10009 Iniziato il dibattito alla Camera sul rinvio elezioni Comites CGIE

20120711 21:07:00 red-roma

Rinvio elezioni dei Comites e del Cgie iniziato l’esame del relativo decreto che rinvia al 2014 le elezioni degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero. Il Governo era rappresentato dal Sottosegretario Staffan De Mistura. I Deputati eletti all’estero facciano sentire la propria voce per tutelare gli interessi legittimi dell’emigrazione ed il ruolo della rappresentanza degli italiani all’estero e cioè COMITES e CGIE.

ROMA aise/eminews – Alla presenza del sottosegretario agli esteri Staffan De Mistura, l’Aula di Montecitorio ha avviato oggi pomeriggio l’esame del decreto che rinvia al 2014 le elezioni di Comites e Cgie.

Il dibattito alla Camera – che proseguirà in altra seduta – ha seguito un copione ormai conosciuto: perplessità sulla sospensione della democrazia, critiche al modus operandi del Governo e alla mancata consultazione preventiva, ma anche al balletto delle cifre emerso in Senato. E poi gli affondi di Lega Nord e Italia dei valori che mettono in discussione in tutto o in parte il sistema di rappresentanza degli italiani all’estero.

Relatori del provvedimento, Galli (Fli) e Barbi (Pd) hanno illustrato il decreto e le modifiche introdotte in Senato: il primo sostenendo che il decreto è "importante ed urgente" e che può essere di stimolo per "accelerare l’iter del provvedimento di riforma di Comites e Cgie". Gli italiani all’estero "rappresentano un valore insostituibile", perché "ci rappresentano al meglio in nel mondo e quindi devono avere rappresentanza efficace ed efficiente".

Correlatore del provvedimento, Barbi (Pd) ha evidenziato le modifiche svolte dal Senato, a cominciare dall’introduzione del voto elettronico, che ora è "accompagnato" da quello in loco, e che "sarà una novità per l’ordinamento italiano". Novità anche la ridestinazione dei fondi a sostegno delle politiche degli italiani all’estero, cifra che ammonta, come noto, a 3milioni e 539mila euro, diversamente da quanto indicato dalla relazione tecnica che accompagnava il provvedimento, che invece parlava di 6,7 milioni. In ogni caso, ha concluso, "il decreto segna un punto di mediazione tra diverse esigenze: chiede agli eletti di resistere e dall’altro si fa carico di sovvenzionare le comunità italiane all’estero, mettendo le premesse perché questa sia l’ultima proroga e offrendo al Parlamento l’opportunità di razionalizzare la materia".

Primo ad intervenire a dibattito, Evangelisti (Idv) ha definito "imbarazzante" il dover ripetere in Aula le considerazioni già svolte in commissione. "Qui si proroga un organismo democraticamente eletto – di cui non voglio discutere il peso – ma è democraticamente eletto. Quindi si crea un vulnus". Come fatto da Pedica in Senato, anche Evangelisti ha sostenuto la necessità di eliminare il Cgie, per evitare sovrapposizioni, e criticato "il paradosso" delle risorse per poi definire il provvedimento esempio di democrazia "tanto al chilo" e preannunciare il voto contrario di Idv.

Eletto all’estero col Pd Fedi ha richiamata la crisi economica e i sacrifici degli italiani all’estero "che comunque hanno capito il momento e hanno fatto la loro parte". Nonostante le difficoltà, Comites e Cgie "hanno mantenuto contatto con le comunità, informandole e assistendole, tenendo alto il nome dell’Italia". Mantenendo le distanze dalla "pessima riforma" dei due organismi approvata dal Senato, Fedi ha sostenuto che "il Governo si è mosso tardi e male. Questo è un decreto sbagliato che siamo costretti ad accettare", ma, aggiunto, "vogliamo dialogare con il Governo per una rete di rappresentanza all’estero efficiente ed efficace. Inviteremo con un odg la Farnesina a fare chiarezza sui fondi perché siamo convinti che una parte di quei 6,7 milioni che prima c’erano e poi sono scomparsi, sono stati sicuramente destinati ad altri capitoli".

Molto critico Allasia (Lega) secondo cui la proroga va più che bene ma solo "nella prospettiva di investire quei milioni" in altro, possibilmente in Italia, "non per finanziare organismi che non svolgono il loro ruolo perché esautorati". "I milioni di euro sono merce preziosa per gli italiani che in questi tempi devono rinunciare a tanto. Quindi – ha chiarito – ci opponiamo a questo inutile spreco di risorse, che sarebbero meglio investite in Italia invece che inviate all’estero per essere sottoutilizzate o sprecate. La spending review vale anche per gli italiani all’estero".

Veemente l’intervento di Tassone (Udc) che ha parlato di "sospensione di un diritto" senza "consapevolezza" e senza prospettive, cioè senza un quadro generale e d’insieme. "L’Udc sta dando forza e sostengo a questo Governo, ma questo provvedimento è incomprensibile. Ho grandissime riserve", ha aggiunto sostenendo l’opportunità di inserire il provvedimento "nell’ambito di una riforma generale sul loro funzionamento o nell’ambito della riforma del voto all’estero. Se è solo un provvedimento sulla spesa allora è un provvedimento mediocre. Lo voteremo ma siamo delusi: non si fa un provvedimento del genere senza declinare la politica estera italiana in generale, passando per il ruolo delle nostre rappresentanze diplomatico-consolare e degli italiani all’estero".

Valutazione positiva, "visti i tempi", è giunta da Pianetta (Pdl) che ha confermato il sostegno del partito al provvedimento, di cui il deputato ha richiamato i passi salienti.

Con un filo di voce, l’onorevole Garavini (Pd) è voluta intervenire per esprimere il suo "dissenso". "Voterò questo provvedimento, ma sono totalmente contraria: nessuno in Italia congelerebbe la democrazia per una questione di risparmio economico. Ancora una volta i nostri connazionali sono trattati come cittadini di serie b".

Critico anche Narducci (Pd), secondo cui anche come modificato dal Senato il decreto è "ancora migliorabile" soprattutto nella parte delle procedure di voto. "In nessuna democrazia si procederebbe ad una triplice proroga di un organismo eletto a suffragio universale. È un fatto grave e vergognoso", ha aggiunto, sottolineando l’importanza di Comites e Cgie "soprattutto ora che la Pubblica amministrazione è sempre più lontana dagli italiani all’estero". "Collante" della comunità e "tramite" con i consolati, "i Comites con questa proroga rimangono chiusi ai giovani, ora che sono tantissimi quelli che vanno all’estero. Comites e Cgie legano le comunità a noi eletti all’estero, collaborano, e non sempre è facile, con i consolati. Sicuramente questo decreto passerà e sancirà questa proroga. Ma io non so se lo voterò. Per rispetto alla democrazia, che qui viene offesa".

Per Porta (Pd) il decreto in questione è "l’ultimo capitolo di una vicenda nata col primo rinvio in ragione, si disse allora, della pessima riforma avviata in Senato. E allora le risorse c’erano. Il precedente Governo focalizzò il dibattito politico sulla riforma invece che su altri temi più importanti e attuali. Con questo nuovo rinvio, il mandato di Comites e Cgie viene di fatto raddoppiato, con le difficoltà economiche che sappiamo e la sfiducia e la stanchezza che i consiglieri pagano di fronte a scelte di questo tipo". Porta ha quindi spiegato di aver presentato emendamenti sia sulle risorse che sul voto elettronico. Sul fronte-soldi, il deputato si è detto "preoccupato che parte delle somme vadano a sostenere spese di indennità e benefici del Mae, che invece dovrebbe concorrere ai nostri sacrifici". Sul voto, "il vero sistema per risparmiare è quello di invertire l’opzione e mantenere il sistema per corrispondenza". Queste richieste "verranno tradotte anche in ordini del giorno", ha annunciato prima di auspicare che "nella prossima Legislatura si sappia finalmente affrontare questa importante tematica".

Nella sua replica, il sottosegretario De Mistura ha detto che "dopo 42 anni della mia vita in 19 paesi diversi mi sento di diritto un italiano all’estero. per questo ho avuto grande difficoltà ad affrontare questo dibattito, perché mi sono reso conto delle sensibilità e delle difficoltà portate avanti sia dai parlamentari che dai membri di Comites e Cgie che ho incontrato".

In Senato, ha aggiunto, "il dibattito è stato difficile e faticoso, ma ha migliorato un decreto ancora migliorabile. Il risultato è comunque molto migliore di quello che pensavo".

Sulle elezioni e il loro costo, De Mistura ha sostenuto che "questo non è il momento di spendere 21milioni di euro per una elezione, ce lo avrebbero detto anche i nostri connazionali. Il punto era comunque cercare di destinare quanto risparmiato alle loro politiche. È questo risultato del testo approvato dal Senato che sosteniamo anche qui alla Camera". (m.c.aise)

 

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