9367 VALENTINO PARLATO: Sul 15 Ottobre, “Provo a rispondere”

20111018 19:13:00 redazione-IT

L’editoriale di Valentino Parlato (ma anche di Loris Campetti) su Il Manifesto di domenica scorsa, all’indomani della manifestazione del 15 ottobre ([i][b]Una nuova epoca[/i][/b]: [url]http://emigrazione-notizie.org/news.asp?id=9353[/url] e [i][b]La posta in gioco è una sola[/i][/b]: [url]http://emigrazione-notizie.org/news.asp?id=9352[/url]) , ha scatenato una reazione di commenti pro e contro cui non si assisteva da tempo. E a cui vale la pensa dare un’occhiata, perchè fotografano in buona parte, lo stato e il livello di profondità della discussione sul "che fare", o forse meglio, "come procedere". Per chi non lo conoscesse, Valentino Parlato, classe 1931 (è nato a Tripoli), espulso dalla Libia per la sua militanza comunista, si trasferisce a Roma, lavora per L’Unità, aderisce al PCI, di cui è membro del Comitato centrale e da cui nel 1969 viene espulso; è tra i fondatori de il manifesto di cui è stato, più volte, direttore.

[b]Valentino Parlato
Provo a rispondere[/b]

[i]L’editoriasle pubblicato domenica 16 ottobre sugli ascontri di Roma ha provocato moltissime reazioni. Di seguito un paio di lettere, tra le tante, pubblicate oggi sul giornale, e la risposta di Parlato [/i]

[b]Il 15 ottobre segna uno spartiacque [/b]
di Gianni Rinaldini

Sono rimasto sbalordito dalla prima pagina pagina del manifesto di domenica 16 ottobre. Assieme a centinaia di migliaia di persone mi sono sentito espropriato di un diritto democratico, quello di manifestare pacificamente contro il governo e la Banca centrale europea, così come deciso dai promotori della manifestazione del 15 ottobre. Un diritto democratico che appartiene a tutti e se altri soggetti pensano che bisogna cercare lo scontro con la polizia e il saccheggio della città hanno il diritto di farsi la "loro manifestazione". Ciò che non è tollerabile è quello di usare strumentalmente come scudo protettivo centinaia di migliaia di persone per perseguire vigliaccamente il loro obiettivo.
L’oceanica manifestazione del 15 ottobre è stato oggetto dell’aggressione da parte di gruppi organizzati con un piano preordinato che aveva l’obiettivo di fare fallire, dimostrare l’impossibilità di potere svolgere una pacifica manifestazione con la sua conclusione in Piazza San Giovanni. Ci sono riusciti, hanno raggiunto l’obiettivo ed ora tenteranno una campagna di reclutamento, perché loro, insieme al governo e alla Bce, sono i "vincitori" di quella giornata.
Di questo stiamo parlando e non di fantomatiche rivolte e/o di gente incazzata, di disagio sociale che non c’entrano assolutamente nulla. Se il corteo fosse entrato in piazza San Giovanni sarebbe successo un macello dalle proporzioni inimmaginabili ed è per questa ragione che vari spezzoni del corteo, dagli studenti a Uniti per l’Alternativa, alla Fiom hanno deciso di deviare per altri percorsi, dal Circo Massimo a Piazza Vittorio.
Non dico nulla sulle responsabilità politiche, la situazione della sinistra, la polizia, che considero scontate perché quello che mi interessa è il futuro di questo movimento che doveva trovare nel 15 ottobre un momento di crescita e di espansione importante, ed invece oggi deve fare i conti con un disastro politico.
Da dove ripartire? Da quel corteo che inveiva contro gli omini vestiti di nero, che urlava «fascisti» e «fuori, fuori dal corteo»; dal corteo di decine di migliaia di giovani che la sera si sono riappropriati della manifestazione tornando alla Sapienza.
Questo movimento, penso agli studenti, ai referendum, ai metalmeccanici che hanno fatto della democrazia e della partecipazione un aspetto decisivo, eversivo rispetto ai processi sociali, istituzionali e politici in atto, che oggi deve fare i conti con un soggetto comunque camuffato che teorizza e pratica l’opposto, quello dei commandos militari, della negazione della democrazia.
Non ci possono essere ambiguità, perché i guasti che si sono prodotti sono pesanti per tutti e non ci troviamo di fronte alla espressione sbagliata di una parte del movimento, ma alla sua totale estraneità, alla sua totale contrapposizione.
Il 15 ottobre non può che essere uno spartiacque, tanto più con le sfide che avremo di fronte, per la crescita di un movimento dalle molteplici voci ed esperienze di lotta che ha assunto la democrazia come pratica identitaria e dunque non può né giustificare, né tollerare ciò che è accaduto.

[b]A chi ha giovato la violenza di sabato? [/b]
di Annamaria Rivera

Dopo quelle dei caroselli in piazza San Giovanni, una delle immagini più impressionanti dell’esito rivoltoso del 15 ottobre a Roma è la statua infranta della Madonna che "siede" sullo sfondo di fuochi che ardono lontano. È l’emblema perfetto della "guerriglia" (il termine mediatico è abusato, improprio, in fondo nobilitante) che ha devastato non solo la città, ma soprattutto l’imponente manifestazione popolare e le sue sacrosante ragioni, di fatto conculcando il diritto di manifestare a centinaia di migliaia di persone. Per chi è credente è un atto sacrilego. Per chi non lo è, come chi scrive, quel gesto iconoclasta, in senso letterale, è intollerabile perché inconsapevolmente ripropone la semantica profanatoria – e razzista – del nazismo e del neonazismo, oggi replicata dal leghismo: quella che prende di mira i simboli religiosi degli "altri", che siano ebrei o musulmani, in tal caso cattolici.
È un gesto che racconta molte cose di quel fenomeno multiforme che i media si ostinano a chiamare black bloc e altri liquidano col termine di infiltrati. Racconta anzitutto di un certo analfabetismo, politico e non solo, tale da impedire perfino di scegliere bersagli simbolicamente adeguati a quel che si vuol esprimere col proprio gesto violento. Il 15 ottobre, infatti, sono stati assaltati non solo sportelli bancari o agenzie interinali, ma anche qualche utilitaria pagata a rate, una bottega di prodotti per pets, con gli animali dentro, un negozio che, non avendo meritoriamente aderito alla serrata, aveva dentro dei commessi, oltre tutto lavoratori precari.
Alcuni hanno scritto che gli incappucciati da corteo non sono apolitici, hanno bensì una visione politica che somiglia molto al no future di altre fasi della storia recente. È una lettura che descrive solo una parte del mélange, mutevole secondo le occasioni, fra realtà diverse: nel caso del 15 ottobre, qualche centinaio di ultrà da stadio, un buon numero di giovani o giovanissimi – fra i quali una frangia di "disagio sociale", come si dice – perfino una piccola setta ambigua di incappucciati che si definisce partito.
Politici o no che siano, a me sembra che uno dei tratti che caratterizza buona parte di loro, oltre la cultura da stadio e la consuetudine con i videogiochi, è una certa afasia. Che porta a sostituire agli slogan i petardi e i fumogeni, alla comunicazione verbale o gestuale il gusto dell’azione eclatante, non importa se mirata, comprensibile o commisurata agli obiettivi. L’unico davvero centrato, questa volta: lo sbaragliamento di un corteo grandioso che, chissà, forse avrebbe potuto segnare il punto di svolta verso una vera rivolta popolare.
Mentre la battaglia di piazza San Giovanni andava declinando, abbiamo provato a parlare con alcuni di loro, neppure tanto giovani. Non è stato facile, poiché manca il minimo di lessico comune per intendersi. Dal «signora, se ne torni a casa, lei che ha il lavoro e l’appartamento» al «siamo precari per colpa della vostra generazione», mentre un anziano manifestante protestava che sopravvive con una pensione di novecento euro al mese, dopo quarant’anni di lavoro e altrettanti, ininterrotti, di lotte.
Non c’è da scandalizzarsi, certo, se l’uccisione del Padre, che ha sempre caratterizzato lo stato nascente di ogni movimento giovanile di protesta, oggi si esprime in forme più grezze, adeguate al tempo presente dominato dalla società dello spettacolo. La "guerriglia" del 15 ottobre è, infatti, già merce-spettacolo al servizio del mercato dei network, dei media e della politica mainstream, in definitiva della produzione capitalistica. E sappiamo bene – l’abbiamo imparato dai riots inglesi e dalle rivolte nelle cités francesi – che la messa in scena della violenza è anche uno strumento per rompere il muro della segregazione, rendersi visibili nello spazio pubblico, attrarre l’attenzione della politica e dei media: in definitiva, un’auto-attestazione d’identità.
Ma non possiamo cavarcela con le invettive, col paternalismo oppure con la retorica della "rabbia giovanile", della "ribellione indomabile" della "pulsione sovversiva della gioventù precaria", retorica che impazza nel web, insieme con le filippiche contro i violenti. Quel che temiamo è che, non essendo disposti a tornare a casa, come l’anziano pensionato militante, saremo costretti d’ora in poi a scendere in piazza separati per generazioni, almeno ideali: i vecchi con i giovani che non odiano i vecchi; e i giovani che odiano i vecchi e la Politica a coltivare la loro "pulsione sovversiva", d’ora in poi ignudi, malgrado le bardature, di fronte alla polizia e al potere. Privi dello scudo delle moltitudini di manifestanti – che finora hanno usato, diciamolo, in modo più che strumentale – potranno dimostrare se la "rabbia giovanile" è davvero indomabile e se è capace di trasformarsi in rivolta.

[i]Care compagne e cari compagni,

il mio editoriale di domenica ha provocato un fiume di repliche, di consenso e, molte di più, di dissenso. Mi impegno a rispondere a tutte queste lettere; scriverò una risposta a tutte e tutti ma qui, sul giornale di oggi, la mia risposta sarà generale e breve.

La manifestazione di sabato è stata enorme e importantissima dal punto di vista politico e culturale. Centinaia di migliaia di persone a Roma non è cosa da trascurare. In questa enorme manifestazione ci sono stati gli interventi di una componente, piuttosto militarizzata di estremisti, i quali hanno messo a rischio il significato e la portata della manifestazione. Alcune centinaia contro centinaia di migliaia. Già sabato sera, mentre scrivevo, mi rendevo conto che l’indomani tutti i giornali avrebbero titolato sulle violenze e non sulla manifestazione. Così è stato e mi viene da scrivere che tutta la grande stampa italiana ha dato il massimo rilievo agli estremisti piuttosto che alla manifestazione. Questo è il primo esito che pensavo si dovesse evitare: enfatizzare il rilievo politico, sociale e culturale della manifestazione dei violenti. Non si poteva e non si doveva dare la priorità ai guastafeste, chiamiamoli così.

A questo punto mi è venuto il problema di dare un giudizio sui cosiddetti «guastafeste». Nemici pagati dal potere esistente o soggetti che sbagliano? Non ho pensato e non penso che i black bloc siano agenti pagati dal nemico e ho scritto che in una situazione di estrema tensione, come quella che oggi viviamo, l’asprezza dello scontro, la sua profondità possano provocare manifestazioni (dannose) di violenza, che pure hanno una giustificazione nella attuale gravità della crisi del nostro paese e della nostra società. Come a dire, se ci sono i black bloc vuol dire che viviamo in una situazione di estrema e drammatica tensione.
Insomma o questi violenti sono pagati dal nemico (e non credo) o sono anch’essi una espressione della crisi nella quale siamo. In tutti i modi non si può dare a questi estremismi negativi il protagonismo politico e sociale. La manifestazione di sabato scorso resta e pesa, non può essere cancellata da loro.
Ma mi impegno a rispondere a tutti, con lettera personale. [/i]

Valentino Parlato

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[b]I COMMENTI DEI LETTORI[/b]

* Veramente non capisco come sul manifesto (capisco altrove) sia nato un can can per l’articolo di Parlato. Non credo ci sia nessuna connivenza con la violenza. Mi è sembrato si chiedesse solo quello che un paese civile e maturo dovrebbe sempre fare: cercare di capire tutti i fenomeni che attraversano la società. Secondo il terzista Gianluigi Battista questo è giustificazionismo: complimenti! Non ho d’altronde mai pensato che Gianluigi Battista contribuisca in alcun modo a formare un paese più civile e maturo.
Siamo in un paese dove ogni settimana 15 e più città italiane si barricano con cellulari e camionette della polizia che scortano esagitati dai porti o dagli aeroporti (con un dispendio notevole di risorse) verso gli stadi delle rispettive città per metterli dentro le gabbie all’interno degli stadi. Succedono quasi settimanalmente incidenti che sommati fanno diverse genova all’anno. Ci dobbiamo sorbire le comparsate televisive di politici e giornalisti (raramente un sociologo) che straparlano del perchè e del come, del disagio sociale che trova sfogo ed altre amenità del genere e quando si chiede una analisi seria di fenomeni gravi come la violenza e la esasperazione ideologica non se ne può parlare, sei un giustificazionista.
E’ comunque vero che i fatti di Roma ci interrogano sul trovare nuove forme di lotta non violenta che superino le ormai innoque passeggite romane. Forse però il movimento non è maturo per azioni di dissobbedienza civile di massa che possano mettre alle corde un sistema che alle corde già è e che ostinatamente usa le stesse ricette che hanno generato questo planetario malessere che ha come risultato la certa implosione del sistema stesso, cari saluti
gianni lixi, cagliari 18-10-2011 21:22 – gianni lixi

* Negli Stati Uniti la polizia è in difficoltà per la brutalità utilizzata nella repressione. Qui è il movimento invece che si spacca sulla violenza. La un movimento capace di riconoscersi in ragioni unitarie e che rimane in controllo dei media. Qui un movimento che si spezza sulle sue ragioni e soccombe ad una logica della governance mediatica da tardo novecento. Come può essere che si perda ancora nell’era di Internet contro una qualsiasi dottrina Cossiga, una dottrina costruita per l’era della televisione? Questo dovrebbe chiedersi ..come mai ci si è spaccati, quali sono le forme della protesta e della lotta che vanno rivisitate, come mai sono così in ritardo sui tempi tanto da poter essere gestite in questo modo dal potere. MA non c’è niente di tutto ciò, niente di utile in quel che scrive. Da lei solo parole piccolo borghesi e velleitarie. Grandi affermazioni sulla natura della storia e il ruolo della violenza. Boh .. e gandi allora ? Davvero mi sembra lei quello candido e innocente in un era così complessa che fate fatica a comprendere. Peace, vik 18-10-2011 20:52 – vik

* Grazie Vincenzo per la tua onestà intellettuale. Questo è il Manifesto che meglio mi rappresenta.il MIO giornale di sempre.Un ricercatore senza ricerca. 18-10-2011 20:44 – Manu

* Dopo i fatti di domenica e lunedì,io ho deciso di non commentare più sulla violenza in piazza!
Non mi va di essere arrestato per qualche scellerata idea di repressione da parte di uno stato ormai allo sbando.
Invece di cercare le ragioni della protesta,stanno prendendo provvedimenti per fermare tutte le proteste.Da domani in Italia sarà vietato anche parlare , allora prima che si abbatta il male oscuro,indietreggio e mi azzitto!
Ma badate non mi azzitto per vigliaccheria,ma per intelligenza.Da domani tutte le persone intelligenti quando devono proggettare qualche cosa ,lo facciano con la massima discezione.
Siamo ai tempi di Tambroni e di Rocco.
l’Italia è ritornata improvvisamente al fascismo!
Questo anche grazie a una opposizione di imbelli! 18-10-2011 20:41 – maurizio mariani

* è triste, ma un po’ di condivisione con chi non ce la fa più con un sistema da demolire fin dalle fondamentea ce l’ho.
si parla tanto di primavera araba, guardandola con compiacenza, e qui dove il sistema ci ruba i soldi di tasca, ci frega la sanità, l’istruzione, il lavoro, il tempo libero, la pensione, il tutto per MILIARDI di euro…se ci si incazza non va bene. bene, aspettiamo, poi tireremo fuori gli sten e vediamo se fermeranno i partigiani. 18-10-2011 20:25 – stefano b.

* "volevo solo spegnere l’incendio","mi sono trovato in una situazione piu’ grande di me" Le frasi del lanciatore d’estintore davvero dicono tutto dei nuovi combattenti.Non posso fare a meno di pensare ai loro predecessori,ai vigliacchi che sparavano alle spalle a Tobagi e si "pentivano" mezz’ora dopo l’arresto. Credo che il masochismo della sinistra non abbia limiti, nella volonta di voler tutto comprendere, anche chi tiene in ostaggio un corteo mettendo in pericolo i manifestanti come scudi umani
I primi risultati sono sotto gli occhi di tutti , si riparla della "legge Reale" e il corteo della fiom non si potra’ fare.
Bisogna fare tesoro della storia
Parlato preferisce ignorarla. 18-10-2011 20:23 – ROCCO

* Sono Eroi!Eroi! Hanno affermato un’unica Verità. Quella che sostiene che innanzitutto la Libertà non è una teoria, ed ha bisogno di rappresentarsi continuamente . Qui, il suo palcoscenico è stato ancora una volta la via e la piazza. Basta! Ci ha detto e rappresentato il “basta” di tanti che non possono parlare, ma che lasciano parlare anche quei”maleducati” che lo fanno con la bocca piena. Anzi con la pancia piena. Fuori anche dai movimenti, perché questi “cattivoni”, non hanno reti di sostegno, e non la vogliono. Hanno dignità, tanta. Quella che non si baratta, e non si permette che nessuno la tolga, o tenti di farlo. Il disagio , in questi anni è stato ampiamente manifestato, e perlopiù “dolcemente”, come piace tanto a questa società che si ostina a definirsi civile. L’ingiustizia , altrettanto e più volte è andata a rappresentarsi in piazza. Tutto inascoltato. E ora ipocritamente, condanniamo questa violenza , nutrita per anni dall’esasperazione, e dall’ abbandono della politica. Ci scandalizziamo, condanniamo. Parlato: è ottobre ed è tempo di Rivoluzioni! 18-10-2011 20:05 – Ida Maria Dolores

* allora Mario Draghi a Sarteano ha detto di capire le ragioni degli indignati?ma fammi il piacere!!! 18-10-2011 19:42 – lol

*
Stiglitz afferma che il Fondo Monetario Internazionale, perseguendo il cosiddetto "http://it.wikipedia.org/wiki/Washington_consensus", non protegge le economie più deboli né garantisce la stabilità del sistema economico globale, ma fa in realtà gli interessi del suo "maggiore azionista", gli Stati Uniti, a discapito di quelli delle nazioni più povere. Le argomentazioni di Stiglitz sono particolarmente degne di attenzione perché provengono da un economista inserito nelle istituzioni finanziarie internazionali, e contribuiscono a spiegare perché la globalizzazione ha generato l’opposizione dei movimenti sociali che hanno organizzato le proteste di Seattle e Genova (luglio 2001, v. Fatti del G8 di Genova). 18-10-2011 19:38 – muriel

* Poche parole, per ringraziare Valentino Parlato della sua lucidità e del suo coraggio.
Personalmente, è questo il Manifesto che vorrei leggere tutti i giorni. 18-10-2011 19:31 – Luca Tomassini

* Carissimo Valentino,
sono assolutamente d’accordo con te. Nella mia vita ho partecipato a un sacco di manifestazioni, a quelle telegeniche, che i media definivano colorate, festanti, pacifiche e quant’altro, ma anche a quelle meno remissive, dove poi si raccoglievano i cocci ma, soprattutto, i manifestanti feriti, anche gravemente. Potevamo essere migliaia, centinaia di migliaia, addirittura milioni (contro la guerra in Irak), potevamo essere pacifici, educati, ragionevoli: non abbiamo mai contato niente, la verità è semplicemente questa. Ci sono stati dei cambiamenti, ovviamente in peggio, ma mai dei ripensamenti da parte di chi, sulle nostre spalle, si arricchisce, di chi sfoga la sua voglia di potere, di chi ci deride, ci umilia, ci riduce in povertà e in schiavitù. Loro, in giacca e cravatta e con un educato sorriso sulle labbra, in qualche nanosecondo distruggono, affamano, uccidono tutto ciò che potrebbe ostacolare il loro cammino. A questo alcuni rispondono con l’indignazione, altri con la rabbia. Poi si discuterà dell’inspiegabile superficialità dello spiegamento delle forze dell’ordine, del cui prodest eccetera, ma fatico parecchio a comprendere il livore che i “pacifici indignati” sfoderano nei confronti degli incappucciati, riservando una tiepida indignazione per chi, davvero, è responsabile di tutto questo sfacelo. 18-10-2011 19:30 – carmen

* "Noi 99% voi 1%". Slogan azzeccatissimo che spiega l’essenza oligarchica della ‘democrazia capitalistica’ odierna, il chi decide cosa e a vantaggio (ultimo) di chi e la irrimediabilità di tutto questo. D’altro canto, se si vuol fare un passo avanti, lo slogan è assolutamente muto: NON è vero che siamo (chi, poi?) il 99% perché in tal caso il problema sarebbe risolto facendo tutti e 99 un semplice passo avanti. A mio modesto parere, le persone come Rinaldini, da un lato non hanno ben compreso lo slogan del 99% e, dall’altro, lo hanno preso troppo sul serio, nel senso che bastasse affermarlo per ‘esserlo’, ignorando il problema delle alleanze sociali che non può mai darsi per scontato, come diceva Napoleone (‘le salmerie seguiranno per conto loro’). Non è così e questo lo dovrebbe sapere ben meglio di me.

L’articolazione delle classi e delle istituzioni, la presenza di una miriadi di interessi subordinati e funzionali a quelli dell’oligarchia, ma vitali per le varie figure sociali rende necessario ‘COSTRUIRLO’ questo numero magico 99 e, probabilmente, sarebbe sufficiente fermarsi ben prima. E’ la Politica, bellezza, e si deve fare con quello che passa il convento perché questa è la realtà ‘effettuale’. Prima che Rossanda partisse col dromedario per la guerra di Libia avrebbe potuto utilmente ricordarcelo perché, bene o male, ha ragionato così per tutta una vita. E dirci che bisogna partire da un’analisi aggiornata dei rapporti di classe. Al contrario degli anni ’50 e ’60 (Panzieri e i ‘Quaderni rossi’, ricordate?), da un bel po’ di tempo queste cose non si fanno più, magari per dedicarsi all’ultimo delirio ‘bio-politico’. Cosicché è più facile accontentarsi della vulgata del black block servo del potere (sai che novità sarebbe, dai tempi Cossiga o, perché no, di Fouché) e dire, sempre per salvare le apparenze dell’illusorio 99, che si tratta di quattro provocatori.
Sfortunatamente, se aveste bazzicato nella zona labicano-s. giovanni, avreste visto che non è così e che sarebbe urgente farsi qualche domanda. (se a qualcuno interessa la mia parzialissma testimonianza l’ho postata il 16-10-2011 17:48 nell’articolo Un’onda indignata attraversa Roma).

In mancanza di analisi più precise mi sembra che l’incontro tra classi medie a rischio di proletarizzazione (‘noi’) e una vasta area di persone che hanno un orizzonte chiuso tra sottoproletariato e un proletariato sempre più eroso in forze e diritti (‘loro’) sia molto problematico ma imprescindibile, se si vuole davvero cominciare a costruire qualcosa di significativo in vista dell’inarrivabile 99.
Con pazienza e umiltà. 18-10-2011 19:09 – almanzor

* a tutti gli pseudo "anticontestatori" sedicenti di sinistra vorrei ricordare che ne Robespierre, ne Lenin, ne Mao, ne il Che, ne i nostri partigiani avrebbero ottenuto manco un cioccolatino se avessero manifestato solo con i fiori e gli stendardi … A parte che al giorno d’oggi "contestare" con le armi e la violenza è stupido e controproducente perche "loro" hanno le atomiche e "noi" solo le pietre …adesso servono una buona logistica, pochi ma buoni tecnici, abili hackers e, in primis, una forte componente etica sposata con l’astuzia, buoni cammuffamenti e studiate strategie. 18-10-2011 19:09 – PIER

* Concordo in pieno con l’intervento di Parlato, anche se credo che l’intervento di Draghi "a favore" dei dimostranti non "apra una nuova epoca" ma sia solo strategia.Trovo ripugnante la caccia al "black block"sostenuta da una sedicente sinistra. Accadrà ancora (come ad Atene, come a Londra) perchè sono convinto che sia iniziata una fase irreversibile di scontro sociale,la Grecia ha già mostrato che l’attuale modello di società capitalistica alimenti diseguaglianze e disagio non gestibili da governi che sono solo espressione di interessi economici particolari.
La politica istituzionale ha fallito e non saranno certo tardivi esorcismi o leggi speciali a salvarla. A noi cercare di convogliare le spinte che vengono dal disagio sociale e dalle insopportabili ingiustizie senza remore o "collaborazionismi". Se le manifestazioni pacifiche sembrano a me e a molti altri sterili sfilate è perchè hanno ottenuto poco o nulla di incisivo e visibile nell’ultimo decennio per bloccare le politiche neoliberiste sempre più aggressive e devastanti. Solo la Resistenza anche fisica e senza esclusione di colpi sembra preoccupare i governi che sono costretti per contrastarla a mostrare il loro vero volto disumano e repressivo. 18-10-2011 18:51 – massimo

* Caro Parlato,
non so se ha visto il film "Le mele di Adamo" di Thomas Jensen, ma in ogni caso lei mi ricorda il padre Ivan, che per motivi patologici interpreta la realtà che gli sta attorno secondo un suo schema mentale, perchè ammettere la verità gli causa un dolore pazzesco.
Tralasciando la questione della malattia ( non è mia intenzione offenderla), il suo atteggiamento è analogo: dire che quello che è successo a Roma non ha intaccato l’esito del movimento è un errore giornalistico prima ancora che interpretativo.
Quella violenza fascista, e non esistomo altri termini per definirla, ha purtroppo prevalso su un’intera città piena di manifestanti.E giustificare una violenza squadrista come questa come sintomo del momento storico non regge: va condannata in prima linea da chi si professa comunista, perchè rappresenta uno sfogo barbaro e bestiale, dettato da un modello machista e da stadio. 18-10-2011 18:49 – Pietro Ayad

• BASTA CREARE EQUIVOCI E FAVORIRE LA CASTA
Gentile sig. Parlato, io non so se sia stato frainteso o se, magari preso dall’impeto dell’emozione si è lasciato andare, ma le sue affermazioni restano piuttosto discutibili ed in buona parte non condivisibili. Dire "è bene che gli scontri ci siano stati" è stato un ERRORE e adesso sarebbe ora di FARE MARCIA INDIETRO.
Non possono, non devono esserci zone d’ombra anche perchè, come volevasi dimostrare, gli scontri non è affatto un bene che ci siano stati ma un male, anzi, malissimo…
D’altra parte, come volevasi dimostrare, "er pelliccia" (il ragazzo che lancia l’estintore) non è affatto un diseredato, nè un precario con famiglia da mantenere, ma figlio di impiegati, studente ad un’università privata…Se, quindi, quel ragazzo era arrabbiato, forse era con i genitori e se è "espressione della crisi", beh non è certo della crisi economica globale che è espressione ma certo di tutt’altra crisi…
Ergo: sig. Parlato, dica che ha sbagliato nei toni e nei tempi ed il movimento ne guadagnerà…

PS: e manco a dirlo lunedì sera a"Porta a Porta" quel simpaticone di Gasparri ha letto il suo pezzo per strumentalizzarlo…E…non sa che rabbia ho provato… 18-10-2011 18:25 – Antonio-Foggia

• sono indignato due volte, una per le note ragioni che mi accomunano a tutti coloro che manifestano e si battono contro l’orgiastica arroganza ed avidità del potere e dei suoi privilegi, l’altra per l’espropriazione del diritto a manifestare che è avvenuta e continua a verificarsi in queste ore: alemanno è a pieno titolo uno del blocco nero e i suoi provvedimenti ne sono il coerente sviluppo.
Trovo le ragioni espresse da Rinaldini ferreamente condivisibili.
Se proprio vogliamo cadere nella trappola di parlare del blocco nero anziché del movimento e delle sue novità, può essere condivisibile sostenere che i neri siano un epifenomeno dei tempi odierni, come lo erano i P38isti degli anni 70, si può anche dire che non siano pagati dal PDL, come d’altronde non lo erano i brigatisti,ma non credo che si possa minimamente accostare il blocco nero ai giovani di questo paese e tanto meno di questo movimento, poiché mi sembra evidente che le tantissime iniziative e manifestazioni di questi mesi di giovani, lavoratori e studenti abbiano proposto pratiche e idee della politica distante molte migliaia di anni luce dal blocco nero, e quelli erano e sono pure loro giovani.
non capisco poi cosa c’entrino le dissertazioni sulla giusta villenza o sulla nonviolenza a proposito del blocco nero: per quanto ritenga personalmente comprensibile e persino auspicabile che la ribellione contro il capitalismo selvaggio e le sue mosche si esprima nel modo più radicale, ed anche violento, possibile, non riesco a riconoscere nulla di tutto questo nell’assalto ad una vetrina, ad un bancomat, ad un bidone della spazzatura, mi sembra di assistere più ad un fenomeno da arancia meccanica o da banda della magliana che ad una guerriglia guevarista.
E’ un fatto che il blocco comune dei neri, alemanno, maroni e berlusconi vari (tutti neri d’altronde) oggi produca una inaudita restrizione della libertà di pensiero e di oposizione in Italia. 18-10-2011 18:16 – Francesco fanizzi

• Se possibile, possiamo per un lasso di tempo abbandonare il caso Parlato che è il punto su cui giustamente ci confrontiamo? Lasciamo la fatidica frase al suo destino visto che Valentino,che in un mio commento ho in parte difeso, non è l’ombelico del mondo e confrontiamoci ,a mente fredda a bocce ferme con la propria testa.I fatti cosa sono e cosa hanno prodotto allontanando il fumo mediatico che da una parte che dall’altra ci ha invaso?Un pò tutto il mondo sembra che sia a una svolta(tira, però non sappiamo dove ci porta)Il nord Africa si ribella però molti fanno capire che non si sa chi tira le fila e chi prenderà effettivamente il potere.In Libia è evidente che le mani sul petrolio sono quelli francesi e inglesi , la Germania vuole il predominio sull’area dell’euro .gli USA sembra che stia a guardare, ma spera nel rafforzamento del dollaro.Ma si spaziamo un po’!I vari governi operano in modo tale che è vincente il grande padrone e gli speculatori finanziari. Realmente la crisi cresce e si parla della Grecia che corre verso il default, il popolo si ribella e tutti applaudiamo.Lo stesso può avvenire anche qui(allora non si applaude più) Intano i giovani non lavorano oppure lavorano ma per quattro soldi e ricchi diventano sempre più ricchi,però se s’indignano da fastidio.(danno meno fastidio le parole di golpe del così detto cavaliere nano).E allora quei 1000 chi erano e chi sono?E’ un mondo variegato: di chi vuole tutto e subito,di chi crede a un mondo migliore, di chi non trova lavoro ,di piccoli borghesi che vogliono la rivoluzione,di chi è contro ogni potere,ma anche magari qualche ultras ,chi è violento perchè comunque è violento.Non uso il termine delinquenti perchè qui si apre un altro campo…quanti delinquenti e ladri in guanti bianchi continuano a non pagare!Magari dentro all’occorrenza hanno accesso infiltrati e provocatori(l’esperienza insegna).Comunque per le anime belle basta andare su YOUTUBE e digitare "interviste a Cossiga" e dalla sua viva voce avrà conferma. Pacifici e no non riescono più a stare dentro la gabbia. Bisogna cambiare ,modificare il sistema altrimenti gli incazzati aumentano. E allora la causa,per il momento, quale effetto ,quale risultato ha ottenuto?Risultato…mi sembra che solo poco tempo fa Alemanno "ex fascista"sindaco di Roma avesse chiesto di proibire manifestazione di lavoratori in lotta(pastori sardi o della fiat di termini imerese?).E’ stato soddisfatto ha colto l’occasione ed è già in forse la manifestazione della FIOM .Perciò che riguarda la polizia, a Genova,guardava chi spaccava ma ha picchiato a sangue quelli con le braccia alzate con le mani bianche ,in compenso l’ex poliziotto Di Pietro ha chiesto il ripristino della legge Reale contro il terrorismo facendo da apripista a tutti quelli che(non sapendo come risolvere la crisi) vogliono, per l’ordine, tutto e subito,per dimostrare ancora una volta chi comanda.Per ciò riguarda il potere dell’informazione ,che ci affoga volutamente solo di certe notizie c’è da rilevare:tutti quei 200.000 300.000 d’indignati pacifici(suoni, canti, balli striscioni e slogans ) che volevano dimostrare con la loro presenza a loro modo la loro rabbia che fine hanno fatto?Tutto questo è ai margini una spruzzatina qua e là niente visibilità anche se non sono arrivati a Piazza S.Giovanni.(Per questo destra e sinistra),Se per tre giorni si fossero viste ininterrottamente quelle immagini e meno molto meno le quattro macchine bruciate, le vetrine spaccate,e gli scontri cosa avremmo pensato,come avremmo reagito ,detto e commentato? nessun dubbio? oreste 18-10-2011 18:11 – oreste

• Sabato è stata una lunga giornata, faticosa e intensa. Non c’è stato il tempo di fermarsi per riflettere e durante il viaggio di ritorno la stanchezza ha avuto il soppravvento. Domenica al risveglio, l’unico pensiero è stato quello di cercare di ricostruire e capire ciò che era successo. Così cartina alla mano si ripassano tutti i luoghi degli scontri e il percorso del corteo:

Scesi dalla stazione Termini saltiamo dentro al corteo già in movimento. I primi “incidenti” cominciano presto, macchine incendiate e viene danneggiato un market in via Cavour. Arrivati al Colosseo il corteo si divide, la testa “istituzionale” svolta a sinistra verso piazza San Giovanni, la parte movimentista fa per svoltare a destra, verso il centro città. L’intenzione era di sfondare verso il centro partendo dal Colosseo, e infatti tutte le forze di polizia si erano letteralmente barricate a difesa dei palazzi del potere aspettandosi una replica della manifestazione degli studenti del 14 dicembre scorso.

E invece di proseguire verso il centro, il corteo “movimentista” fa dietrofront e si dirige all’inseguimento del primo, verso piazza San Giovanni. All’interno di questo corteo c’era un po’ di tutto, compresi i cosiddetti “balck bloc”. Si trattava, almeno così sembrava in quel momento, di uno spezzone di circa 200 anarchici vestiti di nero, organizzati e “ben attrezzati”. Questi soggetti lungo la via Labicana in modo del tutto unilaterale riprendono l’opera iniziata in via Cavour, e così cominciano ad attaccare vetrine di banche (che ovviamente sono assicurate) e a incendiare macchine (che invece probabilmente non lo sono), fino al culmine nell’attacco a una caserma dismessa e alla profanazione di una chiesa distruggendo una statua della Madonna.

A quel punto la polizia ormai sicura che il corteo non si sarebbe più diretto verso i palazzi del potere, smantella la sua Linea Maginot e si lancia a castigare i manifestanti (tutti). Le prime cariche arrivano alla fine di via Labicana, ma non riescono a disperdere il corteo che intanto arriva in piazza San Giovanni, dove il frettoloso comizio conclusivo è terminato da poco. A quel punto sembrava che tutto sarebbe finito presto, invece arrivano sulla piazza le cariche in profondità degli idranti e delle camionette, e cominciano così i veri e propri scontri. Molti compagni vi prendono parte, e d’altronde le dimensioni e la durata dello scontro non sarebbero state possibili se fossero state opera esclusiva di gruppetti dei cosiddetti “black bloc”. E bisogna dire che se non ci fosse stata tutta quella resistenza, le cariche avrebbero travolto in pieno la piazza e sarebbe stato un vero massacro, proprio come a Genova.

Che conclusioni trarre? La prima è che da almeno due anni è cominciata una escalation di violenza che ha coinvolto gradualmente settori sempre più ampi del movimento. Faccio risalire questa escalation a due fattori: il primo è stato la crescente e dilagante violenza della polizia contro ai manifestanti, il secondo la sordità e l’arroganza del potere. I compagni si sono incattiviti, le cariche della polizia sono diventate normali, e soprattutto in tanti si sono stancati di fare sfilate politicamente irrilevanti. E sono stati questi compagni a reggere il peso degli scontri quando la polizia ha caricato.

La seconda riguarda i cosiddetti “black bloc”: si sono comportati da nemici del movimento, punto e basta. Hanno agito unilateralmente, rifiutandosi di interloquire con qualsiasi altro settore del movimento prima o durante il corteo, hanno ferito gravemente altri manifestanti e in ultima istanza sono direttamente responsabili di quella che rischia di essere una sconfitta politica molto pericolosa.

La terza è che bisognerebbe sgomberare il campo da tutte le scappatoie di comodo quali l’attribuzione della responsabilità di ciò che è successo a gruppi di sbirri e fascisti infiltrati, ultras ecc. Certo è sempre possibile che c’è ne fossero, ma non si può dire che fossero tutti infiltrati.

E l’ultima è che i partiti e i sindacati non sono più minimamente in grado di gestire la piazza.

Con questo bisognerà confrontarsi nel prossimo futuro. Di certo in Val di Susa a nessuno è stato concesso di agire unilateralmente, in un modo tanto deleterio.

In ogni caso, quello che abbiamo visto a Roma non è stato un successo, la violenza è apparsa ai più come irrazionale e immotivata, talvolta cieca, come quando ha colpito il market o molte macchine che poi SUV non erano. Per giunta queste azioni sono state compiute facendosi scudo del resto del corteo e quando persone inermi si sono opposte sono state aggredite e ferite anche gravemente: è un comportamento vigliacco. Questo atteggiamento allontana il movimento dal popolo. Mentre oggi Di Pietro e Maroni si permettono di invocare leggi speciali e diritto alla sparatoria.

Se questo lo avessero fatto i Pastori Sardi quando scesero a Cagliari non avrebbero certo ricevuto tutta la solidarietà e l’appoggio di cui godono nella società sarda. I Pastori hanno giustamente assediato il palazzo della regione, pretendendo risposte dalla politica. Erano pronti a difendersi, e quando la polizia li ha vigliaccamente attaccati si sono difesi. Ma nei confronti della città si sono comportati bene, sono stati impeccabili, e i cagliaritani hanno solidarizzato. Analogamente in Val Susa, che senso avrebbe avuto se i manifestanti si fossero recati nel centro di Susa a danneggiare il paese anziché andare a impedire la costruzione della TAV?

Potevano i manifestanti di Roma comportarsi in modo simile? Penso proprio di si. Ma ci sono stati due limiti, il primo come già detto sono state le devastazioni unilaterali compiute in via Cavour e Labicana, il secondo riguarda gli organizzatori. Infatti, anche la Fiom, i sindacati di base e i partiti di sinistra devono darsi una svegliata: si sapeva che aria tirava, si è lanciato il sasso e si è nascosta la mano dietro a un comizietto di cinque minuti in piazza San Giovanni. Che senso aveva terminare il corteo in piazza San Giovanni, verso la periferia, al termine di una sfilata? Chi ci avrebbe ascoltato? Sarebbe stato molto più significativo andare sotto al parlamento, al palazzo Grazioli o alla Banca d’Italia, così come fecero i Pastori sardi con la Giunta regionale, pretendendo delle risposte dai politici e dai banchieri, anche con decisione se necessario, ma dimostrando a tutti chi era il vero criminale. 18-10-2011 18:09 – gino

• C’ero anch’io alla manifestazione di sabato e chi dice che il messaggio della protesta sia stato offuscato dalle violenze che ci sono state è totalmente fuori strada. Mi trovavo nello “spezzone pacifico” e come tantissime altre persone non ho potuto raggiungere p.zza s. giovanni, dove si sarebbero dovuti tenere dibattiti e probabilmente piantare tende. Certo ho provato un po’ di disappunto, ma da qui a scagliarmi contro i cosiddetti “incappucciati” ce ne passa. Mi chiedo come si possa non ragionare su quello che è successo e dividere le cose in maniera dicotomica. Ma da dove credete che arrivino questi ragazzi? Credete siano alieni? Io sono per la nonviolenza e non mi stancherò mai di ripeterlo, e preferisco di gran lunga manifestare in maniera pacifica ma questo non significa che quelle persone non avessero il diritto di stare in piazza come lo avevate voi. Non tutti sono acculturati e hanno gli strumenti per poter manifestare in maniera costruttiva, molti sono giovani senza lavoro e senza casa, e l’unica cosa che sono riusciti a fare è sfogare la loro rabbia distruttiva. Altri probabilmente saranno anche più evoluti, e non me ne stupirei, ma evidentemente hanno ritenuto che in una simile società, in un simile paese e in questo contingente contesto internazionale, non avessero niente da perdere. Credo che sia disgustoso che parte del movimento si cimenti nell’esercizio investigativo della caccia ai violenti. Che ci siano persone che pensano di aiutare la polizia ad individuare i colpevoli tramite video, foto, attraverso i social-network. Un atteggiamento non dissimile da quello “dei primi della classe” che cercano in tutti i modi di compiacere il maestro. Cosa sperate di ottenere? L’ennesimo link da parte della repubblica o il fatto quotidiano? Volete l’approvazione del tg di mezza sera? Credo che molte persone fossero per la prima volta in piazza e pensassero di partecipare ad un flash-mob. Dal twitt alla piazza. Ragazzi non si manifesta per moda. Per quelli che invece scendono sempre in piazza e che sono indignati non da oggi ma per gli ultimi venti anni, sono sicuro che le cose che sto dicendo non suoneranno strane. Sono anni che protestiamo e niente si muove. Allora un piccolo sforzo, usiamo il pensiero critico per fare una degna analisi di quello che è successo e cerchiamo di capire perchè dei giovani ragazzi lo scorso sabato non sono riusciti a contenere la loro indignazione. Certo, la situazione è sfuggita di mano, e ad esempio non ha senso bruciare delle utilitarie o aggredire indiscriminatamente agenti che per due lire stanno lì a fare uno “sporco lavoro”. (Anche se spesso alcuni di loro utilizzano metodi fascisti e danno manganellate a gratis anche a chi è a braccia conserte o mani alzate.) Cerchiamo di guardare oltre.
Soprattutto c’è bisogno di dare un’ organizzazione migliore al movimento per far si che tutte le persone giustamente indignate possano esprimere il loro dissenso nelle forme NONVIOLENTE che preferiscono e che non debbano aver paura di portare anche i propri bambini. Diamoci un servizio d’ordine, e cerchiamo di coinvolgere anche coloro che sabato hanno distrutto tutto, è un problema di democrazia all’interno del movimento che dobbiamo risolvere culturalmente e non certo scannandoci tra di noi. Siamo tutti sulla stessa barca. Lo vogliamo capire o no?
Se proprio non riusciremo in questo, faremo in modo di sfilare separati ed a ognuno le proprie responsabilità. Ma ci tengo a ribadire che il messaggio agli istituti internazionali che vogliono governare le nostre vite, FMI, BCE, WTO, è arrivato forte e chiaro e che dopo sabato quel fiume di persone non deve dedicare il proprio tempo a distinguersi in buoni e cattivi e risultare così funzionali al potere, ma continuare ad elaborare le nuove pratiche di democrazia diretta ed aumentare il proprio consenso verso tutte le fasce della popolazione.
Ciao 😉 18-10-2011 17:46 – gimba

• Sono un elettore della Sel – anche se certe volte, quando vedo Ruotolo e Santoro, mi emoziono tanto che mi viene voglia di votare Idv (come la madre di mia suocera che è proprio fascista, la vecchiaccia). Oggi il leader del TPO di Bologna, che sabato 15 predicava dal camion di Globalproject – Uniti per l’alternativa, è stato indagato per istigazione a delinquere finalizzata all’invasione di edificio pubblico, lesioni, resistenza. Siamo democratici, siamo il 99%, e queste cose ci hanno rotto i maroni, è ora di dare un segno chiaro: FUORI GLI ISTIGATORI A DELINQUERE DALLE NOSTRE MANIFESTAZIONI PACIFICE!!! Teniamo alla larga i guastafeste! 18-10-2011 17:36 – Francesco Rapanello

• Sono d’accordo con Valentino. La sua replica mi pare chiarissima. Si assiste da diverse parti, ad una sorta di autoriduzionismo nella lettura della manifestazione del 15: siccome ci sono stati gli scontri, il suo risultato politico ne risulterebbe fortemente inficiato. Mi pare che in questa lettura ci sia un errore di fondo, consistente nell’interpretare il fuoco di sbarramento mediatico cui si sta assistendo, con l’esito effettivo della mobilitazione. Secondo questa logica, la manifestazione sarebbe riuscita solo se i media ne avrebbero parlato bene?
E’ ovvio e giusto che singoli ed organizzazioni tendano a distinguersi dai gruppi (e singoli) violenti, ma questa distinzione dovuta non ci esime da una riflessione libera e affrancata da pressioni (interne ed esterne) di varia natura: anzi, se si vogliono raggiungere piattaforme ed obiettivi politici chiari e se si vuole che questo movimento cresca ed assuma la sua forza e soggettività, da questa riflessione devono essere espunti tutti gli elementi di ambiguità quando non di vario opportunismo.
Se si assume come vero che la crisi del neolibersimo morente sta scatenando una violenza universale mai conosciuta prima (almeno nell’occidente, perché bisogna ricordare che nel sud del mondo sono diversi decenni che si esercita a distruggere e a saccheggiare…con poca attenzione dalle nostre parti), è difficile immaginare che in alcuni momenti di questo processo, la variegata e sempre più ampia composizione degli sfruttati e dei senza futuro non si esprima anche in violenta protesta.
E faccio riferimento non solo a quanto è accaduto sabato scorso per opera di qualche centinaio di giovani minorenni o quasi, ma piuttosto a ciò che si percepisce nella quotidianità dei nostri giorni nei mercati, nelle scuole, negli ospedali, sui treni dei pendolari, insomma, nei normali colloqui con conoscenti o con persone incontrate casualmente, lavoratori, precari, sottoccupati, pensionati (dai 30 ai 70 anni), tutti alle prese con l’attacco all’umanità operato da questo sistema economico e dalla classe politica che lo rappresenta o che lo subisce o che non lo contrasta. Basta non restare troppo chiusi negli uffici a allargare il proprio raggio di interazione…
Se il corteo di sabato, putiamo caso, fosse svoltato verso piazza Venezia e verso i palazzi del potere, da ciò che si avverte in giro, il “gradimento” di eventuali assalti da quelle parti, sarebbe stato alto, a prescindere dall’opera di massaggio mediatico e dalle inevitabili richieste di misure autoritarie alla Di Pietro-Maroni-La Russa, ecc.. Anzi, c’è da ipotizzare, che in quell’ipotetico caso, la reazione della casta politica (e anche dei media) sarebbe stata leggermente diversa. Diciamo una presa d’atto che i tempi e i giochi si sono fatti duri.
La straordinaria energia e potenziale umano dei giovani senza futuro andrebbe piuttosto coltivata e accompagnata, e questo è uno sforzo che va fatto adesso, visto che evidentemente, non è stato fatto prima a causa dei tanti ritardi accumulati nella lettura di una transizione nella quale si è sperato, troppo a lungo, che i mercati trovassero da soli un improbabile equilibrio. Qui non si tratta quindi di isolare nessuno (a parte fascisti e infiltrati veri), ma piuttosto di uscire da alcune stanze mentali o da convenienze organizzative e di scendere nella piazza della pratica e del confonto. Il cambiamento non lo faremo noi cinquantenni e sessantenni, ma lo faranno loro, i sedicenni-ventenni-trentenni, con tutte le contraddizioni di cui sono portatori e che noi non li abbiamo aiutati a risolvere.
Dunque il compito che generazionalmente ci attende è quello di imbastire un colloquio e di trasferire tutti gli elementi positivi di esperienza personale, sociale e politica (maturata in decenni di sconfitte, quindi con la necessaria umiltà), non di isolare o di indignarci perché le manifestazioni non vanno come vorremmo. Con tutto il rispetto per le compagne e i compagni critici verso Parlato, la cui stima nopn è in discussione, la “deontologia professionale” e un certo “pararsi il culo”, non ci aiuta necessariamente a comprendere fino in fondo ciò che sta accadendo.
Quindi, credo che bisogna dire che la manifestazione del 15 è stata una grande manifestazione che segna una svolta importante, a prescindere dall’agenda mediatica che sarebbe il caso non farci imporre da qui al prossimo futuro. Penso che bisogna lavorare assiduamente e che va inaugurata una pratica di confronto permanente che miri all’inclusione e non ad escludere. Chi siamo noi, combattenti (perdenti) di fine secolo, per arrogarci questo titolo ? 18-10-2011 17:22 – Rodolfo

• Caro Parlato,
il tuo editoriale di domenica e l’apertura del giornale mi hanno aperto il cuore e la mente. Tieni duro contro i maledetti destri che hanno rovinato questo paese!
Come anna maria rivera che si auspica di vedere gli incappucciati "privi dello scudo delle moltitudini di manifestanti – che finora hanno usato, diciamolo, in modo più che strumentale -" così che " potranno dimostrare se la "rabbia giovanile" è davvero indomabile e se è capace di trasformarsi in rivolta."
Tradotto: a questa fior di pacifista non dispiacerebbe vedere scorrere il sangue dei black bloc lasciando fare il lavoro ai celerini, come farebbe ogni benpensante di destra.
Vergogna! 18-10-2011 17:19 – leonardo

• eccoli qua,come hanno fatto carriera e come ci hanno fregato.

http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/11/articolo/1783/

si doveva parlare di piu del trattato di Lisbona 18-10-2011 16:59 – muriel

• Sono pienamente d´accordo con Parlato, ma anche i due commenti precedenti, della Rivera e di Rinaldini mettono in evidenza il problema di fondo.
La crisi sta viaggiando all´impazzata, e la manifestazione di sabato, non solo in Italia, ha dimostrato che settori sempre piu´crescenti della popolazione italiana e europea non ci stanno a farsi sottomettere dai diktat della finanza. Bene, lo sforzo da compiere territorialmente e´quello di riunire tante realta´diverse che condividono la stessa lotta e organizzare meglio le prossime proteste, gli obbiettivi che si vogliono raggiungere, superare le rivalita´del passato e compattare le propie fila. La manifestazione di sabato e´un enorme testimonianza di resistenza a questo sistema alienante e ingiusto, ma c´e´ancora molto da lavorare congiuntamente per far emergere il progetto e il soggetto comune. Per quanto riguarda le manifestazioni di violenza mi sembra che gia´ne abbiamo parlato abbastanza e non mi sembra che su questo giornale si difenda o si fomenti quel che e´successo ma si cerchi le ragioni nella societa´e nella nostra storia di questi comportamenti.La condanna di queste azioni e´unanime, non perche´non sono spiegabili ma per il loro significato (a)politico e bisogna fare in modo per il futuro di avere maggiore controllo della piazza e degli obbiettivi comuni. 18-10-2011 16:54 – mario stagi

• Chissa perchè sul giornale di OGGI ci sono pubblicate solo lettere critiche ed invece sul BLOG del manifesto leggo solo apprezzamenti. La REDAZIONE me la sa spiegare questa stranezza….???

Valeria – Savona- 18-10-2011 16:49 – valeria

• io a leggere certi commenti, ho più paura di voi che delle banche. 18-10-2011 16:46 – marco

• cari rivoluzionari più a sinistra di me, leggetevi sul sito di Repubblica l’identikit del giovane con l’estintore fermato dalla polizia. Quale disagio esprime? Quello di essere figlio di una famiglia di impiegati che l’ha visto crescere senza conoscerlo e che a 24 anni non ha un’idea di cosa fare nella vita. Il disagio è il vuoto. Insegno in un professsionale e conosco quelle realtà meglio di Parlato, di Campetti e di molti di voi. Quel disagio lo elimini solo se gli dai un senso: bisognerebbe fargli apprezzare lo studio o il lavoro, l’uso delle proprie capacità da quando si è ragazzini, ci vorrebbe il tempo pieno, un impegno serio della famiglia che dovrebbe essere obbligata a segiuire i figli, e poi un forte senso di responsabilità verso se stessi e gli altri, con regole certe e chiare. Se non gli insegni, anche con delle punizioni pesanti, che la scuola non si distrugge perchè non è tua, a 24 anni non bruciano le macchine degli altri. Nessuna comprensione, non serve a nulla. A quelli che dicono che hanno fatto bene chiedo:perchè non eravate in piazza con loro? 18-10-2011 16:44 – ettore

• Ma che bell’Italia!!!!Proprio un bel paese democratico!!!
Viciamo in uno Stato razzista, ultraclassista, guerrafondaio,sfruttatore, che sta precarizzando i giovani, che umilia i lavoratori, che rinchiude i migranti e li tortura ecc e tutto quello che avete da fare è parlare di una camionetta bruciata e 4 sassi alla polizia. Il FASCISCMO è entrato anche nella gente di "sinistra" che manifesta!!!Io non sono vostro complice: l’articolo di Parlato era quantomeno decente e lo attaccate da destra con la bava alla bocca degni dei peggiori fasco-perbenisti. Mi sarei aspettato commenti del genere su IL GIORNO,IL FATTO o IL GIORNALE ed altri fogli reazionari…
Voi NON SIETE CONTRO LA VIOLENZA ma CONDANNATE SOLO DA UNA PARTE ovvero quella dei " black block " ma quella dello STATO?
Io sono solidale con le ribellioni progressiste ecc ANCHE VIOLENTE ovvio,MA ai vostri isterismi è più coerente e serio il ragionamento del NON VIOLENTO ASSOLUTO ( una roba seria e rispettabile,anche se nn la condivido)….
Lo Stato italiano usa continuamente la violenza con guerre ( vedi Libia- intervento imperialista,altro che liberatore), finanziamento ai terroristi sionisti, lager per i migranti istituiti da quello schifoso di Presidente della repubblica che abbiamo,
Poveri illusi se credete che basta manifestare pacificamente e le richieste verranno accolte continuate pure così: date la colpa ai ribelli che alzano la testa e infatti vediamo che fine stiamo facendo!!!
ANTIFASCISTA 100 100% 18-10-2011 16:37 – Lorenzo

• A destra sanno bene cosa vogliono, a parte la competizione, sono tutti d’accordo. A sinistra si assiste al dannoso tutti contro tutti. Un conto e’ discutere, un conto e’ fabbricare avversari. Serve un movimento politico forte che faccia una sintesi delle diverse volonta’. Se questa entita’ politica fosse presente, quella del 15 ottobre sarebbe stata una manifestazione forte e con un forte significato politico. Un progetto unico, nel mantenimento di specificita’ dei vari gruppi, e’ cio’ a cui tutti dovrebbero ambire. 18-10-2011 16:30 – elmer

• Io mi sorprendo soltanto del fatto che i black bloc siano ancora così pochi. I parolai profeti della nonviolenza non capiscono che sono sempre di più quelli che ne hanno abbastanza delle chiacchiere vuote, degli striscioni colorati, dei palloncini, dei cortei-scampagnata con bambini al seguito, dei soliti innocui rituali. Quante manifestazioni così ci sono state? Un milione, due milioni, tre milioni di persone in piazza contro Berlusconi, contro la guerra, contro i tagli alla scuola. E poi? Cos’è cambiato poi? A che serve il solito serpentone colorato concordato con la Questura? B A S T A ! Meglio incendiare tutto che continuare a morire sorridenti, pacifici, inermi, un maledetto giorno alla volta. E se ripudiate la violenza, smettetela una volta PER SEMPRE di inneggiare alla Resistenza e ai partigiani. Smettetela di cantare BELLA CIAO. Volete la nonviolenza? Siete fuori dalla storia della sinistra. Siete light come lo yogurt, e già scaduti. 18-10-2011 15:43 – Lorenzo

• Non ci sto a dividere in due parti i/le manifestanti: quelli/e per bene e quelli/e per male.
A parte il discorso infiltrati, che ci sono sempre stati, poliziotti, digos, fascisti (c’è chi ha visto sventolare croci celtiche), ultrà…., io non penso che i e le ragazze incazzati/e, che hanno tirato pietre, sfasciato vetrine e auto, e altro siano criminali, anche se teste calde, ma credo che siano veramente esasperati/e, magari anche disperati (nel senso di senza futuro).
Il messaggio perverso che mandano credo vada raccolto.
Quello che contesto loro è il fatto di tenere in ostaggio persone che non vogliono ricorrere a quei mezzi di lotta, e mi inquieta soprattutto che invece di sforzarsi di cercare nuove forme -insieme a quelli/e di tutto il mondo che cercano modi e strumenti incisivi e appropriati- ripieghino su forme obsolete (almeno nel nostro contesto specifico, differente dai paesi arabi , nord’africani, asiatici….!), speculari e simmetriche alla violenza statuale e istituzionale che combattono.
Da qui i prevedibili esiti di richieste di ordine e repressione avanzate da molti e molte: opportunisti/e, o solamente spaventati/e…. 18-10-2011 15:41 – adriana

• Che tristezza caro signor Rinanldini..davvero siamo così ingenui da non capire il significato di quella carica a Via Labicana da parte della polizia, non a caso contro persone totalmente estranee alle rappresaglie? Mi viene anche da pensare che evidentemente Lei non era presente alle cariche gratuite in piazza San Giovanni, ancora scevra di “teppisti”, la invito a leggere attentamente a tal proposito la lettera al Manifeseto di tale Alessandro Lepidini, al quale va la mia gratitudine (falla girare quelle lettera, ti prego!) E mi scusi sa, ma proprio mi sfugge l’aspetto eversivo dei metalmeccanici, degli studenti e di chi altri lei accosta a tale aggettivo, a meno che lei non trovi eversiva una comune passeggiata per il corso 18-10-2011 15:23 – Herbert

• Ma basta con questi attacchi a Parlato! Si da il caso che scriva per un quotidiano comunista (si! ce n’è ancora uno in Italia!!!) e i comunisti cercano di capire la realtà e si confrontano (quanto spazio oggi a diverse opinioni!), se volete le condanne morali ci sono tanti altri quotidiani e tg. 18-10-2011 15:17 – luca

• premetto che sarebbe utile sapere esattamente chi siano i gruppi che hanno partecipato alla messa a fuoco delle vetture e vetrine private. Il fuoco al cellulare e’ una altra cosa in quanto accaduto non ‘a freddo’ ma durante gli scontri. Scontri tipo Valle Giulia (1968) o Reggio Emilia (1960). Le motivazioni erano differenti? si puo’ discutere.
In ogni caso condizioni estreme creano condizioni estreme, in cui la provocazione e’, da sempre, presente. Spetta agli organizzatori isolare le frenge provocatrici o alla polizia. Questa ultima, pero’, da sempre e’ tra i provocatori proprio per ottenere i risultati mediaditi della provocazione riuscita.
Per quanto riguarda la madonna o, madonnina, come l’hanno chiamata i giornali del fedifrago e fornicatore fascista Berlusconi, per favore non mi fate ridere. per piacere Rivera, parla, se sei capace di cose serie o stai zitta. 18-10-2011 14:57 – Murmillus

• "quelli che sono sdegnati per la violenza sono anime candide, vittime di una ingenua illusione: che si abbia a che fare con soggetti – il capitale, gli stati, i governi – che assegnino la stessa loro scala di valori alle cose dell’economia, della politica, del sociale. Essendo chiaro che così non è, e tralasciando ogni moralista sostenitore interessato – perchè lautamente retribuito – delle manifestazioni civili – la violenza ritorna a ricoprire quel ruolo che ha sempre avuto: un aspetto inevitabile della vita, della storia e degli eventi"

Posso essere spietatamente franco? Sciocchezze!

Intanto perché una testa spaccata è una testa spaccata: e non c’è teoria che possa cambiarla in qualcos’altro.

E poi, e soprattutto, perché qui il problema non è "anime candide & anime belle vs. vecchie volpi rotte a tutto". In piazza c’era una massa dell’ordine delle duecentomila persone: la probabilità che fossero TUTTI stupidi e candidi è OGGETTIVAMENTE molto bassa.

Il problema, come al solito, è sempre lo stesso, ora così come lo scorso dicembre: una volta assaltati e distrutti i SIMBOLI del potere (agenzie di banca / camionette delle forze dell’ordine / eccetera), mi spiegate che ve ne fate di quelle miserande pseudo-vittorie? Per giunta, le camionette o i cartelli o i "beni pubblici" distrutti sono tutta roba che poi dovrà rimborsare chi paga le tasse: mica le pagano i block, o come dannazione li vogliamo chiamare.

E allora, mi dovete spiegare questo, te che parli di anime belle, e il giornale che – non riesco a capire per quale maledetto motivo (o meglio: lo capisco benissimo, ma gradirei leggerlo nero su bianco) – cavalca questa pseudo-violenza che, come ha già notato qualcuno, così com’è esercitata, senza costrutto né strategia, non fa altro che fornire sempre più comode stampelle al Potere: una dannata strategia ce l’avete, O NO? Quando avrete rotto la testa anche all’ultimo sbirro rimasto, e avrete – campa cavallo! – terrorizzato il "Potere del Capitale" al punto tale che tutti i suoi sgherri e caudatari e reggicoda si saranno rinchiusi belanti nei loro palazzi…

…AVETE GIÀ DECISO CHECCAZZO VOLETE FARE? Oppure state andando "a rinzaffo", un tanto al chilo, facciamo danni fino a tot milioni di euro poi si vedrà?

Ecco: se qualcuno – anche lì sopra: ai piani alti di questo sempre meno amato giornale – si degna di spiegare che cosa ci si illude di ottenere con queste fiammate di paglia secca, fa un favore a tutti. Grazie 😉 18-10-2011 14:52 – nekraH

• Vorrei dire a Parlato e a chi giustifica le violenze, che purtroppo non hanno capito che non è con la violenza che cambieranno mai qualcosa. Che purtroppo non hanno capito che con tali azioni sono solo servi del potere che osteggiano e lo aiutano ad arroccarsi nelle proprie roccaforti. Non siamo di fornte ad una rivoluzione come quella Libica… li era il popolo, la maggior parte del popolo libico che voleva la caduta del Rais, qui sono pochi esaltati che non sono appoggiati da nessuno, se non dai loro mandanti, diretti o indiretti. Mandanti che però se messi alle strette non li sosterranno mai.
Disagio, disoccupazione, ecc… non sono ragioni per giustificare fatti come quelli di sabato. Sono solo scuse precostituite, che orami hanno stancato… erano già vecchie quando sono state inventate negli anni 70… adesso sono davvero trite e ritrite. Sono fuori dalla storia.
Gentile Parlato, l’unica cosa con cui concordo con lei è che quei delinquenti, sabato hanno levato visibilità al vero motivo della manifestazione… ma non si possono giustificare… e gli si dovrebbe spiegare che hanno solo aiutato il potere e la politica che volevano abbattere, levando visibilità ad una manifestazione epr l a prima volta apartitica e contro la politica tutta. Chi ha vinto sono proprio i politici che hanno nuve ragioni per dire che chi li osteggia sono solo facinorosi…
Purtroppo i politici oltre ai delinquenti di piazza siete voi giornalisti ad aiutarli dando visibilità ai disordini ed ai loro protagonisti piuttosto che alle vere ragioni della manifestazione. 18-10-2011 14:36 – Fabio

• Non prendiamoci in giro: sapevamo tutti che ci sarebbero stati incidenti e scontri. C’erano anche quando la sinistra, politica e sindacale, aveva forti e agguerriti servizi d’ordine. Il punto è che i fantomatici black bloc in Italia non esistono.Dopo Genova, e la promozione dei torturatori e assassini (Scajola è poi ridiventato ministro) la fiducia nello Stato è palese malafede. Del resto una "sinistra" che consegna Ocalan ai carnefici e bombarda Belgrado non può che piangere su se stessa, e chi ci si allea fa la fine che merita. Occorre ricostituire un blocco di classe organizzato, e lo si fa ascoltando ANCHE CHI SFASCIA LE BANCHE. Stolto animale non pensante (o cosciente venduto) è chi pensa di trovare spazi di mediazione col capitalismo in crisi, non chi, come può e come sa, lancia un messaggio di rivolta. Non una parola sulle cariche indiscriminate a S.Giovanni, e diamo la colpa ai fantomatici black bloc dei deliri liberticidi dei politici? 18-10-2011 14:13 – redvet

• Parlato, non ti sei stufato di fare il trombettiere? Non ti rendi conto che tu, come molti altri, sei la casta? Tu rappresenti la morchia italiana, l’immobilismo, la melma in cui non c’è mai ricambio, in cui parlano sempre le stesse persone vita natural durante. L’Italia è una nuda proprietà. Noi non contiamo niente. Voi siete casta, avete il potere della parola e lo esercitate sulla nostra testa. Se si vede un volto nuovo è perché è stato lanciato da voi. Voi, sì, vi metto tutti sullo stesso piano. Una generazione che ha spogliato questo paese della vitalità, della forza e delle opportunità.
Questa è l’unica rabbia che riconosco. Per il resto, parli a vanvera.
Non erano centinaia ma MIGLIAIA. Li ho seguiti e fotografati. Fanno parte del movimento. Perché nel movimento ci sono sigle e organizzazioni che sono ancora ideologicamente vicini al concetto di conflitto, ribellione, resistenza permanente… gli unici che resistono sono i maestri come te, che non mutano mai, battono sempre sullo stesso tasto e impediscono a questo paese di avere movimenti maturi come altrove, dal canada agli usa, dalla spagna all’inghilterra. Basta, per favore. Fatevi da parte. Lasciate spazio al ricambio, per bacco!!! 18-10-2011 14:08 – luca

• Volevamo parlare di pace.

Ci sono voluti due giorni, prima che riuscissi a scrivere queste righe.
Perché sabato, a Roma, è successo l’inferno.
Volevamo parlare di pace, ci hanno consegnato la guerra.
I segnali di quanto accaduto nel pomeriggio sono apparsi evidenti fin dal principio.
Il corteo era partito da poco, e già scorrevano davanti a noi macchine bruciate, vetrine infrante, fumo nero a breve distanza, a indicare incendi e devastazioni poco più in là.
Io mi trovavo all’inizio, insieme ai compagni della Freedom Flotilla e della Rete Romana di Solidarietà col Popolo Palestinese. Eravamo lì per chiedere, insieme a centinaia di migliaia di persone, un altro mondo possibile.
Un mondo che sappia, anzi che voglia, redistribuire le ricchezze di pochi fra chi ha più bisogno. Un mondo che voglia tutelare lo stato sociale, investire nella ricerca, garantire lo studio a tut

http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/10/articolo/5551/

 

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