Raffaella Bolini (Arci): “Il ReArm è un orrore. Ora serve la convergenza delle lotte pacifiste, sociali e democratiche”

«QUESTA EUROPA SBAGLIA TUTTO, CARA SINISTRA, FAI COME OCALAN»

«Dalla caduta del Muro le leadership europee hanno sempre preso la strada sbagliata, oggi rischia di portarci alla catastrofe. Il ReArm è un orrore. Ora serve la convergenza delle lotte pacifiste, sociali e democratiche»

di Umberto De Giovannangeli (da l’Unità del 12 marzo 2025)

Raffaella Bolini, responsabile delle relazioni internazionali dell’Arci. ”Faranno dell’Europa un immenso arsenale: Fermateli!” Così questo giornale ha titolato in prima pagina il piano di riarmo dell’Europa presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Come siamo giunti a questo punto?

È stato un percorso lungo. Non comincia con l’invasione russa dell’Ucraina, come ci vuol far credere una classe politica che non ha memoria né futuro, e per questo non ha la bussola per guidarci dentro la tempesta.
È una storia che non bisogna stancarsi di raccontare. A beneficio delle generazioni più giovani, che davanti a loro hanno due possibilità: finire in trincea, o battersi come leoni per invertire la rotta.
Noi vecchi ce lo ricordiamo, il Muro di Berlino. E ricordiamo i grandi bivi che la storia ci ha presentato. Ogni volta, le leadership europee del dopo-Muro hanno preso la strada sbagliata. C’erano altre opzioni possibili. Ma hanno sempre scelto quelle sbagliate.
Quest’anno è il 50° anniversario degli accordi di Helsinki. L’Europa era saldamente divisa in due blocchi militari armati. E però nel 1975 USA, Canada, i Paesi europei e URSS si impegnano a evitare la guerra praticando la “sicurezza comune”.
Il principio della sicurezza comune afferma che la sicurezza di ogni Stato dipende dalla sicurezza degli altri, e solo se tutti si sentono sicuri la propria sicurezza può essere garantita. Era il pensiero forte di Brandt, di Palme, di Berlinguer. Era il progetto della “casa comune europea” che includeva Mosca per non averla nemica.
Quando l’URSS è crollata, si è fatto tutt’altro: l’intervento della Nato nella guerra balcanica e l’allargamento ad Est, che ha incluso i paesi dell’Europa Orientale in modo subalterno all’occidente convertito al neoliberismo. Una colonizzazione economica fondata su privatizzazioni e aumento delle diseguaglianze, accompagnata dall’espansione della Nato verso i confini russi.
Ad est, le grandi aspettative per l’integrazione europea si sono tramutate in frustrazione sociale, aprendo praterie di consensi alle forze nazionaliste. In Russia, l’avanzata della Nato ad Est ha aiutato a far vincere la spinta autocratica panslavista.
Con la zavorra di questa storia sbagliata, l’Unione Europea arriva al cambio d’epoca che si sta preparando da tempo e ora accelera con Trump. E sulla strada sbagliata si vuole proseguire. Il rischio che ci porti alla catastrofe è altissimo.

 

Scrive Sansonetti: “Oggi rischiamo di avere una Europa Santabarbara costretta a ridurre la spesa sociale. All’Italia questo progetto costera il raddoppio delle spese militari”.

“ReArm Europe” è un orrore. Ottocento miliardi in armi. Le uniche spese fuori dalla nuova austerità. I fondi per la coesione sociale per le armi. E anche il nucleare comune.
E un gigantesco regalo al complesso militare industriale internazionale e USA. E il tentativo di rianimare |’economia con la riconversione bellica. Uno spostamento enorme di risorse verso un settore non produttivo, se non di pericoli. Non ha niente a che fare con la difesa europea: “ReArm Europe” serve al riarmo degli Stati membri. Un ragionamento sulla difesa armata europea, per chi ci crede, dovrebbe puntare a razionalizzare e risparmiare risorse, non a moltiplicarle. E prima di una difesa comune, dovremmo avere una politica estera comune. Per capire se devi difenderti, da cosa devi difenderti, e come.
Ma la politica estera europea non esiste. E’ ormai quella della Nato: prima Stoltenberg, ora Rutte parlano come se fossero 1 nostri Ministri degli Esteri. Abbiamo sempre obbedito. E continuiamo a farlo. Tutto il mainstream europeo ¢ indignato per il voltafaccia di Trump. Ma lui, mentre ci abbandona, ci ordina di riarmarci fino ai denti e di fare la guerra da soli. E noi eseguiamo. E davvero un paradosso.

 

E su questa linea riarmista che ’Europa può far fronte al “ciclone Trump”? Non c’è il rischio di regalare la pace al tycoon?

Certo che c’è questo rischio. Guardate la registrazione integrale dell’incontro alla Casa Bianca fra Trump e Zelensky. Gli ultimi minuti, in cui Trump esplode, hanno generato indignazione.

Indignazione giusta, perché in diretta TV si sancisce la cifra della nuova epoca: chi ha la clava più lunga vince. E’ la fine di ogni principio regolatore del potere di cui l’umanità ha provato a dotarsi con lo stato di diritto e il diritto internazionale.

Ma prima ci sono altri quaranta minuti. Dove Trump ripete che lui non vuole altri morti né la guerra mondiale, che il suo ruolo ¢ mediare, e che vuole passare alla storia come costruttore di pace.

La nuova destra estrema ha una enorme intelligenza. Sono decenni che si prepara a prendere il potere. Ha una rete globale, pensatoi, finanziatori globali. Ha una visione, un progetto politico, una grande capacita di egemonia culturale.

Ha approfittato del vuoto lasciato dalla sparizione di un progetto politico progressista e di sinistra forte altrettanto. E troppe persone hanno accumulato una gigantesca sfiducia nella democrazia. Se la democrazia non realizza le aspirazioni ad una vita degna, alla democrazia non ci si crede più.

L’arrembaggio capitalista ai diritti e all’uguaglianza degli ultimi decenni, realizzato con la complicità delle famiglie progressiste, ha creato un gigantesco ventre molle dove le destre pescano i loro consensi a piene mani.
E ora c’è il concreto rischio che intercettino anche il bisogno di pace della nostra gente.
La maggioranza della popolazione europea in guerra non ci vuole andare, e non vuole mandarci i suoi figli.

 

La stampa mainstream ripunta l’indice accusatore contro il mondo pacifista di cui l’Arci è parte essenziale: se non si accetta il riarmo si è complici di Putin e ora pure di Trump…

Magari fosse solo la stampa. Il problema sono le istituzioni europee, che hanno iniziato la caccia al nemico interno, come nella migliore tradizione militarista. L’UE discute dello “Scudo per la democrazia” contro disinformazione e fake news, ma mette limiti anche alla libertà di espressione. Dopo il Qatargate, uno scandalo del mondo politico, la UE vuole mettere lo stigma sulle associazioni che ricevono fondi da enti stranieri.
E la UE chiede alla società civile di farsi complice per preparare la cittadinanza alla guerra. È scritto a chiare lettere nel report dell’ex premier finlandese Niinisto “Più sicuri insieme” commissionato dalla von der Layen. Dovremmo dare i volantini su cosa tenere in frigo in caso di attacco nemico, come in Svezia. E poi come sempre militarizzazione, autoritarismo e repressione si alimentano a vicenda. I cristiano-democratici tedeschi hanno proposto di togliere i fondi pubblici alle associazioni promotrici delle piazze antifasciste contro l’alleanza Cdu-AfD. E da noi, lo sappiamo, tutto l’attivismo è sulle barricate contro il ddl sicurezza. Mai come ora serve la convergenza delle lotte pacifiste, sociali e democratiche. La cultura della guerra contagia tutto. Accentua diseguaglianze, intolleranza, distrugge diritti, democrazia, spazio civico. Bisogna che ci difendiamo insieme.

 

L’Europa s’indigna sull’Ucraina, si riarma per sostenere Kiev, ma è silente e imbelle di fronte alla pulizia etnica messa in atto da Israele a Gaza e in Cisgiordania. Due pesi, due misure?

Due pesi e due misure, certo. L’UE è sin dall’inizio complice del genocidio a Gaza, che non è finito. Gaza continua ad essere una città sotto assedio. Solo il 30% degli aiuti necessari sono entrati, in questi giorni è stata interrotta l’elettricità. E mentre Trump minaccia la Striscia dicendo “siete morti”, la UE non spende una parola sulla pulizia etnica in Cisgiordania, né sull’espansionismo armato di Netanyahu in Medio Oriente. Ma, se si prosegue a difendere Israele che è il più avanzato laboratorio della destra estrema globale, ci si colloca dalla parte della legge della giungla e del nuovo fascismo. In un mondo così, siamo destinati anche noi a fare la parte del vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro. Bisogna saperlo. Quello che fai, ti torna indietro.

 

Cosa si sente di chiedere l’Arci oggi alle forze politiche di sinistra?

Di fare come Ocalan che, in galera da 26 anni, si dimostra ancora una volta un politico visionario. Mentre le derive nazionalistiche reazionarie cominciavano a prendere piede, lui si inventò il “confederalismo democratico”: il superamento del principio dello Stato Nazione. Oggi di fronte agli imperialismi armati cambia di nuovo gioco, e chiede alla sua gente di deporre le armi. Siamo entrati in una fase nuova. L’Europa si trova schiacciata fra due imperialismi armati, questa volta affini.
Ci sono dei giochi in cui l’unica maniera per vincere è non giocare, si diceva negli anni 80 di fronte al rischio della guerra nucleare. Vale anche ora: non si può competere in un gioco senza regole, perché vinceranno sempre i potenti. Cambiare completamente gioco, questo chiediamo alle forze di sinistra e progressiste.
Da subito, serve sostegno alla mobilitazione italiana e europea contro “ReArm Europe”, e battersi in tutte le sedi senza mediazioni.
La crisi dell’atlantismo voluta da Trump va usata per rompere con la gabbia atlantica. Il multilateralismo democratico e il diritto internazionale devono tornare ad essere l’unica bandiera da difendere e rafforzare – a fianco di tanti paesi del sud globale.
Va fatta una battaglia campale contro il nuovo patto di stabilità. In difesa della Grecia strangolata dalla Troika la socialdemocrazia non mosse un dito, perdendo l’ultima occasione per dare alla critica popolare all’“Europa matrigna” uno sbocco a sinistra. Ripetere lo stesso errore non è consentito. Vanno recuperate le parti migliori del pensiero progressista antico: la sicurezza comune e condivisa, la casa comune europea, e l’impegno per un Mediterraneo di pace e diritti. C’è da imparare dal pensiero delle nuove generazioni, combattendo colonialismo, suprematismo bianco, razzismo e patriarcato che stanno dentro noi europei. E per i diritti dei palestinesi.
Serve una visione, un progetto alternativo davvero. Appassionante. Che faccia venire voglia alle persone di battersi per conquistarlo. Di fronte abbiamo tempi duri: la svolta a destra in Europa non rende possibile vincere su quasi niente. Ma un orizzonte altro serve, per accumulare le forze necessarie per resistere e reagire.
Così si difende l’Europa. A me, quando avevo venti anni, l’ha insegnato Luciana Castellina: l’Unione Europea non è quella di Ventotene.
l’“Europa reale” non è quella dei sogni. E i veri europeisti sono quelli che nello spazio europeo lottano per la nostra Europa.

 

FONTE: l’Unità, 12-3-25

 

 

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