10285 Notizie 30 novembre

20121130 15:06:00 guglielmoz

EUROPA
AFRICA e MEDIO ORIENTE
ASIA e PACIFICO
AMERICHE

EUROPA
UNIONE EUROPEA. II BILANCIO IMPOSSIBILE – Il consiglio europeo del 22 e 23 novembre a Bruxelles (nella foto) sul bilancio dell’Unione europea per il periodo 2014-2020 si è concluso senza un accordo. I negoziati sono stati aggiornati all’inizio del 2013.1 punti più discussi sono stati la politica agricola comune e i fondi di coesione, mentre il paese più determinato a ottenere un taglio degli investimenti è stato il Regno Unito. Che si tratti di Schengen, del patto di bilancio o delle leggi sull’asilo, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung, Londra è sempre riuscita a ottenere concessioni da Bruxelles. "E la cosa non è necessariamente un male. Anche perché Berlino può fare la parte del poliziotto buono, solo perché Londra fa quello cattivo". Anche il quotidiano sloveno Dnevnik è ottimista: "Le discussioni sul bilancio sono sempre state complicate. E generalmente un punto d’incontro si trova quando il tempo stringe. Se i 27 paesi dell’Ue troveranno un accordo a gennaio, ci sarà spazio per preparare bene il nuovo budget". Secondo il Financial Times, invece, le trattative hanno offerto uno "spettacolo sconcertante, perché le discussioni riguardano il 3 per cento del bilancio, cioè una cifra pari ad appena lo 0,03 per cento del pii dell’Unione". Per questo i leader europei "dovrebbero concentrarsi sulla soluzione della crisi, che finirà per costare, quella sì, molti soldi e avrà un peso economico reale".

ALBANIA – Tirana compie cent’anni . Klan, II 28 novembre l’Albania ha compiuto cent’anni: l’indipendenza dall’impero ottomano fu proclamata da Ismail Qemal Bej nel 1912, anche se il riconoscimento internazionale arrivò nel 1913 alla conferenza di Londra. Il settimanale Klan dedica la copertina al padre dell’Albania moderna e all’attualità del suo pensiero. Nato in una ricca famiglia del sud del paese, allora provincia ottomana, Ismail Qemal da diplomatico conobbe il mosaico etnico e linguistico dell’impero. Ed è proprio sul tema della convivenza pacifica tra etnie e religioni che il suo insegnamento può essere ancora utile. Ai festeggiamenti per i cent’anni dell’indipendenza organizzati a Tirana hanno partecipato i rappresentati delle comunità albanesi dei Balcani, invitati dal primo ministro Sali Berisha, che ha evocato il "sogno dell’unificazione di tutti gli albanesi". Una prospettiva che però – spiega a Klan lo storico britannico Nicola Guy, autore del libro La nascita dell’Albania – oggi non è immaginabile. Perché è vero che "gli albanesi sono sparsi in diversi paesi, soprattutto Macedonia e Kosovo, ma le condizioni per la nascita della Grande Albania non si verificheranno. E sarà un bene per tutti i Balcani, che devono voltare le spalle al passato e guardare al futuro.

FRANCIA – LE FAIDE DELLA DESTRA. Sono trascorsi più di dieci giorni dalle primarie dell’Unione per un movimento popolare (Ump), e il principale partito francese di centrodestra non ha ancora un leader. A rivendicare la vittoria, accusandosi reciprocamente di brogli con toni sempre più accesi, sono il segretario uscente Jean-Franfois Copé, rappresentante dell’ala "dura" del partito, fautore di una "destra senza complessi" e proclamato vincitore con meno di cento voti di scarto, e l’ex premier Franfois Fillon, della corrente moderata. Le Monde ha parlato di "suicidio in diretta" dell’Ump. All’inizio della settimana l’ex primo ministro Alain Juppé ha rinunciato a mediare tra i due avversari, mentre il 27 novembre Nicolas Sarkozy, ex presidente e leader dell’Ump, ha proposto un referendum tra i tesserati per verificare se è possibile votare di nuovo. Copé, però, ha respinto l’idea, sostenendo che, dopo l’annuncio di Fillon della nascita di un proprio gruppo parlamentare, primo passo verso la scissione dell’Ump, non ci sono le condizioni per tornare alle urne. Al momento, sottolinea Le Figaro, Copé e Fillon sono d’accordo solo su una cosa: saranno i militanti – in che modo, è ancora da stabilire – a decidere chi la spunterà.
FRANCIA – II 27 novembre è morto a Parigi il direttore di Le Monde Erik Izraelewicz. Ha avuto un malore mentre si trovava in redazione. Aveva 58 anni.

GRECIA – Un piccolo passo avanti. II 27 novembre i 17 paesi dell’euro, l’Fmi e la Bce si sono accordati per sbloccare le nuove rate del prestito alla Grecia, pari a quasi 44 miliardi di euro. Secondo l’intesa, grazie a nuove misure di austerità Atene dovrà portare il debito pubblico, che oggi vale il 170 per cento del pii, al 124 per cento nel 2020. Nonostante i vincoli e gli attriti che ancora ci sono, un passo avanti è stato fatto, ammette To Vinta. Ma applicare il nuovo pacchetto di austerità non sarà facile. "Le riforme aggraveranno la recessione, spingeranno la società verso l’abisso, alimenteranno il sostegno per i partiti estremisti, faranno crescere la disoccupazione e trascineranno gran parte della popolazione nella miseria. E dovranno affrontare la dura opposizione del popolo greco".

REGNO UNITO – II 22 novembre Tony Hall (nellafoto), direttore della Royal opera house, è stato nominato direttore generale della Bbc. Prende il posto di George Entwistle, costretto a dimettersi per gli scandali che hanno coinvolto l’emittente.

GERMANIA – Quattordici persone sono morte il 26 novembre in un incendio scoppiato in un laboratorio che impiegava persone disabili a Titisee-Neustad

ITALIA – Se il paese cambia rotta The Economist, Regno Unito . La grande partecipazione al voto dimostra che l’Italia è pronta a scommettere sul Partito democratico. Anche perché il centrodestra non ha né un leader né una strategia all’indomani del primo turno delle primarie del centrosinistra, l’Italia sembra pronta a scegliere la sinistra come raramente era successo in passato. Il 25 novembre tre milioni di persone – il 50 per cento in più rispetto alle previsioni -hanno votato in un esemplare esercizio di democrazia, che ha suscitato l’ammirazione anche di alcuni esponenti di primo piano del centrodestra. La lunghezza delle code ha costretto molti cittadini a sacrificare l’intera domenica per esprimere la loro preferenza. Il sindaco di Firenze Matteo Renzi, uno dei candidati più noti, ha dovuto aspettare due ore e quaranta minuti prima di votare. In qualche modo il risultato della consultazione è quasi passato in secondo piano. Com’era previsto, Renzi, dell’ala più moderata e paladino del rinnovamento generazionale, si è piazzato al secondo posto dietro al leader del Partito democratico Pier Luigi Bersani. Terzo, con il 15,6 per cento dei voti, è arrivato Nichi Vendola, candidato di Sinistra ecologia e libertà (Sei), che alle elezioni del prossimo anno dovrebbe schierarsi con il Pd.
Renzi ha ottenuto il 35,5 per cento dei voti, mentre Bersani è arrivato al 44,9 per cento. Il 2 dicembre i due si affronteranno al ballottaggio. Bersani è il candidato dell’ala ex comunista del Pd, dunque sembrerebbe la scelta più naturale per quelli che hanno votato Vendola al primo turno. Ma in realtà le cose non sono così semplici: secondo i collaboratori di Renzi, infatti, il sindaco ha battuto Bersani in diverse aree "rosse" dell’Italia centrale.
Per trarre conclusioni precise da questo primo turno ci vorrebbe comunque un ana-
lista dei flussi elettorali molto preparato. Le regole del voto, infatti, sono molto meno ferree rispetto a quelle usate nelle primarie statunitensi. Per partecipare era sufficiente versare 2 euro e iscriversi al voto come elettore di centrosinistra. Tra i votanti ci sono stati molti elettori di centrodestra.
Qualcuno nel centrodestra potrebbe aver scelto di seguire il suggerimento dell’ex primo ministro Silvio Berlusconi, che ha apertamente appoggiato Renzi. O magari, spinto dai sondaggi che danno per favorita la sinistra, ha considerato l’elezione del sindaco di Firenze come il male minore. Ma non bisogna dimenticare che l’Italia è un paese dove contano molto il clientelismo e le reti di influenza. In questo senso alcuni esponenti della destra potrebbero aver scelto di votare alle primarie per fare capire ai concittadini o ai vicini di casa che sono pronti a cambiare schieramento. Se le cose stanno davvero così, significa che la corsa verso il carro del vincitore è già cominciata.
Addio Monti – II successo delle primarie del centrosinistra contrasta nettamente con il caos che regna nel centrodestra. Il Popolo della libertà (Pdl) non ha ancora deciso se sceglierà il suo candidato premier attraverso le primarie. Tra i motivi di questa incertezza c’è il fatto che lo stesso Berlusconi sembra sul punto di lasciare il partito per fondare un nuovo movimento. È evidente che un’eventuale spaccatura nel centrodestra sarebbe un’ulteriore iniezione di fiducia per il Pd. Tutto questo non farà certo piacere a quelli che vorrebbero la conferma dell’attuale primo ministro Mario Monti. Come capo di un governo tecnico che non ha preso alcun impegno nei confronti di un particolare partito, Monti sarebbe il candidato ideale per guidare un’ampia coalizione in un parlamento senza una maggioranza chiara. Forse è ancora troppo presto per dirlo, ma al momento sembra che in futuro non ci sarà bisogno dei suoi servizi.

ECONOMIA – II rompicapo italiano Paul Krugman, The New York Times, Stati Uniti. Spiacente per il lungo silenzio, ma la vita reale si è messa di mezzo. Sto lavorando ad alcuni progetti a lungo termine, tra cui uno che mi ha messo di fronte un grande rompicapo che non sta ricevendo molta attenzione: cosa succede in Italia? Spesso, nei dibattiti sulla crisi dell’euro, l’Italia è associata alla Grecia e alla Spagna. Tuttavia la sua storia è piuttosto diversa. Non ci sono stati grossi flussi di capitale in entrata, il debito pubblico è alto, ma i deficit non lo sono. L’aspetto più sorprendente è che dalla fine degli anni novanta il paese registra una produttività del lavoro particolarmente bassa. Ecco un paragone tra la produttività dell’Italia e quella della Francia, misurate in base alla produzione per lavoratore, secondo i dati del Total economy database.
Ho letto parecchi articoli che cercano di spiegare quello che è successo. Ma mentre ho trovato molte analisi interessanti su argomenti diversi – dalle leggi alle dimensioni delle aziende fino alla composizione delle esportazioni – non ho trovato nessuna spiegazione davvero convincente sulla situazione italiana. A quanto pare i problemi non dipendono da un sistema di sicurezza sociale troppo esteso (in Francia il welfare è più esteso). Non ho una risposta a questi interrogativi. Davvero, non so. Ma so che è importante.
Paul Krugman è un economista statunitense.
Questo articolo è stato pubblicato sul suo blog: krugman.blogs.nytimes.com.

ROMA – BANKITALIA: REDDITO FAMIGLIE CALA, QUINTO RIBASSO DI FILA. CALO MAGGIORE DEL 2,5% CHE SI ERA REGISTRATO DURANTE DEL 2009. CRESCONO DEBITI, MUTUI IN FLESSIONE "Per le famiglie italiane siamo al quinto anno di riduzione del reddito reale ". Lo ha detto il vicedirettore di Bankitalia, Salvatore Rossi, secondo cui quest’anno "si profila una diminuzione anche più marcata di quella, del 2,5%, avutasi in occasione della recessione del 2009".
Il credito alle famiglie "mostra segni di affanno, con i prestiti che si stanno lentamente contraendo e le nuove erogazioni che sono molto più contenute degli anni scorsi". Lo dice il vicedirettore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, precisando che la decelerazione dei prestiti alle famiglie "é divenuta negativa nel terzo trimestre di quest’anno". Rossi ha ricordato anche che secondo le stime Bankitalia "la decrescita dei mutui immobiliari proseguirebbe nei mesi prossimi, almeno fino a metà 2013".
La crisi economica rende le famiglie italiane finanziariamente più vulnerabili. Secondo i dati di un’indagine biennale di Bankitalia resi noti dal vicedirettore generale Salvatore Rossi, nel 2010 il 3,6% delle famiglie italiane (poco meno di 900 mila nuclei) era gravata da un servizio del debito superiore al 30% del loro reddito. Tra queste le famiglie definite ‘vulnerabili’, cioé quelle del primo e del secondo quartile di reddito, erano pari all’1,4% del totale delle famiglie, le prime, e all’1%, le seconde (circa 350 mila e 250 mila nuclei rispettivamente). Ansa

ROMA – Napolitano a Ossigeno: violenza alle donne è emergenza sociale, bene il convegno con giornaliste minacciate. Il presidente della Repubblica ha inviato un messaggio augurale all’Osservatorio in occasione . dell’iniziativa a Montecitorio per celebrare la Giornata Onu per l’eliminazione della violenza contro le donne. La violenza contro le donne è ormai “una vera e propria emergenza sociale”. È necessario “coglierne la portata e le dimensioni effettive”. “Occorrono interventi per tutelare con maggiore efficacia le donne che con coraggio manifestano situazioni di abuso”. “Occorre promuovere una cultura diffusa, che incida sugli squilibri persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi, che riducono da donna da soggetto ad oggetto, per riaffermare una concezione del ruolo femminile rispettoso della dignità della persona”. È l’auspicio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per la Giornata Mondiale dell’ONU per l’eliminazione della violenza contro le donne. (LEGGI TUTTO SU http://www.ossigenoinformazione.it/?p=16210 )
APPELLO. Serve più informazione anche per eliminare la violenza contro le donne

ROMA – L’INTERROGAZIONE Grilli: "Google paghi 96 mln di Iva al fisco italiano" Il ministro dell’Economia: "Tra il 2002 e il 2006 redditi non dichiarati per 240 milioni". I proventi imputati alla casa madre in Irlanda. BigG: "Rispettiamo le leggi fiscali in tutti i paesi. Collaboreremo con le autorità"
di Federica Meta www.corrierecomunicazioni.it . Risultano “elementi positivi di reddito non dichiarati per un importo di oltre 240 milioni di euro” da parte di Google Italia, nonché una Iva “relativa e dovuta per un importo pari ad oltre 96 milioni di euro tra il 2002 e il 2006”. È quanto afferma la risposta del Ministero dell’Economia ad una interrogazione del deputato del Pd Stefano Graziano, citando gli accertamenti svolti dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano. La questione non riguarda solo Google, ma i gruppi multinazionali operanti nel settore dell’elettronica e dell’e-commerce. E di questo si sta occupando l’Agenzia per le entrate e lo stesso governo in sede internazionale. Il problema, nel caso di Google, è che la filiale italiana ha dichiarato solo le provvigioni percepite a fronte delle prestazioni rese prima alla Google inc. e poi alla Google Ireland. E non invece l’intero volume commerciale sviluppato. “La verifica disposta dalla procura di Milano ha infatti accertato – afferma il ministero – che il fisco è stato ‘eluso’ in base ad un contratto di servizio tra la società italiana e quelle estere artatamente posto in essere con la sola finalità di simulare l’esercizio da parte di Google Italy Srl di una mera attività ausiliaria e preparatoria che non ha tuttavia trovato alcun riscontro negli elementi di fatto acquisiti”. Per Stefano Graziano, se da una parte la risposta del governo “conferma la fondatezza dei nostri interrogativi su questa vicenda”, dall’altra non è soddisfacente sotto il profilo delle ‘iniziative che il governo deve prendere”. ‘Il momento di crisi economica così profonda – sottolinea il deputato del Pd autore dell’interrogazione – impone più forza e determinazione. Diversamente si rischia che aziende italiane siano nettamente svantaggiate rispetto a chi ha sede in paesi nei quali la fiscalità offre maggiori vantaggi. E’ una questione di giustizia sociale che non può essere trascurata”.
La risposta di Google non si è fatta attendere. "Google rispetta le leggi fiscali in tutti i Paesi in cui opera e siamo fiduciosi di rispettare anche la legge italiana – spiega un portavoce della società – Continueremo a collaborare con le autorità locali per rispondere alle loro domande relative a Google Italy e ai nostri servizi". (in http://www.corrierecomunicazioni.it/it-world/18452_grilli-google-paghi-96-mln-di-iva-al-fisco-italiano.htm )

AFRICA e MEDIO ORIENTE

PALESTINA – PALESTINESI MENO SOLI, MA NON BASTA Il voto al palazzo di vetro riconosce la Palestina come stato osservatore. Un primo passo che rilegittima a livello internazionale i palestinesi, tutti. Giuliana Sgrena
Da oggi i palestinesi sono meno soli. L’Assemblea ha riconosciuto alla Palestina lo stato di osservatore delle Nazioni unite. È un fatto «storico», anche se molta strada resta da fare. È una vittoria dei palestinesi che rifiutano l’uso delle armi. Forse anche questo è un frutto della primavera araba, pur a fronte delle battute d’arresto o degli arretramenti che questa esperienza sta vivendo. Proprio quando sembrava che la Cisgiordania e l’Anp guidata da Abu Mazen fossero completamente fuori gioco, è arrivato il riscatto. Da oggi la Palestina non è solo la Gaza di Hamas, sotto il giogo del nuovo faraone egiziano Morsi sostenuto dagli Usa, che esulta per aver imposto a Israele una tregua. La richiesta all’Onu (pur ridimensionata rispetto a quella di Stato membro) ha superato persino la lacerazione tra palestinesi degli ultimi tempi ottenendo l’appoggio degli islamisti. Dunque i palestinesi, di Gaza e Cisgiordania, riacquistano unità e dignità sul piano internazionale. Nonostante la ferrea ostilità di Israele, l’opposizione degli Stati uniti e l’indifferenza (con un’astensione pilatesca) di una parte dell’Europa (Germania e Gran bretagna in testa), ha vinto il sì sostenuto da Russia e Cina, da molti paesi del sud del mondo e anche dall’Europa mediterranea (Francia, Spagna, Grecia e, alla fine, anche l’Italia). Dopo molti tentennamenti l’Italia infatti ha avuto uno scatto di responsabilità e ha deciso di appoggiare Abu Mazen. Bene. Soprattutto dopo la rinnovata collaborazione militare dell’Italia con Israele (sancita anche dalle recenti esercitazioni congiunte nel mare di Haifa) che lasciava temere il contrario. Ma Monti, prima del voto, ha voluto assicurarsi che Abu Mazen riprenderà il negoziato con Israele senza precondizioni palestinesi e non utilizzerà in modo retroattivo la possibilità di ricorso alla Corte penale internazionale. Perché forse uno dei possibili risultati del voto potrebbe essere la fine dell’impunità di Israele: il nuovo status della Palestina consente di ricorrere alle Corti internazionali per la condanna dei crimini commessi dai governi israeliani.
Il secondo dato importante del voto all’Onu è l’affermazione dei confini del 1967 (compresa Gerusalemme est): una possibilità per la costruzione dello Stato palestinese, impensabile con l’occupazione e la divisione attuale dei territori palestinesi in bantustan e colonie sempre più estese. Al punto che si sono alimentate le ipotesi contrapposte di stato binazionale o di tre stati: Israele, Gaza e Cisgiordania.
Ora il voto del Palazzo di Vetro non ha un valore solo simbolico, ma potrebbe avere effetti concreti – il condizionale è d’obbligo trattandosi di Israele e dei suoi sostenitori -, se il sì non resterà un fatto episodico, come rischia di essere il voto dell’Italia. Anche perché Israele eserciterà la sua rappresaglia per il voto sulla Palestina dei Territori che occupa militarmente e attraverso il ricatto sui paesi che hanno detto sì al riconoscimento. il manifesto, 30 novembre 2012
PALESTINA – La verità su Arafat. II 27 novembre a Ramallah è stato esumato il corpo di Yasser Arafat, morto a Parigi nel 2004, per stabilire se l’ex leader palestinese fu avvelenato. Secondo un’inchiesta di Al Jazeera, gli effetti personali che Arafat aveva con sé al momento della morte erano contaminati dal polonio. Le indagini sono condotte dalla magistratura francese. "È una settimana cruciale in Cisgiordania", scrive Gregg Carlstrom sul sito di Al Jazeera. "La riesumazione di Arafat coincide con la richiesta all’assemblea generale dell’Onu di riconoscere la Palestina come stato non membro osservatore permanente".

RDC- I ribelli via da Coma. Il Makenga (, il capo dei ribelli del movimento M23, ha accettato di ritirarsi dalle città di Sake e Coma. L’M23 ha occupato il capoluogo della provincia del Nord Kivu il 20 novembre e ha cominciato a ritirarsi otto giorni dopo. In un’intervista a Jeune Afrique Makenga dice di voler arrivare alla pace con Kinshasa. Il leader dell’M23 accusa il governo congolese di discriminare la popolazione di lingua ruandese dell’est della Repubblica Democratica del Congo. Inoltre nega che il suo movimento abbia legami con Bosco Ntaganda, il comandante ribelle ricercato dalla Corte penale internazionale.

SIRIA – Offensiva diplomatica. Dopo la nomina di Monzer Ma-khous come ambasciatore dei ribelli siriani in Francia, Parigi ha stanziato 1,2 milioni di euro di aiuti umanitari destinati alla coalizione degli oppositori al regime di Damasco. I ribelli, scrive NowLebanon, hanno nominato anche un ambasciatore a Londra, Walid Safur. Il 28 novembre almeno 54 persone sono morte in un duplice attentato nella periferia di Damasco. Tre giorni prima undici bambini sono rimasti uccisi in un bombardamento (forse con bombe a grappolo) vicino alla capitale.

IRAQ – Truppe schierate. Al Esbuyia, Iraq. "Tuz Khormato sarà il teatro della prossima guerra in Iraq?", si chiede il settimanale Al Esbuyia. "Questa città a 170 chilometri da Baghdad potrebbe diventare il simbolo di un nuovo conflitto". Da più di una settimana l’esercito di Baghdad e le truppe del Kurdistan sono rimasti schierati l’uno di fronte all’altro nella provincia di Salahuddin, uno dei tre distretti, insieme a quello di Kirkuk e Diyala, dove si trovano delle aree contese tra il governo di Baghdad e quello curdo, con sede a Erbil. Le relazioni tra i curdi e le autorità centrali sono sempre state difficili e sono ulteriormente peggiorate dopo il ritiro delle truppe statunitensi, mettendo a rischio la forma federalista dello stato. All’origine delle ultime tensioni c’è l’annuncio della creazione di un nuovo comando militare per controllare le tre province contese, dove ci sono anche degli importanti giacimenti di petrolio. Gli incontri tra il primo ministro iracheno Nuri al Maliki e il presidente curdo Massoud Barzani finora non hanno portato a nulla. Il 27 novembre un attentato a Kirkuk vicino a una sede del Partito democratico del Kurdistan ha causato la morte di sei persone. +

EGITTO – ami Khouri, The Daily Star, Libano. li eventi dell’ultima setti– mana in Egitto, dove il presidente Morsi si è arrogato poteri illimitati, non dovrebbero sorprendere né spaventare nessuno. Anzi, potrebbero essere visti come gli ulteriori sviluppi di una fase positiva nella storia politica del paese, che sta passando dalla dittatura alla democrazia. Stiamo assistendo infatti ai primi tentativi seri, compiuti da alcuni importanti settori della politica e del governo, di affermare la loro influenza e creare le basi di un sistema di pesi e contrappesi necessario a completare la transizione verso la democrazia. Fin dalle elezioni legislative dell’anno scorso abbiamo capito che nel sistema politico egiziano ci sono cinque componenti più importanti delle altre, che devono stabilire nuove relazioni tra loro: la presidenza, la magistratura, il parlamento, l’esercito e la società civile (rappresentata dalla piazza Tahrir, al Cairo). In modo lento ma costante, si stanno definendo i poteri di ognuna di queste componenti. In passato erano il presidente e l’esercito ad avere gran parte del potere, ma oggi tutto sta cambiando. Oggi sono il presidente e i cittadini ad apparire più forti, ma questo cambierà quando sarà approvata la costituzione ed eletto un nuovo parlamento. Né l’attribuzione di potere di Morsi né la reazione delle forze di opposizione devono sorprenderci. Abbiamo già assistito a qualcosa di simile negli ultimi ventidue mesi. Ora Morsi deve capire che l’autorità politica non può essere monopolizzata da una sola forza, ma legittimata e sostenuta da un sistema basato sul consenso.

COSTA D’AVORIO. II 22 novembre la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato d’arresto nei confronti di Simone Gbagbo, moglie dell’ex presidente Laurent Gbagbo (insieme nella foto), accusata di crimini contro l’umanità durante le violenze del 2010-2011.

SIERRA LEONE – II capo di stato uscente Ernest Koroma ha vinto le elezioni presidenziali del 17 novembre con 058,7 per cento dei voti. Il suo rivale Julius Maa-da Bio ha denunciato brogli.

YEMEN – II 28 novembre un diplomatico saudita, Khaled Shbeikan al Anzi, è stato ucciso nel quartiere Hadda, a Sana’a. L’attentato è stato attribuito ad AlQaeda.

SUDAFRICA – Soldi pubblici per uso privato. II presidente sudafricano Jacob Zuma sapeva che gran parte dei lavori nella sua casa privata di Nkandla, nell’est del paese, sono stati pagati con fondi pubblici. Lo rivela un’inchiesta del Mail & Guardian sull’ultimo scandalo che ha coinvolto il leader sudafricano. Secondo il settimanale il costo totale dei lavori è raddoppiato passando da circa dieci a più di venti milioni di euro, mentre la cifra pagata da Zuma si è dimezzata, da quasi due milioni di euro a meno di uno. I documenti dimostrano inoltre il coinvolgimento del ministro dei lavori pubblici e l’utilizzo dei soldi dei contribuenti non solo per la realizzazione di alcune infrastnitture per la sicurezza ma anche per la costruzione di tre appartamenti per i familiari del presidente, contrariamente a quanto ha dichiarato lui stesso in parlamento. Secondo il giornale, però, queste rivelazioni non ostacoleranno la rielezione di Zuma alla guida dell’African National Congress (Anc) alla conferenza prevista per metà dicembre a Man-gaung. "I sondaggi indicano che i giovani sudafricani non hanno più fiducia in Zuma. Tuttavia i delegati del partito continueranno a votarlo, anche se la sua riconferma segnerà il declino dell’Anc in vista delle elezioni del 2014"Questa settimana Amira Hass è ordine su intemazionale.it.

AMERICHE

BRASILE – Sao Paulo. La denuncia dì Amnesty . "Le autorità dello stato di Sào Paulo non stanno garantendo in modo adeguato la sicurezza pubblica né punendo gli abusi contro i diritti umani commessi dagli agenti della polizia", ha dichiarato un ricercatore di Amnesty international alla Bbc. Dall’inizio dell’anno il conflitto tra la polizia e il gruppo criminale Primeiro comando da capitai ha provocato centinaia di vittime, di cui ventidue solo nel fine settimana scorso. Il 26 novembre i comandanti della polizia militare e civile di Sào Paulo sono stati rimossi da loro incarico. *

CUBA – Dall’Avana Yoani Sànchez Ancora Chàvez. Nelle ultime settimane, al vasto repertorio di battute popolari se n’è aggiunta un’altra significativa. Due amici s’incontrano per strada e uno chiede all’altro: "Malo sapevi che Cuba ha il pozzo petrolifero più grande del mondo?". L’amico interrogato si chiede se l’altro abbia perso la ragione o se invece non abbiano scoperto un bel giacimento di greggio di cui lui non è informato. Magari, pensa per un attimo, l’hanno detto al telegiornale della mattina. Allora rimugina in cerca di una risposta finché l’altro scoppia a ridere e dice: "Si, caro mio, abbiamo il pozzo petrolifero Chàvez #1 che non si prosciuga e non ha bisogno di soldi per essere sfruttato".
Il sussidio venezuelano è percepibile ovunque nella vita cubana e non sfugge alle battute e all’ironia. Questa settimana la sensazione è ancora più forte, perché Hugo Chàvez ha chiesto al parlamento di Caracas il permesso di tornare a curarsi sull’isola. Si rincorrono le voci su un peggioramento della salute del presidente venezuelano, ma il suo soggiorno a Cuba è circondato dal mistero: non è filtrata neanche una parola, nessun dottore ha avuto il coraggio di dire qualcosa e nessuna rivelazione è finita sulla stampa.
Nonostante tutto nell’aria c’è nervosismo. Molti temono che il "pozzo petrolifero Chàvez #1" si prosciughi e scateni una crisi economica più profonda nel nostro paese. Dietro al sarcasmo delle battute, si nasconde il perenne turbamento di dipendere da qualcun altro.

ARGENTINA – Clarin contro il governo. "La guerra tra il governo di Cri-stina Fernàndez e il gruppo editoriale Clarin, il più grande del paese, è entrata nella fase più delicata", scrive la rivista messicana Proceso. Il 7 dicembre scade il termine fissato dalla corte suprema argentina per adeguarsi al numero di licenze radio e tv, via cavo e satellite, stabilite dalla Ley de medios. La norma, approvata nel 2009, stabilisce che un gruppo non può possedere più del 35 per cento del mercato. Martin Sabbatella, presidente dell’Autoridad federai de servicios de comunicación audiovisual, ha dichiarato che se il Clarìn non cederà le licenze in eccesso, "non ci sarà più lo stato di diritto". Secondo il Clarìn la legge è fatta su misura per danneggiare il gruppo, molto critico con il kirchneri-smo. Perciò il Clarìn, che nel 2011 ha fatturato 9,7 miliardi di pesos (1,6 miliardi di euro), ha minacciato di ricorrere nuovamente alla giustizia.

MESSICO – II 25 novembre la polizia ha ritrovato 19 corpi in due fosse comuni nello stato di Chihuahua, una vicino a Ciudad Juárez e un’altra vicino a Rosales. Le uccisioni sono state attribuite ai narcotrafficanti.

CANADA – Gli affari del sindaco II 26 novembre il sindaco di Toronto Rob Ford (nella foto) è stato rimosso dall’incarico dopo la condanna di un tribunale dell’Ontario. Il giudice ha stabilito che Ford ha violato le regole del conflitto d’interessi votando per l’annullamento di una multa per finanziamenti illeciti a suo carico, spiega il Glebe and Mail. Ford, che ha 14 giorni per dimettersi e ricorrerà in appello, è l’ultimo di una serie di amministratori indagati dalla giustizia canadese. Accusati di corruzione, i sindaci di Montreal e Lavai, in Québec, si sono dimessi all’inizio di novembre.

STATI UNITI- II 27 novembre un gruppo di soldate ha presentato a San Francisco una denuncia contro lo stato federale chiedendo di poter partecipare alle operazioni di combattimento.

USA – Tutto Pasolini a New York Dal 13 dicembre al 5 gennaio 2013, una grande retrospettiva presso il MoMA di New York. In programma anche convegni, mostre, performance ed installazioni cinematografiche
Istituto Luce Cinecittà, The Museum of Modern Art e il Fondo Pier Paolo Pasolini-Cineteca di Bologna presentano “Pier Paolo Pasolini”, una retrospettiva completa che celebra la produzione cinematografica del regista, dal 13 dicembre al 5 gennaio 2013 al MoMA di New York. Ad accompagnare l’evento, supportato da Gucci, una serata con letture di brani di Pasolini al MoMA da parte di artisti italiani e americani; performance e installazioni cinematografiche al MoMA PS1; una tavola rotonda, la presentazione del nuovo libro “Pier Paolo Pasolini, il mio cinema”, un seminario e una mostra di disegni e ritratti.
La retrospettiva completa presenta i celebri film di Pasolini in copie nuove, realizzate da Istituto Luce Cinecittà in due anni di lavoro. Alcune sono state recentemente restaurate dalla Cineteca di Bologna. Le opere corrispondono approssimativamente a quattro periodi della vita socialmente e politicamente impegnata dell’artista. Il primo, “Il cinema popolare nazionale”, comincia con “Accattone” (1961), che immediatamente segnala Pasolini come regista dal prodigioso talento. A caratterizzare questa fase, che culminerà con “Il Vangelo secondo Matteo” (1964), lavori come “Mamma Roma” (1962) e una serie di divertenti film a episodi – tra i quali “Uccellacci e uccellini” (1966) e “La terra vista dalla luna” (1966) – che contengono un intenso e onesto ritratto di persone che vivono ai margini della società.
La fase centrale della produzione è spesso definita come quella del cinema impopolare, nella quale le sue critiche graffianti verso la borghesia conducono all’appassionata immediatezza di film come “Teorema” (1968), “Porcile” (1969) e una moderna interpretazione di “Medea” (1969).
“La trilogia della vita – Il Decameron” (1971), “I racconti di Canterbury” (1972) e “Il fiore delle mille e una notte” (1974) – girata tra il 1970 e il 1974, è una reinterpretazione di racconti e favole tradizionali che mantengono la loro universalità nonostante la trasposizione in chiave moderna. Come dichiarato dallo stesso Pasolini, la scelta di soffermarsi sul passato è motivata dal fatto che esso riflette il presente più profondamente.
L’ultima fase, spesso definita come “L’abiura della trilogia della vita”, è rappresentata dall’ultimo disperato film del regista, “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975), bloccato per anni dalla censura.
Ad affiancare la retrospettiva, una serie di eventi per omaggiare la poliedrica carriera del maestro. Il 12 dicembre a Casa Italiana Zerilli-Marimò – New York University si svolgerà una tavola rotonda sulla sua eredità artistica coordinata da Antonio Monda, mentre il 13 dicembre l’Istituto Italiano di Cultura diretto da Riccardo Viale ospiterà un seminario dal titolo “Pasolini: uno scrittore per il nuovo millennio”, con un gruppo di esperti moderati da Fabio Finotti, professore ordinario presso la University of Pennsylvania (Philadelphia, USA), e la presentazione del libro “Pier Paolo Pasolini, il mio cinema”, un’antologia che include interviste, storie, annotazioni, testi preliminari, soggetti e sceneggiature recuperati dagli archivi di Pasolini, a cura della sua unica erede, Graziella Chiarcossi, con la collaborazione di Roberto Chiesi (Fondo Pasolini – Cineteca di Bologna) e pubblicato da Cineteca di Bologna e Istituto Luce Cinecittà.
Il 14 dicembre, una serata con letture di brani e poesie da parte di famosi attori italiani e americani supervisionata da Dante Ferretti (che iniziò la sua carriera di scenografo proprio con Pasolini), esalterà il talento del Pasolini saggista, poeta e autore.
Dal 15 dicembre, la galleria Location One ospiterà una mostra che metterà insieme oltre 40 disegni e dipinti di Pasolini, raramente esposti prima d’ora, provenienti dal Fondo Pier Paolo Pasolini e custoditi presso l’Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto Scientifico Letterario Vieusseux di Firenze.
Il 16 dicembre, MoMA PS1 ospiterà un programma di performance di artisti contemporanei ispirate a Pasolini, curata dal direttore Klaus Biesenbach. MoMA PS1 mostrerà inoltre “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, “Teorema” e “Medea” attraverso installazioni cinematografiche permanenti durante tutto il corso della retrospettiva. Co-prodotto da The Museum of Modern Art, New York, e Istituto Luce Cinecittà, Roma, l’evento è organizzato da Jytte Jensen, Responsabile della sezione Cinema del MoMA, e da Camilla Cormanni e Paola Ruggiero, Istituto Luce Cinecittà; con Roberto Chiesi, Fondo Pier Paolo Pasolini Cineteca di Bologna; e Graziella Chiarcossi. Presentato in associazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Un ringraziamento speciale all’Istituto Italiano di Cultura di New York. (ItalPlanet News)

ASIA

GIAPPONE – Un argomento tabù Shùkan Kinyòbi, "Un articolo sul sindaco di Osaka Toni Hashimoto pubblicato dalla rivista Shùkan Asahi sta facendo molto discutere e ha risollevato un’annosa questione", scrive Shùkan Kinyòbi. L’articolo, che ha suscitato l’ira dell’astro nascente della destra giapponese e poi le scuse ufficiali della" rivista, descrive le origini burakumin di Hashimoto. La discriminazione dei burakumin – una minoranza nata in epoca feudale quando chi svolgeva lavori considerati impuri dal buddismo e dallo scintoismo (come macellaio, conciatore di pelle, becchino) era un fuoricasta – è uno degli argomenti tabù in Giappone, al punto che i mezzi d’informazione generalmente evitano di parlarne. "Con la scusa che ‘per conoscere bene un politico bisogna conoscerne anche la storia personale’, il noto giornalista Shinichi Sano ha indagato le origini di Hashimoto sottolineandone la ‘diversità’. Oltre ad aver definito burakumin il padre di Hashimoto, Sano ha usato l’espressione ‘origini pure’ riferita alla madre, scatenando un dibattito acceso nell’opinione pubblica. Evitare di parlare del problema non significa superarlo, anzi basta poco per rinvigorire la fiamma che lo alimenta".

THAILANDIA – Monarchici in piazza. II 24 novembre circa diecimila persone sono scese in piazza a Bangkok nella più grande manifestazione da quando Yingluck Shinawatra è arrivata al potere. La protesta è stata organizzata dal Pitak Siam (Proteggiamo la Thailandia), un gruppo di monarchici guidato dall’ex generale Boonlert Kaewprasit e legato alle camicie gialle. I manifestanti accusano il governo di Shinawatra di essere corrotto, di ignorare gli oltraggi al re e di essere un fantoccio al servizio dell’ex premier Thaksin Shinawatra. La protesta, commenta il Bangkok Post, dimostra che le divisioni politiche nel paese sono ancora forti.

PAKISTAN- II 22 novembre i tali-ban hanno rivendicato una serie di attentati contro gli sciiti in cui sono morte 37 persone. Gli attacchi sono avvenuti a Rawalpindi, Quetta, Karachi, Bannu e Shangla.

AFGHANISTAN – La grande truffa dì Kabul Le indagini sulla truffa della banca di Kabul, il cui fallimento nel 2010 è stato uno dei più grandi della storia, sono state inquinate da alcuni politici afgani, scrive la Bbc. Ad affermarlo è il rapporto di una commissione indipendente contro la corruzione composta da afgani e stranieri. La banca trasferiva denaro all’estero in vari modi: attraverso delle società fittizie, sotto forma di prestiti a zero interesse mai restituiti, o nascosti dentro i carrelli per i pasti dei voli di linea. Al processo, cominciato all’inizio di novembre, sono imputate solo venti persone. Dopo che nel 2011 gli inquirenti sono stati convocati da un gruppo di politici di alto livello, la lista degli imputati è stata modificata e molti nomi sono stati cancellati. Tra i grandi assenti c’è Mahmud Karzai (nella foto), il fratello del presidente, che avrebbe restituito 22 milioni di dollari in cambio dell’immunità

CINA – Immolazioni di protesta. Dal 2011 le immolazioni tra i tibetani sono salite a più di ottanta dopo che tra il 25 e il 26 novembre quattro persone si sono date fuoco nelle province del Gansu, del Sichuan e del Qinghai. Qui il 27 novembre un migliaio di studenti tibetani ha manifestato contro la distribuzione di un libro in cui si disprezza lo studio della loro lingua e si definiscono le immolazioni "atti di stupidità". Altre sei immolazioni di protesta erano avvenute durante il congresso del Partito comunista cinese, scrive Radio Free Asia.
CINA – Vie legali per la Ping An. La compagnia assicurativa cinese Ping An ha annunciato che "prenderà provvedimenti legali in seguito ad alcuni articoli che contengono inesattezze e fatti distorti estrapolati dal contesto", scrive il South China Morning Post. Anche se non lo cita esplicitamente, il comunicato si riferisce a un articolo uscito il 25 novembre sul New York Times. Nell’articolo David Barboza, l’autore dell’inchiesta sui beni della famiglia del premier Wen Jiabao pubblicata a ottobre, afferma che nel 1999, quando il governo cinese stava per imporre la scissione alle grandi compagnie finanziarie, il presidente della Ping An scrisse a Wen e incontrò sua moglie. In seguito la Ping An fu esonerata dall’obbligo di scissione.

SRI LANKA – II 23 novembre si è svolta in parlamento la prima udienza del procedimento di impeachment a carico della presidente della corte suprema

AUSTRALIA – II governo ha presentato il 26 novembre le sue scuse per gli abusi sessuali nell’esercito e si è impegnato a risarcire le vittime.

 

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