9766 CERVELLI IN FUGA: L’IRPPS – CNR AL COMITATO DEL SENATO

20120517 23:01:00 redazione-IT

ROMA aiseeminews – Con l’audizione di Sveva Avveduto, direttrice del CNR – Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali (IRPPS), Carolina Brandi e Corrado Bonifazi, ricercatori del medesimo Istituto, al Cqie del Senato è proseguita ieri mattina l’indagine conoscitiva sulle politiche relative ai residenti all’estero.
A fare gli onori di casa il presidente del Comitato, senatore Firrarello che ha presentato i tre rappresentanti dell’Irpps spiegando che l’Istituto svolge approfondimenti e ricerche sulle tematiche demografiche e migratorie, nonché sulle relazioni tra i movimenti delle popolazioni e lo sviluppo sociale ed economico.
La presidente Avveduto ha in primo luogo illustrato le principali linee di ricerca dell’IRPPS: lo studio delle relazioni tra tendenze della popolazione e dello sviluppo sociale ed economico; delle dinamiche sociali e delle politiche nei sistemi di welfare; del mutamento della società collegato alla diffusione delle conoscenze e delle tecnologie dell’informazione.

"L’Istituto – ha spiegato – svolge indagini ad ampio raggio, mentre per quanto riguarda specificamente il fenomeno delle migrazioni, sono stati svolti approfondimenti sui flussi in uscita dall’Italia, sul ritorno degli emigrati, sulle principali mete di destinazione e sulla provenienza geografica dei migranti. I dati sono stati esaminati alla luce delle politiche italiane in materia di emigrazione dalla fase preunitaria ad oggi". Mentre l’avvio della nostra emigrazione era legato alla ricerca di condizioni di sussistenza, oggi "è legato a cittadini altamente qualificati alla ricerca di maggiori opportunità di ulteriore formazione e professionali. Si tratta da ultimo di risorse umane per la scienza e la tecnologia, secondo la terminologia dell’OCSE, e di flussi importanti dal punto di vista della qualità e della quantità". Questi ultimi, ha concluso, "offrono un lavoro d’eccellenza e sono alla ricerca di migliori condizioni di vita e nella professione".

Tabelle alla mano, Corrado Bonifazi ha parlato delle due fasi dell’emigrazione italiana: "la prima comprende il periodo che va dall’Unità d’Italia al primo dopoguerra e si caratterizza per una forte componente di emigrazione transoceanica. Dal secondo dopoguerra in poi si verifica una seconda ondata migratoria che ha riguardato soprattutto l’Europa. Il punto di svolta tra i due cicli corrisponde alla crisi petrolifera. Dagli anni ’60 in poi si verificano i primi fenomeni di ritorno e di ingresso in Italia di immigrati".

Questi mutamenti, ha spiegato, "hanno fatto sì che le relazioni con la diaspora all’estero abbiano assunto una connotazione differente e che l’interscambio di forza lavoro si sia collegato essenzialmente ai paesi dalle economie emergenti".

Le fonti statistiche prese in considerazione dall’Istituto, però, "forniscono dati incompleti, poiché se possono essere conosciuti numeri, provenienza, sesso ed età degli emigrati, mancano le informazioni supplementari sull’attività, sul livello di istruzione e su altre caratteristiche demografiche". Il ricercatore ha quindi descritto la consistenza delle collettività italiane nei principali paesi dell’OCSE, da cui risulta "un differente tasso di iscrizione all’AIRE. Il caso della Spagna è peculiare per la presenza di molti cittadini italiani provenienti dal Sud America e che si recano a vivere in Spagna per omogeneità linguistica". In questo caso, per avere dati certi, "occorrerebbe disporre dei dati statistici spagnoli per poter analizzare la consistenza dei cittadini italiani nati in Sud America che si sono recati in Spagna".

Ultima ad intervenire, Carolina Brandi ha spiegato ai senatori che "i dati più completi a disposizione dell’Istituto riguardano i ricercatori e i lavoratori altamente qualificati. C’è un tangibile flusso di cittadini italiani verso i paesi più avanzati, il che determina una perdita per l’Italia in termini di investimento per la formazione effettuato in patria e il prodursi di positive ricadute invece nei paesi di accoglienza".

Quanto alla normativa per favorire il rientro dei "cervelli in fuga" in Italia e segnatamente le norme del 2001 e del 2010, per Brandi "l’interesse del legislatore è positivo, ma l’efficacia di queste disposizioni è stata limitata" nel senso che "abbiamo verificato una maggiore mobilità dei ricercatori italiani e stranieri, senza tuttavia che si sia indebolito il flusso in uscita dei cittadini italiani".

"Le rilevazioni effettuate rispetto ai giovani laureati italiani emigrati all’estero – ha proseguito la ricercatrice – evidenziano una scarsa propensione al rientro in Italia, e se maggiore è il periodo trascorso all’estero minore è tale intenzione. Per i ricercatori italiani all’estero iscritti alla banca dati DAVINCI, i fattori di attrazione verso una carriera all’estero sono essenzialmente la ricerca di una lavoro adeguato alla propria professionalità, ma anche di migliori opportunità e di contratti di ricerca. Per quanto riguarda i dottori di ricerca, soprattutto nell’ambito delle materie scientifiche l’intenzione di espatrio è consistente".

In conclusione, Brandi ha ricordato che "l’Italia si colloca in una posizione medio-bassa nella classifica dei paesi più industrializzati sia per il rapporto tra spese in ricerca e sviluppo e PIL, sia per numero di ricercatori. Ciò determina un forte fenomeno di emigrazione dei lavoratori più qualificati, senza che vi siano flussi in entrata che possano compensare tale esodo. Quale possibile rimedio, vista la preoccupante crisi economica in corso, sarebbe urgente un rilancio complessivo del settore della ricerca in Italia, che lo renda competitivo con i paesi concorrenti. Un primo passo potrebbe essere la creazione di una rete sociale di collegamento tra i ricercatori, il settore accademico e le imprese. Da questo punto di vista la banca dati DAVINCI non è idonea poiché incompleta e non interattiva".

È quindi iniziato un breve dibattito, durante il quale il senatore Fantetti (Pdl) che ha voluto ricordare come "la normativa di attuazione della legge sulle agevolazioni fiscali per favorire il rientro dei ricercatori non sia ancora stata introdotta". Quanto al flusso migratorio in uscita, "il fenomeno riguarda tanto i lavoratori maggiormente qualificati quanto quelli adibiti a mansioni esecutive. All’estero rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono rari, e tuttavia la maggiore flessibilità dei contratti consente migliori opportunità di occupazione. Credo – ha concluso – che sia preoccupante l’avvenuta decurtazione dei fondi pubblici assegnati alle politiche migratorie, in controtendenza con un fenomeno sociale in aumento come quello dell’emigrazione".

Accenno, quest’ultimo, cui ha subito replicato Micheloni (Pd) che ha ricordato al collega come "sia stata proprio la maggioranza parlamentare ad approvare negli ultimi anni una riduzione dei fondi per le comunità italiane all’estero". Quanto ai dati esposti dai rappresentanti del Cnr, il senatore ha evidenziato come "dall’analisi condotta risulta una sostanziale incapacità dell’Italia di attrarre i cittadini italiani, ma anche stranieri maggiormente qualificati. Da questo punto di vista la recente legge sugli incentivi fiscali è insufficiente".

Micheloni ha quindi chiesto agli auditi se siano in loro possesso dati che consentano di individuare il livello di integrazione dei cittadini italiani emigrati nei paesi di destinazione dal punto di vista sociale, politico ed economico. "Disporre di queste informazioni – ha commentato – sarebbe estremamente utile anche per valutare la persistenza del significato di una rappresentanza parlamentare delle collettività italiane nel mondo, tema questo attualmente discusso nell’ambito dei progetti di riforma costituzionale".

Dati, gli ha risposto Avveduto, "che non sono nella disponibilità dell’Istituto se non limitatamente alle professioni di ricerca, di specifica attinenza del CNR". Detto questo, per la presidente dell’IRPPS "è importante mantenere un collegamento tra la politica italiana e il resto dell’Europa e del mondo, poiché i cittadini italiani sono presenti in numerosi paesi stranieri".

A concludere l’audizione è stata Carolina Brandi che ha ribadito come "alla base del preoccupante dato sull’emigrazione dei giovani laureati italiani vi sia tanto la ricerca di un lavoro in linea con le aspettative, quanto l’estrema difficoltà in Italia di utilizzare adeguatamente gli sforzi compiuti per la formazione e pertanto l’esigenza di non vanificarli". (aise/eminews)

 

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