10049 Servizi consolari:fra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare

20120717 18:35:00 red-roma

Mario Castellengo, consigliere del Cgie, denuncia, prendendo spunto dalla risposta del Ministro Giulio Terzi di Santagata alla interrogazione dei deputati del PD Laura Garavini e Fabio Porta, come fra gli impegni e le promesse e la realtà effettiva dei servizi consolari ci sia di mezzo il mare.
Il MAE continua fare le orecchie di mercante alle tante sollecitazioni che chiedono di stpulare, a costo zero, una convenzione di collaborazione con i patronati.
A farne le spese sono i connazionali all’estero, in particolare i più anziani ed I Comites, che si trovano sempre più fra l’incudine ed i martello, e cioè nella scomoda posizione di chi è chiamato ad ottenere risposte crescenti ad una struttura che ,fra tagli e disorganizzazione, di risposte ne da sempre meno.

"SERVIZI CONSOLARI: QUANDO TRA IL DIRE ED IL FARE." ARTICOLO DI MARIO CASTELLENGO CONSIGLIERE DEL CGIE

Il Ministro degli Affari Esteri italiano, Giulio Terzi, rispondendo recentemente in Parlamento ad una interrogazione dei deputati Laura Garavini e Fabio Porta, sull’opportunità di stipulare una convenzione tra MAE e patronati “per consentire alle strutture consolari di essere formalmente supportate nei loro crescenti e complessi compiti ed ai cittadini di godere di una più efficace erogazione dei servizi”, si espresse senza dare praticamente alcuna risposta al quesito degli interroganti limitandosi a tranquillizzarli asserendo che la copertura dei posti consolari era oggetto della massima attenzione da parte dell’Amministrazione degli esteri.

Successivamente, da parte del MAE e dell’INPS è stata data grande pubblicità alla stipula di una convenzione al fine di migliorare la già positiva collaborazione in atto.

Entrambe queste notizie avrebbero dovuto tranquillizzare gli italiani ed i pensionati INPS residenti all’estero, cioè tutti gli utenti della rete consolare italiana. Il condizionale è d’obbligo perché, purtroppo, sia gli emigrati che gli utenti abituali conoscono benissimo il (mal)funzionamento della rete consolare pagandone le conseguenze quotidianamente e quindi sono tutt’altro che tranquilli.

Pensiamo, per esempio, a tutti quei pensionati INPS che, a seguito della verifica dell’esistenza in vita, promossa prima dall’ICBPI e poi dalla Citibank, non stanno percependo da mesi la loro pensione nonostante la tanto decantata convenzione MAE-INPS; pensiamo a quei cittadini italiani che al consolato italiano di New York devono attendere mesi per ottenere il loro codice fiscale indispensabile per la richiesta di una pensione all’INPS; oppure pensiamo a tutti coloro che non hanno la cittadinanza italiana (magari avendola perduta a suo tempo con la naturalizzazione statunitense) ed ai quali lo stesso consolato di New York si rifiuta di richiedere il codice fiscale.

Sul sito del Consolato d’Italia a New York, nella parte informativa su come richiedere il codice fiscale, è espressamente indicato che il servizio è riservato esclusivamente ai cittadini italiani residenti nella circoscrizione e che chi non ha cittadinanza italiana non può usufruire del servizio presso il Consolato ma deve rivolgersi ad un ufficio dell’Agenzia delle Entrate in Italia (vedere il link http://www.consnewyork.esteri.it/Consolato_NewYork/Menu/I_Servizi/Per_i_cittadini/Assistenza/).

Sul sito del Ministero degli Affari Esteri, invece, è ben specificato che il codice fiscale può essere richiesto all’estero, sia dagli italiani che dagli stranieri, tramite il Consolato (vedere il link http://www.esteri.it/MAE/

IT/Italiani_nel_Mondo/ServiziConsolari/Codice_Fiscale.htm).

Pensiamo infine a quei consolati, per esempio a quello di Ginevra, che, non potendo far fronte alle tante richieste di informazioni degli utenti, hanno introdotto un call center gestito da società private a costo degli stessi utenti naturalmente.

Allora a cosa è servita e serve una convenzione MAE-INPS se la rete consolare non è abilitata neppure a certificare direttamente all’INPS, tramite la sua anagrafe consolare, l’esistenza in vita di un pensionato residente nella sua circoscrizione? Allora perché il MAE, pur sapendo che nel mondo, se non vi fossero i patronati a supportare i consolati nel lavoro di assistenza ai connazionali, la rete sarebbe ancor più in difficoltà, si rifiuta di sedersi ad un tavolo con i patronati per arrivare a stipulare anche con loro una convenzione di collaborazione se poi vi sono dei consolati che debbono fare dei contratti con società private per la gestione di call center a spese degli utenti? Perché ? Perché… da parte del MAE si continua a fare orecchie da mercante alle tante sollecitazioni che gli pervengono (da parlamentari, Cgie, ecc.) a stipulare questa convenzione di collaborazione (a costo zero!) con i patronati nonostante non possa non rendersi perfettamente conto che tra il (suo) dire ed il fare (della rete) c’è di mezzo il mare (il malcontento degli utenti)? Speriamo, per il bene degli italiani all’estero, che non ci sia da attendere i famosi “posteri” per avere una risposta!

 

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