10104 On. Gianni Farina (Pd): „Riaprire le trattative bilaterali per i Corsi di lingua e cultura italiana

20120803 11:23:00 redazione-IT

“Occorre trovare nuove soluzioni politiche per i Corsi di lingua e cultura italiana all’Estero” è il monito dell’On. Gianni Farina, parlamentare del Partito democratico eletto in Europa. Dopo i drastici tagli praticati dal Governo Berlusconi che hanno portato all’azzeramento dei finanziamenti ai Corsi di lingua e cultura italiana all’estero e all’impraticabilità tecnica di individuare risorse tra le voci di bilancio all’interno della Spending Review per salvare in parte il finanziamento agli Enti gestori, l’On. Gianni Farina ha deciso di aprire un nuovo varco politico presentando un’interrogazione parlamentare (4-17141) rivolta al Ministero degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, per impegnare il Ministero e le sedi diplomatiche italiane in Europa ad assumere iniziative tese a coinvolgere i Paesi europei nell’organizzazione e nel sostegno finanziario dei Corsi di lingua e cultura italiana.

“Nei Paesi europei – si legge nell’interrogazione del 26 luglio – le politiche attuate per quanto riguarda l’insegnamento della lingua materna degli alunni stranieri rientrano in due grandi tipologie. Una consiste nell’offerta formativa sulla base di accordi bilaterali conclusi tra il Paese ospitante e i Paesi d’origine delle principali comunità immigrate presenti sul territorio. Per esempio in Polonia, Slovenia e Liechtenstein (la Svizzera, pur non essendo paese membro dell’Unione europea, rientra tra questa categoria) i corsi di lingua materna per alunni immigrati sono finanziate dalla ambasciate, dai consolati, dalle associazioni culturali del Paese d’origine degli alunni e si svolgono negli edifici scolastici; l’altra, la più comune, è quella che adotta il principio che tutti gli alunni immigrati hanno diritto ad un’offerta formativa nella loro lingua materna, a patto che un numero di alunni ne faccia richiesta e siano disponibili risorse necessarie, messe a disposizione dal sistema scolastico nazionale”.

“Tutti i Paesi che hanno stipulato accordi bilaterali li hanno siglati – scrive l’On. Gianni Farina – sia con gli Stati membri dell’Unione europea sia con i Paesi extracomunitari, in funzione del fenomeno dell’immigrazione sul loro territorio (la Germania attraverso i Lànder ha stipulato accordi bilaterali con Croazia, Grecia, Croazia, Italia, Turchia, Portogallo, Marocco (…); la Francia con Algeria, Italia, Marocco, Portogallo, Serbia, Spagna, Tunisia, Turchia; il Lussemburgo con il Portogallo).

I corsi tenuti in base ad accordi bilaterali comprendono anche elementi di cultura d’origine. Generalmente, nei Paesi dell’Unione europea i corsi di lingua straniera vengono organizzati e finanziati dalle autorità educative nazionali e si tengono al di fuori del normale orario scolastico”.

“Una menzione particolare – esplicita il parlamentare del Pd nell’interrogazione – merita l’Austria, dove l’insegnamento della lingua materna degli alunni immigrati è stato incluso nel programma di istruzione obbligatoria: sono almeno 19 le lingue materne, ivi comprese quelle europee. In ogni caso, dopo le azioni di sensibilizzazione iniziate con la proclamazione del 2001 “Anno europeo delle lingue” e continuate con le raccomandazione del Parlamento Europeo e della Commissione europea, quasi tutti i Paesi europei hanno messo a punto strategie politiche globali riguardanti il modo di affrontare il fenomeno migratorio nel sistema d’istruzione.

Misure che considerano la diversificazione linguistica dovuta alle lingue materne degli alunni immigrati come una ricchezza”.
Dopo la dettagliata premessa che delinea il quadro complessivo della situazione linguistica in Europa circa l’insegnamento della lingua e della cultura d’origine degli alunni stranieri nelle scuole locali dei Paesi Ue (compresa la Svizzera), l’On. Gianni Farina chiede al Ministro Sant’Agata di riaprire le trattative bilaterali, nell’ambito della politica dell’Unione europea, con tutti i Paesi a forte presenza di cittadini italiani per chiamarli ad un impegno diretto circa l’organizzazione e il finanziamento dei Corsi di lingua e cultura italiana.

L’interrogazione sottolinea inoltre il caso della Svizzera, dove l’italiano è lingua nazionale.

 

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