9508 La Spagna torna a destra. Maggioranza assoluta per i popolari.

20111121 12:03:00 redazione-IT

[b]Non tiene neanche la "barriera psicologica" sperata dai socialisti, che vanno sotto i 125 seggi in parlamento. Al partito Popolare di Mariano Rajoy va la maggioranza assoluta. Exploit di Izquierda Unida. Astensione più alta delle scorse votazioni. Gli indipendentisti baschi entrano in parlamento.[/b]

"E’ un compito immenso, la mia legislatura sarà la iù delicata negli ultimi trent’anni del apese. Non ci saranno miracoli", sono le prime parole pronunciate da Mariano Rajoy, leader del Partito popolare spagnolo che ha "sbancato" alle elezioni politiche, mettendo a segno il miglior risultato della sua storia e ko il principale avversario, lo Psoe. E’ successo quello che (non) doveva succedere:il Partito popolare si è preso una Spagna piegata dalla crisi e delusa dall’incapacità del "mito" Zapatero di reggere con la sua "rivoluzione" alla prova dei fatti e della speculazione. La disoccupazione galoppa, la povertà cresce e il paese è con il fiato sul collo dell’Unione europea, oltre ad essere fiaccato da una serie di misure antideficit varate dallo stesso governo Zapatero: candidato al default.

Negli anni passati, con l’elezione di José Luis Zapatero, all’indomani di un tragico attentato terroristico qaedista, il voto spagnolo aveva rappresentato la voglia di riscatto, la speranza in un futuro di pace e di equità, un contrappunto europeo all’America di Bush.
Oggi, simbolicamente nell’anniversario della morte del dittatore Francisco Franco, nel trentaquattresimo anno della Spagna democratica (dopo l’era franchista, le prime elezioni libere nel paese si sono tenute nel ’77) la Spagna si è legata mani e piedi al Partido Popular di Mariano Rajoy. La speranza dei Socialisti, e in generale della sinistra, era che raggiungesse la maggioranza assoluta dei voti. Risultato mancato, almeno secondo i primi exit poll, che danno il Partito popolare al 44,5% e lo Psoe al 28,66%, ovvero – se verranno confermati . 186 deputati su 350 per il Pp contro i 11o seggi dello Psoe. Il peggior risultato dalla caduta del franchismo per i socialisti. Crescono, invece, tutti i partiti minori. A partire da Izquierda Unida, che secondo i sondaggi ha avuto un vero e proprio exploit, passando da 2 a 11 deputati con il 6,93% dei voti. I nazionalisti catalani di Ciu passano da 10 a 16 seggi, il partito centrista Upyd di Rosa Diez sale da 1 a 5 seggi. Nei Paesi Baschi la grande novità del voto è la forte affermazione del sinistra radicale indipendentista – assente alle politiche del 2008 – che con Amaiur entra in parlamento con 7 deputati. È la risposta degli elettori all’annuncio dell’addio alla lotta armata il mese scorso da parte dell’Eta.
L’altro elemento di cui tenere conto sarà la percentuale di astenuti e di schede bianche o nulle: anche questo, infatti, è una specie di partito, visto che gli Indignati spagnoli – che secondo i sondaggi hanno l’appoggio del 70% della popolazione – hanno invitato ad annullare le schede o a votare scheda bianca. Pe ora si può contare sollo l’astensione, che comunque è sensibilmente cresciuta. Alle 18 era il 3,3% in più rispetto alle passate elezioni.
Quello di Rajoy è uno stile diametralmente opposto a quello di "Zetape": uomo conservatore, cattolico, liberista, è al suo terzo "corpo a corpo" con il Partito socialista. Battuto per due volte dall’ invincibile (all’epoca) Zapatero, non si è arreso e non è stato messo all’angolo dai pure duri giochi interni di partito.

Il galiziano Rajoy, 56 anni, barba morbida, uomo di famiglia, la "forza tranquilla", come lo chiamano, sembra essere il rifugio verso cui la società spagnola si appresta a rincantucciarsi dopo gli anni esaltanti dello zapaterismo assassinati dal brutto risveglio dovuto all’esplosione della bolla immobiliare e alla crisi econmica, a cui la fragile crescita spagnola non ha saputo resistere. Eppure Rajoy è un duro, politico di lunghissimo corso, spregiudicato, tanto da giocare tutta la campagna elettorale senza scoprire mai troppo le sue carte. Il candidato socialista Afredo Rubacalba, ex vice ministro degli Esteri, ha più volte denunciato il fatto che Rajoy ha "un piano occulto". Un piano fatto di tagli sociali, di ricette iperliberiste che rischiano di mettere ancora di più in ginocchio un paese in cui la disoccupazione è al 20%, e al 44% tra i giovani. Rajoy ha più volte ribadito che farà "le riforme necessarie", ma che non ha intenzione di chiederea l popolo spagnolo "lacrime e sangue". Ed è stato abbastanza furbo da sottolineare di non voler tornare indietro sulle scelte che hanno reso famoso Zapatero in tutto il mondo: sulle unioni omosessuali ha detto soltanto che "forse" invece del matrimonio si opterà per le coppie di fatto, come ha specificato di non voler stoppare la ricerca attraverso le cellule staminali. Se fosse vero, sarebbe una grande vittoria culturale dello zapaterismo che evidentemente ha egemonizzato la cattolica Spgna.

In quanto a Rubacalba, il miracolo non gli è riuscito, e d’altronde era improbabile. Non è riuscito neanche a trasformare in voti neanche l’annuncio, affatto scontato, da parte dell’Eta che il mese scorso ha ufficializzato la fine degli attentati. Un annuncio che ha avuto un’eco enorme, e che ha sicuramente rassicurato gli spagnoli già spaventati dalla crisi. Ma più tranquilli, e grati per il suo lavoro a Rubacalba, oggi voteranno l’ancora più rassicurante Rajoy.

E gli indignati? La Spagna a rischio default ha comunque regalato all’Euorpa un esempio avanzato e del tutto nuovo di protesta sociale. L’occupazione di Puerta del Sol e il movimento 15M hanno rappresentato la "rivolta" europea contro la crisi, utilizzando modalità e linguaggi del tutto originali. Erano stati la spina nel fianco che ha segnato la sconfitta alle amministrative dello Psoe un anno fa, l’inizio del calvario di Zapatero, e ancora oggi la loro posizione è per il voto sì, ma mettendo in buca una scheda bianca o nulla. E va da sé che questo messaggio, si tira dietro anche l’astensione. Venerdì sera a centinaia hanno di nuovo occupato Puerta del Sol e analoghi sit-in si sono svolti in altre città spagnole. Obiettivo: raccogliere le proposte dei cittadini, da presentare al prossimo governo.

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/5876/

 

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