10389 BUCCHINO ALLA CGIL: OGNUNO SI ASSUMA LE PROPRIE RESPONSABILITÀ

20130124 18:40:00 redazione-IT

La CGIL, nel suo documento contenente le proprie proposte per gli italiani all’estero, dopo aver giustamente criticato il drastico ridimensionamento di tutte le risorse destinate all’emigrazione attuato in questa legislatura, non risparmia la rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero per non essere riuscita a “porre un argine concreto a un quadro di complessivo abbandono di una concreta politica per l’emigrazione italiana”. In altre parole, il più grande e importante sindacato italiano affaccia l’idea che la responsabilità dei tagli alle politiche dell’emigrazione siano anche conseguenza dell’inadeguatezza dei parlamentari eletti all’estero.

Il bersaglio della CGIL è francamente troppo agevole (18 parlamentari su xxxx) e così facendo essa evita di farsi un equanime esame di coscienza. In un’analisi obiettiva delle difficoltà in cui versa la politica per gli italiani nel mondo, infatti, non si può evidenziare, come fa la CGIL nel suo documento, solo la presunta insufficienza dei parlamentari eletti all’estero, i quali non sarebbero riusciti ad arginare il ridimensionamento delle politiche dello Stato italiano a favore dell’emigrazione. Onestamente bisognerebbe essere consapevoli che le cause sono variegate e intrecciate e vanno ricercate nella crisi economica, nelle scelte politiche dei Governi che si sono succeduti, nell’indifferenza della società civile per l’altra Italia e magari anche nella disattenzione e nel distacco di enti come i sindacati, i patronati e le associazioni dell’emigrazione che invece, solo fino a pochi anni fa, erano stati attivi protagonisti nelle situazioni di rappresentanza e di tutela, ma anche, e soprattutto, nelle dinamiche politiche che caratterizzano i processi di “decision making” finalizzati alle garanzie e alla promozione dei diritti dei lavoratori migranti.
Quante volte abbiamo cercato, noi parlamentari eletti all’estero ed il sottoscritto in particolare, di condividere iniziative, proposte e progetti con sindacati e patronati, ricevendo il più delle volte un fioco riscontro e un’occasionale e poco convinta attenzione (come ad esempio sulla questione dell’importo aggiuntivo ingiustamente negato ai nostri pensionati all’estero)? Come se fossimo dei competitori e non degli strumenti da valorizzare e mettere a frutto.
Mi auguro che nella prossima legislatura, le proposte della CGIL che condivido, e che “incidentalmente” in materia previdenziale sono quelle per le quali ci siamo battuti in Parlamento con proposte di legge, interrogazioni, ordini del giorno ed emendamenti, siano oggetto di un proficuo scambio di riflessione, di valutazione e di iniziative congiunte fuori e dentro il Parlamento. Tutto ciò nella speranza che un Governo di centro-sinistra riesca a essere più attento alle rivendicazioni e agli interessi dei nostri connazionali.

 

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