9383 Comunicato CGIL sulla Libia

20111022 16:05:00 redazione-IT

La presa di Sirte e l’uccisione di Gheddafi sembrano porre fine alla cruenta guerra civile avviata contro il quarantennale regime dispotico in Libia.
Avviatasi sull’onda delle rivoluzioni democratiche della "primavera araba", la rivolta originatasi nella Cirenaica ha incontrato una brutale repressione del regime, negando ogni possibilità di riconciliazione e di apertura ad un reale processo di democratizzazione, spingendo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad approvare una Risoluzione che tra i vari dispositivi autorizzava la l’uso della forza, attuando la no fly zone, per la protezione dei civili.
Il mandato dell’Onu è stato utilizzato da alcuni paesi europei, sotto il coordinamento francese ed inglese, dalla NATO e da alcune monarchie del Golfo per regolare conti e affermare interessi che, probabilmente, poco avevano a che fare con la protezione dei civili.

Il mandato dell’Onu è stato utilizzato da alcuni paesi europei, sotto il coordinamento francese ed inglese, dalla NATO e da alcune monarchie del Golfo per regolare conti e affermare interessi che, probabilmente, poco avevano a che fare con la protezione dei civili. Oltre alla protezione dei civili vi è stata una vera e propria assistenza militare a sostegno della Coalizione della Rivoluzione del 17 febbraio, da cui si è costituito il Consiglio Nazionale di Transizione (CNT).
La feroce resistenza al potere di Gheddafi, l’uso di truppe mercenarie e di armi che gli venivano, spesso – come ha dimostrato un recente rapporto di Amnesty International – dagli stessi paesi che, prima alleati e soci in affari, infine,lo stavano combattendo, la chiusura delle due parti verso ogni tentativo di mediazione politica ha protratto la guerra per oltre 7 mesi, determinando un numero ancora imprecisato di vittime, civili e militari, di feriti, di prigionieri, di profughi, soprattutto tra le centinaia di migliaia di lavoratori immigrati che si trovavano in Libia.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno più volte denunciato gravi violazioni dalle due parti.
La caduta del regime di Gheddafi è certamente un fatto positivo.
La CGIL si appella al Cnt affinché ora sia evitata qualsiasi ritorsione violenta, sia avviato un processo di riconciliazione nazionale, siano garantiti diritti e garanzie come previsto dal diritto umanitario ed internazionale,nei confronti di quanti, durante il regime di Gheddafi e la guerra civile, si siano macchiati di violazioni dei diritti umani. Dalla capacità di gestire questa delicata fase, potremo valutare quale cammino prenderà la nuova Libia.
La CGIL si appella, inoltre, alla comunità internazionale e ai governi dei paesi della Nato e delle altre nazioni che hanno partecipato alle azioni militari di cessare ogni intervento e ogni interferenza sulla vita politica della Libia, lasciando ai suoi cittadini le piena sovranità democratica e la piena responsabilità di costruire il proprio futuro.
Per parte nostra, come stiamo facendo in tutta la regione, ci adopereremo, insieme alla Confederazione Internazionale dei Sindacati, per favorire, anche in Libia, l’applicazione di un sistema legislativo in materia di diritti del lavoro coerente con gli standard internazionali
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, e per sostenere la nascita e il rafforzamento di genuine esperienze di sindacalismo democratico e rappresentativo.

 

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