9976 Una storia di lotte sociali e sindacali degli italiani di Rosario

20120707 15:59:00 red-roma

"Lo scorso 25 giugno, è stato celebrato il centenario del “Grito de Alcorta”, momento determinante della storia economica e sociale dell’Argentina, della quale furono protagonisti gli emigrati italiani".
Sulla TRIBUNA ITALIANA DI ARGENTINA settimanale diretto a Buenos Aires da Marco Basti rievoca questa storica giornata ROCCO CURCIO, già presidente della Commissione Lucani nel Mondo della regione Basilicata, che ricorda come l’avvocato lucano Francesco Netri, al quale si rivolsero i contadini per organizzarsi, pagò con la sua vita l’impegno in favore degli agricoltori.

Ad Alcorta si svolse una pubblica assemblea nella sala della Società Italiana. Parlando a duemila contadini Netri propose la diminuzione dei canoni di fitto e mezzadria, l’istituzione di contratti di almeno quattro anni, la possibilità di trebbiare il raccolto per proprio conto ed una ripartizione dei prodotti a vantaggio dei mezzadri. La repressione dei possidenti agrari non si fece attendere.

BUENOS AIRES aiseeminews- "Lo scorso 25 giugno, è stato celebrato il centenario del “Grito de Alcorta”, momento determinante della storia economica e sociale dell’Argentina, della quale furono protagonisti gli emigrati italiani".

A rievocare questa storica giornata è Rocco Curcio, già presidente della Commissione Lucani nel Mondo della regione Basilicata, che sulla "Tribuna italiana", settimanale diretto a Buenos Aires da Marco Basti, ricorda come l’avvocato lucano Francesco Netri, al quale si rivolsero i contadini per organizzarsi, pagò con la sua vita l’impegno in favore degli agricoltori.

"Ho tratto queste note da alcune carte che mi furono consegnate dai lucani a Rosario ed ho voluto rendere omaggio ad un nostro conterraneo morto per il riscatto dei lavoratori della terra che rivendicavano pane e libertà.

Alla fine del 1897 giunse nel porto di Buenos Aires una nave carica di emigranti proveniente dall’Italia. Su di essa viaggiava Francesco Netri, di Albano di Lucania, che voleva raggiungere la madre e i cinque fratelli emigrati in Argentina. Nel paese natale frequentò le scuole elementari, a Potenza le secondarie, presso l’Istituto Sarli, e a Napoli si laureo in Giurisprudenza. Giunto a Buenos Aires si reco a Rosario dove viveva la famiglia, sul Rio Parana, allora una cittadina fiorente per la produzione di cereali e abitata da ricchi agricoltori, ma anche da poveri lavoratori della terra.

Francesco venne accolto nei circoli di emigrati italiani e nella comunità argentina con grande rispetto per la sua cultura ed il suo carattere aperto e prodigo di aiuto per le classi meno abbienti.

Nel 1900 ottenne la cattedra di Italiano nel Collegio nazionale di Rosario. L’anno successivo sposò Emma Prosasco, figlia di italiani. ottenne il titolo di dottore in Legge in Argentina, dopo aver superato gli esami per il riconoscimento della sua laurea italiana. Chiese e gli venne concessa la cittadinanza argentina e il direttore del Giornale d’Italia lo attaccò poiché lesse quest’atto come rinuncia alla sua italianità. Netri si difese sostenendo che la cittadinanza argentina gli avrebbe consentito di difendere meglio i diritti dei tanti italiani poveri in Argentina che si rivolgevano a lui.

Occupò cosi un posto importante tra i circoli culturali e sociali italiani. Organizzò il Circolo Italiano, fondo la società “Dante Alighieri” e l’“Unione e Benevolenza” per assistere i più bisognosi tra gli emigrati italiani.

Netri fu anche scrittore fecondo. Si misurò con una “Nota su Dante”, “Problemi sulla doppia cittadinanza”, “Il problema agrario in Argentina” e altri scritti che gli diedero la popolarità a Rosario e in tutta l’Argentina.

Nel frattempo la situazione agraria si inasprì ed acuì il contrasto tra contadini affittuari, mezzadri e grandi proprietari. Nel mese di giugno del 1912 nelle colonie di Alcorta e Bigand, vicino Rosario, i commercianti e le banche sospesero i crediti ai contadini. Questi si rivolsero all’avvocato Netri affinché li assistesse nella controversia e li aiutasse a modificare i vecchi patti agrari.

Ad Alcorta si svolse una pubblica assemblea nella sala della Società Italiana. Parlando a duemila contadini Netri propose la diminuzione dei canoni di fitto e mezzadria, l’istituzione di contratti di almeno quattro anni, la possibilità di trebbiare il raccolto per proprio conto ed una ripartizione dei prodotti a vantaggio dei mezzadri.

L’assemblea si chiuse con un eloquente discorso dell’avvocato che consiglio, tra l’altro, prudenza alle masse di fronte al potere dei proprietari terrieri, organizzati nella Società Rurale che esercitava notevole influenza sul Governo argentino.

La stampa diede risalto all’evento, definendo la prima assemblea dei contadini “il grido di Alcorta”. Le dimensioni che il fenomeno stava assumendo generarono non poche preoccupazioni in Netri il quale comprese ben presto che lo spontaneismo delle masse rurali andava guidato ed auspico la formazione di un sindacato a tutela del movimento “giusto, necessario ed umano”.

Alle elezioni per il Parlamento Argentino del 1912 fu eletto nel Partito Socialista il dottor Juan B.

Justo. A questi si rivolse Netri affinche promuovesse una legge sui patti agrari. L’organo di stampa “La Vanguardia” dedico alla questione agraria un numero speciale. Il movimento contadino era in continua espansione e diventava sempre più urgente la sua organizzazione interna.

Il 15 agosto 1912 Netri convocò l’Assemblea Costitutiva della Federazione Argentina dei lavoratori della terra nella sede della società “Unione e Benevolenza” di Rosario. Parteciparono 115 delegati con diritto di voto e di parola. Il primo manifesto della Federazione fu forte, chiaro, ispirato alla difesa dei diritti: “la forza della nostra ragione e tale che non serve appellarsi alla ragione della forza”.

I punti programmatici respinsero l’estremismo e il settarismo. Il 21 settembre, Netri fondo il giornale “Bollettino Ufficiale dei lavoratori agricoli”, che l’anno successivo si sarebbe chiamato “La terra”.

Nel primo numero del Bollettino, l’avvocato scrisse un articolo di fondo intitolato “Lo sciopero”, in cui asserì che il grido di ribellione di Alcorta del 25 giugno aveva contribuito a scrivere un’importante pagina della storia dell’Argentina e lo sciopero aveva condotto ad una prima vittoria dei lavoratori di Santa Fe, Buenos Aires, Cordoba, Entre Rios e dei territori della Pampa. Attaccò la parte più reazionaria del fronte agrario definendoli “vampiri sordi alle ragioni della patria della ragione e della giustizia”. Delineo il programma della Federazione: migliori condizioni per fittavoli e mezzadri, liberta di commercializzazione, costruzione di case coloniche a carico dei proprietari e pagamento per le migliorie del fondo apportate dal contadino. La finalità era la riforma agraria che sciogliesse il latifondo ed assegnasse la terra ai suoi lavoratori e propose anche la creazione di un vasto sistema di cooperative e la creazione di un Banco cooperativo agricolo.

I grandi proprietari terrieri si organizzarono contro il pericolo della nascente Federazione e attaccarono Netri con provocazioni, minacce ed attentati.

La situazione economica precipitò con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. I principali importatori di cereali, Italia, Francia e Inghilterra vennero meno e l’Argentina non riuscì più ad immagazzinare derrate alimentari.

Crollarono i prezzi dei cereali, molti italiani e spagnoli abbandonarono il paese per rientrare in patria, lo scontro tra proprietari terrieri e lavoratori assunse toni violenti.

Netri chiese al Governo di dotarsi di una flotta mercantile per riprendere le esportazioni. Il 5 ottobre 1916, mentre l’Argentina eleggeva Presidente Hipolito Yrigoyen sostenuto da un grande movimento popolare, Francesco Netri veniva assassinato. Scrisse un giornale argentino “Culminò con quell’atto vergognoso, una campagna di attentati contro la sua vita, organizzata e diretta da chi deteneva il potere della terra come proprietari o intermediari

 

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