9429 NOVEMBRE DI FUOCO 2011: METAMORFOSI (O FINE) DELLA DEMOCRAZIA

20111104 14:18:00 redazione-IT

[b]di Rodolfo Ricci[/b]

Le giornate del 2, 3 e 4 novembre del 2011 segnano una svolta storica. Nell’ambito dei lavori del G-20 a Cannes, sono accadute alcune cose che pongono sotto una luce di cristallina chiarezza i nuovi rapporti che si sono determinati con la grande crisi epocale, tra le elites economico-politiche e i popoli.
Appare evidente che [b]le costituzioni di paesi come Grecia e Italia vengono stracciate sull’altare della compatibilità sistemica della finanza e del capitalismo mondiale.[/b] E’ cioè la fine della democrazia (governo del popolo), come l’abbiamo intesa fino ad oggi.

E ciò non è altro che l’annuncio di una modificazione globale, sostanziale e formale che, nelle intenzioni di chi sta da solo al comando, riguarderà l’intero occidente, mentre fino ad ora aveva riguardato essenzialmente i paesi più o meno colonizzati del sud del mondo.

La giornata del 3 novembre è in questo senso decisiva: l’annuncio – probabilmente estemporaneo e strumentale nelle sue intenzioni – del leader del Pasok greco, il socialista Papandreu, di voler sottoporre al giudizio di un referendum popolare le misure a cui la Grecia deve sottoporsi per acquisire la garanzia del rinnovo del prestito UE onde evitare il fallimento, (misure che avranno effetto per i prossimi decenni), viene contrastato duramente dal leader francese Sarkozy e dalla cancelliera Angela Merkel, poiché farebbe saltare tutta l’architettura messa in campo per il salvataggio delle banche francesi e tedesche e in definitiva, dell’Euro.

Alla fine, Papandreu fa marcia indietro e rinuncia al referendum. Le borse mondiali che nella giornata del 2 erano letteralmente crollate, tornano a respirare. Per la Grecia, (ma anche per l’Italia), si annuncia la prospettiva di governi di salvezza nazionale che debbono evitare ad ogni modo il confronto elettorale, poiché il risultato di consultazioni democratiche in un momento come questo, porterebbe con molta probabilità, alla sconfitta delle posizioni delle lobbies politiche che sostengono le ricette BCE, FMI, ecc.

Dobbiamo quindi un gallo a Papandreu., a Sarkozy e alla Merkel.
Si annuncia ora un periodo in cui governi autoritari e non legittimati dal voto popolare debbono applicare normativamente le misure neoliberiste e traghettare il capitalismo fuori dall’abisso in cui si è cacciato, tutelandone la supremazia e i poteri. Ciò, ovviamente, a discapito del 90% dei popoli stessi, con una drastica riduzione del loro benessere e dei loro diritti acquisiti nell’arco del ‘900 grazie a lotte lunghissime che avevano permesso un equilibrio negoziato seppure instabile, tra poteri economici e poteri politici espressione della volontà popolare.

E’ per questo che si devono evitare consultazioni elettorali e referendum. Il sistema non può essere sottoposto al rischio di crollo per una mera quanto inconsulta espressione democratica.
La evidenza che le cose stiano così, è confermata dalla candida ammissione dei leader franco-tedeschi e da tutto l’ambaradan mediatico che si è affrettato a definire Papandreu come perfetto “irresponsabile” prima, e riaccettandolo nel circuito dei responsabili subito dopo aver abdicato alla consultazione ad aver varato la prospettiva di governo di salvezza nazionale.

Anche da noi, secondo Napolitano, abbiamo bisogno di un governo di responsabilità nazionale. Dopo i fatti descritti siamo abilitati a tradurre così: adesso non abbiamo bisogno di democrazia, anzi, essa, nel frangente attraversato, è qualcosa da evitare assolutamente. Responsabile sarà invece chi sosterrà governi tecnici allargati in cui le classi politiche sopravvissute alla catastrofe della democrazia, si trasformeranno in puntuali esecutori delle indicazioni e dei suggerimenti di BCE, FMI, ecc. ai quali ultimi, a scanso di equivoci – e poiché la fiducia è merce rara -, sarà permesso di controllare e di verificare ogni passo e ogni decisione assunta dai nuovi governi autoritari e allo stesso tempo esecutori di ordini esogeni. Nessuno spazio per una via autonoma.

La metamorfosi da democrazia ad autoritarismo tecnocratico delle elites è compiuto alla luce del sole.
La lotta infinita tra puntuazioni di potenza, riassume con ciò, la sua piena trasparenza.
Vengono elise d’un tratto tutte le categorie interpretative che sono state utilizzate nella fase di transizione degli ultimi 30 anni per massaggiare le masse: non c’è più bisogno di riformismo o terze vie di varia ispirazione.

C’è da salvare la baracca globale con tutti i suoi annessi e connessi, e per questo è indispensabile che l’avvertimento alle masse dell’Europa sia chiaro, forte e ben comprensibile da chiunque.
Siamo tutti avvertiti.

Ora si pone una questione: tutto il nostro immaginario politico e ideologico è stato costruito nell’epoca della negoziazione allargata tra capitale e lavoro. Se l’epoca che si annuncia è un nuovo autoritarismo mondiale che sarà venduto e propagandato come “nuovo governo mondiale”, qual è la risposta che deve emergere dalle volontà popolari, prima che la sua natura sostanziale di dominio sia rapidamente tradotta in nuova costituzione formale, cioè prima che il nuovo dominio si doti del nuovo sistema di autolegittimazione legale e di nuove costituzioni nazionali ?

In questa fase, che si annuncia brevissima, c’è uno spazio ridottissimo di intervento il cui esito è tuttavia decisivo per la configurazione dei nuovi decenni e del XXI Secolo.

Se in questo breve volgere di mesi o degli immediati anni a venire, la difesa delle attuali costituzioni, dei poteri tripartiti (legislativo, esecutivo, giudiziario), della sovranità nazionale, subirà una sconfitta, allora si apre l’epoca di un nuovo feudalesimo a venire, rispetto al quale, ogni lotta e ogni battaglia diventerà illegale, non tollerabile e sarà soppressa.

Ciò che resta della politica progressista in Italia e nell’Occidente e ciò che sta rinascendo come movimento antiglobalizzazione dovrebbero trovare una immediata ricomposizione in grado di rappresentare le volontà del 90 %.

 

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