9432 Referendum greco-italiano ? L’orrore, l’orrore…

20111104 22:05:00 redazione-IT

[b]di Pierluigi Fagan[/b]- (Megachip)

Il comandante Kurtz (Marlon Brando ) in Apocalypse Now, prendendo tra le mani il testone rasato, pronuncia il lamento di chi è sprofondato nel risucchio dell’incubo più profondo, lì dove c’è “l’orrore…l’orrore”.
L’intera comunità politica europea (e il suo codazzo di economisti e giornalisti che segue gli eventi come coro greco ), davanti all’impavido annuncio di George Papandreu di indire un referendum sulle misure draconiane imposte dalla comunità internazionale al proprio popolo, è inorridita quanto e più del povero Kurtz. E’ normale ?
No, forse Kurtz non era del tutto normale. Ma la comunità politico-economica-informativa europea sta anche un po’ peggio visto che non recita in un film. Ad esser realisti, appare chiaro che andare a chiedere al tacchino se gradisce esser messo al forno (“felice” espressione del Financial Times) porta alla fatidica risposta scontata.

Altri hanno scomodato Churchill che non poteva certo andare a chiedere alla popolazione inglese se e come dichiarare guerra alla Germania nazista. Ognuno ha il suo esempio iperbolico che vorrebbe dimostrare con evidenza, la sciocchezza intrinseca dell’atto variamente definito “disperato”, “incomprensibile”, “ricattatorio e strumentale”, “irresponsabile”, del pallido premier greco.

L’implicito è la visione paternalista che ha ogni élite. C’è qualcuno che sa quale è il tuo bene e quel qualcuno non sei tu. La tua autodeterminazione è sequestrata da un padre, da un tutore, da un supervisore, che lo fa per il tuo bene. Quello che in pratica si sta sostenendo è che “ci sono cose che voi umani non potete neanche immaginare” per rimanere in tema cinematografico.

Certe cose non si devono sapere, certe cose vanno rivestite di silenzio o paroloni cattedratici ed “esposte” ai fedeli come miracoli per poi farle presto sgattaiolare in qualche disposizione formale o informale che venga poi applicata nelle norme che regolano le nostre vite in società.

Kant, che non passa certo per esser un democratico radicale, nell’Appendice alla Pace perpetua, diceva “Tutte le azioni relative al diritto degli altri uomini la cui massima non è suscettibile di pubblicità, sono ingiuste”.

La democrazia reale è proprio questo, far circolare liberamente tutta l’informazione che ti riguarda ed in base a questa esser chiamato a decidere insieme agli altri.

La democrazia rappresentativa invece sta oggi mostrando la sua vera natura, quella di essere non rappresentativa ma semplicemente “rappresentata”.

Schumpeter, riprendendo Pareto, diceva che la liberal democrazia è proprio questo: élite in concorrenza tra loro che si disputano il voto del popolo.

Ma Schumpeter è fin troppo idealista poiché a quello che si vede, le élite sono solo bande di interessi che lungi dal farsi una vera concorrenza condividono lo stesso punto di vista e disputano solo chi di loro deve porlo in essere. Questa è la democrazia liberale, una oligarchia eletta a disinformato suffragio universale.

I liberal democratici, ufficiali e non, qui commettono più di un errore. Ma vorrei concentrarmi su uno solo di questi errori perché è quello più importante ed a giudicare dai fatti di questi giorni, il più attuale. Il governo delle società complesse è, e diventerà, sempre più improbabile nella misura in cui aumenta la distanza tra popolo e governo.

I fautori del realismo machiavellico sorridono, “non sarà bello ed etico, ma ti assicuro che funziona”.

Ecco, io penso che ciò non sia più vero, non anteponendo l’etica al realismo ma proprio sul piano del realismo non credo che “funzioni” più. In Occidente oggi, non c’è un governo che abbia dietro il suo popolo, neanche uno.

Il circo dell’haute finance sta subendo la più massiccia campagna mondiale di pubblicità negativa da parte dei milioni di giovani e non, che ne ridicolizzano le pretese.

Il Gekko anni ’80, non simpatico ma anche un po’ ammirato, ora ha un soprannome: “bankster”. Qualcuno sta cominciando a domandarsi se è mai possibile dare un Nobel a cialtroni che non sono in grado mai di dirti esattamente cosa succede (non dico prevederlo ) se non che non hai applicato le loro ricette irrazionali alla perfezione. C’è chi si sta domandando se tutto ciò vale la pena, cosa sono esattamente l’euro e l’Europa, che investimenti sono, in favore di chi, a quali prezzi ? L’intero senso di una vita spesa a far soldi per comprare cose che ti obbligano a spendere la tua vita a far soldi, se la guardiamo dal di fuori, ci fa sembrare dei criceti. Noi, sembriamo dei criceti a noi stessi, non è bello.

Fare un referendum, è un primo possibile antidoto a questa degenerazione senza freni dell’élitismo. Non lo faranno fare ai greci ? Qualcun altro potrebbe riprenderne il vessillo.

Pensare l’economia politica in funzione di coloro che ne subiranno le determinazioni, pensarla così sin dall’inizio perché già da prima sai che alla fine saranno loro ad accettarla o meno. Esser chiamati ad esprimersi sull’economia politica di cui subirai le determinazioni, obbligarti a cercar di capire ciò che nessuno ha vero interesse tu capisca, avvicinarti con informazione e partecipazione alla gestione delle cose che ti riguardano.

Direttamente come individuo singolo ed indirettamente come parte di una società complessa.

Solo l’aumento costante di pratica democratica, solo una riduzione costante della distanza tra governo e governato, possono creare quel presupposto senza il quale, le nostre mastodontiche società sempre più complesse ed obbligate a navigare nei perigliosi mari della transizione ai nuovi tempi, rischiano di spappolarsi.

O si va tutti quanti da qualche parte, discutendolo e decidendolo assieme, o non si andrà da nessuna parte.

http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/7076-referendum-lorrore-lorrore-.html

 

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