9692 Eduardo Brenta, Ministro del Lavoro dell’Uruguay: dalla crisi si esce con più investimenti sociali

20120320 21:27:00 redazione-IT

[b]di Hugo Bazzi[/b], Montevideo

[i]La crescita sociale ed economica dell’America Latina e dell’Uruguay, le misure a favore dell’occupazione e del lavoro e di ridistribuzione della ricchezza, l’emergere del continente come area in cui si sperimentano nuove politiche di intervento pubblico che hanno consentito di superare la crisi economica causata dal neoliberismo nei primi anni 2000 in Argentina e Uruguay, le indicazioni che possono scaturire da questi eventi per superare l’attuale crisi italiana ed europea, in una lunga intervista realizzata da Hugo Bazzi, al Ministro del Lavoro e della Sicurezza Sociale dell’Uruguay, che sarà ospite di un incontro a Zurigo, il prossimo 31 marzo, organizzato dalla Fondazione Ecap e dalla nuova rivista Cambiailmondo.org.[/i]

[b]Sig. Ministro, l’Uruguay, come gran parte dei paesi del continente latino-americano, sta attraversando un momento di rapido sviluppo economico e sociale; quali ne sono le basi e le caratteristiche ?[/b]

Le fondamenta per l’avanzamento dello sviluppo economico e sociale dei nostri popoli hanno consistito essenzialmente in un rafforzamento del mercato interno; con l’obiettivo di ottenere una migliore capitalizzazione del commercio internazionale, sono state varate misure attive per l’occupazione che hanno permesso di raggiungere il livello più basso di disoccupazione di sempre, almeno da quando ne esiste un monitoraggio ed inoltre si sono ampliate e rafforzate le politiche di inclusione sociale; allo stesso tempo sono state aumentate le prestazioni sociali (pensioni di vecchiaia e lavorative, per esempio).
Senza dubbio, fattori come l’aumento dei prezzi delle commodities hanno avuto un’influenza positiva, così come la certezza giuridica che è stata conseguita nel paese, che ha permesso di conseguire maggiori investimenti diretti dall’ estero.
Il nostro paese registra sette anni di crescita sostenuta e sta aumentando la distribuzione dei redditi, contrariamente a quanto avvenuto durante i governi anteriori che applicavano la teoria del “derrame”, elemento basilare delle politiche neoliberiste (secondo la quale, la crescita fluirebbe automaticamente dalla cima della piramide sociale verso il basso, senza alcuna necessità di un intervento statale per una migliore ripartizione della ricchezza n.d.r.)

[b]In quale modo la politica del Governo del Frente Amplio cerca di conciliare sviluppo economico e crescita sociale e quindi in cosa si distingue dai precedenti governi ?[/b]

La nostra forza politica, il Frente Amplio, ha distinto nettamente la differenza che c’è tra sviluppo e crescita: in questo senso, si è differenziato dai precedenti governi nella messa in atto di politiche sociali che implichino una migliore redistribuzione.
Nel primo Governo progressista, diretto da Tabaré Vasquez, la nostra forza politica dovette far fronte alla più grave crisi sociale ed economica che l’Uruguay non attraversava da molti anni; se questa crisi non sconfinò anche sul piano politico, durante l’ultimo periodo del governo “colorado” (dal nome del Partito Colorado di Jorge Battle, ndr), lo si dovette solo al fatto che le forze progressiste, in nessun momento, misero in gioco la stabilità istituzionale e il pronunciamento democratico.
Il Fronte Ampio, si trovò di fronte ad un paese con un alto livello di disoccupazione, con industrie paralizzate, salari con bassissimo potere di acquisto, un alto livello di mortalità infantile ed un grande e diffuso sentimento di disperazione.

Quindi la prima questione è con quale situazione si è dovuto confrontare il progressismo, una volta al governo. Una seconda differenza consiste nella serie di misure che sono state applicate e che hanno avuto come obiettivo l’inclusione sociale e lavorativa della popolazione.
Sono stati realizzati piani di occupazione e di lavoro in tutti i settori, è stato creato il MIDES (Ministero dello Sviluppo Sociale), si sono implementate più di 40 leggi per il lavoro per conferire diritti che i lavoratori aveva perduto e che non avevano mai avuto.

[b]Quali sono i vostri obiettivi per i prossimi anni ?[/b]

L’Uruguay ha obiettivi e speranze: nell’ambito del lavoro, ottenere una maggiore produttività, migliorare la formazione professionale, costruire catene e filiere produttive nazionali e/o regionali nell’ambito del Mercosur. Nell’ambito dell’educazione, riconquistare la posizione che storicamente lo ha contraddistinto come un esempio per tutta l’America Latina, avanzare nell’ambito della scienza, nella tecnologia e nelle comunicazioni.
Sul piano sociale, continuare con l’estensione della democrazia e sviluppare sempre più i processi di partecipazione sociale.

[b]Come ha ricordato, circa dieci anni fa, l’Uruguay ha subito una gravissima crisi economica. In che modo ne siete usciti e quale lettura danno, oggi, le forze progressiste uruguayane, della grande crisi che sta attraversando l’Europa ?[/b]

La crisi fu superata grazie a una corretta lettura dei nuovi governi della regione che non accettarono le direttive di applicare le note “ricette” di aggiustamento strutturale condivise invece dai governi neoliberisti nelle epoche precedenti.
Al contrario, si decise che a maggior crisi si risponde con maggiori investimenti in politiche sociali.
A livello regionale, le affinità dei governi progressisti dell’area permisero di coordinare le politiche con il convincimento che “dalla crisi nessuno esce da solo”; questo coordinamento si ebbe anche nel campo delle organizzazioni sociali, in particolare in ambito sindacale.

Rispetto alla crisi europea, riteniamo che abbia diverse sfaccettature; il processo politico dell’Unione Europea è andato in senso opposto a quello del Mercosur; quando cominciammo a negoziare l’Accordo tra i due blocchi, la UE era in maggioranza diretta da governi progressisti e aveva una forte struttura istituzionale, mentre il Mercosur manifestava debolezze istituzionali e era governato da compagini neoliberiste.
Oggi ci troviamo di fronte ad una UE con un numero maggiore di paesi associati, con più problemi, di quanti fossero prevedibili, per approvare la sua Costituzione, con forti critiche rispetto all’azione della Commissione Europea e con governi in grande maggioranza neoliberisti.
Pensiamo che questi punti incidano molto nella crisi europea, che è una crisi di modello, più che una crisi economica: il crollo del welfare state in alcuni paesi, le bolle finanziarie e immobiliari hanno finito per dare il colpo di grazia.

[b]Quali scenari globali abbiamo di fronte, quali rischi e quali opportunità ? Quali nuove relazioni sono auspicabili tra America Latina ed Europa ?[/b]

Se analizziamo l’America Latina per blocchi regionali, ci rendiamo conto che essa è divisa in tre blocchi sub regionali: la prima, è la regione Andina, con differenti ispirazioni ideologiche tra i suoi governi eletti democraticamente, che si traduce in una azione lenta e burocratica della Comunità Andina di Nazioni (CAN). Mentre l’Ecuador, il Perù e la Bolivia tentano di sostenere politiche sociali che riducano le disuguaglianze e le disparità, Colombia e Cile mantengono invece modelli neoliberisti, o perlomeno non così progressisti come per il resto di tutto il Sud-America ed inoltre continuano ad avere una relazione fluida con gli Stati Uniti.

La seconda area, è quella dell’America Centrale: è la regione più povera e di minore sviluppo delle istituzioni democratiche, al di là delle celebrazioni delle elezioni: quest’area subisce una forte dipendenza politico-ideologica dagli Stati Uniti, però, allo stesso tempo, soffre delle vicissitudini e delle relazioni con l’Unione Europea, avendo firmato con entrambi (USA ed EU) degli accordi commerciali che la vedono in situazione svantaggiata.

La terza area, il Mercosur, ha, in quanto tale, una configurazione istituzionale in formazione, con un Parlamento molto giovane e con deficienze nell’implementazione della libera circolazione di persone e di beni, che lo fanno più assomigliare, tecnicamente, ad una unione doganale “imperfetta”.
La sua forza maggiore sta nella coincidenza ideologica dei governi progressisti nell’affrontare i problemi interni e la politica estera, sebbene si deve evidenziare una forte impronta di leadership del Brasile, tanto più dopo aver raggiunto la posizione di quinta economia mondiale.
Il Mercosur, che agisce attraverso il consenso unanime nell’ambito della sua politica internazionale, non ha firmato né l’ALCA, proposto dagli USA, né l’Accordo proposto dall’Unione Europea, che si sta negoziando da oltre un decennio.

Sebbene questo sia lo scenario diversificato all’interno del continente, l’America può emergere nel corso del decennio che stiamo vivendo, in considerazione della situazione che stanno attraversando l’Europa e gli USA, il forte peso delle commodities nel mercato, l’incidenza delle stesse risorse per le nostre economie e la nostra produzione.

Per ciò che riguarda gli scenari globali: ci troviamo di fronte ad una Unione Europea in crisi economica e politica. Gli USA, nell’anno delle elezioni presidenziali, si trovano anch’essi con problemi occupazionali e di recessione. Mentre la Cina, anche se con un tasso meno rapido a causa della crisi, continua tuttavia a crescere assieme al gruppo dei BRICS, i paesi emergenti; della situazione del Mercosur ho già detto.

Ritengo che per l’America siano superiori le opportunità rispetto ai rischi: la creazione e l’ascesa dell’UNASUR ha approfondito e rafforzato la sua azione politica; gli intenti di una maggiore interazione produttiva e la stabilità democratica conquistata, determinano la possibilità di implementare politiche a medio e lungo termine.

Parliamo infine, di relazioni auspicabili: auspichiamo un Accordo con l’Unione Europea, però deve essere un accordo giusto, equo, con un piano comune di diritti e doveri che permetta di avanzare ad entrambi i blocchi. E’ fondamentale migliorare il nostro livello di interscambio in tutti gli ambiti, non solo in quello commerciale.
Sebbene la storia delle nostre relazioni con l’Unione Europea si concentrino essenzialmente nei paesi con i quali abbiamo un passato comune, come Italia e Spagna e, dagli anni ’90 anche con Germania e Francia poiché le loro imprese hanno investito molto nella nostra regione, è necessario che tutto il blocco europeo partecipi a questo nuovo ambito di relazioni internazionali.

[b]Il suo nome ricorda un’origine italiana… quale messaggio si sente di dare al popolo italiano in questo particolare momento ?[/b]

Il popolo italiano, nella sua lunga e ricca storia ha mostrato di possedere capacità, coraggio e cultura politica in tempi anche molto difficili. Sono certo che uscirà indenne anche da questo momento critico con gli strumenti che lo hanno sempre caratterizzato: con la lotta, con la solidarietà e con uno sforzo congiunto per la ricerca di un progetto politico, economico e sociale che dia possibilità e opportunità a tutte le italiane e a tutti gli italiani.

 

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