10704 Cristoforo Colombo, la comunità italiana e la disputa politica in Argentina

20130703 11:52:00 redazione-IT

di Adriana Bernardotti (Buenos Aires)
Un curioso conflitto si sta sviluppando a Buenos Aires da alcuni mesi ed è in effervescenza in questi giorni. Il motivo è la decisione del governo di Cristina Kirchner di sostituire la statua di Cristoforo Colombo dai pressi della Casa Rosada per il monumento all’eroina meticcia dell’indipendenza argentino-boliviana Juana Azurduy, donato dal governo di Evo Morales. I protagonisti sono il governo di centro destra della città capitale, che si oppone alla decisione del Governo Nazionale e l’associazionismo della nostra comunità, molto bellicosa sulla questione anche se con qualche distinguo.

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Dopo mesi di polemica, ieri Colombo è sceso dal suo piedestallo. Il marinaio genovese non è più lo “scopritore” dell’America, come ci insegnava – fino non tanto tempo fa – la versione eurocentrica della storia che dominava nelle scuole argentine, ma il simbolo dell’annientamento dei popoli originari e dell’oppressione di Spagna e il colonialismo europeo. Il Governo di Cristina Kirchner ha già qualche difficoltà su questo fronte (come abbiamo visto di recente con le polemiche scatenate, quando il Papa ha ricevuto il portavoce di un conflitto aborigene per le terre, osteggiato dal governo). Una riparazione, anche se sul passato e a livello simbolico, appare per tanto opportuna, come ha dichiarato il Segretario alla Presidenza Oscar Parrilli in riferimento al trasloco della statua di Colombo: “Abbiamo il diritto di mettere in discussioni i nostri simboli, che cosa rivendichiamo;questo è un monumento alla Spagna civilizzatrice”.

Il monumento però ha anche un valore simbolico per la comunità italiana, visto che è il dono fatto dagli stessi emigranti alla Repubblica Argentina che li aveva appena accolti, in occasione del primo centenario dell’indipendenza nazionale (1910). I fondi per la statua erano stati raccolti da una commissione presieduta da un prospero immigrato chiamato Antonio Devoto, in un’iniziativa che aveva coinvolto perfino i più umili lavoratori, secondo quanto consegnano le cronache dell’avvenimento. L’opera è stata realizzata in marmo di Carrara dallo scultore fiorentino Arnoldo Zocchi interamente in Italia, per essere collocata nel piazzale fino ad oggi denominato Plaza Colón (Piazza Colombo), dietro alla Casa di Governo conosciuta come “la Rosada”. Il piazzale, secondo il progetto dell’Esecutivo, diventerà presto il nuovo “Paseo Latinoamericano” per ospitare Juana Azurduy de Padilla ed altri patrioti sudamericani.

"colombo-3"Il monumento a Colombo ha subito parecchi deterioramenti dalla sua sistemazione, senza che finora si realizzassero lavori di manutenzione. Sono ancora visibili i segni lasciati dal bombardamento sulla Piazza di Maggio, provocato da aerei militari poco prima del Golpe contro il Presidente Juan Domingo Peron nel 1955. La preservazione della statua è una delle ragioni esposte dal Governo per giustificare il suo trasferimento, dopo le necessarie riparazioni, ad una nuova collocazione nella città marittima di Mar del Plata, luogo di aggregazione di un’importante comunità italiana.

Il progetto del trasloco è stato annunciato dal Governo nazionale lo scorso mese di marzo. IlGoverno della Città di Buenos Aires, che ha status equivalente ad una provincia federale, ha immediatamente considerato il trasferimento del monumento un furto al suo patrimonio storico. Il Sindaco Mauricio Macri, capo del partito di centrodestra PRO, che pretende raggiungere la presidenza nazionale, ha approfittato del caso per guadagnare spazi e caldeggiare la polemica nei popolarissimi media d’opposizione.

L’attuale Piazza Colon, dietro alla Casa Rosada, è uno spazio urbano in disputa tra i due governi. Nel 2007 era stato firmato un accordo tra lo Stato nazionale e il precedente Sindaco dove si stabiliva che il primo poteva disporre del terreno, per ragioni di sicurezza perimetrale del palazzo presidenziale. L’accordo è stato ratificato nel 2008 dal Sindaco Macri, il quale però adesso sostiene che questo non include il possesso o la presa di decisione sui destini del monumento. La città diede quindi avvio ad un contenzioso giuridico tra entrambi poteri.

Al dibattito politico e giuridico si sono aggiunte subito le  associazioni italiane, che il 23 aprile scorso, guidate dal COMITES di Buenos Aires (Comitato Italiani all’Estero), hanno proposto un abbraccio simbolico al monumento di Colombo al quale hanno partecipato circa 200 attivisti. Li hanno accompagnati anche le ong locali “Basta demolire!”“Salviamo le statue”, che si sono rivolte alla giustizia ottenendo in maggio un provvedimento ingiuntivo per bloccare lo spostamento.

Le manifestazioni di dissenso degli italiani sono proseguite il 3 giugno, quando si commemora ufficialmente il Giorno dell’Immigrante Italiano. “Oggi, incomprensibilmente e in maniera sconsiderata, si pretende di rimuovere il monumento, ignorando il generoso contributo di chi ci ha preceduto e offendendo le migliaia e migliaia d’italiani che vivono in Argentina e i milioni di argentini hanno sangue italiano”, dichiarava il comunicato dato a luce dalle organizzazioni italiane concentrate un’altra volta nel monumento.

"colombo-4"Pochi giorni dopo gli italiani sono stati convocati dal Governo nazionale (11/6). All’incontro, presieduto dal Segretario alla Presidenza Oscar Parrilli, e alla presenza di un rappresentante dell’Ambasciata e di diversi deputati del partito al governo, era stato anche invitato un gruppo di esperti e accademici che spiegarono i lavori di restauro da avviare. Partecipò anche il Sindaco di Mar del PlataGustavo Pulti, che diede dettagli sul futuro piazzamento della statua nel “Paseo della Storia Latinoamericana” che s’inaugurerà in un luogo centrale della città balneare per commemorare congiuntamente “i popoli originari, gli eroi della liberazione sudamericana e l’arrivo degli europei”. “Non si vuole nascondere Colombo, ma valorizzarlo – ci ha tenuto a sottolineare il Segretario alla Presidenza Parrilli – collocandolo in un posto che renda manifesto il suo contesto storico”.

Per quanto riguarda la comunità italiana, sono emerse le sue diverse anime, che traducono spesso affinità politiche in uno e altro paese. Infatti, gli interventi non hanno evidenziato l’unanimità che proclamavano da mesi i media, come ha voluto rilevare l’agenzia ufficiale Telam.

Di fronte alle argomentazioni, sia il presidente della federazione nazionale di associazioni FEDITALIA ed ex senatore Luigi Pallaro, che ilVicesegretario Generale del Consiglio degli Italiani all’Estero (CGIE)Francisco Nardelli, hanno riconosciuto il diritto della Nazione e del governo argentino di disporre sulla collocazione del monumento che gli è stato regalato dagli emigrati. Ricordiamo che entrambi hanno appoggiato la proposta elettorale del PD per le ultime elezioni, Nardelli come candidato al Senato.

Assolutamente contrari allo spostamento di Colombo si è espressa invece la Presidente del COMITES di Buenos Aires, Graciela Laino, politicamente vicina al centro-destra. Sulle stesse posizioni, comunque, molti dei presenti: Dario Signorini, della federazione della Provincia di Buenos Aires FEDIBA; il Presidente dell’Assocdi ex-CombattentiManfredo di Montezomolo; il vicepresidente de la Assoc. Dante Alighieri de Buenos Aires, Marco Basti, che ha proposto a mo’ di mediazione la convivenza del monumento al genovese con il nuovo progetto che si vuole inaugurare molto presto.

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Nella stessa città di Mar del Plata le organizzazioni della comunità sono divise sulla questione. La proposta del governo era nata con l’esplicito avallo del Centro Ligure Marplatense e dell’Associazione Italiana del Porto di Mar del Plata; invece ha espresso dissenso la Federazione di Società Italiane di Mar del Plata, il cui presidente, Juan Radina, ha avvertito che il salnitro poteva danneggiare ancora di più la statua.

Le ultime notizie sono di questi giorni, visto che il Governo è andato avanti e ha già rimosso la statua. Gli italiani e le ong a difesa del patrimonio sono decisi a presentare battaglia.

Ieri Cristina Kirchner è stata denunciata penalmente dalle ong per il reato di “violazione dei doveri di pubblico ufficiale e disobbedienza a un ordine del tribunale”, in riferimento al provvedimento cautelativo che impediva di rimuovere per 90 giorni la statua.

Anche ieri, sette organizzazioni italiane hanno sollecitato alla giustizia un provvedimento cautelativo o preventivo, nel quale si richiede “l’immediato riassetto delle parti del monumento che sono state rimosse” e che “le riparazioni urgenti da portare avanti siano realizzatesolo in quel luogo” ed esclusivamente sotto responsabilità del governo della città di Buenos Aires. Si tratta, quanto meno, di un intervento a gamba tesa nella politica nazionale…

I firmatari sono l’Ass. di Soccorso Mutuo e Cultura Nazionale, il Centro Culturale Italiano dOlivos, l’Ass. “Unione e Benevolenza”, l’Assoc.Fraternità e Unione di San Miguel, la Federazione di Associazioni Italiane della Provincia di Buenos Aires in Argentina (FABA),l’Assoc. Cristiana di Lavoratori Italiani (ACLI) e la Società Italiana di Mutui Soccorsi di Almirante Brown. Hanno manifestato successivamente anche il loro appoggio, la Federazione Calabrese e il Circolo Italiano.

Il progetto originale del Governo contempla l’inaugurazione del monumento a Juana Azurduy Padilla il prossimo 12 luglio, “Giorno della Confraternità Argentino-Boliviana”.

La scelta dell’eroina argentino-boliviana è particolarmente adeguata per l’iconografia del governo di Cristina, che vuole esaltare l’immagine della Presidente mediante l’identificazione con altre donne fondamentali nella storiaJuana Azurduy è stata una donna che prese le armi, accanto al suo marito militare, per lottare contro gli spagnoli nelle gesta dell’indipendenza e che anche dopo la di lui morte continuò a combattere per i loro ideali.

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Un’altra manifestazione di questo fenomeno è la crescente utilizzazione dell’immagine di Evita Peron nelle presentazioni ufficiali (cerimonie, atti di massa, ecc) dell’ultimo periodo, di fronte alla quasi assente iconografia peronista del passato.

Sempre di recente, un’altra polemica molto illustrativa ha riguardato appunto il mito di Evita e il luogo è stato lo stand argentino alla Biennale di Venezia. Nicola Costantino, l’artista selezionata per rappresentare il paese, presentava un’istallazione ispirata a questa figura. Il Governo – non contento o volendo esplicitare la sua interpretazione in materia – è intervenuto nell’opera, aggiungendo uno “spazio istituzionale” con un documentale che dimostra la rinascita di Evita nell’attuale congiuntura dell’Argentina kirchnerista, provocando la contestazione pubblica dell’artista e del curatore e una polemica trasversale all’arte e la politica.

Dappertutto, ma forse specialmente in Argentina, la politica si combatte a colpi di figure del passato e di interpretazioni della Storia.

 

Fonte: cambiailmondo.org

 

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