10652 SCONTRI IN TURCHIA: LE ” RADICI” DI UN CONFLITTO….

20130604 10:43:00 guglielmoz

(2) Aggiornamenti dalla Turchia.
Il fine settimana è stato particolarmente violento e cruento in Turchia. Le manifestazioni di Istanbul contro la demolizione del Gezi Park sono state duramente e brutalmente represse dalla Polizia turca

Com’era prevedibile, una simile penosa gestione all’ordine pubblico ha provocato una forte reazione contraria da parte della popolazione maggiormente legata ai gruppi della sinistra e, più in generale, di opposizione.
Proteste oltremodo veementi si sono registrate nella capitale Ankara e a Izmir, storica roccaforte del kemalismo, oltreché che come noto a Istanbul. Altre proteste, meno violente, si sono registrate ad Antalya, anch’essa roccaforte del kemalismo, mentre le prime proteste hanno cominciato a svolgersi anche nell’entroterra anatolico, maggiormente legato all’AKP, il partito di Erdogan, al governo ormai da un decennio.
Izmir, specialmente nella notte tra domenica e lunedì 3 giugno, è stata teatro di episodi di guerriglia urbana di vaste dimensioni, che hanno iniziato a ripetersi mentre si scrive. Molto preoccupante è stata l’apparizione nella notte di squadre di picchiatori che hanno iniziato a dare la caccia ai manifestanti antigovernativi. Per il momento, non è dato sapere se si trattasse di squadre di agenti in borghese o di squadre di picchiatori dell’AKP, intente a vendicare l’assalto alle sedi dell’AKP che si è verificato a Izmir. In particolare, una sede dell’AKP è stata data alle fiamme nel quartiere di Karsiyaka. Il che può aver provocato una reazione da parte dei militanti di questo partito volta, per l’appunto, a vendicare l’affronto subìto.
Complessivamente, la gestione dell’ordine pubblico ad opera del Governo ha mancato completamente di equilibrio. Si è passati da fasi di completa repressione delle manifestazioni (ciò che era in verità il reale proposito del Governo già da molto tempo secondo le informazioni che circolavano in vista delle manifestazioni tenutesi negli ultimi due mesi, per fortuna in modo più pacifico delle attuali) a fasi in cui la polizia era totalmente assente dal terreno. Oltretutto, per l’ennesima volta, i turchi hanno mostrato di essere, soprattutto al proprio interno, incapaci di dialogo, ognuno volendo imporre il proprio punto di vista agli altri. L’unico che ha fatto appello al buon senso, al dialogo e alla moderazione è stato il Capo dello Stato, Gul. Per il resto, gli animi si sono facilmente infiammati a causa peraltro del comportamento estremamente arrogante e minaccioso, come sua abitudine, del Presidente del Consiglio, Erdogan, il quale con la sua consueta doppia faccia si presenta all’estero, in special modo in Europa, sempre mansueto, mentre internamente al Paese è sempre pronto a mostrare la faccia feroce.
Alquanto odioso è stato il suo intervento televisivo di ieri pomeriggio. Al contrario di quanto ci si attendeva, ovverosia un intervento razionale tendente a placare gli animi, Erdogan li ha piuttosto incendiati sostenendo persino di non poter controllare e impedire a metà della Turchia (cioè ai suoi sostenitori) di entrare in movimento. Affermazioni di questo tipo sono, purtroppo, prodromiche di una guerra civile. Incidentalmente, va tuttavia notato che la gestione della situazione da parte del Governo rischia di costare cara elettoralmente a Erdogan. Bisogna ricordare, oltre al fatto che l’AKP non è un partito del tutto unito essendo diviso in correnti, che l’elettorato di Erdogan si compone principalmente di due aree: 1) l’elettorato musulmano tradizionalista; 2) l’area degli imprenditori e della comunità degli affari molto numerosa in Turchia. Queste due aree non sono sempre conciliabili tra loro. Erdogan finora vi è riuscito. Ma se la situazione dovesse peggiorare l’area musulmano tradizionalista potrebbe, nel timore di perdere il potere finora acquisito, sfiduciare lo stesso Erdogan, mentre l’area della comunità d’affari potrebbe ritirargli la fiducia se la tensione dovesse proseguire e minacciare la capacità di crescita economica del Paese.
A calmare potenzialmente gli animi ci ha pensato, comunque sia, lo stesso Erdogan partendo per un viaggio di 4 giorni tra Marocco e Tunisia. La sua persona, con le sue battute arroganti, non mancherà a nessuno ed è sperabile che la sua assenza contribuisca a rasserenare il clima. (KarlGZ)

 

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