9344 USA: Siamo al complottismo più screditato

20111013 19:02:00 redazione-IT

[b]Dopo il veto della Cina e Russia sulla Siria – Dilaga in 66 città il movimento di protesta contro l’elite finanziaria[/b]
[i]di Tito Pulsinelli[/i]

Una settimana dopo che la Cina e la Russia bocciarono con un veto l’ultimatum che ingiungeva ai siriani di sbarazzarsi del loro governo nel giro di trenta giorni, gli Stati Uniti tornano alla carica. Cavano dal cilindro il più classico, screditato e inverosimle complottismo. In pompa magna e squilli di tromba annunciano che l’Iran è responsabile di aver ordito un complotto per assassinare l’ambasciatore dell’Arabia saudita e -udite, udite!- anche quello d’Israele. Dove? Naturalmente a Washington, non in qualsiasi altra capitale dei 193 Paesi restanti del globo (dove sarebbe più facile raggiungere lo scopo).

Prove? Dopo le fialette esibite all’ONU che "provavano" l’esistenza delle armi di distruzione di massa di Saddam…c’è da aspettarsi d tutto. Ogni colpo basso è lecito. Stavolta, tutto si basa su di un cittadino iraniano che è stato processato in una ridente città di provinca della frontiera con il Messico. Ma va…! Difficile crederlo, ma è proprio così. Tanto è bastato affinchè tutte le figure di prima fila del governo nordamericano, dessero fuoco alle polveri mediatiche e lanciassero minacce a destra e a manca del pollaio globale. Con relativo e rituale messaggio mafioso: "contro l’Iran non si esclude nessuna opzione".

Ricapitoliamo: un iraniano condannato, atti giudiziari ancora segreti, indagini dei "servizi" aperte da otre 6 mesi, ma il governo di Obama sceglie proprio questo momento per chiamare a raccolta tutti i vassalli d’0ccidente e i liberi paladini dei liberi "mercati" . Basta un giudice di provincia e Washington grida "al lupo, al lupo!". Pretende di essere creduto, sulla parola. E’ credibile? No, sembra una foto in bianco e nero dell’epoca del senatore McCarthy, per illustrare una trama datata anni 50. Sul fronte dell’ONU non hanno potuto frenare la Palestina, che vedrà riconosciuta la sua indipendenza dai due terzi dell’Assemblea generale e da 9 Paesi sui 15 che formano il Consiglo di sicurezza. Sulla radicalzzazone accelerata del conflitto in Siria sono stati bloccati dal veto incrociato dei russi e dei cinesi. In Libia, Sirte non cede, il sud è in mano a Gheddafi, mentre Tripoli e Bengasi, salve gli aeroporti, tutto il resto è in disputa.

Internamente, gli Stati Uniti sono scossi da un movimento di protesta contro l’oligarchia finanziaria e le politiche sociali finora seguite. Si tratta di un movimento trasversale che ha toccato 66 città, dove sono attive forze provenienti da diversi settori -incluso veterani e soldati delle "guerre contro il terrore" smobilitati- che hanno per obiettivo principale l’elite finanziaria. Nella situazione interna, caratterizzata da accentuata destrutturazione dell’ortodossia liberista, affiorano segnali preoccupanti di decomposizione sociale. Propri di realtà in cui la proliferazione di disoccupati degenera in disperazione di de-classati.

Surriscaldare la caldaia del Medoriente, gocando la pericolosa carta dell’Iran, non è azzardo di nuovo conio ma ossessiva insistenza, che oggi è vera e propria fuga in avanti. Come riveló il generale W. Clark, dopo l’Iraq, Afganistan e Somalia, il programma bellico prevedeva soggiogare il Libano (obiettivo fallito), Siria (stand by), Libia (impantamento) e Iran. Le screditate classi dirigenti dell’Unione Europee daranno una mano all’incendiario o cercheranno di circoscrivere l’incendio?

 

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