11990 BRASILE, NO AL GOLPE

20160406 22:11:00 redazione-IT

[b]Una serie di interventi per comprendere meglio la situazione in Brasile[/b]

1 – Brasile: 31 marzo 1964
2 – 10 cose che il Brasile intero deve sapere
3 – Impeachment contro Dilma è incostituzionale.
4 – Precisazioni sui fatti che riguardano il presidente Lula
5 – Brasile: metalmeccanici dicono no al golpe.
6 – Cosa sta succedendo in Brasile?

[b]1 – BRASILE: 31 MARZO 1964 – 31 MARZO 2016 Pubblicato il 1 apr 2016 di Teresa Isenburg[/b]

1° aprile 1964: “o dia da mentira” (il giorno della menzogna), come si dice in portoghese per indicare quello che per noi è il giorno del pesce d’aprile. Giorno della menzogna che nel 1964 fece calare la notte della dittatura militare illegale per vent’anni sul Brasile utilizzando sistematicamente la tortura, comprimendo la retribuzione salariale e deformando l’impalcatura dello stato e il sistema di pesi e contrappesi che deve coordinare la divisione dei tre poteri. A distanza da 52 anni da quel giorno, il Brasile vive un periodo di forte instabilità politica in cui il rispetto della legalità è minacciato da manovre giuridico-mediatiche anticostituzionali e da lentezza omissiva di segmenti delle istituzioni ancora parzialmente intrappolate in sistemi politico-amministrativi-procedurali figli dello stato dittatoriale. Il cammino per materializzare la Costituzione del 1988 nel corpo vivo dello Stato e del paese è lungo e pieno di inciampi ( e l’Italia ben sa di ciò per la sua storia degli ultimi decenni).
In coincidenza con questa data simbolica giovedì 31 marzo 2016 le due strutture di coordinamento di movimenti sociali e politici diversi Frente Brasil Popular e Frente Povo sem medo (Brasile senza paura) hanno indetto manifestazioni decentrate, ma a scala nazionale, per scendere in piazza in difesa della democrazia, della legalità, contro l’utilizzo senza basi legali dell’istituto dell’impeachment, per i diritti sociali conquistati e da rafforzare.
Secondo il presidente della CTB (Centrale dei Lavoratori e delle Lavoratrici del Brasile) Adilson Araújo (Portal Vermelho), le manifestazioni hanno superato le aspettative degli organizzatori e riflettono l’impegno della popolazione nella lotta contro il golpe. “Le informazioni che giungono sono al di sopra delle aspettative. … Di fronte al golpe in corso, (si nota che) le persone si mobilitano, cresce la giusta percezione che è necessario combattere questa aggressione alla democrazia.” Pur nella eterna disputa sui numeri, si può valutare che una massa di circa 800.000 persone ha invaso 80 municipi di tutti gli stati brasiliani e almeno 25 città all’estero. Da quello che si vede dalle immagini, la partecipazione è socialmente molto differenziata, con cittadini e cittadine di tutti gli strati sociali, partecipazione di neri molto significativa, intellettuali e artisti di varia espressione. Alle spalle delle persone presenti quasi sempre ci sono organizzazioni attive da tempo e nel tempo: comitati territoriali, associazioni culturali, gruppi di appassionati di sport: non sono presenze estemporanee, mosse da momentanea emozione.
Attingendo un po’ casualmente da molte dichiarazioni e commenti che si susseguono, si può citare la politologa della UFSCas Università Federale di San Carlos (SP) Maria do Socorro Sousa Braga (Carta Capital): le manifestazioni mettono in luce il consolidamento della democrazia brasiliana, indipendentemente dalla posizione di coloro che ad esse prendono parte: “Fa parte della dinamica democratica avere una maggiore espressione di differenti domande e differenti punti di vista. Non si può essere intolleranti al riguardo di questo diritto.” E ancora: le manifestazioni contro l’impeachment della Presidente Dilma Rousseff del 31 marzo in diverse città sono “una dimostrazione che non si concorda con questa forma assurda di volere deporre una persona eletta democraticamente nelle urne, mentre non vi è nessuna prova né di corruzione né di altri aspetti per deporre la Presidente.”
Anche nella città di San Paolo, dove più forte è la presenza di una destra molto radicalizzata su posizioni violente e spesso razziste e discriminanti, la piazza della Cattedrale era gremita.

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[b]2 – 10 COSE CHE IL BRASILE INTERO DEVE SAPERE di Igor Fuser, Professore di relazioni internazionali dell’Università Federale dell’ABC (UFABC, San Paolo)[/b]

E’ necessario avvisare ogni brasilian@ , informare in modo tanto chiaro e oggettivo che anche le polene delle barche del Rio São Francisco ne abbiano conoscenza che:

1) La richiesta di impeachment della presidente Dilma Rousseff non ha NULLA A CHE VEDERE con la Operazione Lava Jato, né con qualunque altra iniziativa di lotta alla corruzione. Dilma non è accusata di rubare un solo centesimo. Il pretesto utilizzato dai politici dell’opposizione per cercare di deporla dal governo, la cosiddetta ‘pedalata fiscale’, è una procedura di gestione del bilancio pubblico di prassi a tutti i livelli di governo, federale, statale e municipale, ed è stato adottata durante i mandati di Fernando Henrique e di Lula senza alcun problema. L’operazione è consistita nel collocare denaro della Caixa Economica Federale per programmi sociali, per potere chiudere i conti e, nell’anno seguente, ricollocare il denaro nella Caixa. Non ne è derivato nessun beneficio personale [né vi è stato danno per i conti pubblici] e neppure i peggiori nemici della Presidente riescono ad accusarla di qualsivoglia atto di corruzione.

2) La procedura di impeachment in corso è un golpe proprio per questo, perché la Presidente può essere deposta se risulta provato che ella abbia compiuto un crimine [così come stabilito dalla Lei n.º 1.079/50, nonché dall’articolo 85 della Costituzione Federale del 1988]– e crimine non vi è stato, tanto che, fino ad ora, il nome di Dilma è rimasto fuori da tutte le indagini di corruzione, in quanto non esiste, contro di essa, minimo sospetto.
Diversamente dalla Presidente Dilma, i politici che chiedono la deposizione sono più sporchi di un pollaio. Eduardo Cunha (PMDB- Partito del Movimento Democratico Brasile, alleato di governo, RJ- Rio de Janeiro), che come presidente della Camera è responsabile del processo di impeachment, è accusato di avere ricevuto 53 milioni di reais dalla corruzione della Petrobrás ed è padrone di un deposito milionario in conti cifrati in Svizzera e in altri paradisi fiscali. Nella commissione di deputati che analizzerà la richiesta di impeachment, su 65 componenti, 37 (oltre la metà!) sono nel mirino della Giustizia, indagati per corruzione. Se riusciranno a deporre la Presidente, sperano di ricevere, in cambio, l’impunità per le truffe commesse.

4) Chi guida la campagna a favore dell’impeachment è il PSDB (Partito della Social Democrazia Brasiliana), partito di opposizione SCONFITTO nella elezioni presidenziali del 2014. Il suo candidato, Aecio Neves, vuole ottenere a tavolino il risultato politico che non è stato capace di ottenere nelle urne, calpestando il suffragio di 54.499.901 brasiliani e brasiliane che hanno votato Dilma (3,4% in più rispetto gli elettori Aecio nel secondo turno).

5) Se il golpe si consumerà, l’opposizione metterà in pratica tutte le proposte elitiste e autoritarie che Aecio pianificava di moltiplicare se avesse vinto le elezioni. Il presidente golpista, certamente, cambierà le leggi sulle relazioni di lavoro, con danno per i salariati; revocherà la politica di valorizzazione del salario minimo; introdurrà la terziarizzazione senza limiti della forza lavoro; consegnerà le riserve di petrolio del pre-sal alle imprese transnazionali (come previsto da un articolato del senatore José Serra); privatizzerà il Banco do Brasil e la Caixa Economica Federal; introdurrà un insegnamento a pagamento nelle università federali, come primo passo di una privatizzazione; reprimerà i movimenti sociali e la libertà di espressione via internet; espellerà i cubani che lavorano nel Programma Mais Médicos; darà semaforo verde all’agrobusiness per appropriarsi delle terre indigene; eliminerà la politica estera indipendente, abbasserà il Brasile al ruolo di garzone degli Stati Uniti. È questo, molto più che il mandato della Presidente Dilma o del futuro politico di Lula, che è in gioco nella battaglia dell’impeachment.

6) È uno sbaglio immaginare che l’economia migliorerà dopo un eventuale cambiamento alla presidenza della Repubblica. Tutti i fattori che hanno portato il paese alla attuale crisi politica continueranno a essere presenti, con varie aggravanti. L’instabilità politica sarà la regola. I leaders dell’attuale campagna golpista cominceranno ad azzannarsi per il potere, come piranha intorno ad un pezzo di carne. E Dilma sarà sostituita da un soggetto debole, Michel Temer, più interessato a garantire il proprio futuro (certamente una poltrona del Supremo Tribunale Federale) e a proteggersi dalle denunce di corruzione piuttosto che governare effettivamente. L’inflazione continuerà a crescere, e anche la disoccupazione.

7) Sul piano politico, il Brasile entrerà in un periodo caotico, di forte instabilità. La deposizione della Presidente eletta, sacralizzata da voto, porterà il paese ad una situazione in cui, per la prima volta dopo la fine del regime militare, a capo dell’Esecutivo vi sarà un mandatario illegittimo, contestato da una enorme parte della società.

8) Il conflitto sarà al centro della vita sociale. Le tendenze fasciste, esaltate dal golpe, si sentiranno libere di porre in pratica i propri impulsi violenti, espressi, simbolicamente, nelle immagini di impiccagioni di pupazzi con in testa il berretto del MST (Movimento dei lavoratoti rurali Senza Terra) o con la stella del PT (Partito dei Lavoratori) e, in modo più concreto, in invasioni e attentati contro sindacati e partiti politici, in attacchi selvaggi a persone il cui unico crimine è di indossare una camicia rossa. Un leader di questa corrente di estrema destra, come il deputato Jair Bolsonaro, ha già apertamente suggerito, in alcuni comizi pro-impeachment, che ogni fazendeiro porti con sé un fucile per assassinare militanti del MST.

9) I sindacati e i movimenti sociali non rimarranno con le braccia incrociate davanti alla truculenza della destra e all’offensiva governativa e padronale contro i diritti sociali conquistati con fatica negli ultimi due decenni. Resisteranno in tutti i modi – scioperi, occupazione di terre, blocco delle strade, invasione di edifici e molto altro. Il Brasile diventerà un paese conflittuale, per colpa della irresponsabilità e della ambizione senza limiti di un pugno di politici incapaci di giungere al potere attraverso il voto popolare. Questo è ciò che ci aspetta se il golpe contro la Presidente Dilma avrà successo.

10) Ma questo non succederà. La mobilitazione della cittadinanza in difesa della legalità e della democrazia cresce, con l’adesione di sempre più persone e movimenti, indipendentemente dalla affiliazione di partito, del credo religioso e della condivisione o meno con le politiche ufficiali. La opinione di ciascuno di noi al riguardo del PT o del governo Dilma non è quello che conta. È in gioco la democrazia, il rispetto del risultato delle urne e della norma costituzionale che proibisce l’applicazione dell’impeachment senza l’esistenza di un crimine che giustifichi questa misura estrema. Sempre più brasiliani percepiscono ciò ed escono per strada contro i golpisti. In questo giorno del 31 marzo la resistenza democratica porterà avanti una battaglia significativa.
È importante la partecipazione di tutti, in ogni angolo del Brasile, tutti dobbiamo scendere in strada in difesa della legalità, della Costituzione e dei diritti sociali. Tutti insieme! Il fascismo non passerà! Non ci sarà golpe!
articolo originale: [url]http://cartamaior.com.br/?/Editoria/Politica/10-coisas-que-o-Brasil-inteiro-precisa-saber%0a/4/35808[/url]

Traduzione di Teresa Isenburg

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[b]3 – IMPEACHMENT CONTRO DILMA È INCOSTITUZIONALE. di Teresa Isenburg[/b]

Ho tradotto una parte limitata di un lungo e circostanziato articolo dei giuristi Alexandre Bahia (Università Federale di Ouro Preto), Marcelo Cattoni (Università Federale di Minas Gerais) e Paulo Oitti, uscito sulla rivista “Consultor Juridico del 4.12.2015 che analizza tutti i capi di imputazione inseriti nella procedura di impeachment accettata dal Presidente della Camera e anche il fondamento giuridico di riferimenti ripetuti in continuazione nella stampa e nei dibattiti, documentando la infondatezza giuridica degli stessi. Dal momento che quella che è in atto da molti mesi (cioè dall’inizio della nuova legislatura il 1° gennaio 2014) è una eversione legale ed istituzionale, è di importanza primaria avere chiaro il quadro istituzionale entro il quale ci si muove e quali sono le illegalità che contro di esso si praticano. Nella Costituzione l’impeachment è trattato nell’articolo 85. Il discorso politico, è ovvio, è altro. Appunto, altro. Aggiungo che nel tradurre so che ho mantenuto una vicinanza terminologica a formule giuridiche che probabilmente in lingua italiano hanno altra dizione: ad esempio “crimine di responsabilità” non so se è termine corretto.
“Un questione semplicemente fondamentale è stata ignorata in tutti i dibattiti, che si sono sempre più trasformati in una ‘guerra di opinione’ fra due tifoserie organizzate, a favore o contro la destituzione della Presidente della Repubblica. Si tratta della differenza fondamentale fra Presidenzialismo e Parlamentarismo, che è l’essenza (di natura giuridica) dell’istituto dell’ impeachment.
Nel Presidenzialismo, le figure del Capo di Governo e di Stato si trovano unificate nella stessa persona, mentre nel Parlamentarismo tali funzioni vengono esercitate da persone differenti. Il (la) Capo del Governo parlamentarista è chi esercita le funzioni equivalenti al(alla) Presidente della Repubblica nel presidenzialismo per quanto attiene alle attribuzioni di quest’ultimo nella conduzione della politica e della Amministrazione Pubblica. Qui entra la differenza fondamentale fra detti regimi di governo, cioè, la forma in cui può essere destituito(a) il(la) Capo di Governo.
Nel Parlamentarismo, abbiamo l’istituto del voto di fiducia, con il quale il(la) Primo Ministro(a) può essere rimosso(a) con la sola perdita della fiducia del Parlamento. Cioè, perso l’appoggio della base alleata o in conseguenza di una grave crisi politica, il Parlamento può rimuovere il(la) Capo di Governo, affinché altra persona eserciti tale funzione (la forma della scelta varia secondo la legislazione di ogni paese). È importante sottolineare: approvata la sfiducia, non cade solo il Primo Ministro, ma lo stesso Parlamento, affinché si diano nuove elezioni. Invece nel presidenzialismo, abbiano l’istituto dell’ impeachment, che non è sinonimo di voto di fiducia e questo per una semplice ragione: si esige che il(la) Presidente abbia commesso un crimine di responsabilità per potere essere deposto(a) dalla Presidenza della Repubblica – e dal momento che in questo caso si tratta di un ‘crimine’ e non di mera questione politica, il(la) Presidente è sollevata dal suo incarico e assume il Vice-presidente, mentre i membri del Parlamento conservano i propri mandati intatti . Non è causa di impeachment eventuale insoddisfazione popolare sulle politiche economiche, come non lo è (non deve esserlo) l’eventuale perdita della maggioranza del Capo dell’Esecutivo in Parlamento. In un sistema Parlamentarista, una e altra causa sarebbero sufficienti per il voto di sfiducia, ma nel Presidenzialismo non è così che sono date le ‘regole del gioco’, pena l’abuso delle regole per raggiungere obiettivi oscuri. … camuffare un tentativo d destituzione di un(a) Presidente attraverso la richiesta di apurazione di fatto che non corrisponde a crimine di responsabilità è una forma contemporanea di colpo di Stato.
Crimini di responsabilità, questi, previsti dalla legge, in forma tassativa, di modo che non può darsi interpretazione estensiva o analogica per giustificare legalmente e costituzionalmente l’ impeachment al di fuori delle specifiche ipotesi legalmente rese positive. … Questo significa che è incostituzionale la decretazione di impeachment senza che si provi l’occorrenza di crimine di responsabilità contro il(la) Presidente della Repubblica. …
Questa è precisamente la questione che è solennemente ignorata dai media e dall’opinione pubblica in generale nel tormentato processo di impeachment presentato contro la Presidente Dilma Rousseff: nessuna condotta di Dilma Rousseff si inquadra nelle tassative ipotesi di crimini di responsabilità della Legge dell’ Impeachment (Lei n.º 1.079/50). …
Qui è necessario un importante chiarimento. Crimini di responsabilità sono, come il nome dice, crimini. … Quindi, ciò che qui si difende è che il Supremo Tribunale Federale (custode della Costituzione) ha il dovere costituzionale di bloccare l’azione di impeachment, per atipicità della condotta imputata (cioè, per assenza di requisiti materiali per promuovere un processo di impeachment), caso essa (condotta) non si inquadri nell’elenco tassativo di crimini di responsabilità legalmente fissato. …
Infine, sia la giurisprudenza del Supremo Tribunale Federale, sia la stessa Legge dell’ Impeachment e la stessa Costituzione lasciano chiaro che i crimini di responsabilità sono crimini e, come tali, devono essere interpretati secondo l’interpretazione puramente letterale (mai ampliativa né analogica), come le norme penali in generale. “

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[b]4 – PRECISAZIONI SUI FATTI CHE RIGUARDANO IL PRESIDENTE LULA[/b]

Il dipartimento relazioni internazionali del Partito dei Lavoratori (PT), Brasile ha diffuso lo scorso 14 marzo un’accurato dossier sulle accuse al centro della campagna dei media contro Lula. Ci è sembrato doveroso tradurlo e metterlo a disposizione dell’opinione pubblica italiana.
Precisazioni sui fatti: le risposte alle accuse raccolte dall’Operazione “Car Wash” riguardanti il Presidente Lula
L’operazione “Car Wash” ha cercato (senza alcuna base giuridica o prove) di collegare il Presidente Lula alle indagini sul sistema di corruzione nella Petrobrás.
Qui sotto segue una sistematizzazione delle accuse, seguita da risposte e spiegazioni.
Anche se queste accuse sono state costantemente ripetute dai grandi media, vale la pena ricordare che non si tratta di accuse formali; in altre parole, nessuna inchiesta è stata avviata per quanto riguarda le presunte malefatte, proprio perché non ci sono prove di connessione ai fatti imputati.
Finanziamento dell’Istituto Lula
Accusa: L’Istituto di Lula avrebbe ricevuto denaro da imprese di costruzione, secondo le risultanze dell’operazione Car Wash, presumibilmente dall’intreccio di tangenti Petrobras.
Risposta: Il finanziamento dell’Istituto Lula è simile a quello di istituzioni collegate ad altri ex presidenti in Brasile e in altri paesi. L’Istituto non ha mai ricevuto donazioni da aziende statali, al contrario di quello che è successo con, ad esempio, la FHC Foundation dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso.
Gli individui e le aziende hanno fatto donazioni legali registrate che sono state dichiarate alle autorità sin da quando l’Istituto fu fondato nell’agosto 2011 e non prima, come è avvenuto, ad esempio, con l’istituzione gestita dall’ ex presidente Fernando Henrique Cardoso, che ha raccolto fondi mentre era ancora in carica.
Uso del denaro da parte dell’Istituto Lula
Accusa: L’Istituto di Lula avrebbe effettuato pagamenti a compagnie possedute dai figli di Lula (società G4 e Flexbr) per servizi che, secondo l’accusa, in realtà non sono stati effettuati.
Risposta: I fondi detenuti dall’Istituto Lula sono utilizzati per la gestione e per promuovere gli obiettivi dell’Istituto (progetti e azioni per promuovere l’integrazione latino-americana, la cooperazione con i paesi africani e la lotta contro la fame nel mondo, oltre che per organizzare seminari, dibattiti, conferenze, ricerche e documentazione sulla democrazia e le realizzazioni sociali del Brasile) oltre ad archiviare e conservare gli atti personali dell’ufficio presidenziale dell’ex Presidente Lula, conformemente alla legge.
Individui e aziende le più diverse hanno fornito servizi all’Istituto di Lula con regolari contratti.
La ditta G4, citata dal pubblico ministero (procuratore della repubbblica) che segue l’operazione Car Wash, è responsabile del mantenimento del sito web dell’Istituto, ha lavorato nei progetti Brasil da Mudança e Memorial da Democracia, effettuando i suoi compiti dal 2011, vale a dire per cinque anni sempre rigorosamente entro la sua competenza tecnica.
Non c’è nessun indebito trasferimento di fondi. In realtà ci sono solo speculazioni irresponsabilmente divulgate dalla pubblica accusa prima di eventuali procedure investigative credibili.
L’Istituto ha pubblicato un rapporto (disponibile presso http://www.institutolula.org/conheca-o-trabalho-da-g4-brasil-com-o-instituto-lula) con tutti i progetti svolti da G4 e i relativi costi.
Discorsi
Accusa: A titolo di rimborso spese per il pagamento dei testi dei discorsi, imprese di costruzione avrebbero trasferito denaro al Presidente Lula, denaro che proverrebbe presumibilmente dall’intreccio di tangenti Petrobrás.
Risposta: L’azienda LILS Palestras e Eventos LTDA (una partnership tra l’ex Presidente Lula e Paulo Okamotto ) nasce nel 2011 per gestire, ai sensi della legge, le attività dell’ex Presidente Lula come oratore principale. Ancora una volta, questa è esattamente la stessa cosa che altri ex presidenti fanno in Brasile e altri paesi, come pure personalità pubblicamente riconosciute: artisti, scienziati, sportivi, scrittori, giornalisti e così via.
Da quando ha lasciato l’ufficio, Lula ha svolto di 72 discorsi (keynote speeches) per 40 aziende in Brasile e all’estero, nei più svariati settori, quali Microsoft, Bank of America, Nestlé, Iberdrola, INFOGLOBO (che pubblica i giornali della famiglia Marinho) e grandi aziende brasiliane, alcune di loro indagate nell’ambito dell’operazione Car Wash.
Di recente, nell’agosto dello scorso anno, l’Istituto di Lula ha rilasciato una lista di tutte le società che hanno firmato contratti dove l’oratore principale era Lula (l’elenco completo è disponibile presso [url]http://www.institutolula.org/as-palestras-de-lula-a-violacao-de-sigilo-bancario-do-ex-presidente-foi-um-ato-criminoso[/url]).
Tutti i pagamenti ricevuti sono stati debitamente registrati e le tasse pagate.
Alcune delle aziende sotto inchiesta hanno pagato per i discorsi di altri ex presidenti del Brasile. Tutte loro sono grandi inserzionisti nei media e finanziano programmi di qualificazione formazione per i giornalisti. Ancora una volta, l’ex Presidente Lula è stato il bersaglio di speculazioni irresponsabili prima di qualsiasi lavoro investigativo serio.
Per lo stesso motivo, non sarebbe corretto ritenere che, solo su questa giustificazione, altri ex presidenti o aziende di grandi media del paese hanno ricevuto soldi rubati dalla Petrobrás allo stesso modo.
Proprietà a Guarujá e a Atibaia
Accusa: Lula sarebbe il proprietario effettivo di una casa di campagna a Atibaia che è stata registrata a dei prestanome. I lavori di restauro su questa proprietà sarebbero stati pagati dalle imprese edili OAS e Odebrecht, sotto inchiesta nell’operazione Car Wash.
Proprietà a Guarujá e a Atibaia
Accusa: Lula sarebbe il proprietario effettivo di una casa di campagna a Atibaia che è stata registrata a dei prestanome. I lavori di restauro su questa proprietà sarebbero stati pagati dalle imprese edili OAS e Odebrecht, sotto inchiesta nell’operazione Car Wash.
Risposta: La proprietà rurale è stata acquisita nel 2010 da Jacó Bittar, un amico di Lula e membro fondatore del PT. Bittar ha trasferito soldi che aveva risparmiato per suo figlio Fernando Bittar, che ha acquistato parte della proprietà, mentre l’altra parte è stata acquisita da un socio e un amico di Fernando, Jonas Suassuna. Tutti i fondi utilizzati per acquistare la proprietà appartenevano alla famiglia Bittar e Jonas Suassuna, e il pagamento è stato effettuato mediante controlli certificati.
L’idea degli amici di Lula era che la casa di campagna poteva essere usata occasionalmente dall’ex presidente per riposare. È ampiamente noto che la proprietà non appartiene al Presidente Lula, che ha comunque ricevuto dalla famiglia Bittar, come amico conosciuto da 40 anni, l’autorizzazione e la chiave per usarlo liberamente.
Accusa: La ditta OAS avrebbe pagato le spese di trasferimento e di deposito del Presidente Lula e di parte dei suoi beni.
Risposta: Assolutamente falsa la notizia, attribuita alla polizia federale dello stato di Paraná da GloboNews, secondo cui le spese di trasferimento del Presidente Lula e delle sue cose da Brasilia a San Paolo sono state pagate da un’azienda e che parte di quegli oggetti sono stati presi in un appartamento a Guarujá che non appartiene e non è mai appartenuto, all’ ex Presidente Lula. Lo spostamento, come si verifica con tutti gli altri ex presidenti, era sotto la responsabilità della presidenza della Repubblica. Gli oggetti non sono oggetti personali, ma i cosiddetti “averi privati della presidenza della Repubblica” e ammontano a 11 camion di documenti, lettere e doni che spetta a un ex-presidente di conservare. Il deposito di tutto questo materiale, a costo di R$ 21.000, è stato registrato e legalmente effettuato da OAS, per supportare la sua conservazione, una delle missioni dell’Istituto Lula.
La maggior parte del materiale è stata data ad una società di archiviazione, un’altra parte per un appartmento di Lula in São Bernardo e una piccola parte, che comprendeva i prodotti alimentari destinati all’autoconsumo, alla proprietà rurale Sítio Santa Bárbara, con il consenso dei proprietari.
Accusa: L’inchiesta sostiene che il Presidente Lula sarebbe il proprietario di un appartamento nella città costiera di Guarujá, che in realtà è di proprietà di società di costruzioni OAS, indagata nell’operazione Car Wash. OAS avrebbe presumibilmente finanziato la ristrutturazione dell’appartamento di proprietà presunto di Lula.
Risposta: L’Istituto Lula rilascia una relazione dettagliata e documentata che demolisce l’accusa. In breve, i fatti sono:
-nel 2005, l’ex First Lady Marisa Letícia acquistò una quota in un progetto di sviluppo immobiliare tramite Bank Workers Housing Cooperative (Bancoop) a Guarujá.
– dal 2005 al 2009, Marisa Letícia versò un acconto di R$ 20.000 e pagato le rate mensili e intermedie con il libretto dei bollettini predisposti dalla Bancoop per il pagamento delle rate.
A quel tempo, Bancoop stava attraversando una crisi finanziaria e molti dei suoi progetti sono stati trasferiti ad altre società di sviluppo immobiliare,tra le quali OAS.
– Quando il progetto fu trasferito a OAS, Marisa Letícia non ricevette più libretti predisposti per il pagamento delle rate da Bancoop e non accettò e firmò alcun contratto con il nuovo proprietari.

–anche se la famiglia non ha aderito al nuovo contratto con il costruttore OAS, mantenne il diritto di effettuare, in qualsiasi momento, il diritto di riscattoare la quota di partecipazione in Bancoop e nella costruzione.

– nella condizione di coniuge in comunione dei beni, l’ex Presidente Luiz Inácio Lula da Silva regolarmente dichiarò per l’Internal Revenue Service la quota acquistata da sua moglie Marisa Letícia e i pagamenti maturati su base annua. La percentuale è anche parte della dichiarazione di patrimonio di Lula come candidato alla rielezione, archiviato dalla Corte Elettorale (TSE) nel 2006, che è un documento pubblico ed è già stato rilasciato dalla stampa.

– tra il 2014 e 2015, l’ex Presidente Lula e Marisa Letícia visitarono, insieme con l’allora CEO di società di costruzioni OAS, Léo Pinheiro, un’unità in vendita nel condominio. Poichèé questa unità non è stata venduta, l’appartamento era (ed è) registrato a nome di OAS Empreendimentos S.A.

– Questa è stata l’unica volta che l’ex Presidente Lula fu in quel posto. Marisa Letícia e suo figlio Fábio Luís Lula da Silva vi tornarono mentre l’appartamento era in corso di completamento. Mai Lula e la sua famiglia usarono quest’appartamento per un qualsiasi scopo.

– in questo periodo, mentre precisiamo che Marisa Letícia deteneva appena una quota in Bancoop, l’Istituto Media Relations Lula ha sempre informato i giornalisti che la famiglia stava valutando se comprare l’appartamento o no.
– nel 2015, Presidente Lula ha presentato una querela contro il giornale O Globo per sue false accuse (disponibile presso http://www.institutolula.org/lula-entra-com-acao-contra-o-globo-por-conta-de-mentiras-sobre-triplex-no-guaruja).
-nel novembre dello scorso anno, la famiglia dell’ex Presidente Lula ha deciso di non comprare alcun appartamento nell’edificio e richiese che Bancoop rimborsasse il denaro investito per acquistare la quota nello sviluppo, nelle stesse condizioni applicabili a tutti gli altri azionisti che non aderirono al contratto con OAS nel 2009 (la storia completa è disponibile presso http://www.institutolula.org/documentos-do-guaruja-desmontando-a-farsa ).

Testo in inglese sul sito del PT: [url]http://www.pt.org.br/blog-secretarias/statement-of-facts-about-lula/[/url]

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[b]5 – BRASILE: METALMECCANICI DICONO NO AL GOLPE.[/b]

In assemblee della mattina del 22 marzo i 4000 lavoratori e lavoratrici della fabbrica della Ford in São Bernardo do Campo (SP) hanno votato per la decisione di lottare contro il golpe e in difesa dei diritti sindacali. Al termine dell’assemblea è stata messa in votazione la seguente risoluzione:
“Volete lottare contro il golpe e in difesa dei diritti sindacali?”
La risposta si è espressa nella forma di migliaia di mani alzate e in voci all’unisono.
A partire dal 23 marzo le assemblee si tengono in tutte le fabbriche della base del Sindacato dei metalmeccanici.
fonte: [url]http://www.conversaafiada.com.br/economia/metalurgicos-dizem-nao-ao-golpe[/b]

Traduzione di Teresa Isenburg
23 marzo 2016

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[b]6 – COSA STA SUCCEDENDO IN BRASILE? Pubblicato il 17 mar 2016[/b]- di Teresa Isenburg

Da mesi, cioè dall’insediamento della Presidente signora Dilma Roussef al suo secondo mandato il 1° gennaio 2015, il Brasile è trascinato in un processo di destabilizzazione promosso dal principale partito di opposizione PSDB (Partido da Socialdemocracia Brasileira) e da una collaborazione fra settori della magistratura, della polizia federale e parte prevalente dei mass media (denominati nel linguaggio corrente PIG Partido da Impresa [stampa] Golpista). Per le forze di centro-destra la permanenza, da oltre dodici anni, di uno governo di centro-sinistra, moderatamente riformista e non avverso all’inclusione sociale e al ruolo dello Stato in economia, è insopportabile. Per capire gli accadimenti del paese è necessario tenere presente questo contesto eversivo costruito artificialmente attraverso un utilizzo deformato delle procedure istituzionali e giudiziarie e un impiego ingannevole dei mass media diffondendo notizie false, incomplete, alterate, irrispettose ed incitando alla violenza e all’odio primitivo dell’avversario. A giustificazione di questo comportamento viene invocata, secondo un vecchio e già visto copione, la necessità di combattere la corruzione. Ma gli strumenti disponibili consentono di reprimere senza problemi la corruzione, attraverso processi che seguono le procedure, la presentazione delle prove, il rispetto del segreto istruttorio: cose tutte in continuazione violate in molte sedi.
Negli ultimi giorni si è dato un salto di qualità, con l’ordine, emanato dal giudice federale di Curitiba Sérgio Moro di accompagnamento coatto, e totalmente illegittimo, dell’ex presidente Luis Inacio Lula da Silva per deporre e il suo trasferimento ancora più illegale in un aeroporto. Pochi giorni dopo un giudice statale di San Paolo ha addirittura chiesto l’arresto dell’ex presidente adducendo motivazioni prive di fondamento giuridico. Moltissime sono state le prese di posizione del mondo del diritto criticando questo modo di procedere e mettendo in evidenza l’infondatezza giuridica di esso. Nessun giurista ha addotto giustificazioni giuridiche di tutto ciò. In questo contesto le forze di opposizione e del centro-destra hanno convocato per la giornata del 13 marzo, manifestazioni in tutte le città conto la presidente eletta, contro il PT (Partido dos Trabalhadores) ecc.
Il monopolio televisivo ha martellato per giorni, incitando alla partecipazione e parlando in modo violento e aggressivo. Le manifestazioni hanno avuto luogo, con una partecipazione di circa 450.000 (probabilmente 350.000) a San Paolo, la più numerosa. I dati riportati dalla stampa monopolistica parlano di numeri molto alti, è meglio consultare i blog che, in una situazione pesantissima di concentrazione dell’informazione, sono ormai importanti, spesso di buona qualità e con costanza informativa. Si propone qui di seguito la traduzione di un articolo del giornalista Rodrigo Vianna che dà una lettura politica della manifestazione di San Paolo di ieri: il fatto cioè che si sia trattato di una manifestazione di estrema destra, del ceto medio paolistano bianco, con affioramenti fascisti. Come viene spiegato, questo pone il principale partito di opposizione, PSDB, in una situazione politica difficile.

Teresa Isenburg, 14 marzo 2016

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[b]Giorno 13: Aécio è scacciato dalla Paolista e il PSDB lascia le strade alla estrema destra[/b]

di Rodrigo Vianna, giornalista della Record e organizzatore del blog Escrevinhador.

Il 13 marzo rimarrà come il giorno in cui i tucani (del partito PSDB) e i piemmedebisi (del partito di governo PMDB) del golpe hanno perso il controllo delle strade a favore della estrema destra. Moro è diventato un semidio, o un mostro, che minaccia la democrazia perché ormai non si sottomette ad essa: ha a disposizione masse furiosi che prestano servizio al sua impeto di giustiziere.
Il giorno 13 iniziò come ci si aspettava: la Globo (TV monopolista) dava ampia copertura alle manifestazioni di strada di Brasilia, Belo Horzonte, Rio e delle capitali del Nordeste. Una scaldatina per chiamare la massa di classe media al grande atto del pomeriggio, nella Avenida Paulista.
Fatta eccezione per Rio de Janiero (dove chiaramente questa volta più gente è scesa in strada), nelle altre città la presenza non è stata superiore a quella prevista: la classe media infuriata ci metteva la faccia, in un misto di deliri, autoritarismo e odio, da molto tempo seminato dalla Globo/Veja e dallo stesso leader dell’opposizione, Aécio Neves ( un nano politico che pone in rischio la stabilità democratica non volendo accettare la sconfitta nelle urne nell’autunno 2015).
La manifestazione a San Paolo era così importante che Aécio e altri dirigenti tucano hanno cercato di farsi dare un passaggio. E a quel punto la narrazione ha cominciato a uscire dai binari programmati dall’opposizione …
Aécio Neves e Geraldo Ackmin (governatore dello Stato di San Paolo) sono stati espulsi dalla Paolista al grido di “buffoni”, “opportunisti”. (…)
I principali dirigenti dell’opposizione hanno dovuto andarsene di corsa. Marta Suplicy, che ha abbandonato il PT per imbarcarsi nel PMDB di Eduardo Cuha (presidente eversivo della Camera dei Deputati) chiedendo l’impeachment, è stata presa a calci: ha dovuto nascondesi nell’edificio della Fiesp (la Confindustria).
Bolsonaro (senatore di estrema destra fascistizzante) non è stato male accolto a Brasilia. Neppure Malafaia (pastore di una chiesta pentecostalista su posizioni fascistizzanti). Caiado (agrario fascista) ha ricevuto ovazioni a San Paolo. Ma al di sopra di tutti loro sta la figura di Sérgio Moro. Trasformato in una specie di semidio della morale e dei costumi, appoggiato dalla TV Globo di Ali Kamel, il giudice Moro potrebbe impiantare ghigliottine a Curitiba già in settimana e trasmettere esecuzioni pubbliche alla TV. Sarebbe appoggiato dalla massa profumata che ha occupato le strade. (…)
L’imponderabile ha dunque dato le sue carte. Il PSDB, in verità, ha visto il suo margine di manovra ridursi nelle strade: chi votò Aécio comincia ad allontanarsi, chi ha votato Dilma sta fermo, guarda. (…)
Il mostro della destra che ha ruggito nelle strade non vuole accordi di palazzo. Vuole qualcuno che arresti e schiacci.
Aécio e Serra corrono il rischio di diventare i lacerda (golpista degli anni ’50, poi a sua volta colpito) del XXI secolo: hanno alimentato l’odio e all’ultimo momento rimarranno da esso travolti. Moro è diventato un ente politico. Chi potrà controllarlo?
Adesso il dubbio è il seguente: il PSDB può radicalizzarsi ancora di più verso destra per accontentare la massa furiosa della Paolista? (…)
Senza dubbio la marcia della Paolista è stata imponente, maggiore di quella del marzo 2015. (…) Datafolha parta di 450.000 persone.
Chi è passato di lì non ha dubbi: la gente per strada era in maggioranza bianca, di classe media e conservatrice. Il popolo che ha votato Dilma e che critica il governo non si è fatto vedere nella Paolista.
In questo senso, la marcia del giorno 13 è si un ulteriore segnale di allarme per il governo Dilma… Ma il giorno 13 è senza dubbio più drammatico per l’opposizione.

 

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