9744 Vittoria di Hollande in Francia dà forza alla speranza di misure più giuste per uscire dalla crisi

20120508 15:19:00 redazione-IT

[b]di Andrea Amaro[/b]
Il ballottaggio fra Hollande e Sarkozy, ha visto prevalere, come noto, F.Hollande con il 51,7% dei voti espressi contro il 48,3% del Presidente uscente Nicolas Sarkozy. Ma la distanza percentuale non rende del tutto il valore della vittoria di Hollande, infatti, Sarkozy è uno dei pochi presidenti uscenti della 5° Repubblica che non sia riuscito a conquistarsi il secondo mandato.
Inoltre al primo turno le liste di destra avevano, sulla carta, conquistato la maggioranza assoluta dei voti, anche per il successo della lista di M.Le Pen, ma Sarkozy non ha saputo e non aveva le carte in regola per raccogliere questi consensi al secondo turno. Nonostante la percentuale alta di votanti al ballottaggio, 81,2%, che dimostra come molti elettori del primo turno siano tornati a votare per i due finalisti, compresi gli elettori della Le Pen, Sarkozy non è riuscito ad intercettarne, se non in parte, il voto.

Evidentemente il giudizio sulla politica del Presidente uscente, schierata a difesa dei grandi patrimoni e della finanza e del tutto subalterna alla visione rigorista ed interessata della Merkel, ha convinto milioni di francesi a votare per il cambiamento, preoccupati per la crescita del tasso di disoccupazione, l’attacco allo stato sociale ed il prolungarsi di una fase di stagnazione dell’economia.

Le proposte di Hollande e del Partito socialista sono invece apparse nuove e convincenti non solo all’elettorato di sinistra che, nel secondo turno, ha appoggiato compatto il candidato socialista, ma anche a quella parte d’elettori poco convinti delle ricette neoliberiste e favorevoli a spingere sul pedale degli investimenti, della ripresa economica, della tutela dell’occupazione e delle condizioni di vita delle masse popolari, attraverso una politica di rigore ed equità che faccia pagare i più ricchi ed il capitale finanziario.

Le prime misure che attendono da Hollande i suoi elettori, in coerenza con il programma elettorale, sono la rinegoziazione del fiscal compact ed il non inserimento in Costituzione dell’obbligo del bilancio in pareggio per renderli meno vincolanti e conquistare spazio per una rigorosa politica che, anche con l’uso di risorse pubbliche ed il ruolo dello stato, operi a sostegno della ripresa economica, anche attraverso il sostegno ai consumi interni ed il rafforzamento del sistema della pubblica istruzione, per fare crescere competenze, risorse e professionalità nuove necessarie per sostenere lo sviluppo economico.

Le risorse ed i fondi per sostenere la ripresa dovranno derivare, come dice il programma del vincitore, da rigorose priorità nella spesa, dalla riforma fiscale progressiva che faccia pagare i grandi patrimoni ed i ricchi e non i soliti noti.

Un altro aspetto importante emerso dalla campagna elettorale è la ferma convinzione che una nuova politica di sviluppo vada in larga misura rinegoziata a livello europeo, dall’introduzione di strumenti come gli eurobond e projectbond per finanziare, con l’apporto delle economie più ricche, una politica d’investimenti a sostegno della ripresa delle attività industriali, commerciali e dei servizi. Si tratta quindi, prima che vada in vigore il nuovo trattato europeo, di modificare gli orientamenti in atto, che sono fondamentalmente ascrivibili alla coppia Merkel e Sarkozy che ha governato fino a qualche settimana fa la politica europea.

Inoltre la necessaria svolta nelle politiche europee richiede che il passaggio dal sostegno (finora senza contropartite e controllo) alle banche in una fase dove il ruolo della Banca Centrale Europea è stato orientato all’assoluto controllo dell’inflazione – e quindi unicamente del vantaggio di cui gode oggi l’economia tedesca -, ad una nuova fase d’intervento a sostegno dei paesi in maggiori difficoltà attraverso l’acquisto di titoli di stato al momento dell’emissione – e non sul mercato secondario – liberando così risorse per interventi strategici a sostegno della ripresa economica e non solo per il rientro del debito.

Un altro efficace strumento per sostenere una politica di rilancio dell’economia europea potrà essere la rivitalizzazione della Banca Europea degli investimenti; la BEI è una storica istituzione finanziaria internazionale che potrebbe essere ricapitalizzata ed orientata al finanziamento di progetti di sviluppo nei paesi dell’Unione Europea.

L’inflazione non è oggi un vero pericolo e può essere comunque efficacemente tenuta sotto controllo dalla BCE.

Hollande deve decidere ed operare con tempestività e decisione per imporre una svolta nell’orientamento dell’Europa, ricercando convergenze e premendo con forza sul fronte liberista che mostra crescenti difficoltà di tenuta a partire dal risultato delle elezioni amministrative in Gran Bretagna caratterizzate dalla sconfitta dei Conservatori e dalla vittoria laburista su posizioni vicine a quelle della sinistra francese, dalle recenti elezioni in numerosi Land della Repubblica Federale tedesca, dove l’alleanza che sostiene il governo Merkel esce pesantemente indebolita, fino alle elezioni in Grecia, con la vera e propria rotta delle forze politiche che hanno accettato e subito la drammatica, ingiusta e controproducente liquidazione economica e sociale.

La Presidenza Hollande è inoltre chiamata, fra 40 giorni, ad affrontare una prova, decisiva per il proprio futuro, rappresentata dalle elezioni legislative, dove i francesi saranno chiamati ad eleggere l’Assemblea Nazionale. La sinistra è chiamata a vincere e a conquistare la maggioranza nell’Assemblea Nazionale per evitare che una diversa maggioranza possa condizionare il Presidente ed impedire l’applicazione del suo programma, riducendolo ostaggio nelle mani di un Parlamento ostile.

Non si tratta di un pericolo solo ipotetico ma molto reale; infatti, nel primo turno, quando si sono votati i Partiti e non il Presidente, la destra, complessivamente con le sue diverse forze, aveva ottenuto la maggioranza assoluta. Per non correre questo rischio Francois Hollande dovrà dimostrare di volere con decisione l’applicazione del suo programma, senza arretrare di fronte alle difficoltà ed alle pressioni dei potere forti, francesi ed internazionali, rafforzando i rapporti e l’intesa con tutto lo schieramento della sinistra che ha contribuito ad eleggerlo e, nello stesso tempo, le forze del Front de Gauche e J.L.Melenchon dovranno dimostrare all’elettorato francese di saper apprezzare le positive opportunità scaturite dal voto e sostenere lealmente Hollande.

Non sarebbe comprensibile e perdonabile rinunciare a difendere e praticare l’unità raggiunta e confermata dal corpo elettorale.

Dall’esperienza della campagna per le elezioni presidenziali in Francia e dal confronto con la realtà italiana, nascono alcune considerazioni ed interrogativi che la sinistra italiana farebbe bene ad affrontare e sciogliere, se è in grado di farlo.

Il principale elemento di riflessione è rappresentato dal fatto che il programma di Hollande è chiaro, sufficientemente radicale nel suo orientamento antiliberista, apertamente contrapposto alla politica di Sarkozy, mentre in Italia il PD, il partito più simile per ruolo e forza, al Partito Socialista Francese, appoggia il Governo Monti passando sopra, malgrado mal di pancia e qualche distinguo, alla sua politica iniqua ed antisindacale ed appare, agli occhi di gran parte dell’elettorato di centro sinistra, come una forza incerta ed inefficace.

Come si può andare a firmare l’accordo di Parigi con il Psf e la Spd tedesca, come ha fatto meritoriamente il Pd, e nello stesso tempo, in Italia, sostenere la politica di un Governo di emergenza, ma caratterizzato da un orientamento liberista e tecnocratico che è sempre in contrasto con la necessità di recuperare sviluppo, occupazione e giustizia. Non è facile vivere questa contraddizione e risultare credibili. Anche nella recente tornata elettorale in Italia il PD ottiene i suoi più significativi risultati quando sceglie e promuove alleanza di centro- sinistra si rivolge all’elettore presentandosi come una forza di sinistra e di tradizione socialista.

Queste elezioni svoltesi nel fine settimana in molte parti di Europa, pur diverse fra di loro per importanza e risultati, dimostrano una crescente difficoltà per le forze del centro-destra, un crescente successo di formazioni demagogiche e populiste ed una tendenza a crescere e rafforzarsi di quanti chiedono una svolta rispetto alle politiche conservatrici e neoliberali, che hanno prodotto guasti economici e sociali di grande dimensioni.

Inoltre da queste elezioni nasce un interrogativo: perché non impegnare unitariamente la sinistra a riflettere e decidere gli obbiettivi e le regole per fare liste unitarie e chiedere un mandato agli elettori per governare, riformare e cambiare il modo di fare politica ed il rapporto con i lavoratori e con il popolo?

La vittoria del socialista Francois Hollande in Francia dà forza alla speranza di misure più giuste ed efficaci per uscire dalla crisi

 

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