9452 ODE ALL’ORGIASTICO

20111108 15:14:00 redazione-IT

Le borse salgono quando Berlusconi si dimette e scendono quando Berlusconi smentisce le dimissioni. La cosa di per impressionante. Quando lui scese in campo l’ascesa (delle borse) fu invece folgorante. Ora non lo tollerano più. Ho una mia idea del perché.
[b]di Francesco Rombaldi[/b]

[i]Il Berlusca ha interpretato il ruolo del miliardario simbolo stesso – e ben pregnante – del capitalismo rampante, seppure in salsa italica, ove gli affari sono sempre ben legati alla politica, anzi è da essa, o se si vuole dalla sua gestione che scaturiscono. In ciò la trasparenza del Bel Paese è sempre stata all’avanguardia, contrariamente a quanto avviene più a nord, dove, come ci insegna Weber, è solo la grazia di Dio e la Provvidenza che consentono l’arricchimento e l’accumulazione.

Vi sono poche figure simili a quella di Berlusconi nella storia recente. Soprattutto perché ha cavalcato la scena politica non da politico, ma da imprenditore. Altri lo hanno fatto da attori, nel senso letterale del termine, come Ronaldo Reagan, altri ancora, più a sud, lo fecero da estemporanei saltimbanchi, come Collor de Mello, in Brasile o Carlos Menem in Argentina. Vi erano poi la signora di ferro e l’uomo della terza via a ben rappresentare l’isteria di oltre Manica.
A differenza di questi, il Berlusca si è trovato a rappresentare in forma vivente del capitalismo nella sua fase neoliberista ascendente.[/i]

[i]Un arricchimento stratosferico ottenuto in pochi decenni grazie all’ambiente di ineccepibile purezza secondo il quale: “pecunia non olet”.

Esempi analoghi furono, in passato, i grandi petrolieri di fine ottocento inizio ‘900, come gli eterni Rockfeller o i più antichi e metodici Rothshild, i quali, a differenza del genio di Arcore, si sono sempre accontentati di mestare nel torbido del back stage e di alimentare, fino ad oggi e in qualità di mecenati di lungo corso, circoli di scienziati dell’economia e del potere e di controllare per mezzo di queste aristocrazie mercenarie, Stati, Governi, Banche centrali, scienza e tecnologia, insomma, il mondo intero.

Mai hanno però calcato direttamente le scene della politica, poiché la loro è vanità differente, più esoterica e cabalistica, e concepiscono la spazio storico come il luogo del loro attraversamento secolare.

Resta il fatto che anche costoro, all’inizio, non furono altro che mercanti o usurai della non miglior specie, e che la nobiltà del proprio nome, come accadde con i Medici a Firenze, fu conquistata successivamente, quando gli echi delle loro malefatte si erano annaquate nell’oblio.

Infatti, colui che allo stato nascente si è configurato come arraffatore e mafioso, poi, nel corso del tempo, diventa una rispettabile figura accolta nei migliori salotti. Quella dell’ascesa dei nuovi ricchi fino ai piani alti del potere centrale della finanza è d’altra parte, la storia stessa della Borghesia.

Un altro esempio degno di nota, fu la grande dinastia dei Kennedy (quella a cui si ispirò il nostro Walter). Partiti come trafficanti illegali di alcool all’epoca del proibizionismo, con acume e capacità di compenetrazione economico-politica, in mezzo secolo portarono un proprio figlio al comando.

Ma come confermato dai fatti, la loro pretesa di insediarsi direttamente nei luoghi del potere politico fu severamente punita. Guarda caso i Kennedy erano irlandesi e cattolici.

La fenomenologia ricorrente di questi clan è che quando arrivano ai piani alti, di solito svestono repentinamente l’abito di usurai, gangster o mafiosi, ed assumono quello di impeccabili operatori alle prese con la gestione delle naturali ed ineluttabili leggi dell’economia, degli investimenti e degli interessi, un po’ come magistralmente raccontato in “C’era una volta in America” di Sergio Leone, al compare di affari di Robert de Niro, interpretato da James Woods.

Quanto al Berlusca, egli si distingue radicalmente da questi calvinisti usurai o dagli anglo-mafiosi.

Lui è geneticamente un cattolico-romano ma di tradizione etrusco-orgiastica con ascendenze sicule; poco a che fare, mi spiace, per la tipologia sub-alpina o padana; sulla sua faccia c’è l’ironia permanente dei sacofagi a Tarquinia, un sogghigno sul mondo e sulla storia del mondo degli uomini (e delle donne): sa che è tutto un enorme bluff, una grande montatura dove un individuo mediocre può collocarsi al vertice solo per essersi trovato al posto giusto al momento giusto e perché magari ha un’imbottitura stomacale più solida e si arrischia più di altri, tanto ha poco da perdere, e l’abitudine al gioco gli è connaturata.

Non lavora per i propri eredi o per la sua famiglia, ma coglie l’attimo fatale e tenta il tutto per tutto in prima persona. Scende in campo, vince e va al potere.

E dal potere si atteggia e si accinge senza svestire l’abito, anzi, accentuandolo. Come un istrione sull’oceano, allieta i party e le danze dei G-7, G-8, G-20. Si aggira per le stanze delle feste con occhio clinico; se è lui ad organizzare, predispone i menù, l’arredamento floreale, fa togliere i panni stesi, elargisce occasioni vacanziere agli astanti, rende insomma surreale, cioè trasparente, la dimensione del potere.

C’è da dire che, solitamente, chi possiede queste capacità e caratteristiche viene automaticamente translato verso l’alto nei periodi di crescita. Le bolle hanno sempre bisogno di gradassi. Le banche affidano loro le operazioni più arrischiate.
I finanzieri sono indispensabili, perché coprono lo spazio in cui quelli più paludati e timorosi, non si avventurano affatto. C’è sempre bisogno di capitani coraggiosi.

Ma ciò che è frequente in campo economico è obiettivamente più ostico in politica. Invece al Berlusca riesce. E rimane più o meno in sella per un bel periodo. E’ il tempo del turbo-capitalismo, che ammette, tra le tante, anche questa novità. Perchè questo è il tempo storico che afferma che tutto, anche la verità, è possibile.

Quando però il ciclo economico inverte la sua direzione poiché ha esaurito ogni opportunità di valorizzazione al rialzo, il mondo degli affari torna a necessitare di signori che sappiano abbinare pomposità (la cosiddetta autorevolezza) e retorica della stabilità, del rigore, la “salvezza” del sistema e l’”unità” della nazione; austeri nel portamento e nel discorso, abbondanti nelle virtù, questi nuovi interpreti dell’accumulazione al ribasso hanno caratteristiche completamente diverse dai precedenti.
Cambia l’estetica e cambia il logos.

I clown non servono più, i viziosi orgiastici debbono essere abbandonati e ignorati sul ciglio delle strade, meretrici ambite e sedotte dalla loro stessa prominenza.

Ora vanno in scena coloro che debbono infondere novella forza e fiducia nella intangibilità della impalcatura, quelli che camminando con passo composto sono in grado di cambiare il registro alle folle di gaudienti consumatori, come si fa con i registri dell’organo, ai flauti di pan si sostituiscono gli ottoni e i corni, ai violini, il contrabbasso; bisogna spargere la cenere sulle teste degli adepti; le tonalità dei bassi debbono osannare, per le orecchie dei sudditi peccatori e dilapidatori, alla morale e al rigore.

L’Austerità impone figure nuove, impassibili tecnocrati, sacerdoti dell’etica, o nuovi calvinisti che hanno deposto in tempo le stupefacenti arti delle sostanze ammalianti (delle quali furono anch’essi estimatori e cultori) e che ora spargono tutt’intorno i semi dell’equilibrio.

Fine del bunga bunga, a cui tutti furono affezionati, torna in vigore il buon padre di famiglia nazionale e gobale, le leggi perpetue del senso comune, del giusto temperamento e del pagamento degli interessi sul debito (nozioni del tutto ignorate nella fase precedente), colui che è pronto a scatenare financo guerre se un altro clown agita il berretto a sonagli da qualche parte, lungo i confini, a mezzogiorno.

Lo spazio di agibilità degli ormoni sociali e dello spirito animale viene ridotto, e l’ordine deve tornare a regnare. Politica interna ed estera sono riassunte nelle accezioni di “credibilità” e “punizione”. FMI e BCE sorvegliano e comminano pene. Gli orgiastici sono sconfitti. Debbono lasciare miseramente la scena.

E’ il tempo dei grandi moralisti, i quali, visti dal di fronte, debbono risultare impeccabili alle folle. Mentre se li osservi dal di dietro, dal famoso back stage, ove da sempre si celano, mostrano indescrivibili e purulenti dettagli. Che eserciteranno discretamente nei decenni a venire, senza essere intercettati.[/i]

[img]http://www.emigrazione-notizie.org/public/upload/sarcofago_etrusco.jpg[/img]

 

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