10301 PLENARIA CGIE: Il dibattito sul voto all’estero e sul rinnovo di Comites e Cgie

20121205 18:44:00 redazione-IT

[b]Tra i parlamentari, i contributi dei deputati del Pd eletti all’estero Fedi e Farina e di D’Amico (Lega Nord)[/b]

ROMA – Consiglieri e parlamentari sono intervenuti sui temi richiamati nelle relazioni dei vice segretari generali – in primis voto e rinnovo di Comites e Cgie – nella seconda parte della mattinata di oggi, secondo giorno di assemblea plenaria del Cgie.

Su lingua e cultura italiana è tornato Primo Siena (Cile), evidenziando la necessità di investire sulla formazione dei docenti di italiano in loco, per evitare uno scadimento della qualità dei corsi, mentre Franco Santellocco (Africa del Nord) ha richiamato l’attenzione dei consiglieri sulla realtà dei Paesi che egli rappresenta, in particolare per quanto concerne i temi delle lingua e cultura e dell’internazionalizzazione di cui si andrà a discutere nei seminari. Seminari che sono per Marco Fedi, deputato eletto per il Pd nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, “momenti di approfondimento” e “riprendono l’azione principale svolta dal Cgie”. Fedi auspica che i risultati che emergeranno in queste sedi possano essere utilmente assimilati dal futuro governo e conferma la valenza di Comites e Cgie, “luoghi di dialogo politico aperto ed allargato” in cui anche le forze politiche sono chiamate a tornare a svolgere il ruolo di “interlocutori credibili”. “Il problema che oggi ci troviamo davanti è quello della scarsità di risorse – afferma Fedi, chiedendo al Cgie la collaborazione all’elaborazione di un percorso da riportare e proporre in Parlamento, un percorso capace di far fonte alla complessità e difficoltà della situazione.
Il segretario generale del Cgie, Elio Carozza, mostra di apprezzare la disponibilità ed il riconoscimento indirizzato al valore del Cgie, ma chiede che venga fatta “un’operazione verità” sul futuro degli organismi di rappresentanza. Per il segretario generale, infatti, la situazione economica non migliorerà in tempi brevi e quindi è quanto mai necessario che governo e forze politiche si pronuncino sull’effettiva possibilità del rinnovo, prevedendo i fondi ai capitoli di spesa ad esso destinati.
Sulle questioni sollevate interviene anche il direttore generale per gli Italiani all’estero e le Politiche migratorie del Mae, Cristina Ravaglia: evidenzia la consapevolezza del ministero sull’importanza della formazione degli insegnanti, formazione per cui si sta pensando ad iniziative online; sul voto all’estero l’obiettivo – afferma – resta quello della “trasparenza”, ma il ministero è in attesa delle decisioni al vaglio del Parlamento; un impegno è volto anche all’integrazione o al reperimento di risorse indirizzate all’assistenza delle fasce di popolazione emigrata più in difficoltà; infine, è in fase di preparazione in particolare il seminario sulla rappresentanza, su cui lo stesso Cgie viene chiamato a collaborare.
Giovanni Rapanà (Canada) richiama le difficoltà dell’esercizio di voto qualora non fosse raggiunta un’intesa con il governo del suo Paese di residenza, sollecita l’Italia “a fare di più” e un intervento parlamentare sulla norma stessa che richiede l’accordo, intervento condiviso anche da Claudio Lizzola (Canada). Per Paolo Castellani (Cile) l’inversione di tendenza così spesso citata in questa plenaria non deve suscitare esagerato ottimismo, “perché siamo all’ultima fase dell’attuale legislatura”. “Io mi auguro la ripresa di un rinnovato rapporto con i connazionali residenti all’estero, ma non siamo noi ad essere mancati in questa relazione – prosegue Castellani, che sollecita uno scioglimento dei Comites nel caso non si proceda con il rinnovo entro il 2014, “perché non dobbiamo renderci complici” di questo stato di cose, e chiede chiarimenti sul voto elettronico. “Eliminare il capitolo di spesa per le elezioni di Comites e Cgie costituisce già una decisione sul loro effettivo rinnovo – suggerisce Castellani, mentre Bruno Capaldi (Francia) sottolinea come si trascuri di considerare l’importanza di un sistema di rappresentanza che gli stessi francesi ritengono un modello da seguire per dare concretezza ai diritti politici dei loro connazionali residenti fuori dalla madrepatria.
Non convincono l’assemblea le proposte formulate da Claudio D’Amico, deputato della Lega Nord, che torna a ribadire come, in tempo di crisi, si debba prima “guardare ai propri figli, investendo più risorse nelle collettività italiane all’estero e limitando i fondi destinati all’immigrazione in Italia”. “Non è neppure sostenibile che, in un periodo economico così difficile per il nostro Paese, – prosegue D’Amico – gran parte delle risorse destinate agli immigrati vengano trasferite come rimesse nei loro Paesi di origine; noi italiani a suo tempo lo abbiamo fatto perché le condizioni economiche dei Paesi in cui siamo emigrati lo permettevano. Ma ora per noi non è più così”. D’Amico ritiene anche opportuno limitare la presenza di ambasciate italiane nei Paesi dell’Unione, potenziandola invece nei Paesi in crescita, dove esse potrebbero svolgere un ruolo fondamentale dal punto di vista economico.
Contestano questi argomenti, Carozza e Carlo Consiglio (Canada), che sottolineano come proprio la nostra storia di emigrazione dovrebbe favorire l’adozione di politiche che riconoscano ai cittadini immigrati gli stessi diritti dei residenti in Italia. Consiglio chiede inoltre un intervento sulla questione del Canada e ritiene che il voto elettronico dovrà comunque affiancare il voto per corrispondenza, per evitare di limitare fortemente la partecipazione. Gianni Farina, deputato eletto per il Pd nella ripartizione Europa, si sofferma sulla possibilità che una legge che limiti il numero dei parlamentari, incidendo necessariamente anche sugli eletti all’estero, comprometta la capacità di rappresentanza degli italiani nel mondo. Allo stesso modo, “senza Comites e Cgie il nostro ruolo in Parlamento non conterebbe nulla – afferma, invitando il Cgie a lavorare affinché il rinnovo possa avvenire anche prima del 2014. Per quanto riguarda il voto in Canada, Farina si mostra ottimista sul buon esito dell’accordo, “ma non sarà il Parlamento o il governo a risolvere la situazione, bensì le nostre rappresentanza diplomatico-consolari presenti in loco”. Sulla rappresentanza in Parlamento dei residenti all’Estero, egli ritiene da imitare la legge francese, che estende le norme interne all’estero, propone circoscrizioni elettorali più piccole e consente una maggior visibilità dei candidati. Infine, Riccardo Pinna (Sud Africa), pur ritenendo che gli eletti all’estero avrebbero dovuto fare di più per impedire il rinvio del rinnovo degli organismi di rappresentanza, evidenzia come un’ulteriore rinvio non sarà più giustificabile.

(V. P. -Inform/eminews)

 

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