10277 Dispersi nella crisi: da oggi incontro Ceee a Roma dei direttori della pastorale migratoria

20121127 15:48:00 redazione-IT

Roma – In questo momento di crisi economica “non si possono separare l’aiuto sociale, la pastorale, l’evangelizzazione. La carità, l’advocacy politica, l’annuncio e la celebrazione della fede sono un unico impegno ed un’unica via di azione” soprattutto per chi aiuta e sostiene l’accoglienza e il processo di integrazione dei migranti in Europa. Questo l’approccio di fondo con cui 40 delegati di 25 Paesi si confronteranno all’incontro dei direttori nazionali per la pastorale dei migranti che per iniziativa del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa ha inizio questo pomeriggio a Roma. “Fare il punto” sull’impegno della Chiesa in Europa nell’ambito della pastorale dei migranti e definire una road map per le attività della neo sezione migrazioni della Commissione Ccee “Caritas in veritate”.

Questi gli scopi principali dell’incontro. Maria Chiara Biagioni, per Sir Europa, ne ha parlato con padre Duarte da Cunha, segretario generale del Ccee.

Perché il Ccee affronta il tema delle migrazioni?

“Questi incontri sono richiesti dagli stessi direttori di pastorale per i migranti perché nascono dal desiderio di vedersi regolarmente. Il loro lavoro li porta ad andare da un Paese all’altro per accompagnare i propri connazionali nell’emigrazione ma li porta anche a spostarsi di comunità in comunità per conoscere gente che viene da altri Paesi. Hanno però bisogno di momenti di scambio e di verifica. È una domanda che il Ccee accoglie. L’ultimo incontro si è svolto due anni fa, nel 2010, a Malaga. L’incontro di Roma approfondirà il tema dell’evangelizzazione collegato alle migrazioni ma dedicherà anche momenti al dialogo tra i direttori in modo da mettere in comune preoccupazioni anche in vista di un futuro. È un momento di verifica e proposta, per delineare aspettative, scopi e metodi. È importante che i direttori si conoscano e facciano rete”.

Come la crisi economica ha colpito il mondo migratorio?

“Cresce il numero dei migranti sia extra comunitari che all’interno della Comunità europea. Ma se, fino a qualche anno fa, il movimento migratorio era abbastanza tranquillo perché le persone si muovevano da Paesi poveri a Paesi più ricchi dove si stava sicuramente meglio, ora i Paesi che accolgono sono in crisi. Alcuni sono addirittura costretti a tornare nella patria di origine. Altri non tornano semplicemente perché non sanno dove andare. Quindi la crisi economica va a colpire soprattutto i più deboli e i migranti: quelli che sono dovuti migrare per povertà, sono i primi a soffrire delle conseguenze della crisi e a diventare sempre più fragili. La pastorale delle Chiese che ha lo scopo di evangelizzare ma anche di creare comunità, si sente in qualche modo interpellata ad aiutare all’integrazione, a rafforzare i legami, ad accompagnare e sostenere le persone. Quelle che rimangono, come i bambini lasciati dai genitori che sono emigrati in cerca di un lavoro. E quelle che partono”.

La Chiesa in Europa rappresenta quindi un’agenzia che si fa prossima con gli ultimi?

“La Chiesa cerca di essere prossima e cerca anche di spingere le comunità locali ad essere accoglienti. È una sfida molto importante: promuovere la capacità di accogliere chi arriva da lontano e di accoglierlo come persona, come cristiano, come fratello e non semplicemente come qualcuno che viene a cercare un lavoro, o che viene a creare problemi. C’è quindi un problema di educazione delle nostre comunità per diventare accogliente. E dall’altro lato la Chiesa si fa vicina, nel senso che accompagna gli immigrati, aiutandoli, sostenendoli, incoraggiando all’incontro. È la sfida di rispettare da una parte l’identità culturale e dall’altra di integrarla nel nuovo contesto culturale. Credo che la Chiesa fa molto ma che può fare di più. Per cui questi incontri non sono solo finalizzati a congratularci di quello che già si fa ma anche a spingere a fare di più”.

Che cosa significa?

“Molto semplicemente chiedersi che cosa la sezione migrazioni della Commissione Ccee ‘Caritas veritate’ può fare nei prossimi anni. Non abbiamo nulla di predefinito perché sono i direttori ad aiutarci a capire cosa si aspettano dal Ccee e noi a dire loro che cosa possiamo fare. Una cosa è chiara: per i migranti, la Chiesa in Europa ha messo in campo diverse realtà. C’è la Commissione internazionale migranti che è a Ginevra, la Caritas Europa, il Pontificio Consiglio dei migranti a Roma, il Ccee e la Comece che accompagna le politiche per le migrazioni a Bruxelles. Occorre che ci sia una coordinazione in modo che ciascuno segua il suo aspetto ma che tutti siano coordinati. Il migrante è una categoria molto vasta che va dal rifugiato al professore universitario che ha vinto una cattedra in un altro Paese. C’è il povero e il ricco. C’è poi un problema politico sulla gestione delle migrazioni perché i governi da una parte possano rispettare il bene comune del Paese che governano e dall’altro rispettare i diritti di base della dignità umana delle persone che arrivano senza promettere quello che non possono dare. Occorre poi instaurare un dialogo tra Paesi di origine e di arrivo. È una questione complessa”.

http://www.migrantesonline.it/siti_migrantes/migrantes_online/00010197_Dispersi_nella_crisi__da_oggi_incontro_Ceee_a_Roma_dei_direttori_della_pastorale_migratoria_.html

 

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