10093 Leopoldo Tartaglia: in ricordo di Andrea Amaro

20120728 11:10:00 redazione-IT

[b]Ho avuto la fortuna, il privilegio e il piacere di lavorare con Andrea in questi anni al dipartimento internazionale.
Andrea incuteva il grande rispetto di un importante dirigente “storico” della CGIL, che ha ricoperto così tanti incarichi di responsabilità, ma aveva, allo stesso tempo, la preziosissima caratteristica di una grande grandissima umanità e di una squisita naturale gentilezza.
E di quella sua ironia, con la quale era in grado di sdrammatizzare tutto, di dire, a volte, anche cose spiacevoli, ma in un modo che ti faceva sorridere.
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[b]Ed era anche un’autoironia, un modo di prendere in maniera “scanzonata” anche le cose più serie, anche la vita stessa.
Non so se la sua formidabile collezione di fischietti e ocarine – ne aveva raccolte in ogni suo viaggio e chiedeva sempre a tutti – ovunque andassero di portargliene una….. possa anche un po’ rappresentare questo suo modo di essere.

La sua era un’ironia potentemente arguta: una battuta inquadrava – anche da un punto di vista insolito – un problema, un tema, una situazione complessa. Sintetizzava l’analisi e la proposta più di un intero discorso e sempre richiamando il sorriso.

Andrea è stato un militante e un dirigente di quelli che assommano in sé tutte le qualità della leadership: profonda cultura politica, visione strategica, capacità di ascolto e di mediazione.

Profondamente legato alla storia dei comunisti, convinto che anche oggi le ragioni di classe meritino la costruzione di un’alternativa sociale e politica, non era settario e sapeva confrontarsi con il “nuovo”.

Del suo percorso e della sua storia di dirigente altri parleranno; io voglio qui brevemente ricordare il suo inestimabile contributo alle politiche internazionali, di solidarietà e cooperazione della CGIL.

Quando è stato chiamato a dirigere – e risanare – Progetto Sviluppo ha saputo dialogare e diventare punto di incontro e di riferimento con le ONG e il mondo della cooperazione, spesso lontane dal rapporto col sindacato.

E’ stato tra i promotori e convinti sostenitori dell’Istituto Unitario di Cooperazione. Ha aperto la strada, a livello europeo, al rapporto tra Progetto Sviluppo, la CGIL e Solidar, il network europeo di organizzazioni progressite della cooperazione e del sociale, che ancora oggi costituisce un importante canale di lavoro internazionale per la nostra organizzazione. Ha sostenuto l’importanza che la solidarietà e la cooperazione sindacale affrontassero anche le emergenze umanitarie e i disastri della guerra, promuovendo la partecipazione all’iniziativa umanitaria in Serbia e in Kosovo, forse anche per “rimediare” ad una posizione confederale che, credo, non condividesse, come altri nell’organizzazione.

Pur avendo una visione raffinata della geopolitica – o proprio per questo – è stato sostenitore convinto della presenza e del sostegno della CGIL alla Tavola della Pace e alle marce delle Pace.

Sul piano delle relazioni sindacali, come su quello dei diritti dei popoli, è sempre stato uno strenuo sostenitore dei diritti del popolo palestinese come dell’autodeterminazione del popolo Saharawi – e non a caso, tra i numerosi messaggi che sono giunti dai sindacati del mondo i primi provengono proprio dall’UGTSario e dal Fronte Polisario e dal PGFTU palestinese. Come era stato, anche quando ricopriva precedenti incarichi – attivamente solidale nel sostegno al sindacato e all’ANC nella lotta contro l’haparheid in Sudafrica e al Frelimo in Mozambico.

Fino ad oggi è continuato il suo impegno verso l’emigrazione e le comunità degli italiani all’estero. Il suo ruolo riconosciuto nel CGIE era suffragato dalla profonda e diretta conoscenza delle persone, dei dirigenti, delle organizzazioni dell’emigrazione italiana all’estero, che con infaticabile entusiasmo incontrava in tutte le occasioni possibili.
Le difficoltà e la stanchezza per le sue condizioni di salute non gli hanno mai impedito di continuare a lavorare, a viaggiare, a partecipare ad incontri e riunioni, a progettare iniziative sempre con grande competenza e lungimiranza, ma anche con grande passione e attivismo.
E con grande disponibilità, spirito di servizio.
Era quello che si dice “un uomo dell’organizzazione”, non certo acritico, ma sempre a disposizione per incarichi e attività delicate e di responsabilità, come per qualsiasi incombenza fosse uitile, anche la più umile.

Soprattutto era sempre disponibile per le persone, per gli amici, per i compagni.

La CGIL perde un grande dirigente, il movimento sindacale perde un convinto difensore e promotore dei diritti civili, sociali, democratici, la sinistra perde un instancabile costruttore di alternativa, noi tutti perdiamo un caro, sincero, intelligentemente ironico amico

Ciao Andrea[/b]

 

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