10622 Notizie 11 maggio

20130513 14:32:00 guglielmoz

EUROPA
AFRICA & MEDIO ORIENTE
ASIA & PACIFICO
AMERICA CENTRO MERIDIONALE
AMERICA SETTENTRIONALE

EUROPA
BCE. -0,5 . Finalmente il direttivo della BCE ha tagliato il tasso relativo alle operazioni di rifinanziamento dello 0,75 allo 0,5 per cento. L’ultima modifica del tasso risaliva al luglio del 2012. L’istituto guidato da Mario Draghi poteva fare di più potando il tasso allo 0,25 per cento. Questa scelta avrebbe favorito la svalutazione dell’euro e avrebbe abbassato i rendimenti dei titoli di stato nei paesi che oggi sono in difficoltà. Non è vero che con tassi d’interesse nominali prossimi allo zero la politica monetaria sia di fatto impotente. Tommaso Monacelli, in un’analisi su lavoce.info, indica l’esempio della Federai reserve (Fed), la banca centrale statunitense, che da tempo ha portato i tassi tra lo o e lo 0,25 per cento. La politica della Fed dimostra come, più che il livello attuale dei tassi d’interesse, conti l’aspettativa del loro livello futuro: la Fed ha prima annunciato che li avrebbe tenuti a questo livello fino al 2014, poi si è impegnata a mantenere i tassi a zero fino a quando il tasso di disoccupazione resterà sopra il 6,5 percento, ma a patto che il tasso d’inflazione non salga oltre il 2,5 per cento. I dati sembrano dare ragione alla Fed: l’economia statunitense è in ripresa dopo il crollo seguito al fallimento della banca d’affari Lehman Brothers. Quindi, gli strumenti per avere un margine di manovra anche con i tassi d’interesse a zero esistono ed è strano che la Bce non se ne avvalga. Anche perché non richiederebbero particolari modifiche dei trattati né sarebbero in contraddizione con i diktat tedeschi.

AUSTRIA – Il successo di Stronach / Il voto del 5 maggio 2013 nei § land di Salisburgo, Tiralo, Bassa H Austria e Carinzia ha sancito un forte calo per i popolari dell’Ovp e per i socialdemocratici dell’Spò, i due partiti che formano la grande coalizione al governo a Vienna. Un dato significativo, scrive Der Standard, in vista delle elezioni legislative di settembre. A Salisburgo l’Òvp e l’Spò sono stati puniti duramente a causa di alcuni scandali finanziari. Il crollo ha favorito i Verdi, ma anche i populisti del Team Stronach, il partito del miliardario Frank Stronach

FRANCIA – Anniversario amaro / Libération, Francia / Il 6 maggio è stato il primo anniversario dell’elezione del presidente socialista François Hollande. Ma c’è poco da festeggiare: con il 24 per cento di gradimento, Hollande è il capo di stato meno popolare dal dopoguerra. "Il motivo è che la Francia è in crisi. Politica,
economica, sociale e morale", scrive Liberation. "Il presidente ‘normale’, stretto nella morsa della disoccupazione, della crisi dell’Unione europea e degli scandali politici, non ha saputo guadagnarsi la fiducia dei concittadini. Criticato da destra e da una parte della sinistra, Hollande è quindi oggi un uomo solo. E il paese non è affatto più sereno, come aveva promesso in campagna elettorale". Un’analisi condivisa anche dal quotidiano conservatore Le Figaro, secondo il quale "se il paese va male è perché il suo capo non fa bene il suo lavoro. Certo, il potere è sempre stato un esercizio solitario. Ma Hollande non trova più nessuno per sostenere le sue azioni. Le sue rare decisioni sono incerte e contraddittorie e finiscono per suscitare confusione e scontento".

SPAGNA – II 7 maggio il tribunale di Palma de Maiorca ha sospeso l’indagine sull’infanta Cristina (nella foto), figlia di re Juan Carlos, coinvolta in un caso di corruzione che riguarda suo marito Ifiaki Urdangarin.

GERMANIA – Un uomo di 93 anni, Hans Lipschis, è stato arrestato il 6 maggio con l’accusa di essere stato un guardiano del campo di concentramento di Auschwitz.
GERMANIA – Neonazisti processo / Il 6 maggio 2013 si è aperto a Monaco di Baviera il processo contro Beate Zschäpe [nella foto), l’unica superstite della cellula terroristica neonazista Nationalsozialistischer Untergrund (Nsu), attiva tra il 1997 e il 2011. Zschäpe è stata arrestata nel novembre del 2011. mentre gli altri componenti della cellula, Uwe Mundlos e Uwe Böhnhardt, sono morti suicidi. L’imputata, processata insieme a quattro so-spetti fiancheggiatori dell’Nsu, è accusata di dieci omicidi, due attentati con esplosivi e quindici rapine. Il processo è stato subito rinviato, spiega la Süddeutsche Zeitung, a causa dell’istanza di ricusazione presentata dai legali di Zschäpe contro alcuni giudici. Dovrebbe riprendere il 14 maggio. Nell’ultimo mese l’inizio del processo era stato rinviato più volte, perché l’aula del tribunale non aveva posti sufficienti per i giornalisti. Alla fine, per ospitare tutti i reporter accreditati, sono stati usati cinquanta posti riservati di solito al pubblico.
GERMANIA – Mancano i lavoratori / Uno dei maggiori problemi della Germania è la mancanza di manodopera qualificata, scrive il Financial Times. Secondo un recente studio, entro il 2030 la forza lavoro del paese si ridurrà del 12 per cento. La soluzione adottata è far arrivare manodopera dai paesi europei ad alta disoccupazione. Oggi in Germania lavorano 500mila persone provenienti da Spagna, Portogallo, Italia e Grecia, l’8 per cento in più rispetto al 2012. Il governo tedesco, inoltre, ha stanziato 139 milioni di euro per incentivare i giovani europei a formarsi e a lavorare in Germania.
GERMANIA – Der Spiegel / RISPARMIATORI IN PERICOLO – Il 2 maggio 2013 la Banca centrale europea (Bce) ha annunciato un abbassamento del costo del denaro dallo 0,75 allo 0,5 per cento. "Una decisione rivoluzionaria", scrive Der Spiegel, "visto che il tasso d’interesse non era mai stato così basso nell’eurozona". Il settimanale tedesco, però, è scettico sugli effetti dell’operazione. Tutto questo denaro sarà concesso a tassi bassissimi alla banche nella speranza che gli istituti lo iniettino nell’economia reale erogando più crediti. Ma gli eventuali effetti positivi per la congiuntura, sostiene Der Spiegel, sono ancora da dimostrare, mentre un fatto è già certo: il denaro a basso costo della Bce danneggerà milioni di risparmiatori europei e in particolare quelli tedeschi. L’abbassamento dei tassi d’interesse degli ultimi anni ha già dimezzato le rendite di diversi prodotti finanziari, tra cui le pensioni integrative e le polizze sulla vita, gli strumenti più usati dai tedeschi per assicurarsi una vecchiaia tranquilla. La valanga di soldi della Bce rischia di "travolgere non solo i più poveri, ma anche quella classe media che finora pensava di aver fatto tutto bene".

PORTOGALLO – Ancora tagli / Il governo guidato da Pedro Passos Coelho ha presentato un nuovo piano d’austerità che, se approvato dalla troika (il gruppo di creditori formato da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) e dal parlamento, sbloccherà una nuova tranche da due miliardi di euro del pacchetto di aiuti da 78 miliardi concesso a Lisbona nel 2011. Il piano, spiega Le Monde, prevede tagli per 4,8 miliardi di euro entro il 2015, tra cui l’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 66 anni e l’aumento dell’orario di lavoro settimanale dei dipendenti pubblici da 35 a quaranta ore.

TURCHIA – L’8 maggio i ribelli curdi del Pkk hanno cominciato il ritiro verso il nord dell’Iraq, primo passo verso l’apertura dei negoziati di pace.

RUSSIA – In piazza contro Putin / Il 6 maggio decine di migliaia di persone hanno partecipato a una manifestazione dell’opposi-zione a Mosca (nella foto). La protesta è stata organizzata a sostegno delle 28 persone incriminate per gli scontri che si sono verificati esattamente un anno fa in piazza Bolotnaja, in occasione di un grande corteo contro l’elezione di Vladimir Putin a presidente. Sul palco erano presenti lo scrittore Boris Akunin e l’attivista Aleksej Navalnij. "Anche se all’appuntamento di quest’anno c’erano meno persone", scrive Gazeta.ru, "il governo non può continuare a parlare di un clima di stabilità nel paese".

BULGARIA – Borisov ci riprova / Il 12 maggio i bulgari andranno alle urne per eleggere il nuovo parlamento. Il voto è stato in-detto a febbraio dopo che le manifestazioni di protesta avevano costretto alle dimissioni il governo guidato da Bojko Borisov, sostituito da un esecutivo tecnico. Secondo gli ultimi sondaggi, il partito conservatore Gerb di Borisov è in testa nonostante gli scandali che lo hanno colpito nelle ultime settimane. Ma dopo il voto sarà molto difficile formare una coalizione di governo, scrive OfFnews.bg. È infatti probabile che oltre al Partito socialista, che dovrebbe arrivare secondo, e al partito della minoranza turca Dps, molti voti vadano a formazioni minori antisistema che s’ispirano alle proteste dell’inverno scorso

ITALIA
Roma – Financial Times, Regno Unito . Il presidente del consiglio italiano Enrico Letta è il nuovo eroe del movimento contrario all’austerità. Nel suo primo discorso in parlamento, il vicesegretario del Partito democratico ha annunciato di voler abolire alcune tasse decise dal governo precedente, per un totale di 6 miliardi di euro. Nella sua visita ufficiale a Berlino, Bruxelles e Parigi, Letta ha esortato i partner dell’eurozona a fare presto delle scelte per incentivare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro. Ma il messaggio di Letta non è cosi limpido. Il governo dice di voler stare dentro il limite del 2,9 per cento del deficit concordato con Bruxelles per il 2013: un obiettivo incompatibile con la riduzione delle tasse. La lista dei desideri di Letta serve soprattutto a tenere insieme la sua coalizione, resa fragile dal fatto che è composta da partiti con priorità economiche diverse.
Comunque sia, in Italia non ci sono argomenti validi a favore di un forte stimolo di tipo fiscale. È vero: le misure di sostegno attuate dalla Bce hanno calmato le inquietudini dei mercati facendo scendere sotto al 4 per cento il rendimento dei titoli di stato decennali, e questo dà più margine di manovra a Roma. Ma per il 2013 le proiezioni danno il debito pubblico italiano al 131 per cento del pil. Tra i più elevati del mondo industrializzato. Inoltre il governo Letta deve essere cauto nella scelta delle tasse da abbassare. Il Popolo della libertà di Silvio Berlusconi, che fa parte della coalizione di Letta con il Pd e il partito centrista di Mario Monti, vorrebbe l’abolizione dell’Imu, un’imposta molto sgradita all’elettorato. Ma l’imposta sulle proprietà immobiliari è un modo pulito per tassare la ricchezza accumulata senza ridurre gli incentivi a lavorare. Semmai, per alleggerire il carico fiscale Letta dovrebbe cominciare dalle tasse che pesano sul costo del lavoro dipendente, per stimolare la competitività delle imprese italiane. Per giunta, Roma potrebbe finanziare questi tagli fiscali con una riduzione della spesa corrente, a partire da uno dei tre livelli di amministrazione locale.
Se l’Italia facesse registrare un modesto incremento del deficit, Bruxelles dovrebbe essere tollerante, a condizione che l’aumento fosse usato per finanziare gli investimenti in attività pro-: – : :. i. -cuoia e università. In cambio, la Commissione europea dovrebbe pretendere dall’Italia un programma deciso di riforme strutturali che stimolino la crescita. Ma la resistenza dei partiti sarà accanita: il centrosinistra ostacolerà ogni riforma del mercato del lavoro e il centrodestra difenderà avvocati e farmacisti, frenando ogni tentativo di aprire alla concorrenza le professioni chiuse. Ecco perché è improbabile che il libro dei sogni di Letta si traduca in realtà.
Roma – IL POTERE ROMANO / GIULIO ANDREOTTI. (Giulio Andreotti è morto il 6 maggio nella sua casa romana all’età di 94 anni. Se ne va l’uomo simbolo del Palazzo, il ponte democristiano tra le due sponde del Tevere. Fin dalla Costituente, il divo Giulio ha incarnato il governo del potere e il potere del governo. Porta con sé ombre, sospetti e misteri della Repubblica, dal rapporto con la mafia al delitto Pecorelli, dalla P2 all’affare Gladio)
Così come esiste la categoria del "cattolico adulto", esiste anche quella del clericale adulto. Dove l’accento deve cadere più sull’aggettivo che sul sostantivo. Perché di clericali ce ne sono tanti, ma il clericale adulto sa che morto un papa se ne fa un altro, che non c’è nulla di eterno salvo l’istituzione in sé, da servire con coerenza consapevole ma senza eccessi di zelo e fanatismi controproducenti. La vita politica e culturale di GIULIO ANDREOTTI si è svolta all’interno di questo perimetro, proprio di un’Italia papalina che aveva ancora memoria vivida dello Stato della Chiesa, ma era altresì consapevole, in quanto adulta, che la fine del potere temporale aveva costituito una liberazione e una grande opportunità per la Chiesa.
Tutta la produzione parastorica del personaggio, cospicua e non banale, mostra la convinzione che nell’interesse della Chiesa è molto meglio che governino i laici in spirito di laicità, dove l’eroe per caso e martire suo malgrado è il ministro Pellegrino Rossi, e anche Pio Nono è sì certamente un sant’uomo, come tutti i papi, ma che ebbe il grave torto di buttarsi in politica senza comprendere i tempi mutati, e trascinando con sé la Chiesa in un gorgo che minacciò di inabissarla.
Entrato giovanissimo in politica nella Fuci, fu al governo quasi ininterrottamente a partire dal 1947, prima come sottosegretario dei governi De Gasperi, dal 1954 ministro in quasi tutti i dicasteri in stagioni diverse e che parvero interminabili ai contemporanei. Fu Presidente del Consiglio in sette governi dal 1972 al 1992, per 2226 giorni, con maggioranze politiche diverse o addirittura contrapposte. Poi senatore a vita già dal 1991, e negli ultimi anni sempre più distante dalla politica.
L’incontro con De Gasperi fu quello con una cattolicità e una laicità molto diverse dalle sue. Montanelli scrisse che «quando andavano in chiesa De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete». In effetti l’orizzonte del cattolico Andreotti era rivolto assai più che a Domineddio, concetto di per sé distante e inconoscibile, alla Chiesa operante nelle cose piccole e minute, che sole possono sostanziare quelle grandi. Ma Andreotti condivise l’amarezza di De Gasperi per i tentativi (a volte brutali) di condizionamento da parte di Pio XII, e probabilmente rinsaldò il suo convincimento nell’autonomia politica dei cattolici, sempre praticata in silenzio, non sbandierata o proclamata. Non si infervorò più tardi nella battaglia contro il divorzio, che doveva considerare causa persa.
Una rete di rapporti ampi (fin troppo, e tante volte discussa) lo portò a sapersi rivolgere con spirito di affabile praticità a tutti. Fortebraccio sull’Unità derise con asprezza per lunghi anni tutti i capi della Dc, tranne lui, l’unico che avesse avuto parole di amicizia al momento della sua espulsione da quel partito. Lo troveremo abbracciato al generale Graziani ad Arcinazzo, e moltissimi anni dopo al capezzale di Renato Guttuso morente. Non fu uomo di pace nel senso alto e mistico di un La Pira, ma certamente ebbe l’indole di un pacificatore, senza grandi visioni ma col pragmatismo della diplomazia. Il suo lungo ministero degli Esteri, durato con insolita continuità nell’arco degli anni Ottanta sotto governi diversi, fece emergere una visione coerente di una politica mediterranea e mediorientale dove l’Italia si ritagliava un margine ampio di autonomia all’interno della fedeltà atlantica. Nel corso degli anni Settanta guidò sia il governo che chiudeva ai socialisti, sia quelli che aprivano ai comunisti. Elaborò la "teoria dei due forni" alla fine di quella esperienza, per reagire al principio di esclusione reciproca che i due grandi partiti popolari tornarono ad assumere dopo la chiusura della solidarietà nazionale. Ovviamente cultura e attitudine portavano Andreotti a muoversi tra disincanto e cinismo. In politica come nel rapporto con la società. E soprattutto con gli apparati dello Stato, che conosceva come pochi e che si riteneva fosse in grado, più che di governare, di tenere a bada e controllare: di qui forse il ricorso inevitabile alla sua persona nei momenti più delicati e tortuosi. La sua esperienza attraversa tutto il fittissimo filone dei cosiddetti "misteri d’Italia", dalle stragi a Sindona, a Pecorelli, ai capimafia siciliani, con ricadute giudiziarie che lo videro rispettoso della magistratura e infine prescritto, più che assolto, con sentenza imbarazzante rispetto ai rapporti con la mafia. E infatti nel tempo tutto si è detto e si è potuto dire di Andreotti, tranne che fosse un uomo ingenuo. Cosa fosse la sua corrente in Sicilia era noto a tutti e la qualità del personale politico di cui si serviva nella sua vera roccaforte laziale era altrettanto evidente. Perché un uomo avveduto, prudente e colto si è circondato del peggio che la Democrazia Cristiana potesse esprimere? E’ forse il vero mistero che l’uomo porta con sé. E’ stato anche l’unico politico a cui in vita è stato dedicato un film controverso e di grande successo, premiato a Cannes nel 2008. Nel Divo di Paolo Sorrentino il geniale monologo di Toni Servillo, sulle strade tortuose che il bene per realizzarsi deve percorrere anche attraverso l’esperienza del male, si avvicina forse a intuire il grumo di pensieri inespressi e inconfessati che l’uomo ha sempre tenuto per sé. ( di Gianpasquale Santomassimo – Il Manifesto 7 maggio)

AFRICA & MEDIO ORIENTE
SIRIA-ISRAELE – Stampa araba / Un aiuto per i ribelli – Attaccando la Siria, Israele protegge la sua sicurezza e i suoi interessi. Ma questo non significa che non possiamo rallegrarci del fatto che i raid, distruggendo armi che potrebbero essere usate contro i siriani, rende-ranno più rapida la caduta del regime di Damasco", scrive Abderrahman al Rashed su Asharq al Awsat, un quotidiano panarabo di proprietà saudita. "Chi ha criticato i raid israeliani non lo fa tanto per ostilità verso lo stato ebraico ma per dimostrare fedeltà agli alleati dell’Iran: il siriano Bashar al Assad ed Hezbollah in Libano. Anche il governo dei Fratelli musulmani in Egitto ha condannato gli attacchi israeliani. Il Cairo invoca una soluzione politica e una riconciliazione nazionale tra il regime siriano e l’opposizione. Ma si tratta di una strada impraticabile dopo due anni di mas-sacri. I siriani di sicuro sono felici per i bombardamenti israeliani e non si preoccupano troppo delle motivazioni. Sarebbero ancora più felici se la Turchia rispondesse con le armi alla violazione dello spazio aereo e terrestre da parte dell’esercito di Assad, invece di reagire solo a parole. I siriani ne hanno abbastanza di dichiarazioni e si disinteressano delle considerazioni geostrategiche regionali. Vogliono solo che la macchina di morte dell’esercito regolare siriano sia distrutta".
Il quotidiano egiziano Al Ahram fa notare che, nonostante le reazioni bellicose di Damasco agli attacchi, l’esercito siriano non ha molte carte da giocare perché "è già abbastanza impegnato a contrastare i ribelli. Il ‘macellaio di Damasco da più di due anni usa il suo esercito per uccidere il suo popolo, ma sicuramente i suoi soldati non hanno mai sparato un proiettile contro Israele". Il quotidiano libanese L’Orient Le Jour aggiunge: "Oltre alla volontà di colpire i canali di approvvigionamento di Hezbollah, Israele cerca di definire le nuove regole del gioco in una regione dove regna il caos ed è forte il rischio di una ‘somalizzazione’ della Siria. I raid sono anche un messaggio inviato all’Iran, per ricordargli di non oltrepassare le ‘linee rosse’ stabilite da Tel Aviv

LIBIA – I pericoli dell’isolamento / Anche dopo l’approvazione della legge detta "dell’isolamento" – che bandisce dalla vita politica per dieci anni i funzionari dell’ex regime di Muammar Gheddafi – gruppi di miliziani armati hanno continuato ad accerchiare i ministeri di Tripoli. Secondo Al Akhbar, i manifestanti chiedono le dimissioni del primo ministro Ali Zeidan e del presidente Mohamed Magarief, che erano stati ambasciatori sotto Gheddafi prima di andare in esilio. La legge è criticata da organizzazioni come Human rights watch perché è "troppo vaga e indiscriminata" e chiude la carriera politica a quasi tutti i politici di maggiore esperienza

EGITTO – Rimpasto ministeriale / Il 7 maggio il presidente Mohamed Morsi ha nominato nove nuovi ministri, tra cui i titolari di alcuni ministeri chiave (come economia e petrolio) attualmente impegnati nei negoziati con il Fondo monetario internazionale, scrive Al Ahram. Nonostante le proteste dell’opposizione, il primo ministro rimane Hisham Qandil, che due giorni prima era sopravvissuto a un attacco contro l’auto su cui viaggiava. Secondo il ministero dell’interno, il tasso di criminalità è triplicato negli ultimi tre anni.

NIGERIA Imboscata di «ombatse» fa strage di poliziotti / È di almeno 30 agenti uccisi, 46 secondo alcune fonti, il bilancio dell’agguato teso a una squadra della polizia nigeriana composta da circa 60 uomini, che intendeva arrestare il leader della minoranza religiosa Ombatse («il momento è arrivato»), una setta animista che dispone di una sua milizia armata e che anche per questo è stata messa fuori legge dalle autorità. I corpi delle vittime sembra che siano stati dati alle fiamme. Solo lunedì scorso 55 persone, tra cui 38 poliziotti, erano state assassinate nel nord-est del paese dai terroristi islamici di Boko Haram. Qui invece siamo a Lafia, capitale dello stato centrale di Nassarawa, non lontano dalla capitale federale Abuja. Gli adepti di Ombotse, impegnati in una vera crociata contro alcolisti, adulteri e ladri, si rifanno a una delle religioni tradizionali dell’etnia Eggoon.

CIAD – II 2 maggio il governo ha annunciato di aver sventato un colpo di stato contro il presidente Idriss Déby. Tre persone sono morte e alcuni politici e militari sono stati arrestati.

GUINEA – Due persone sono morte il 3 maggio negli scontri a Conakry tra sostenitori dell’opposizione e forze dell’ordine.

ISRAELE – L’8 maggio il muftì di Gerusalemme Mohamed Hussein è stato interrogato dalla polizia sui recenti scontri vicino alla moschea di Al Aqsa. Intanto il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha sospeso le gare d’appalto per la costruzione di nuove case in Cisgiordania.

MADAGASCAR – II 3 maggio il capo di stato ad interim Andry Rajoelina ha annunciato che parteciperà alle elezioni presidenziali di luglio, malgrado la promessa di non candidarsi.

NIGERIA – I ribelli islamici di Bokoharam hanno ucciso 55 persone il 7 maggio in una serie di attacchi a Bama (nordest).

TANZANIA – II 5 maggio tre persone sono morte e decine sono rimaste ferite in un attentato in una chiesa ad Arusha. La polizia ha arrestato quattro sauditi.

SOMALIA – Le promesse di Mohamud / Il 7 maggio alla conferenza di Londra (nella foto, una manifestazione a Mogadiscio a favore della conferenza) il presidente Hassan Sheikh Mohamud ha annunciato che "presto la Somalia sarà un posto diverso, migliore" e che il governo assumerà il controllo della sicurezza entro il 2015. All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di una cinquantina di stati e organizzazioni, che hanno promesso 130 milioni di euro per la Somalia. Ma, come scrive la Bbc, le stime di Mohamud sono troppo ottimiste: il governo controlla solo una piccola parte del territorio. Il 5 maggio i ribelli di Al Shabaab hanno compiuto un attentato a Mogadiscio in cui sono morte 11 persone.

ASIA & PACIFICO
GIAPPONE – Congedo esagerato / La proposta del primo ministro Shinzò Abe di estendere a tre anni il periodo di congedo parentale, attualmente di 18 mesi, non sta riscuotendo molto successo, scrive il Japan Times. Il piano, infatti, sarebbe in contra-sto con i progressi che il governo, il ministero del welfare e molte aziende stanno facendo per agevolare le donne che tornano al lavoro dopo la maternità e il congedo. Secondo la ricercatrice Naomi Atsumi che si occupa di temi legati all’equilibrio tra lavoro e vita privata, "si tratta solo di un modo per distogliere l’attenzione dal fatto che le liste d’attesa per gli asili nido sono
sterminate". Inoltre per Atsumi, come per molte donne, tre anni di assenza dal lavoro sono troppi. Secondo le statistiche, infatti, già oggi sono pochi i dipendenti che usufruiscono dell’intero periodo di congedo ruoli tra i generi, con le donne relegate alla cura della famiglia e gli uomini che passano sempre più tempo fuori casa. Per Tetsuya Ando, della ong Fathering Japan, che promuove la partecipazione dei padri nell’educazione dei figli, Abe dovrebbe piuttosto introdurre delle quote per obbligare i padri a prendere il congedo. Secondo il ministero del welfare, infatti, nel 2011 solo il 2,63 per cento degli uomini ha usufruito del congedo, contro l’87,8 per cento delle donne.

COREA DEL NORD – II 7 maggio il regime ha ritirato due missili dalle postazioni di lancio sulla costa est del paese. Lo ha rivela-to all’Afp un funzionario della difesa statunitense.

MALESIA – Un paese frammentato /Dalle elezioni del 6 maggio in Malesia, vinte di poco dalla coalizione del Barisan nasional, è emerso un paese frammentato e il compito più difficile per Na-jib Razak), confermato alla guida del governo, è la riconciliazione nazionale, scrive il Malaysia Insider. Ma le divisioni tra centri urbani e zone rurali e le divisioni tra le classi renderanno molto difficile realizzare le riforme necessarie. Il Barisan nasional, che guida il paese dal 1957, ha ottenuto 133 seggi parlamentari su 222, ma non è riuscito a riconquistare la maggioranza di due terzi dei seggi persa per la prima volta nel 2008. Il capo dell’opposizione, Anwar Ibrahim, ha denunciato brogli e ha annunciato manifestazioni per contestare il risultato del voto. Come sempre in Malesia – dove la società è divisa in tre etnie principali: malay, cinese e indiana – uno dei temi centrali della tornata elettorale sono stati i privilegi concessi dal governo all’etnia malay. La comunità cinese ha votato in massa per l’opposizione. In realtà, spiega al Financial Times Meredith Weiss della State University di New York, oggi più che l’appartenenza etnica è la condizione socio-economica a dividere la popola-zione. Nonostante una crescita del 5,6 per cento del pil nel 2012, una delle più forti economie del sudest asiatico, le diseguaglianze all’interno di ogni etnia sono sempre più forti.

BANGLADESH – Il 5 maggio 70mila persone sono scese in piazza a Dhaka, la capitale del Bangladesh, per chiedere al governo riforme islamiste. In tre giorni di protesta, degenerata in assalti a negozi e automobili, e a cui la polizia ha reagito aprendo il fuoco, sono morte 37 persone. Hefazat-e Islam, la coalizione che riunisce diversi gruppi islamisti, chiede tra le altre cose una legge antiblasfemia che preveda la pena di morte, la fine delle politiche di sviluppo destinate alle donne, la divisione tra uomini e donne nei luoghi pubblici, la messa al bando dei "comportamenti e dell’abbigliamento spudorati".
BANGLADESH – Dopo l’implosione del palazzone-fabbrica, chiuse 16 aziende tessili «pericolose»
È arrivata a 800 la conta dei morti. di – Theo Guzman E ancora non è finita. Clima teso: i padroni della Bgmea avviano rimborsi ricattatori Quando l’ultimo tragico conteggio dei morti è ormai arrivato alle 800 vittime, le speranze che la conta maledetta si possa finalmente fermare continuano a diminuire.
Più si scava tra le macerie del palazzone imploso alla periferia di Dhaka, più escono cadaveri anche se ormai semi decomposti. Intanto, mentre le autorità locali hanno ordinato la chiusura di 16 fabbriche di abbigliamento «pericolose» in seguito ai controlli, a due settimane dal crollo la vicenda scuote ancora un Paese attraversato in questi giorni da scioperi (da ieri quello generale organizzato dall’opposizione del Partito nazionalista) e da un’altra violenza, che rende il quadro sociale più infuocato. Infatti per le autorità, lunedì scorso, negli scontri tra polizia e manifestanti del gruppo radicale d’opposizione Hefajat-e Islam (che chiede una legge contro la blasfemia e la pena capitale per chi offende l’Islam), i morti sarebbero stati «solo 11» e non 2.500 come notizie incontrollate raccontavano.
La vicenda del palazzone alla periferia di Dacca che ogni giorno sforna nuove vittime resta dunque un grande tema carico di tensioni in un quadro di scontri violenti, non solo verbali, che precede le prossime elezioni che forse si terranno in dicembre e in cui la vicenda Rana Plaza non può, per forza di cose, essere estranea. Migliaia di lavoratori continuano infatti a protestare. La rabbia, prima per il crollo ora per i salari e il lavoro, è un elemento di tensione che non si spegne e che autorità e padronato fanno fatica a governare.
Ieri il Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association (Bgmea), l’associazione tessile nazionale di categoria, ha fatto sapere di voler iniziare la distribuzione di parte delle compensazioni ma la cosa anziché rasserenare gli animi si è trasformata in una nuova occasione di contestazione. A Savar, il distretto periferico della capitale in cui è crollato il Plaza, si erano infatti recate tantissime famiglie di lavoratori che si aspettavano pagamenti veloci e sostanziosi. Ma le cose non sono andate come volevano. I manifestanti hanno bloccato l’autostrada Dhaka-Aricha per alcune ore appena hanno saputo che sarebbe stato pagato un solo mese di salario, in molti casi nemmeno sufficiente a ripianare le spese mediche per le ferite riportate. La richiesta dei lavoratori era di averne almeno quattro. Poi le trattative con le autorità hanno fatto interrompere il blocco stradale durato un paio d’ore su un’arteria trafficatissima mentre la Bgmea procedeva a trattative individuali per contrattare un forfait. Una situazione che promette nuove proteste, alimentate dai nuovi bilanci del numero delle vittime del crollo.
Tutto concorre a inasprire animi sempre più tesi: persino l’ennesima sentenza (la terza e, come le precedenti, probabilmente di condanna a morte) che un tribunale della capitale dovrebbe oggi rendere nota a carico dell’ex leader del partito islamista Jamaat-e-Islami, Muhammad Kamaruzzaman. Kamaruzzaman è accusato di crimini contro l’umanità commessi nella guerra di liberazione dal Pakistan negli anni Settanta, quando era a capo di un gruppo paramilitare pro-pachistano – Al-Badr – nel conflitto che opponeva Islamab all’allora Pakistan orientale, oggi Bangladesh. Un processo che ha scatenato polemiche e manifestazioni che oggi potrebbero riattizzarsi e aggiungere benzina sul fuoco. (Lettera22)
BANGLADESH – II bilancio del crollo dello stabilimento tessile Rana Plaza, a Dhaka, avvenuto il 24 aprile, è salito ad almeno 800 vittime.

INDIA – Sì al nucleare nel Tamil Nadu / La centrale nucleare di Kudan-kulam, nello stato del Tamil Nadu, potrà entrare in attività. L’ha deciso la corte suprema indiana, che il 6 maggio ha sciolto le riserve sul progetto contestato dagli abitanti della regione dove sorge l’impianto, e ha deciso che "la centrale è sicura e necessaria allo sviluppo economico dell’In-dia". L’opposizione alla centrale era aumentata dopo il disastro nucleare di Fukushima nel feb-braio del 2011, dato che la regio-ne del Tamil Nadu era stata duramente colpita dallo tsunami del 2004.1 giudici hanno comunque stabilito che il parere sulla centrale dovrà arrivare dall’agenzia nazionale per l’energia atomica e dal comitato regolatore dell’energia atomica, scrive The Hindu.
INDIA-PAKISTAN – II governo indiano ha chiesto giustizia dopo la morte in un carcere pachistano di Sarabjit Singh, un cittadino indiano condannato per spionaggio. Singh è stato ucciso da alcuni detenuti.

IRAN/ELEZIONI – Khatami e Rafsanjani non partecipano / Gli ex presidenti Mohammed Khatami e Hashemi Rafsanjani non parteciperanno alle elezioni. Il grande rifiuto arriva mentre è in corso la registrazione, che si chiuderà sabato, delle candidature per le elezioni presidenziali con cui il 14 giugno verrà scelto il successore del presidente radicale, Mahmud Ahmadinejad. «Contro di noi c’è chi preferisce un’altra tendenza», ha detto Khatami riferendosi alle manipolazioni degli esiti del «voto popolare». Secondo il leader del partito riformista, ormai sciolto, Musharaket, tutti i candidati a lui vicini stanno subendo intimidazioni. «Quando vanno a registrarsi, dicono loro: «sarai escluso», ammette. Da domenica e fino al 21 maggio, il Consiglio dei guardiani deve decidere chi saranno i candidati. Sciogliendo la riserva, Khatami ha chiarito come il movimento riformista è alla ricerca di nuovi strumenti per incidere sul sistema piuttosto che una partecipazione elettorale diretta. Assieme a Rafsanjani, suo predecessore, Khatami era stato emarginato per sintonie con i leader riformisti Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi. Il candidato riformista di maggior spicco alle presidenziali resta l’ex vicepresidente Reza Aref. Si profila quindi uno scontro tra Velayati, appoggiato dalla Guida suprema, e Manshei, vicino ad Ahmedinejad.

AMERICA CENTRO MERIDIONALE
MESSICO – II 7 maggio 24 persone sono morte nell’esplosione di una cisterna di gas che si è staccata da un camion a nord di Città del Messico.

COLOMBIA – Giornalisti nel mirino / "La sera del 1 maggio, sulla strada tra Ibagué e Bogotà, per la prima volta un giornalista della rivista Semana ha subito un attacco a colpi di arma da fuoco mentre si trovava in automobile. Ricardo Calderón (nella foto) si è salvato, ma l’episodio rivela il clima d’intimidazione che subiscono i giornalisti in Colombia", scrive il settimanale. Secondo Semana, è una strana coincidenza che l’attentato sia avvenuto proprio mentre Calderón stava indagando sui privilegi inaccettabili dei militari condannati per gravi violazioni dei diritti umani e detenuti nella base militare di Tolemaida.

VENEZUELA – Il viaggio di Maduro / "Il 7 maggio è cominciato il viaggio del presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, nei paesi del Mercosur (Uruguay, Argentina e Brasile), a eccezione del Paraguay sospeso dal giugno del 2012", scrive El Nacional. Prima di partire Maduro ha dichiarato che l’obiettivo principale del viaggio è "garantire al paese una riserva alimentare di prodotti di base per i prossimi mesi". Il presidente ha poi sottolineato che l’economia è in una fase di transizione verso il socialismo. Intanto il candidato dell’opposizione Henrique Capriles, sconfitto di misura alle elezioni del 14 aprile, ha consegnato al tribunale supremo della giustizia un documento di oltre cento pagine sulle presunte irregolarità del voto.

BRASILE – Un nuovo capo dal Brasile Dopo lunghe trattative il diplomatico brasiliano Roberto Azevedo (nella foto) è stato nominato capo dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), scrive Die Tageszeitung. Azevedo, che ha sconfitto la concorrenza del messicano Herminio Bianco grazie all’appoggio di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, è noto per le sue battaglie contro le sovvenzioni agricole dei paesi occidentali. Si è battuto soprattutto contro le sovvenzioni statunitensi al cotone e quelle dell’Unione europea allo zucchero.
BRASILE – AÈCIO NEVES, lo sfidante. Dopo le elezioni municipali del 2012, il senatore del Partito socialdemocratico (Psdb) Aécio Neves ha avuto una conversazione decisiva con il governatore di Sào Paulo, Geraldo Alckmin. "Vuoi ricandidarti alla presidenza della repubblica?", gli ha chiesto Neves. Alckmin gli ha risposto di no, ma si sarebbe impegnato affinché il partito si presentasse unito all’appuntamento del 2014. Così il senatore Neves si è messo al lavoro e ha promesso che, entro dicembre, renderà pubblico il suo progetto per un Brasile nuovo. Con molte probabilità, sarà lui a sfidare la presidente Dilma Rousseff alle presidenziali del prossimo anno. "E se le cose andranno come sostiene Neves", scrive Istoé, "forse le elezioni del 2014 saranno diverse dalle ultime due, quando i brasiliani non hanno mai considerato i candidati socialdemocratici un’alternativa reale a quelli del Partito dei lavoratori". Secondo il settimanale, il partito di Neves adotterà toni simili a quelli dell’opposizione in Argentina e in Venezuela, "puntando il dito contro la corruzione, l’autoritarismo, l’ingerenza dello stato nell’economia e il rischio di perdere il controllo sull’inflazione".

AMERICA SETTENTRIONALE
STATI UNITI/1 – STAMPA E SPARA. TESTATA LA PRIMA PISTOLA IN 3D / Si chiama «Liberator», l’ha ideata l’azienda no-profit texana Defense Distribuiteed ed è la prima pistola in plastica creata da una stampante in 3D. La notizia è che spara perfettamente e che il disegno originale presto si potrà scaricare direttamente dalla rete. Il progetto il mese scorso aveva ricevuto una licenza federale ad hoc e ora alcuni test condotti a Austin, Texas, dimostrano che funziona come una normale arma convenzionale. Si tratta di una pistola composta da 16 pezzi, di cui 15 sono composti da una plastica dura resistente al calore, creati appunto da una stampante tridimensionale, e uno di metallo, in modo che l’arma possa essere individuata dai metal detector come richiede la legge. La pistola è stata disegnata in modo che si possa cambiare il calibro a seconda dei gusti del cliente. Cody Wilson, fondatore della Defense Distribuited, spiega che la pistola fai-da-te serve ad assicurare il diritto di ognuno di potersi difendere senza limiti imposti dalla legge e dal governo. «Mi rendo conto che potrebbe fare male a qualcuno, ma non penso che questa sia una ragione sufficiente per non crearla. Penso che la libertà, alla fine sia l’interesse superiore».
STATI UNITI/2 – LA LOBBY DELLE ARMI FESTEGGIA I BABY-TIRATORI / Finale col botto per la convention annuale della National Rifle Association (Nra), la potente lobby statunitense dei costruttori di armi, tra i cui associati ci sono anche bimbi di cinque o sei anni. Al Centro Congressi di Houston, Texas, è andata così in scena la «Giornata della gioventù», a cui hanno partecipato centinaia di bambini e ragazzini (la semplice partecipazione garantiva l’iscrizione gratuita per sei mesi all’Nra), attratti dalla prospettiva di imparare a sparare. Con l’occasione è stato dato il benvenuto al membro più giovane dell’Nra, Elaih Wagan, di soli tre anni (poco più della bimba uccisa a fucilate dal fratellino di 5 anni la settima scorsa in Kentucky). A pagare la sua iscrizione ci ha pensato il nonno.
USA/SABOTAGGIO ATOMICO – Condannati una suora e due veterani Vietnam
Un’anziana suora cattolica di 83 anni e due veterani della guerra nel Vietnam sono stati condannati dalla giustizia Usa per una protesta anti-nucleare che può costar loro fino a 20 anni di carcere. La traga «brigata» era entrata in azione nel giugno del 2012, a Oak Ridge, in Tennessee. Suor Megan Rice, all’epoca 82enne, Michael Walli e Greg Boertje-Obed tentarono di fare irruzione in un sito che produce complementi di armi nucleari e serve a immagazzinare la gran parte dell’uranio arricchito che possiedono gli Usa. I tre, che avevano martelli e pinze, hanno ammesso di aver tagliato i recinti e di aver cercato di entrare nell’impianto, denominato Y-12. Al processo i tre attivisti hanno sostenuto di aver voluto fare solo una protesta simbolica contro la produzione di ami atomiche, ma la corte li ha riconosciuti colpevoli di sabotaggio dell’impianto e danni alla proprietà federale. Nella sua testimonianza in aula, suor Megan ha spiegato di non essere pentita: «Ho solo rimpianto – ha detto – : aver atteso 70 anni prima di entrare in azione». E noi che aspettiamo?
USA – da NEW YORK / IL MOSTRO CHE VIVE TRA NOI di Amira Hass / La storia di tre ragazze rapite 10 anni fa e liberate questa settimana ha messo in ombra l’evento principale delle ultime settimane negli Stati Uniti: l’attentato alla maratona di Boston. Il nemico della nazione è stato sostituito dal mostro che vive tra noi.
La vicenda di Cleveland solleva alcuni interrogativi sulla gerarchia delle misure prese dalle forze dell’ordine. Come mai la polizia era così pronta a compiere perquisizioni casa per casa a Boston, ma non quando sono scomparse tre ragazze? Sicuramente i mezzi d’informazione hanno contribuito a questa situazione, islamizzando deliberatamente l’attentato di Boston. Questo non è stato presentato come un atto di follia compiuto da uomini frustrati, ma come un complotto islamico. Come sempre, additare un nemico esterno è il modo perfetto per nascondere i mali interni. Per esempio, il mancato rispetto della sicurezza sul lavoro. Due giorni dopo l’attentato di Boston, 14 persone sono morte in un’esplosione in uno stabilimento di fertilizzanti in Texas.
Ogni anno 4.500 statunitensi perdono la vita in incidenti sul lavoro. Ci sono 2.200 ispettori per otto milioni di posti di lavoro. Questo significa che una fabbrica viene ispezionata una volta ogni 129 anni. Quando si è capito che non era un attentato terroristico, i mezzi d’informazione hanno perso interesse nell’episodio texano. A quanto pare la causa principale del disastro – la sete di profitto – non è un tema degno di essere analizzato
STATI UNITI – Abbandonati da Obama / "Dalle prigioni britanniche in Irlanda ai centri di detenzione in Israele, lo sciopero della fame è sempre stata un’arma usata dai detenuti. Con la loro protesta", scrive il Washington Post, "i cento prigionieri di Guantanamo che dal 6 febbraio sono in sciopero della fame – 23 dei quali sono alimentati con sonde gastriche – vogliono richiamare l’attenzione dell’amministrazione Obama su una questione da tempo abbandonata: la chiusura del centro annunciata dal presidente nel gennaio del 2009". Lo sciopero è cominciato quando i prigionieri, la maggior parte senza processo e colpevole di essersi trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato, ha accusato le guardie di dissacrare il Corano. I militari hanno negato le accuse. "Da quel momento", sottolinea il quotidiano, "lo sciopero ha assunto la dimensione di una protesta contro Washington e la paralisi del congresso, che ancora non ha deciso sul trasferimento e il rimpatrio di oltre ottanta detenuti
STATI UNITI – Tra il 2 e il 4 maggio il presidente Barack Obama (nella foto) è andato in visita in Messico e in Costa Rica per discutere di sviluppo, sicurezza e narcotraffico.
Il 7 maggio l’ex governatore repubblicano del South Carolina, Mark Sanford, è stato eletto alla camera dei rappresentanti. Nel 2009 Sanford disse di voler andare in vacanza sugli Appalachi, ma fu scoperto in Argentina con l’amante.

 

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