10007 Il mediterraneo non deve essere un cimitero. La protesta del Comitato Italiano dei Rifugiati

20120711 21:46:00 red-roma

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati apprende con dolore e rabbia l’ultima, ennesima notizia relativa alla morte di 54 persone che, disperatamente, hanno cercato di raggiungere le coste italiane su di un’imbarcazione ,partita dalla Libia intorno al 25 giugno scorso. L’imbarcazione ha vagato senza potere essere governata fra le onde, mentre i disperati imbarcati morivano per la ste ed il caldo, fatta eccezzione per un eritreo , recuperato da una nave tunisina
Il CIR ha chiesto che il Governo Monti faccia chiarezza sui contenuti dell’accordo fatto con la Libia del dopo Gheddafi ed informi l’opinione pubblica.

Ancora una volta – scrive il Cir (Comitato Italiano dei Rifugiati) – vediamo persone che vengono inghiottite dal mare. Le parole non sembrano più essere in grado di esprimere l’amarezza e lo sdegno per questo ulteriore episodio che ancora una volta vede una carretta del mare affondare nel tentativo di raggiungere l’Italia<. Dei 55 a bordo si è salvato solo un uomo eritreo. Una tragedia, una sofferenza umana che va aldilà di ogni immaginazione": questo il primo commento del Direttore Christopher Hein. "Ed è molto difficile credere che in 15 giorni nessuno si sia reso conto, nessuno abbia visto nulla nel mare più trafficato del mondo". Le vite perse, annegate, uccise dalla sete, abbandonate alla deriva nel mar Mediterraneo sono 2.352 soltanto nel corso del 2011 (dati Fortress Europe), 170 stimate dall’UNHCR in questi mesi del 2012 Il Presidente del CIR Savino Pezzotta l’ha definita "una situazione insostenibile cui occorre che le istituzioni diano delle risposte che evitino che il Mediterraneo da mare di incontro di civiltà e di scambi assuma una dimensione cimiteriale. Sono morti che interpellano la coscienza e la sensibilità umana. Dobbiamo essere coscienti che con loro affonda una parte di noi e del nostro spirito culturale L'Europa non può ignorare quanto sta avvenendo senza tradire se stessa". Il Consiglio Italiano per i Rifugiati si domanda "se veramente vogliamo, in Europa, continuare la politica delle porte chiuse per i rifugiati, non lasciando loro alcuna alternativa che quella di perdere la vita in mare in un viaggio della speranza, o finire negli inumani centri di detenzione in Libia. È da ricordare che negli ultimi giorni più di 200 rifugiati sono stai intercettati nelle acque libiche e condotti in tali centri. Abbiamo chiesto al Governo Monti chiarezza sui contenuti sull’accordo siglato con la Libia del dopo Gheddafi", conclude Hein. "Troppi punti ci paiono oscuri e non abbiamo certezze che sulla base di questo patto non possano riprendere i respingimenti congiunti verso la Libia. Questo sarebbe l’ennesimo tassello di viaggi di persone che cercano protezione e si trovano a vivere incubi  

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