10481 Intervista a Silvia Finzi, candidata al Senato Pd-Sel-Psi, ripartizione Africa, Asia, Oceania

20130206 20:31:00 redazione-IT

L’unica candidata "africana" nelle liste presentate nella circoscrizione estero è Silvia Finzi, docente universitaria a Tunisi, un paese in fibrillazione dove dopo la primavera araba non sembra ancora arrivare l’estate.
Mentre realizziamo questa intervista ci giunge la terribile notizia dell’assassinio del leader della sinistra tunisina Chokri Belaid, avvenuta oggi a Tunisi.

Completiamo l’intervista in fretta, perchè gli eventi che si succedono non ci consentono di approfondire molti temi significativi che Silvia ci pone. Speriamo di tornarci a ragionare sopra con la necessaria serenità.
Ma il dialogo con Silvia è comunque uno dei più interessanti che abbiamo potuto svolgere in questi giorni. Di seguito l’intervista. (R.R.)

[b]Silvia, nella tua storia personale sembra specchiarsi la storia stessa dell’emigrazione italiana….[/b]

Sì, sono nata in Tunisia e la mia famiglia è qui residente da cinque generazioni, sono oriunda livornese come parte della collettività italiana storica anche se in Tunisia la maggioranza degli italiani era composta da siciliani per cui in famiglia ci chiamavamo scherzosamente dei livornesi sicilianizzati.. Livorno era una città che a sua volta nella storia ha ospitato i fuggitivi ed i non tollerati d’Europa e questo fin dal lontano 500.

[b]Ed oggi, cosa puoi dirci degli italiani in Tunisia ?[/b]

Nel Circolo “Maurizio Valenzi” di cui sono Presidente, vi sono italiani di vecchia e di nuova emigrazione, giovani e meno giovani, siciliani, toscani, lombardi, calabresi, romani, piemontesi, veneti, campani, emiliani, italo-tunisini…. un microcosmo dell’Italia che vogliamo sia plurale e che si riconosce nella difesa di comuni valori sociali, politici, culturali. Questa è la nostra identità, per sostenere una comune Italia che rifugga la politica di coloro che l’Italia la vogliono fare a pezzi ed a pezzettini.

Se guardiamo poi gli iscritti all’AIRE della nostra circoscrizione, specie nel sud mediterraneo, ma non solo, possiamo notare che parte importante della collettività italiana è composta da “nuovi” italiani e tantissimi bi-nazionali: nuovi italiani che hanno acquisito la nazionalità, magari dopo aver vissuto in Italia, o dopo essersi sposati, o figli di matrimoni misti ecc. Di questa emigrazione, non se ne parla mai, nè tantomeno se ne studia le potenzialità, le specifica realtà, i bisogni, il loro rapporto con la loro italianità, i nuovi percorsi di neo-italianità, la bi- o la pluri-nazionalità intesa come matrice per la costruzione di un’identità complessa perchè multipla, aperta perchè plurale.
Sembrano quasi esclusi dalla collettività in quanto tale, mentre di fatto, cosi’ come i non iscritti all’Aire, costituiscono la massa più ingente degli italiani della nostra circoscrizione.

[b]L’esperienza migratoria contribuisce quindi a creare un’identità plurale che supera le divisioni …[/b]

Penso di sì, le mie origini, il mio credo, la mia identità sono nella migrazione, intesa come categoria affettiva, etica, nazionale, politica e direi anche filosofica: sono questo ma anche quello, non sono mai un luogo ma dei luoghi, non sono mai un popolo ma dei popoli, non sono mai un credo ma dei credo. In un mondo che si sta asserragliando dietro identità impermeabili e riduttive rivendicare la migrazione come categoria esistenziale diventa una presa di posizione politica. Per questo oggi più che mai, mi riconosco nelle idee progressiste perchè nell’idea di progresso è racchiusa la possibilità di evolvere, di integrare, di storicizzare mentre nelle idee conservatrici c’è l’idea di anti-storia, di chiusura, di involuzione.

[b]Ma allo stesso tempo, sui migranti di ogni colore si scatenano sempre le contraddizioni di identità irrisolte o forzate, e nel migliore dei casi, li si indica come grande risorsa, a cui raramente corrispondono azioni conseguenti…[/b]

Ho vissuto le tragiche conseguenze della partenza massiccia degli italiani dalla Tunisia presi in ostaggio dal colonialismo francese, dal fascismo italiano, dalle indipendenze ed oggi dalle rivoluzioni ancora in corso. Essi hanno subito sulla loro pelle questo non saper più da che parte stare: rimanere o partire e se rimanere a che titolo e con quali modalità e se partire dove e per fare che cosa?

Ho vissuto attraverso l’azione di mio padre Elia, l’impegno e la passione nel difendere i diritti degli italiani, nel mondo ed in Italia, dove non poche sono state, da sempre, le resistenze o l’oblio verso i connazionali fuori dalla Nazione e sui quali, anche se da un po’ di tempo a questa parte vengono chiamati “una risorsa”, ben poco si è investito per farne una concreta ricchezza come di fatto sono e come potrebbero essere molto di più.

Anche per ciò, credo nell’associazionismo perchè quando è espressione dell’ interesse generale (e non solo di pochi) puo’ servire da sprone alla collettività nei suoi rapporti con i paesi di residenza e col paese d’origine. Per questo ritengo che, ad esempio, il blocco delle elezioni dei Comites voluto dal Governo Berlusconi sia stato un modo di mettere a tacere gli italiani nel mondo. Si decantava un Sistema Italia per l’estero senza italiani, in parole povere. Una cosa assurda.

Penso quindi che sia importante dar forza alle rappresentanze degli italiani all’estero (associazioni, patronati, circoli politici, istituzioni che si battono per l’internalizzazione della lingua e della cultura italiana, camere di commercio, ecc.) perchè questi lavorano concretamente sul terreno,conoscono la realtà in cui vivono, sono meno impediti nei loro giudizi e nelle loro azioni da chi è, per diverse ragion di stato, costretto a non prendere posizioni chiare.

Allo stesso tempo, scelgo di parlare di collettività e non di comunità italiana nel mondo. Non sono comunitarista . Rivendico e difendo meglio la mia italianità quando questa è portatrice di valori universali e tra questi la pluralità, la cultura dei diritti e il progresso .

[b]Come stai vivendo questa esperienza elettorale per il voto all’estero ?[/b]

Sono felice che nella nostra circoscrizione Africa, Asia, Oceania e Antartide si presenti compatta la coalizione di sinistra (PD, SEL, PSI) poiché, anche se non piace a tutti, soddisfa la maggioranza di tutti noi. La mia candidatura è per la coalizione che, di fatto, esplicita anche le diverse sensibilità del circolo Valenzi. Siamo le diverse anime della sinistra che almeno all’estero si compattano capendo che un voto perso è un voto regalato a coloro che agli italiani all’estero hanno creato solo disagi, vergogna e perdita di diritti.

Spero, con la mia candidatura, di poter contribuire ad aprire una nuova cultura dei rapporti tra italiani nel mondo e Italia e i paesi in cui viviamo. Credo che la diffusione della lingua e della cultura siano delle priorità perchè mantengono viva e partecipata l’italianità, creano interesse e legami tra i popoli, offrono ai giovani laureati opportunità di lavoro all’estero; ma per sviluppare queste potenzialità è necessario che l’Italia abbia una vera politica culturale che coinvolga tutti gli operatori culturali all’estero perchè interagiscano sul territorio e perchè meglio possano definire le priorità.

[b]Tu hai aderito al documento della Cgil/Fiei sugli italiani all’estero e la nuova emigrazione. Perché ?[/b]

La crisi economica di questi anni ha sancito il fallimento delle politiche neoliberiste. In questi ultimi anni, sotto i governi Berlusconi e Monti, i tagli lineari hanno falcidiato tutti i capitoli di spesa destinati agli italiani all’estero che hanno riguardato principalmente la scuola, per la quale sono previsti ulteriori tagli di spesa e di organici, e la cultura italiana all’estero, il finanziamento degli istituti di rappresentanza (COMITES e CGIE) e la formazione professionale.

Diventa indispensabile invertire questa tendenza e le proposte contenute nel mio programma elettorale rispondono a queste prioritarie esigenze. Ed è per queste ragioni che sono stata lieta di sottoscrivere il Manifesto per un welfare del XXI secolo e mi impegno affinchè la prossima legislatura riservi la dovuta attenzione agli italiani residenti all’estero. Attenzione che intendo riservare ai pensionati e agli anziani italiani residenti all’estero, alla soluzione delle problematiche connnesse al riconoscimento e al percepimento delle pensioni, all’insegnamento della lingua italiana, alla diffusione della cultura italiana.

Ma un particolare impegno dedicherò ai giovani che iniziano la loro vita lavorativa lontano dall’Italia. Voglio ascoltare e accompagnare la loro voce perchè siano realmente protagonisti all’estero e anche perché non diano per scontata “la fuga dall’Italia”. Ma per questo l’Italia non puo’ girar loro le spalle come invece da anni continua a fare.
Non voglio più di un paese che occulti le sue migrazioni, sia quelle del passato, che quelle del presente o del futuro, come se fossero una sorta di male a cui non si riesce a dare un nome e, per lo stesso motivo, rivendico che chi arriva in Italia abbia tutte le opportunità di diventare italiano a tutti gli effetti, nella pienezza dei diritti, così come continuano ad esserlo coloro che, per tanti diversi motivi, hanno lasciato l’Italia.

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[b]SILVIA FINZI – VIDEO[/b]

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