9644 Lituania: L’esodo infinito

20120211 16:48:00 redazione-IT

[b]Di fronte alla crisi e alla disoccupazione, i giovani lituani fanno come i loro antenati: emigrano. In decine di migliaia hanno già abbandonato il paese per stabilirsi in Gran Bretagna e Scandinavia.[/b]
[i]di Giedrė Bolzanė[/i]

Fra il 1990 e il 2011 circa 670mila lituani sono emigrati, e solo 110mila sono tornati a casa. Così nello spazio di 20 anni la Lituania, paese di 3,5 milioni di abitanti, ha perso mezzo milione di persone solo in base alle cifre ufficiali. Questo fa dei lituani uno dei popoli più migratori d’Europa. Ma in realtà l’emigrazione nazionale di massa non è affatto una novità: negli ultimi secoli ondate più o meno importanti hanno lasciato il paese.

Già nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo i lituani, per lo più contadini, mettevano in valigia lo stretto necessario e partivano per gli Stati Uniti. Oggi, dopo aver dato in affitto le loro case, si spostano verso il Regno Unito, l’Irlanda e la Norvegia, accompagnati o meno dalla loro famiglia, perché internet riduce le distanze. I tempi cambiano, ma un elemento rimane costante: oggi come un secolo fa i lituani, contadini o cittadini istruiti, sono attirati dai luoghi in cui si può guadagnare di più e in migliori condizioni.

Anche Ignas e Rimante Mockai, entrambi sulla trentina, hanno fatto le valigie. Hanno portato il loro cane al villaggio, distribuito le piante agli amici, ritirato i due bambini dalla scuola materna e sono partiti per Londra con un biglietto di sola andata. Questo è successo un anno e mezzo fa. All’epoca, ricorda Rimante, erano già due anni che suo marito, perito elettromeccanico, riceveva solo il minimo salariale. "Le rate del nostro mutuo ci stavano soffocando quando mio marito ha avuto un’offerta di lavoro a Londra. Ci siamo decisi molto rapidamente perché avevamo già dei parenti e degli amici in Inghilterra". Rimante non ha pensato neanche per un momento all’eventualità di lasciare i due figli ai nonni. Inoltre degli amici avevano già trovato loro un posto alla scuola materna.

Il solo problema è che per molto mesi solo uno dei due ha avuto un lavoro. Oggi nel Regno Unito il tasso di disoccupazione è dell’8,4 per cento, il più alto dal 1996. Così per quattro mesi Rimante ha fatto avanti e indietro nei vari uffici di collocamento, prima di trovare un posto nel servizio imballaggio di una fabbrica.

In ogni caso la coppia non rimpiange la decisione di emigrare. Nell’arco di un anno e mezzo i Mockai hanno rimborsato tutti i loro debiti, hanno comprato una macchina usata e vivono ormai in condizioni più che dignitose. Solo la laurea, rimasta a prendere polvere in fondo a un cassetto, dà qualche rimorso a Rimante, che dopo essersi impegnata a fondo per studiare geografia oggi si ritrova a inscatolare dolciumi.
Figli al seguito

Il tipico emigrante lituano che parte per l’Inghilterra o l’Irlanda ha meno di 34 anni, un diploma di studi superiori o di un istituto professionale, è senza lavoro da diversi anni nel suo paese, parte da solo o con la sua famiglia. Non lasciare i propri figli in Lituania è la nuova tendenza degli ultimi anni, in particolare per gli emigranti che vanno nel Regno Unito e in Irlanda.

La Norvegia è ormai la terza meta preferita dei lituani. Il motivo è semplice: "Gli stipendi sono fra i più alti", spiega I. Malkinas, responsabile di un’agenzia di collocamento. In questo paese i lituani guadagnano mensilmente fra 8 e 12mila litas (fra i 2.300 e i 3.500 euro, cioè da 8 a 12 volte il salario minimo lituano). Per questo motivo i datori di lavoro norvegesi sono piuttosto restii a far lavorare i giovani stranieri. Con tanto denaro in tasca i più giovani si lasciano andare e finiscono per affollare le prigioni norvegesi.

I lituani hanno sempre migrato e il flusso si è ridotto solo quando il potere adottava misure radicali di restrizione della libertà di movimento, come durante gli anni dell’occupazione sovietica. Secondo i dati di Alfonsas Eidintis, storico, diplomatico e specialista delle migrazioni, fra la fine del diciannovesimo secolo e la prima guerra mondiale 400mila lituani sono emigrati negli Stati Uniti, in Russia e in Inghilterra. Il 13 per cento era composto da ebrei.

Il sociologo Vladas Gaidys ritiene che l’emigrazione durerà fino a quando le sue numerose cause non saranno eliminate, in particolar modo la difficile situazione sociale. Nel paese non c’è lavoro ed è difficile rimborsare i debiti. Come si può vivere normalmente quando dopo aver pagato il riscaldamento non rimane quasi nulla? Creare la propria imprese familiare è un modo per radicarsi nel paese, ma è un processo lungo e costoso. "Se le cause non saranno eliminate, l’emigrazione non farà che aumentare, perché oggi la Lituania non è un paese in cui si vive bene", conclude Gaidys.

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[b]Colpiti duramente dalla crisi, dottori e infermieri vanno a cercare lavoro nei paesi scandinavi, soprattutto in Norvegia. Non si tratta di un esodo definitivo, ma di un continuo andirivieni tra Oslo e Vilnius.[/b]
[i]di Audrė Srėbalienė[/i]

Un numero sempre maggiore di lituani si reca all’estero a lavorare, lasciando il proprio paese soltanto per qualche tempo. C’è chi trascorre quattro settimane in Norvegia e due in Lituania: questo per esempio è il ritmo di lavoro proposto al personale medico di società norvegesi che si occupano di assistenza domiciliare.

L’emigrazione di medici e infermieri preoccupa ovunque. Quest’anno circa il 3 per cento dei medici lituani se ne è andato a cercare fortuna all’estero. In parte, questo esodo è motivato dall’apertura del mercato tedesco del lavoro. Secondo i dati dell’Agenzia lituana per l’impiego, lo stipendio mensile medio di un infermiere generico è di 1074 lita (311 euro). I bassi salari sono una delle ragioni principali che spingono all’estero gli infermieri.

I datori di lavoro scandinavi si approfittano di questa situazione: in quei paesi infatti il livello dei servizi medici è elevato, ma c’è anche una notevole penuria di personale medico. I finlandesi assumono medici estoni, i norvegesi preferiscono quelli lituani. In nessuno dei casi, però, si offre a questi medici un’integrazione definitiva, ma solo incarichi a tempo determinato.

Gli infermieri che firmano un contratto con un’azienda norvegese lavorano quattro settimane in Norvegia e tornano a riposarsi per due settimane nel loro paese. L’importo del loro stipendio dipende dalla loro anzianità di servizio in Norvegia e può variare dalle 7.000 lita (2.000 euro) alle 14.000 (4.000 euro).

Jurgita Papiliauskiene lavora in Norvegia dal 2009 e oggi è infermiera a domicilio a Bergen. Un anno fa si occupava dei pazienti di un ospedale non lontano da Kristiansund. In Lituania il suo percorso professionale aveva toccato alti e bassi: "Non ho nulla da rimproverare al mio ex datore di lavoro, l’ospedale di Kaisiadorys, il cui direttore era il collega ideale. Facevo straordinari, non mi fermavo mai, ma anche così il mio stipendio non superava mai i 2.000 lita (580 euro)".

Per non perdere la licenza di infermiera ha accettato di lavorare un quarto del tempo in ospedale e ha trovato un posto meglio remunerato di assistente di direzione in una società che gestisce stazioni di servizio. Ma la crisi finanziaria iniziata nel 2008 ha investito in pieno il suo lavoro e il suo stipendio si è assottigliato ancor più. Poi ha scoperto un’azienda che reclutava infermieri per lavorare in Norvegia. "È stata l’esiguità del mio stipendio a costringermi a questa decisione", spiega.

Sandra, 39 anni, da giugno accumula ore di lavoro in Norvegia. "Ho lavorato vent’anni in Lituania, ma ho dovuto affrontare la ristrutturazione degli enti ospedalieri: alcuni posti di lavoro sono stati cancellati e gli stipendi sono stati tagliati. Dovevo assolutamente trovare una soluzione: in Norvegia gli immigrati pur avendo una formazione superiore occupano i posti di lavoro meno qualificati, ma il mio datore di lavoro mi ha spiegato il funzionamento del servizio sanitario norvegese e mi ha dato addirittura alcune lezioni di norvegese". In Lituania Sandra guadagnava appena 1.000 lita (290 euro). Oggi prende solo 33 lita all’ora (10 euro), ma è pur sempre più di quello che riceveva in Lituania.

Secondo Vyturys Svedas, urologo di Urkanger, “quanti più medici lituani emigreranno e andranno a cercare lavoro all’estero, tante più cose cambieranno in Lituania. Non serve molto: i medici devono poter vivere guadagnando uno stipendio decoroso e non accettando bustarelle e commissioni in nero.

http://www.presseurop.eu/it/content/article/1498401-l-esodo-infinito

 

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