9353 Una nuova epoca

20111016 22:40:00 redazione-IT

[b][i]di Valentino Parlato[/b][/i]

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Quella di ieri a Roma è stata una manifestazione storica, il segno di un possibile cambiamento d’epoca. Una manifestazione enorme, rappresentativa di tutto il paese (camminando nel corteo e in piazza si sentivano gli accenti di tutte le regioni italiane). E ancora, una manifestazione che si realizzava in contemporanea con tante altre nel mondo, in Europa e anche negli Usa, tutte concentrate sul cambiamento del modello di sviluppo, a sancire la crisi del liberalcapitalismo. Per dire che così non si può andare avanti, che la politica di oggi è arrivata a un punto morto e che ci vuole un’inversione di rotta, anche dei partiti politici, oggi ridotti alla sopravvivenza di sé stessi.
A Roma ci sono stati anche scontri con la polizia e manifestazioni di violenza. Meglio se non ci fossero state, ma nell’attuale contesto, con gli indici di disoccupazione giovanile ai vertici storici, era inevitabile che ci fossero. Aggiungerei: è bene, istruttivo che ci siano stati.[/b]

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Sono segni dell’urgenza di uscire da un presente che è la continuazione di un passato non ripetibile.
La manifestazione e le pressioni che essa esprime chiedono un rinnovamento della politica. È una sfida positiva agli attuali partiti di sinistra a uscire dal passato e prendere atto di quel che nel mondo è cambiato. La crisi attuale – più pesante, dicono in molti, di quella del 1929 – non può essere superata con i soliti strumenti. Negli Usa fu affrontata con il New Deal e in Italia e Germania, dove lo sbocco fu a destra, non con le privatizzazioni, ma con le nazionalizzazioni di banche e industrie. Ci ricordiamo dell’Iri, fondamentale nell’economia anche dopo la caduta del fascismo?

Quello che è accaduto ieri deve aprirci gli occhi e la mente. Non si può continuare a fare politica con le vecchie ricette. Ci dovranno essere cambiamenti anche nelle lotte sul lavoro e nel sindacato, e nella politica economica. Per concludere, vorrei ricordare che dopo il discorso di Sarteano anche un banchiere come Mario Draghi ha detto di capire le ragioni degli indignati. Forse siamo all’inizio di una nuova epoca.[/b]

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[b]La marcia globale degli indignati[/b]

Oltre 8.000 persone hanno manifestato pacificamente oggi in GERMANIA a Francoforte, al grido di «Non svendiamo la democrazia alla Bce!», davanti all’edificio della Banca centrale europea, definita dagli indignati simbolo di un sistema finanziario «irresponsabile» ed incapace di gestire la crisi. Giovani, pensionati, famiglie con bambini nei passeggini, a piedi o in bicicletta, gli indignati hanno risposto all’appello lanciato da Attac ad «occupare Francoforte», come recita uno striscione appeso dai militanti tedeschi dell’associazione che manifestano da circa un mese davanti a Wall Street. Complice una bella gornata di sole autunnale, i manifestanti sono scesi in massa in piazza per protestare davanti all’istituto monetario europeo che incarna, ai loro occhi, la deriva di un sistema finanziario «irresponsabile» e «avido».

Indignati in piazza anche a Berlino: secondo gli organizzatori, circa 5mila persone hanno aderito nella capitale tedesca alla protesta globale che sta portando manifestanti in piazza in oltre 82 paesi e 900 città.

In SPAGNA decine di migliaia di indignados sono tornati in piazza a Madrid, dove il movimento contro il sistema finanziario e la disoccupazione è nato lo scorso maggio per poi diffondersi in tutto il mondo. Cinque cortei partiti da quartieri periferici sono confluiti a fine giornata sulla plaza de Cibeles, in centro, per poi dirigersi verso la Puerta del Sol, punto di partenza simbolico del movimento che la occupò per un mese la scorsa primavera.

In BELGIO si è conclusa senza incidenti davanti ai palazzi delle istituzioni, Ue presidiati da un robusto schieramento di forze dell’ordine, la manifestazione degli indignati svoltasi a Bruxelles nel quadro della giornata di protesta indetta a livello mondiale. A scendere in strada nella capitale belga sono state circa 10.000 persone, per la gran parte giovani, provenienti da numerosi paesi europei e in particolare dalla Spagna, dall’Olanda, dalla Francia e dalla Germania. Una manifestazione pacifica e colorata durante la quale sono stati scanditi slogan contro lo strapotere dei grandi conglomerati finanziari e in favore del recupero di una vera dimensione democratica.

In FRANCIA, a Parigi, gli indignati hanno manifestato con un sit-in e un’assemblea popolare che ha visto riunite alcune migliaia di persone in piazza dell’Hotel-de-Ville.

Negli STATI UNITI, (guarda il VIDEO) situazione tesa a Manhattan. La città è blindata: la protesta parte dal distretto finanziario, un migliaio di attivisti si sono dati appuntamento alle 11.00 locali al quartier generale di Zuccotti Park e marciano compatti verso la sede di Chase Bank vicina a Liberty Plaza. Chase è una delle grandi banche americane beneficiarie del salvataggio di stato. L’obiettivo della manifestazione è sfilare davanti a una delle sedi dell’istituto di credito ed entrare in massa nella banca per chiudere i loro conti correnti in segno di protesta, trasferendo i risparmi ad un istituto che «sostenga il 99%» (‘Siamo il 99% è uno degli slogan del movimento). Decine di poliziotti monitorano la situazione per evitare lo scoppio di incidenti. Gli indignati si sono mossi finora pacificamente, ma la tensione è già alle stelle.

In CANADA, alcune centinaia di indignati si sono riuniti oggi nel centro di Montreal per rispondere all’appello mondiale contro la precarietà. Gli attivisti hanno piantato una decina di tende a Victoria Square, nel centro della città. «Ci siamo uniti per esistere», si legge in uno striscione esposto nella piazza.

In ISRAELE centinaia di persone sono sfilate stasera a Tel Aviv nell’ambito della Giornata globale di protesta per la giustizia sociale. L’iniziativa si è svolta senza incidenti, ma in tono minore rispetto alle manifestazioni – alcune imponenti – svoltesi in Israele negli ultimi mesi sull’onda della “rivolta delle tende”. Il fenomeno non si è peraltro ancora esaurito, assicurano i promotori, i quali hanno puntano anzi a rilanciare «in grande stile» a fine mese gli sforzi di mobilitazione: con una giornata nazionale di cortei contro le misure e le riforme – ritenute largamente insufficienti almeno da una parte del movimento – annunciate in risposta al malcontento dal governo Netanyahu.

Il movimento di protesta contro la globalizzazione dei mercati e della banche centrali ha chiamato a raccolta nelle piazze studenti, precari, disoccupati, pensionati anche dall’altro lato del mondo. Tutti, «uniti per un cambiamento globale», come recita il titolo del sito internet del movimento internazionale. In NUOVA ZELANDA centinaia di persone hanno marciato nella strada principale di Auckland, mentre altre migliaia nella piazza principale scandiscono slogan contro la cupidigia delle corporation. Centinaia di persone manifestano anche nella capitale Wellington. In AUSTRALIA, a Sydney, circa duemila persone, compresi rappresentanti degli aborigeni, partiti comunisti e organizzazioni sindacali, protestano fuori dalla banca centrale. In GIAPPONE centinaia hanno marciato a Tokyo, per una protesta che comprende anche gli antinuclearisti. Nelle FILIPPINE, a Manila, un piccolo gruppo di manifestanti si sono diretti verso l’ambasciata americana con slogan come «Abbasso l’imperialismo americano» e «Filippine non in vendita». Manifestazione anche a TAIWAN, dove nella capitale Taipei circa un centinaio di persone si sono raccolte al grattacielo Taipei 101, sede della Borsa, cantando «Noi siamo il 99% di Taiwan».

[b]La grande manifestazione di Roma, prima degli scontri:[/b]
[url]http://vimeo.com/30640762[/url]

http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/10/articolo/5543/

 

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