20120917 10:18:00 redazione-IT
[b]di Salvatore Palidda[/b]
[i]E’ morto Elia Finzi, un grande uomo italo-tunisino militante dei diritti di tutti gli esseri umani, uno dei migliori eredi della diaspora italiana nel Mediterraneo[/i]
Elia era nipote di Giulio Finzi che si trasferì da Livorno a Tunisi dopo il fallimento dei moti carbonari del 1820-1821 a cui partecipò. Assieme al giovane Finzi sbarcarono nella Reggenza di Tunisi altri profughi provenienti da vari Stati italiani i quali furono accolti benevolmente dall’Autorità beylicale. Ebbero un ruolo importante nella modernizzazione
dello Stato tunisino, in quanto avevano una formazione
laico-democratica. Contribuirono attivamente alla creazione di infrastrutture (tipografie, ospedali, banche, scuole laiche e militari) e, nonostante si trovassero a volte in contraddizione con le Autorità, poiché considerati di matrice «eccessivamente liberale», furono nell’insieme incoraggiati a stabilirsi in modo definitivo in Tunisia.
La famiglia Finzi, anche dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, continuò a risiedere in Tunisia.
Giulio Finzi era rilegatore di professione. Nel 1829 allargò la sua attività ed aprì la prima tipografia privata in Tunisia. La tipografia, che ebbe riconoscimento ufficiale solo nel 1879, si trovava inizialmente nella Medina, nel quartiere detto «franco», ed aveva sede in un lato del Palazzo Gnecco (celebre per essere stata la sede della sezione di Tunisi della Giovane Italia di Giuseppe Mazzini che si costituì dopo gli anni 1830-1831, ed inoltre perché ospitò nel 1838 Giuseppe Garibaldi).
Dopo l’avvento del protettorato francese e l’allestimento della cosiddetta «città europea», la tipografia Finzi si spostò nella «città nuova» sita in Rue de Russie dove ha sede tutt’oggi.(vedi http://www.ilcorriereditunisi.it/default.asp?id=14&mnu=14)
Nel 1956, con l’indipendenza della Tunisia, i Finzi ottennero finalmente l’autorizzazione a pubblicare un giornale allora settimanale, */Il Corriere di Tunisi/*, autorizzazione non concessa in anni precedenti dalle Autorità francesi che all’indomani della seconda guerra mondiale avevano vietato ogni forma di pubblicazione in lingua italiana, chiuso le scuole ed impedito ogni forma di vita associativa italiana (l’ostilità francese nei confronti degli italiani era palese e a volte feroce per ovvie ragioni di concorrenza coloniale; ciò non escludeva la corte che la Francia faceva agli italiani perché persone dinamiche e quindi importanti per lo sviluppo economico delle colonie
francesi …).
Unico giornale italiano nel mondo arabo dal 1956 sino ad oggi, /Il Corriere di Tunisi/ non ha mai interrotto le sue pubblicazioni sebbene con la riduzione della collettività sia diventato oggi bi-mensile. Il primo direttore fu Giuseppe Finzi, suo figlio Elia ha proseguito, coadiuvato dalla figlia Silvia, la sua opera.
Oltre ai lavori di stampa, la Famiglia Finzi (Elia e la moglie Lea, i figli Claudio e Silvia) è stata ideatrice con l’Ambasciata d’Italia di un progetto di recupero della memoria italiana in Tunisia attraverso l’edizione di libri che trattano alcuni temi tra i più significativi della storia della collettività (si ricorda l’ultimo volume «Mestieri e professioni degli Italiani di Tunisia».
Dal 2001 Elia Finzi ed il figlio Claudio, hanno aperto nella zona industriale di Tunisi (Ksar Saïd), una nuova tipografia, «Finzi Usines Graphiques», a scala più industriale e maggiormente corrispondente alle ultime innovazioni tecnologiche.
La tipografia Finzi si è mantenuta grazie allo sforzo costante di modernizzazione e di spirito inventivo che di generazione in generazione ha sempre saputo mantenersi vivo.
La storia dei Finzi e in particolare di *Elia Finzi* merita una particolare attenzione nella storia degli italiani all’estero. Elia è stato una persona di grande umanità, di grande coraggio, di grande talento nel resistere ai gravi attacchi da parte di estremisti, anche terroristi, sino ad oggi. E’ sempre stato un laico, vero democratico, difensore dei diritti fondamentali di tutti gli esseri umani. Si spera
che anche da parte delle autorità italiane e anche francesi ci sia questo riconoscimento.
Alla cara amica e collega Silvia Finzi, docente dell’Université de la Manouba di Tunisi le nostre più affettuose condoglianze.
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