11980 Porta e Fedi (Pd): diminuiscono i numeri e gli importi delle pensioni pagate all’estero dall’Inps

20160402 12:23:00 redazione-IT

I deputati del Pd della circoscrizione Estero Fabio Porta e Marco Fedi commentano le statistiche sulle pensioni vigenti al 1° gennaio 2016 e liquidate nel 2015 dall’Istituto previdenziale che il Coordinamento Generale Statistico Attuariale dell’Inps ha appena reso pubbliche.
“Nel documento vengono confermati i dati relativi alle pensioni in convenzione internazionale (residenti sia in Italia che all’estero) che risultano essere di un importo medio di circa 370 euro mensili, che quelli relativi alle pensioni pagate all’estero che risultano essere di un importo medio di circa 220 euro (i motivi per cui le pensioni in convenzione pagate in Italia sono di importo più alto di quelle pagate all’estero è che l’Italia garantisce il trattamento minimo sul suo territorio e che le anzianità contributive dei pensionati sono più lunghe). Interessante l’illustrazione da parte del Coordinamento, nel documento appena pubblicato, del fenomeno delle pensioni irrisorie pagate ai nostri connazionali residenti all’estero e da noi più volte denunciato.

Illustrazione che riportiamo testualmente qui di seguito: “Potrebbe incuriosire il fatto che gli importi medi mensili delle pensioni i cui titolari risiedono all’estero sono molto bassi. Il fenomeno è spiegabile in larga misura dal fatto che molte di queste pensioni sono erogate in regime di convenzione internazionale, cioè i percettori hanno maturato il diritto in diversi paesi e l’Italia paga solamente la parte di propria competenza”.
Più che incuriosire bisognerebbe dire che il fenomeno ci indigna, tanto è vero che in questa legislatura abbiamo presentato varie interrogazioni e una proposta di legge per introdurre un importo minimale delle pensioni in regime internazionale che sia più equo e dignitoso. E abbiamo anche denunciato il rischio che il Governo, come preannunciato nel ddl delega sulla povertà, intenda “razionalizzare” il sistema di pagamento delle prestazioni non contributive all’estero (trattamento minimo, maggiorazioni sociali, assegni familiari).
“Potrebbe incuriosire il fatto”, per dirla come l’Inps, che la razionalizzazione delle pensioni erogate all’estero porterebbe ad una loro ulteriore riduzione. Ma per tornare alle nuove statistiche dell’Inps, vale la pena sottolineare che le pensioni vigenti in Italia al 1° gennaio 2016 sono 18.136.048. L’importo complessivo annuo risulta pari a 196,8 miliardi di euro l’anno, di cui appena lo 0,6 per cento erogato a soggetti residenti all’estero.
Si tratta di una vera miseria se si fa il rapporto tra la popolazione italiana residente in Italia e quella residente all’estero (ma Tito Boeri, Presidente dell’Inps, per altro persona competente e sensibile, vuole ridurre le pensioni erogate all’estero…).
L’importo medio delle pensioni di vecchiaia erogato in Italia è di 1.121 euro, ma a causa della perversa e ingiusta modalità di distribuzione (calcolo) delle risorse pensionistiche, risulta tuttavia che il 63,4% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro.
Per quanto riguarda invece le pensioni in convenzione internazionale (erogate cioè sia a soggetti residenti all’estero che in Italia) abbiamo al 1° gennaio 2016 i seguenti numeri: in convenzione UE 459.866, con la Svizzera 98.794, con il Canada 50.797, con il Quebec 8.160, con l’Australia 50.077, con l’Argentina 28.104, con gli Stati Uniti 38.062, con la ex Jugoslavia 8.423, con il Brasile 7.402, con il Venezuela 7.047, con altri Paesi 9.752, per un totale di 770.741 pensioni.
Giova ricordare che invece le pensioni pagate all’estero dall’Inps sono circa 400.000. Del totale delle pensioni pagate all’estero, il 46,6% è erogato in Europa, seguita dall’America settentrionale, con il 26,8%, dall’Oceania con il 13,2% e dall’America meridionale con il 12,1%. L’Inps rileva che la maggior parte delle pensioni in regime internazionale localizzate in America meridionale è liquidata in base a un numero limitato di contributi versati in Italia, che genera un pro-rata italiano esiguo, a cui si aggiunge, in molti casi, un pro-rata sudamericano altrettanto basso. In questi casi, che si ripete essere piuttosto ricorrenti, si procede (procedeva) in presenza dei requisiti di legge all’integrazione al trattamento minimo o con l’erogazione di maggiorazioni sociali, che vengono destinati a pensionati che non possiedono redditi ulteriori di importo superiore ai limiti fissati dalla normativa. Al contrario, i pensionati nord-americani e australiani, che spesso godono di una condizione economica più agiata, sono, nella maggior parte dei casi, esclusi da tali benefici e l’importo annuo erogato dall’INPS risulta pertanto più basso, rispetto a quello erogato in America meridionale, rapportato al numero delle pensioni pagate.
Si ricorda, a questo proposito, che i pensionati che risiedono in Paesi UE non possono godere dei suddetti benefici (TM e maggiorazioni) in quanto gli stessi sono inesportabili ai sensi dei Regolamenti UE di sicurezza sociale. Il dato che più colpisce è tuttavia quello della costante e sostanziale diminuzione del numero e degli importi delle pensioni pagate all’estero nell’ultimo quinquennio che sono rispettivamente diminuiti in media del 12 e del 13 per cento con picchi che raggiungono il 30 per cento in Argentina.
Per concludere ci teniamo a sottolineare che ogni piano di ulteriore ridimensionamento del sistema di tutela dei diritti socio-previdenziali dei nostri pensionati all’estero andrà contrastato in tutti i modi e che, al contrario, ci impegneremo per spingere il Governo ad introdurre nuove e più eque forme di protezione, tutela ed assistenza per tutti i nostri connazionali i quali hanno avuto la sfortuna di trovarsi nella loro vecchiaia in situazioni di grave disagio sociale ed economico”.

(Fabio Porta e Marco Fedi/Inform/eminews)

 

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