovo leader.

A Marco Fedi, deputato eletto in Australia, "piacerebbe che qualcuno di noi eletti all’estero avesse il coraggio di candidarsi alle primarie: sarebbe il modo più bello per portare all’attenzione del Paese non solo gli italiani all’estero ma anche le questioni del mondo globale: il nostro ruolo non è solo stare in Parlamento ma anche rappresentare all’estero le potenzialità del nostro paese. Dobbiamo far capire all’estero che c’è ancora da puntare sull’Italia". Tornando alla "sfida congressuale", secondo Fedi "i futuri candidati devono dirci cosa pensano del nostro mondo e come collegarlo ai temi nazionali. Se no rimaniamo residuali perché non abbiamo voci nelle grandi questioni. Su quelle che riguardano gli italiani all’estero noi siamo presenti, ci accorgiamo degli errori del Governo e cerchiamo di rimediarvi, anche grazie al lavoro di approfondimento di Cgie e Comites". La svolta "è mancata, senza punto interrogativo", ha detto Fedi riferendosi al titolo dato del dibattito, "ma mi chiedo: ci faremmo la stessa domanda se avessimo vinto le elezioni? Oggi – ha ricordato Fedi – la gravità politica e sociale è che l’emigrazione è ripresa: e questa volta l’Italia li abbandona in tutti i sensi: perché devono partire e perché al loro arrivo non trovano più la rete di sostegno di servizi, ormai decimata dalle riduzioni delle risorse. L’Italia non può abbandonare due volte i suoi giovani". Sul fronte interno, "manca la discussione politica su temi di parità, di uguaglianza: sull’Imu non è un privilegio che chiediamo, ma equità, una mediazione tra l’ingiustizia e il privilegio".

Italo-canadese alla sua prima legislatura, Francesca La Marca ha parlato degli italiani all’estero come "cittadini di serie b, i cui temi interessano poco o niente agli italiani. Ma l’Italia ha bisogno dei suoi cittadini all’estero. Non siamo un peso per l’economia. È vero il contrario", ha affermato, indicando nella promozione di lingua e cultura, negli incentivi alle start up di giovani italiani all’estero e nel turismo di ritorno tre buoni esempi di come l’Italia potrebbe valorizzare la presenza dei suoi connazionali nel mondo.

Già dirigente del partito, anche Nico Stumpo è alla sua prima legislatura. Eletto alla Camera il 24 e 25 febbraio, per Stumpo il risultato delle ultime politiche ha rappresentato "un’occasione mancata per tutto il Paese. Dalle elezioni ci attendevamo tutti un risultato diverso. L’unico risultato centrato dal Pd è venuto proprio dall’estero e di questo ringrazio tutti voi per il grande lavoro fatto negli anni". "Abbiamo fatto delle battaglie con voi su tante proposte", ha ricordato Stumpo, secondo cui "un grande paese e un grande partito non devono aver paura di guardare al futuro e, contemporaneamente, alle proprie radici. È quello che fate voi quando contribuite al dibattito sulla cittadinanza col ministro Kyenge". "Il Pd deve tenere insieme passato e futuro per costruire il presente", ha ribadito Stumpo, secondo cui "non c’è alcuna utilità a far finire questo Governo", ma è altrettanto vero e necessario "trovare risposte alle vostre domande", cioè "il partito deve elaborare punti fermi, certi, da cui partire. Non è la fase di progettualità che avremmo voluto", ha ammesso. "Con un nostro Governo, con Bersani alla guida, non avremmo avuto un Ministro degli Esteri non del Pd, tanto meno un sottosegretario. Abbiamo fatto un accordo di governo con chi non ha la stessa visione sugli italiani all’estero", ha ricordato, dunque a maggior ragione il Pd "deve avere una posizione comune su temi centrali come la circoscrizione estero o la rete consolare".

"Oggi è un punto di partenza. Non dovremmo sentire questi momenti come diversi, fuori dal partito. Gli italiani all’estero sono parte integrante del Pd: se davvero vogliamo dare una rappresentazione diversa della politica e della società dobbiamo rompere steccati e barriere e considerare il mondo come prospettiva. Il Pd ha l’obbligo di ragionare in un campo più aperto, più ampio del recinto nazionale; voi siete le sue antenne all’estero. Un grande partito – ha concluso – deve capire che ognuno di noi ha una responsabilità che può mettere in campo". (manuela cipolloneaise)

il tema su cui si sono confrontati, insieme a Marino, i parlamentari eletti all’estero Laura Garavini, Marco Fedi e Francesca La Marca, il deputato Nico Stumpo – già responsabile dell’organizzazione – e il segretario del Cgie Elio Carozza, che ha annunciato le sue dimissioni dal Consiglio generale se il ministro Bonino non indirà le elezioni dei Comites entro novembre.

FONTE: Aise

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[b]Alla Festa Democratica di Genova l’incontro “La svolta mancata? Quale politica per gli italiani nel mondo”[/b]

[i]Da segnalare gli interventi del consigliere del Cgie Anna Ruedeberg e dei deputati del Pd Laura Garavini, Marco Fedi, Francesca La Marca e Nico Stumpo
Eugenio Marino: “Io temo che se il Governo e il Parlamento continueranno così, a colpi di maxi decreti legge su cui è posta la fiducia, la svolta per le politiche per gli italiani all’estero non potrà esserci”
Elio Carozza: “Se entro prossimo novembre non verrà dato mandato ai consoli per la convocazione dell’elezione dei Comites, in qualità di segretario generale del Cgie mi dimetterò, e credo che vi possa essere anche una presa di posizione di tutto il Consiglio Generale”[/i]

GENOVA- Nell’ambito della Festa Democratica nazionale di Genova si è svolto il dibattito, organizzato dal Dipartimento per gli italiani nel Mondo del Pd, sul tema “ La svolta mancata? Quale politica per gli italiani nel mondo”. L’incontro è stato introdotto dal responsabile del Pd per gli Italiani nel Mondo Eugenio Marino che ha ricordato come negli ultimi anni il Partito democratico abbia lavorato ad una svolta, dopo i tagli lineari delle risorse per i nostri connazionali nel mondo imposti dal Governo Berlusconi, per imprimere una svolta alle politiche in favore delle nostre comunità all’estero. Un percorso nuovo, basato sul radicamento del partito nei territori e nelle società all’estero, sull’iniziativa politica anche di protesta al fianco degli italiani nel mondo, ad esempio contro la chiusura dei consolati, e su una riflessione politica e programmatica all’interno mondo dell’emigrazione con seminari e conferenze. Un lavoro che si è interrotto bruscamente quando nelle votazioni politiche dello febbraio scorso il Pd non ha ottenuto la maggioranza nei due rami del Parlamento. Marino ha inoltre evidenziato come a tutt’oggi le deleghe che riguardano gli italiani nel mondo, ad esempio rete e consolare e lingua e cultura, siano suddivise fra vari vice ministri e sottosegretari agli esteri che comunque non fanno parte dell’area di riferimento del Partito democratico.

“Nell’attuale situazione, – ha spiegato Marino – dove ogni iniziativa viene inserita in maxi decreti legge su cui è posta la fiducia e che vengono catapultati in Aula come un pacchetto prendere o lasciare, si espropria di fatto il Parlamento delle sue funzioni e si riduce l’incisività dell’azione dei parlamentari e in particolare di quelli eletti all’estero. Quindi tutto si decide nel Consiglio dei Ministri in raccordo con i vice ministri ed i sottosegretari. Io temo – ha aggiunto Marino – che se il Governo e il Parlamento continueranno così la svolta per le politiche per gli italiani all’estero non potrà esserci… Vi sono dunque questioni – ha concluso Marino ricordando i problemi dell’Imu e della riduzione della rete consolare – da cui non possiamo più prescindere e il partito e i nostri gruppi parlamentari devono intervenire sui ministri competenti per dare alle nostre comunità nel mondo qualche momento di attenzione e alcuni servizi fondamentali. Il rischio è che gli italiani all’estero perdano interesse per il paese d’origine, ad esempio non partecipando più al voto all’estero”.

Ha poi preso la parola la coordinatrice dell’incontro, il consigliere del Cgie Anna Ruedeberg che ha sottolineato come, di fronte ai rapidi cambiamenti della realtà internazionale e migratoria, ci si debba interrogare sulla necessità di adeguare a questi nuovi contesti gli organi di rappresentanza degli italiani all’estero e le nostre istituzioni nel mondo, ovvero la rete diplomatico consolare e gli Istituti di cultura. Strumenti che sono stati concepiti per un’emigrazione diversa. Dalla Ruedeberg è stato inoltre evidenziato come a tutt’oggi il Partito democratico, nonostante venga percepito dai nostri connazionali nel mondo come una forza politica affidabile, non abbia saputo comunicare fino in fondo alle comunità all’estero la proria immagine volta al rinnovamento. La Ruedeberg, dopo aver ricordato che i partiti non hanno sempre saputo utilizzare al meglio i collaboratori all’estero, ha infine precisato come “Tanto più coraggiose ed innovative saranno le nostre proposte avanzate nel nome del cambiamento e non dello scollamento, tanto più convinta sarà la disponibilità del Partito democratico ad ascoltare”.

Dal canto suo la deputata del Pd Laura Garavini, eletta nella ripartizione Europa, ha ricordato sia la preziosa opera svolta dai circoli del Pd nel mondo, sia quanto sia difficile portare l’attenzione del Governo e del Parlamento sulle migliori politiche per gli italiani nel mondo. “Tutto questo è reso ulteriormente complicato – ha precisato la Garavini – quando si deve intervenire in favore delle nostre comunità laddove dal precedente Bilancio le risorse siano state cancellate o comunque così ridotte da portare a collasso le politiche degli italiani all’estero. Quindi mentre il Governo è alle prese con tutta una serie di emergenze, trovare delle risorse per gli italiani all’estero diventa un problema”. Dalla Garavini è stato inoltre segnalato come su alcune tematiche, ad esempio la privatizzazione dell’insegnamento della lingua e cultura italiana nel mondo, gli stessi eletti all’estero del Pd non abbiano idee condivise, riducendo così l’incisività dell’azione dei parlamentari. “ Premesso tutto questo – ha aggiunto la Garavini – per le politiche degli italiani all’estero noi abbiamo bisogno, più ancora di quanto non sia avvenuto fino adesso, di avere il partito dalla nostra parte. Un Pd che si deve rendere conto del valore aggiunto e straordinario delle comunità italiane all’estero e sostenerci in queste campagne importanti volte ad esempio a porre fine all’ingiustizia che costringe gli italiani nel mondo a pagare la tassa sull’abitazione in Italia come se fosse una seconda casa, anche se spesso non lo è”. E’ poi intervenuto Alferiero Nicolini (Pd Svizzera), che ha sottolineato la necessità sia di superare il distacco e il muro di incomprensione presente nel Partito democratico nel confronti della realtà degli italiani nel mondo, sia di portare avanti battaglie non solo in difesa dei diritti ma propositive che prendano spunto dalle esperienze maturate dai connazionali all’estero. Nicolini ha anche evidenziato l’esigenza, da parete del Pd, di seguire con la massima attenzione il fenomeno della nuova emigrazione italiana che appare molto più stanziale di quanto si pensi. Giovani che seguono con grande interesse la politica e devono essere coinvolti nelle varie iniziative.

Della carenza di attenzione da parte del sistema politico italiano nei confronti degli italiani all’estero ha parlato anche il deputato del Pd Marco Fedi, eletto nella ripartizione Africa , Asia, Oceania e Antartide, che ha ricordato la necessità, prima di appoggiare i candidati in vista del prossimo Congresso del Pd, di capire cosa questi pensino del variegato e importante mondo presente all’estero. “Quindi prima di fare queste scelte – ha affermato Fedi – noi eletti all’estero dobbiamo fare questa profonda riflessione politica e cominciare a ragionare su quali siano i contenuti che riguardano questa presenza nel mondo che i futuri candidati speriamo vogliano portare all’interno del dibattito congressuale”. Dopo aver segnalato che su alcune questioni tecniche che riguardano gli italiani nel mondo il Governo ha compiuto degli errori, Fedi ha sottolineato la necessità che il partito porti avanti una battaglia per raggiungere la piena parità di trattamento, ad esempio nel caso dell’Imu, fra gli italiani in patria e quelli all’estero. “Oggi noi abbiamo – ha continuato Fedi – un elemento di gravità politica istituzionale e sociale, e cioè il fatto che l’emigrazione è ripresa ed ogni giorno decine di migliaia di giovani lasciano l’Italia per recarsi sopratutto in Europa ma anche in altri paesi come l’Australia . L’Italia rischia di abbandonare questi giovani, che sono ricercatori, professionisti ma anche manodopera più o meno qualificata, perché quando arrivano nei paesi di destinazione non trovano più un’adeguata rete di sostegno da parte dei consolati, delle ambasciate ma anche dei patronati che hanno subito forti riduzioni, Questo è un problema serio – ha concluso Fedi – che dobbiamo porre all’attenzione delle nostre istituzioni. L’Italia non può abbandonare di nuovo i giovani che lasciano il nostro paese”.

A seguire è intervenuto il segretario generale del Cgie Elio Carozza che ha sottolineato la necessità di rispettare i diritti degli italiani all’estero e ha ricordato come negli ultimi anni il Consiglio Generale ed i Comites abbiano resistito alla volontà di smantellamento dellle politiche per i nostri connazionali nel mondo da parte del Governo Berlusconi.

“Gli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, ovvero i Comites ed il Cgie – ha poi spiegato Carozza – devono essere rieletti . Non è più infatti tollerabile un ulteriore rinvio delle consultazioni. Se entro prossimo novembre il governo non avrà dato mandato ai consoli per la convocazione delle elezioni, io, in qualità di segretario generale del Cgie, non diverrò complice dello smantellamento e mi dimetterò, e credo che vi possa essere anche una presa di posizione di tutto il Cgie. Scriverò tutto questo al ministro degli Esteri – ha continuato Carozza – per ricordargli l’impegno che ha preso nell’ultima plenaria del Consiglio Generale e l’Ordine del giorno approvato in proposito dal Cgie . Se la convocazione delle consultazioni avverrà per tempo allora potremo votare entro marzo del prossimo anno, cioè prima del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea”. Carozza ha inoltre sottolineato l’esigenza sia di riflettere sul problema della modifica della circoscrizione Estero, una sua eventuale trasformazione dovrà però tenere conto del rispetto dei diritti nei nostri connazionali nel mondo, sia di riformare gli organi di rappresentanza per far fronte alle nuove esigenze delle moderne comunità nel mondo, oggi in maggioranza composte da nostri connazionali nati all’estero. Per quanto poi concerne la nuova mobilità verso l’estero che a causa della crisi riprende slancio dall’Italia, il segretario generale del Cgie ha evidenziato la priorità di analizzare a fondo questo fenomeno migratorio che si distingue dalle precedenti diaspore, finendo per impoverire l’Italia, in quanto porta all’estero anche ragazzi di alto spessore culturale e professionale. Una questione, quest’ultima, che verrà dibattuta nelle prossime Commissioni continentali che si terranno in Germania, in Canada e in America Latina entro il meso di settembre. Carozza ha anche invitato i parlamentari eletti all’estero del Pd ha prendere spunto per le loro iniziative dal seminario sulla lingua e cultura italiana svoltosi alla Farnesina e dalla Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo ospitata dalla Fao. Due eventi promossi dal Cgie da cui sono scaturiti interessanti documenti programmatici. Carozza ha infine criticato il ministro degli Esteri Bonino per la mancata comunicazione alla Plenaria del Cgie del piano di riduzione della rete consolare che poi sarebbe stato varato pochi giorni dopo la conclusione dei lavori del Consiglio Generale.

Dal canto suo la deputata del Pd Francesa La Marca, eletta nella ripartizione America Settentrionale e Centrale, ha ricordato come “l’Italia abbia bisogno dei suoi cittadini residenti all’estero molto di più di quanto essi abbiano bisogno dell’Italia”. La deputata ha poi posto in evidenza come la drastica riduzione delle risorse per i corsi di lingua e cultura abbia colpito soprattutto i numerosi figli e nipoti degli italiani all’estero che avevano interesse ad apprendere la lingua d’origine per poi recarsi per viaggi di studio o vacanze in Italia. Un fenomeno, quello del turismo di ritorno che, per La Marca, andrebbe aiutato attraverso specifici incentivi atti a rendere più appetibili i pacchetti di viaggio. La Marca ha inoltre segnalato come le complicate procedure burocratiche presenti in Italia, di fatto impediscano a numerosi giovani italiani all’estero di avviare una piccola attività commerciale in Italia.

Ha poi preso la parola il deputato del Pd Nico Stumpo che ha ricordato come le elezioni del 24 febbraio scorso abbiano rappresentato un’occasione mancata, nonostante la vittoria del Pd nella circoscrizione Estero, anche per gli italiani nel mondo. Dopo aver sottolineato la necessità di lavorare per promuovere l’idea di un grande partito e di un paese che non abbia paura di guardare contemporaneamente al futuro e alle proprie radici e sappia mantenere un collegamento con i tanti italiani che vivono all’estero, Stumpo ha evidenziato l’esigenza di portare avanti da subito quelle iniziative che, anche attraverso la mobilitazione del partito, diano ai connazionali nel mondo alcune risposte concrete ad esempio per l’insegnamento della lingua e cultura all’estero e il pagamento dell’Imu.

“Il partito – ha concluso Stumpo dopo aver ricordato che la circoscrizione Estero non va eliminata ma aggiornata per garantire modalità di voto sicure – ha l’obbligo di ragionare in un capo più ampio in quanto non è pensabile che esaurisca la sua discussione in ambito nazionale, perché sui grandi temi non basta il dibattito nel solo paese”.

Da segnalare inoltre le domande di Italo Stallone (Inca Francia), che ha chiesto quanto siano coesi gli eletti all’estero del Pd e quali rapporti abbiano questi deputati e senatori con i circoli del partito nel mondo, e di Francesco Cerasani (Bruxelles) che ha sollevato il problema delle politiche per le nuove generazioni italiane che oggi affrontano l’avventura dell’emigrazione.

In sede di replica Laura Garavini ha sottolineato la straordinaria attenzione degli eletti all’estero del Pd per i circoli sul territorio ed ha precisato come le diverse prese di posizioni di alcuni parlamentari possano anche essere in futuro ricucite e superate.

Dopo le parole di Marco Fedi che ha segnalato la necessità di trovare una mediazione nel partito sulle diverse posizioni riguardanti ad esempio l’uso del personale di ruolo all’estero, Eugenio Marino ha concluso l’incontro ricordando che da sempre esiste un raccordo fra i parlamentari eletti all’estero che su alcune tematiche ha consentito di fare battaglie comuni. Marino ha infine sottolineato come per le politiche degli italiani nel mondo il sistema di approvazione dei provvedimenti a colpi di fiducia non potrà continuare all’infinito e dovrà lasciare il passo a una discussione e ad un confronto preventivo.

FONTE: Goffredo Morgia /Inform

 

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