9386 Ucciso il prigioniero Gheddafi

20111022 19:44:00 redazione-IT

[b]Cartago delenda est – Si apre il secondo capitolo della ricolonizzazione della Libia[/b]
[i]di Tito Pulsinelli [/i]

Dopo la cattura di Muammar Gheddafi, c’è stato il furtivo scalo di Hillary Clinton sul suolo libico, accorsa per esibire il suo pollice verso. Solo dopo, è avvenuta l’eliminazione fisica del prigioniero di guerra, con uno sparo alla testa. Gheddafi è morto combattendo, non come un esiliato di lusso. Non fuggiasco, nè indossando un’uniforme militare di qualche Paese straniero. E’ caduto dopo che la sua città natale è Sirte stata rasa al suolo dagli aerei imperiali. Cartago delenda est! Per eliminare il fondatore della Giamairia e stabilire un precario controllo sul litorale mediterraneo, non hanno esitato a distruggere una nazione che vantava il livello di vita e sicurezza sociale più alti dell’Africa. La Libia era la vetrina dell’Africa, il segno potenziale del suo futuro.

Non siamo alla chiusura finale d’un capitolo inglorioso, con l’agognata, pacifica e remunerativa libagione dell’elisir petrolifero. E’ il primo capitolo d’un lungo calvario, di spietati combattimenti a catena, che prolunghera’ la tragedia e il dolore per la gente della Libia, ma anche per i famigliari dei soldati invasori. L’impiccagione di Omar al-Mukhtār nel 1931, richiesta tassativamente con un telegramma di Mussolini ("immancabile condanna") ai giudici del capo ribelle, non pote’ impedire la successiva cacciata dei colonialisti italiani, inglesi e tedeschi. Nonostante i campi di concentramento, le deportazioni, l’uso di armi chimiche (iprite, fosgene) e la distruzione di tutti pozzi idrici.

I libici stanno pagando a caro prezzo la politica di apertura, normalizzazione e riavvicinamento all’Europa. Era la richiesta neoliberista e privatizzattrice d’un settore della societá, rappresentato dal ministro del petrolio e della giustizia, ora alla testa del CNT. La Libia paga l’ingenuitá di aver creduto nell’onore e nella parola dei governi di Roma, Parigi, Londra e Washington. Non si pentiranno mai abbastanza di aver collocato le loro straordinarie risorse finanziarie nelle banche e nelle economie “occidentali”. Sono colpevoli d’aver persino accettato di distruggere il loro moderno sistema di difesa anti-aerea e anti-missile.

Con la copertura dell’ONU, diventata una vera e propria dispensatrice di licenze per distruggere nazioni invise al neocolonialismo, Tripoli perse il suo tesoro prima ancora che avvenisse la prime delle ventimila incursioni aeree. E’ stata la rapina del secolo (vecchio e nuovo): 200 miliardi di dollari, utilizzati per pagare la guerra contro i depredati.

Oggi, si leva alto il giubilo, ed il fetiscismo necrofilico ha insospettati cultori. E’ il trionfo nichilista dell’avidita’ e del cinismo, l’apoteosi degli anti-valori, é la pietra tobale della democrazia rappresentativa nel resto del mondo. Un invito alle potenziali vittime dei poderosi, a non affidare i propri denari ai "democratici" e ad armarsi per contrastare la loro egemonia aerea. Se durante il primo mese di bombardamenti avessero abbattuto qualche dozzina d’aerei, forse un’altro sarebbe stato l’epilogo.

La Russia, e soprattutto la Cina, pagano un prezzo salato per non aver fatto uso del veto: estromissi da un mercato ricco, contratti cancellati, inesigibilitá dei crediti concessi a Tripoli, perdita di approvigionamento di idrocarburi. Minacciati i grandi investimenti petroliferi e minerari e la presenza cinese in Africa. L’Italia e’ la regina degli sconfitti perche’ ha dovuto finanziare e guerreggiare per la sua volontaria minimizzazione nello spazio storico della Libia. Dove, invece, fanno capolino altri vassalli come le petromonarchie del Golfo. E’ definitivamente cacciata dal Mediterraneo dove non ha piu’ credibilita’ e autonomia.
In questa debacle c’e’ una perfetta unita’ di intenti tra le due sponde politiche del neoliberismo nostrano. "Dov’e’ la sinistra? In fondo a destra" (graffito indignato di Barcellona).

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