10101 Il Sen. Micheloni (PD) contro la “casta” del MAE

20120802 19:28:00 redazione-IT

[b]Intervento in Aula del Sen. Claudio Micheloni del 30 luglio 2012 sul ddl n. 3396 – decreto legge n. 95, recante "disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini"[/b]

Presidente, colleghe, colleghi, rappresentanti del governo, tenterò brevemente di illustrare la situazione nella quale versano i servizi dell’Italia all’estero. In questi ultimi anni si assiste alla sistematica chiusura di sedi che davano servizi alle comunità italiane all’estero e alle aziende italiane che operano sull’estero. Questo è l’anno più drammatico per la diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo. I tagli decisi con le ultime finanziarie hanno
portato alla scomparsa di questa importante attività di promozione per l’Italia. Si è, inoltre, deciso di non sostenere più le poche migliaia di emigrati italiani in America Latina, persone nate in Italia, che sono oggi costrette a vivere la fine della loro vita in stato di indigenza.

Vedete, ci vogliono poche parole per descrivere il quadro disastrato della presenza dello
Stato all’estero.

Presidente, sono consapevole che non siamo in condizione di destinare fondi per queste
pur necessarie politiche. Ed è consapevole di questa impossibilità che ho proposto di
utilizzare diversamente le risorse a disposizione. Ma prima di entrare nei dettagli ho
purtroppo bisogno della seguente lunga premessa.

Riorganizzare il Ministero degli Affari Esteri è una necessità e questo lo sostengo da
diversi anni. Il MAE ha preso in questi ultimi anni tutta una serie di decisioni, ha fatto delle
azioni che ha presentato come riforme o riorganizzazione della struttura, anche se di fatto
erano solo cambiamenti gattopardeschi: cambiare tutto per non cambiare niente dentro al
palazzo, favorendo la più cruda macellazione dei servizi al paese e agli italiani all’estero.

Tale situazione è risultata talmente incomprensibile e assurda che la Commissione Esteri
del Senato ha ritenuto di dover capirne di più e ha avviato un’indagine conoscitiva sul
funzionamento e l’utilizzo delle risorse del MAE. A questa indagine si è aggregata anche la
Commissione Esteri della Camera dei Deputati. Ebbene tutto ciò non è servito a nulla. A
nulla sono serviti gli interrogativi, i dubbi, le perplessità espressi dalle Commissioni Esteri
di Camera e Senato sui progetti di " riforma" presentati dal MAE. L’amministrazione del
MAE sa di agire in totale impunità, tanto da andare avanti come un treno folle, con una
sola regola da rispettare, tagliare tutto ciò che riguarda i rapporti con gli italiani all’estero e
la cooperazione internazionale: gli uffici all’estero, i servizi agli italiani all’estero, alle
aziende, tutto tranne che toccare le particolarissime condizioni economiche dei
componenti di quello che appare come il "felice piccolo mondo del MAE".

Sono anni che chiedo che si intervenga su questo strano mondo del MAE. Ho contribuito a
far nascere una riflessione sul tema, che è anche portatrice di soluzioni, di proposte a
favore degli italiani all’estero, che non richiedono un aumento di risorse economiche da
parte del paese e che sono in linea con il decreto di revisione della spesa. Il Parlamento
ha lavorato in questa direzione, ma dal MAE il tutto è stato percepito come un fastidio,
come un’inaccettabile ingerenza da parte di persone che non sono alla loro "altezza", di
politici che non corrispondono al loro mondo stile "Ferrero Rocher". Hanno infatti accolto il
tutto con sdegno, l’hanno vissuto come un disturbo, come generalmente è vissuta la
comunità italiana all’estero, persone che secondo loro "pretendono" dei servizi. Ma vi

rendete conto! Queste persone che chiedono solo di poter avere dei servizi dall’Italia,
servizi che devono essere forniti da una categoria di funzionari della levatura di quella del
MAE! Com’è possibile pretendere tanto!! Sono io che esagero?! E’ Micheloni che ce l’ha
con i diplomatici?! No, care colleghe, cari colleghi, Presidente! Micheloni non ce l’ha con i
diplomatici! E ve ne darò subito prova, facendovi due esempi. Anche se prima voglio
sgomberare il campo da facili strumentalizzazioni, dicendo che non ho nulla contro i
diplomatici. Anzi, penso che la diplomazia italiana sia come un iceberg. C’è una punta
emersa che è di grandissima qualità, una delle migliori del mondo, che riesce a fare
miracoli con pochissimi mezzi, come per esempio la nostra unita di crisi che molti paese ci
invidiano. Ma la parte sommersa di un iceberg è quella più grande, più pesante, ed è di
questa parte che ci dobbiamo occupare se vogliamo valorizzare e rispettare la punta di
eccellenza del MAE.

Perché dico che la politica che vuole agire e gli italiani all’estero sono vissuti come
fastidio? Ebbene perché durante una delle audizioni in Commissione Esteri, l’ex-segretario
generale del MAE, davanti alle richiesta di fornire dei dati precisi sui costi relativi al
funzionamento degli uffici all’estero, ha risposto "Ma perché chiedete queste cose? Volete
che le Commissioni siano sommerse di carte? Se proprio insistete, ve le diamo". Stiamo
ancora aspettando!! Ritengo che siamo al limite dell’oltraggio nei confronti del Parlamento.

Vi do un altro esempio. Ultimamente durante una discussione sul decreto n. 95, dopo che
il sotto-segretario ha trattato a malo modo il decreto e in reazione ad un mio intervento sui
costi eccessivi degli indennizzi dei nostri diplomatici all’estero, ha fatto il paragone con il
Senato suggerendo che si potrebbe chiudere il Senato per ridurre i costi.

Credo che questi due esempi siano sufficienti a spiegare come il MAE sia convinto di
essere al di sopra di tutto, sicuro di godere del dovuto sostegno di ex-ministri, ex-
sottosegretari o aspiranti ministri o sottosegretari. Da persone intelligenti, i diplomatici
hanno creato dentro i più importanti sindacati delle proprie sezioni che difendono i loro
privilegi con una rara efficacia corporativa, riuscendo ad ingannare e a manipolare le
segreterie nazionali, che purtroppo conoscono la realtà all’estero solo di riflesso,
attraverso rapporti con enti che hanno interesse a dare una certa visione delle cose.

Ho avuto bisogno di questa premessa per spiegare che le proposte emendative che ho
presentato al decreto n. 95 non è la soluzione del problema. Perché di fatto la soluzione
del problema si può attuare solo attraverso una profonda riforma del MAE e delle attività
che lo Stato svolge all’estero. Le mie proposte hanno un solo primario obbiettivo, evitare
che tutto ciò che riguarda gli italiani all’estero sia distrutto, perché dopo sarà molto più
difficile ricostruire sulle macerie. E questo l’avrei voluto evitare. Ma non è stato possibile.
Hanno prevalso gli interessi di corporazioni, di amicizie storiche.

Cosa ho proposto? Ho proposto di utilizzare diversamente le risorse a disposizione,
sapendo che sognare nuove risorse è cosa folle di questi tempi. Il capitolo di spesa del
MAE 1276 ISE indennizzo di sede all’estero ammonta a 336’513’483 euro, più 65’573’638
euro sul capitolo 2503 per il personale addetto alle istituzioni scolastiche. Non sono di
agile comprensione le tabelle del MAE, ma complessivamente questo ministero ha
dichiarato di versare circa 460’000’000 euro di ISE nel 2012. Bisogna precisare che l’ISE
che paghiamo all’estero è netto da tasse sia per il fisco italiano sia per il fisco del paese

dove lo paghiamo. L’ISE non ha niente a che vedere con lo stipendio contrattuale versato
in Italia. Dunque io non chiedo in alcun modo di intervenire sui salari. Questa è materia
sindacale che ritengo non sia di nostra competenza. Io, invece, chiedo di intervenire sugli
indennizzi extra-salariali che qui cercherò di illustrarvi con qualche esempio.

L’ISE è variabile, giustamente, a seconda della funzione, del ruolo, del luogo, ecc… Varia
tra 8’000 e 40’000 euro mensili, ricordo netto da tasse, a cui si aggiunge il salario italiano
percepito nel nostro paese. Vi faccio l’esempio di Parigi. Attualmente lo Stato italiano ha a
Parigi, tre ambasciatori, un console generale e un Istituto italiano di cultura. Un
ambasciatore percepisce 320’000 di ISE più 125’000 euro per oneri di rappresentanza, a
cui si aggiungono, se ha la moglie con sé, 64’000 euro e, se ha anche dei figli, altri 16’000
euro per ciascun figlio. Facciamo l’esempio dell’ambasciatore senza moglie. Percepisce
445’000 euro l’anno esenti da tasse, più lo stipendio metropolitano versato a Roma, che
per un ambasciatore ammonta a circa 90’000 euro l’anno. Non dimentichiamo quando non
stanno in missione all’estero. Un ambasciatore o un console o un consigliere d’ambasciata
prende da 100’000 a 200’000 euro l’anno. L’ISE di un console è logicamente inferiore, ma
si attesta comunque tra i 15’000 euro a più di 20’000 euro mensili.

Forse è per questo che il segretario generale del MAE e il sottosegretario si sentono a
disagio nel fornire al Parlamento i dati richiesti. Ma questi sono. E mi chiedo se non sia il
caso di trasformare l’indagine conoscitiva delle Commissioni Esteri sul MAE in
commissione d’inchiesta sul funzionamento e l’utilizzo delle risorse di questo ministero.

Alla luce di questi esempi, che sono anche illustrati dai documenti che ho fornito a tutti i
senatori e che allego a questo mio intervento, ho proposto al Governo di ridurre del 20% il
solo capitolo dell’ISE 1276, che rappresenta 29 milioni di euro per il 2012 e 70 milioni di
euro per il 2013. Con queste risorse si risponde a tutti i bisogni delle comunità italiane nel
mondo (vedi Emendamento 14.78) e si contribuisce con il sovrappiù alla riduzione della
spese pubblica di 10 milioni per il 2012 e 32,5 milioni per il 2013.

Ebbene a questa mia proposta il Governo ha detto no! E pressioni più o meno occulte
hanno condizionato i relatori e la Commissione Bilancio, che ha accettato a malincuore, mi
è parso, la posizione del Governo.

Nei mesi scorsi il Ministro Terzi aveva insediato una commissione per farsi consigliare
sulla revisione della spesa. Questa commissione, composta da esperti, rappresentanti del
Parlamento e alti funzionari, ha dato alcune indicazioni. Per esempio ha rilevato che
attualmente il nostro personale della rete diplomatica-consolare italiana nel mondo è
composto da più del 50% di impiegati mandati da Roma con i costi che ho sopra illustrato
e meno del 50 % di contrattisti assunti in loco che lavorano a costo di mercato
infinitamente inferiore agli indennizzi ISE. Diversi paesi a noi paragonabili tendono ad
avere nella loro rete diplomatica-consolare il rapporto di 20% di impiegati mandati dalla
capitale e l’80% di personale assunto in loco. Ebbene nel decreto in questione, il MAE ha
fatto inserire al Governo l’esatto opposto di questa politica. In effetti l’unico pseudo-
risparmio riguarda i contrattisti, mentre invece non c’è l’ombra di un ritocco delle
straordinarie condizione economiche attuate dall’ISE. Questa situazione è veramente
inaccettabile e fuori dal buon senso che avrebbe dovuto guidare la redazione del decreto
della revisione della spesa. In questa direzione avevo presentato l’emendamento 14.79
che a regime avrebbe prodotto un’ulteriore riduzione della spesa valutabile a circa
60’000’000 l’anno.

Presidente, care colleghe, cari colleghi, come posso accettare che mi si dica che è
impossibile chiedere la riduzione dell’indennizzo di sede all’estero, che naviga tra i 10’000
e i 40’000 euro mensili per il personale della nostra rete, quando questo Parlamento vota
regolarmente l’autorizzazione di missioni all’estero mandando i nostro saldati, per esempio
in Afganistan, con un salario e indennizzo che non sempre superano i 5’000 euro mensili?
Questo è quanto noi riconosciamo ai nostro soldati che rischiano per noi la loro vita 24 ore
su 24, molti dei quali purtroppo la vita in queste missioni l’hanno persa.

A questo punto, non ho alternative, anche se dall’estero sono sollecitato a non votare la
fiducia a questo Governo che guarda passivamente alla distruzione di tutto ciò che è stato
costruito all’estero con tanti anni di impegno e moltissimo volontariato da parte degli italiani
residenti fuori dall’Italia. Mi limiterò a non partecipare al voto. Lo faccio per rispetto
dell’impegno e del sostegno che in questi momenti difficili ho avuto dalla presidenza e da
molte colleghe e molti colleghi del gruppo del Pd del Senato. So bene che molti colleghi
vivono le mie stesse difficoltà, su altri temi, e voglio per ciò esprimere loro tutta la mia
solidarietà. Voglio però anche esprimere al Governo tutta la mia preoccupazione, in
particolare al Presidente del Consiglio, il senatore a vita Mario Monti.

Caro Presidente, non può affrontare il tema dell’equità solo a parole. Caro Presidente, non
si può affidare all’arroganza e alla supponenza di certi sottosegretari, che non si fanno
scrupoli nel dare parere negativo su proposte come le mie, dicendo che il MEF non può
agire su un altro ministero. Mi chiedo allora perche il MEF agisce invece sui pensionati,
sugli esodati, sui lavoratori di questo paese? State attenti che il paese reale è fuori da
questi palazzi, e se si continua a parlare di equità e di giustizia sociale, facendo azioni che
ben poco hanno a che vedere con l’equità e la giustizia, si arriva ad un punto di non
ritorno, che nessuno saprà e potrà gestire. Continuate ad essere forti con i deboli e
inesistenti con i forti. Così facendo, non usciremo da questo incubo.

Signor Presidente, fino a quando avrà la forza di chiedere l’IMU ai pensionati, a tassare gli
appartamenti degli operai e sostenere che una vera patrimoniale sui grandi patrimoni non
sia possibile? Fino a quando le banche potranno continuare a fare liberamente solo i loro
interessi, tradendo il loro ruolo nella società? Fino a quando la finanza speculativa terrà in
ostaggio il mondo? Signor Presidente, quando avremo il piacere di sentire la sua
autorevole voce su questi temi? E’ ora che il suo giusto impegno sia portato a livello
internazionale e sia rivolto a regolamentare e fermare questa finanza selvaggia e
ricattatoria. Trovare una soluzione a tutto questo marasma in cui ci hanno portato questi
signori della finanza è la sola via di uscita che abbiamo.

Signor Presidente, il cittadino, il lavoratore, i pensionati, i giovani e le donne, tutti hanno
già dato. Ora, adesso, da subito, deve dimostrare che l’equità non è uno slogan, che lei
governa con il potere che gli viene dal Parlamento della Repubblica italiana, a favore del
popolo italiano, e non da o per potere non ben definiti, i cosiddetti poteri forti.

Signor Presidente, spero che sia l’ultima volta che non posso votare la fiducia e spero che
metta rapidamente il Parlamento in condizione di votare la fiducia al suo Governo non solo
per dovere, ma votarlo con convinzione e corresponsabilità.

 

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