
0 – Genova. Crolla ponte, decine di morti
1 – Le famiglie sempre più indebitate. Nuova finanza pubblica. Se alla fine degli anni ’90 l’indebitamento non raggiungeva il 20% sul Pil (17,8% nel 1998, 18,8% nel 1999) negli anni successivi è aumentato di 1-3 punti annuale, fino a toccare un vertice del 44% sul Pil nel 2012
2 – Schirò (pd) – una tragedia che colpisce la Calabria e la comunità Areberesh
3 – Genova.
4 – Applicare la Costituzione e le leggi: sbarco immediato per i migranti trattenuti sulla nave Diciotti
0 – GENOVA. CROLLA PONTE A GENOVA, DECINE DI MORTI Ha i contorni ben definiti della tragedia, quello che è successo martedì 14 agosto a Genova.
Una parte del ponte Morandi di Genova, sulla A10 che collega il capoluogo ligure con Savona, è crollato intorno alle 12, coinvolgendo alcune auto e rovinando anche su alcune delle abitazioni attigue. Le squadre dei Vigili del Fuoco si sono subito attivate in massa, anche con i team usar e cinofili: al momento le vittime accertate sono una quarantina. Sconfortato il primo commento del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli: “Sto seguendo con la massima apprensione ciò che è accaduto a Genova e che si profila come immane tragedia. La mia totale vicinanza in queste ore alla città”. Tutte le autorità hanno espresso cordoglio e vicinanza alle vittime, e in particolare il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha assicurato che siamo vicini a quanti sono rimasti coinvolti in questa tragedia e siamo pronti a supportare i soccorritori con uomini e mezzi delle Forze Armate a sostegno della cittadinanza”. Il governo ha annunciato che verrà proclamato il lutto nazionale e la Regione Liguria ha chiesto il riconoscimento dello stato di emergenza. La Procura di Genova ha avviato un’inchiesta per disastro colposo e omicidio plurimo: non è stata una “fatalità” a provocare il crollo del ponte, secondo quando dichiarato da Francesco Cozzi, il procuratore capo. Ora il compito delle indagini è quello di stabilire “perché si è verificato” il cedimento e “perché si è verificato in quel momento”. Secondo esponenti del governo quali i vice premier Luigi di Maio e Matteo Salvini, e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, la responsabilità sarebbe della società Autostrade che gestisce il tratto colpito
1 – LE FAMIGLIE SEMPRE PIÙ INDEBITATE. NUOVA FINANZA PUBBLICA. SE ALLA FINE DEGLI ANNI ’90 L’INDEBITAMENTO NON RAGGIUNGEVA IL 20% SUL PIL (17,8% NEL 1998, 18,8% NEL 1999) NEGLI ANNI SUCCESSIVI È AUMENTATO DI 1-3 PUNTI ANNUALE, FINO A TOCCARE UN VERTICE DEL 44% SUL PIL NEL 2012 / da Il Manifesto, Matteo Bortolon del 18.08.2018
Compare nel caldo afoso dell’agosto 2018 una notizia che fatica a trovare posto fra la crisi della lira turca e il crollo del ponte a Genova: secondo la Cgia di Mestre è aumentato l’indebitamento delle famiglie italiane.
LA MEDIA DEL DEBITO È DI 20.549,00 PER NUCLEO FAMILIARE A FINE 2017, CON UN AUMENTO DAL 2014 DI UN +8,2%.
Tale indicatore è importante perché mentre si parla ossessivamente del debito pubblico, quello di famiglie ed imprese è meno discusso ma egualmente importante per capire le dinamiche della crisi; anzi di più, se si considera che non solo allo scoppio della crisi il debito pubblico dei paesi che hanno avuto le ricadute più rovinose non era particolarmente preoccupante (sulla media del 66% sul Pil dell’eurozona la Spagna era al 36%, il Portogallo al 68%, l’Irlanda 25%; più consistenti in effetti l’Italia al 103% e la Grecia al 107%) ma in diversi dei Piigs era in diminuzione (fra 1999-2007 Italia -8%, Spagna -41%, Irlanda – 46%! )
MENTRE IN TUTTI IL DEBITO PRIVATO ERA IN CRESCITA SPETTACOLARE: GRECIA +217%, ITALIA +71%, SPAGNA +75%, PORTOGALLO +48%, IRLANDA +101%.
Il fenomeno va visto non come l’espressione di tendenze soggettive (il carattere più o meno spendaccione della popolazione o simili) ma in termini strutturali. La società e l’economia contemporanee sono soggette a processi di decisa finanziarizzazione: Stati, aziende e privati sono sempre più indebitati, e si registra una crescita imponente di profitti dalla sfera puramente finanziaria.
L’INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE ITALIANE È IN CRESCITA COSTANTE: SE ALLA FINE DEGLI ANNI ’90 NON RAGGIUNGEVA IL 20% SUL PIL (17,8% NEL 1998, 18,8% NEL 1999) NEGLI ANNI SUCCESSIVI È AUMENTATO DI 1-3 PUNTI ANNUALE, FINO A RAGGIUNGERE UN VERTICE DEL 44% SUL PIL NEL 2012.
Con lo scoppio della crisi è diventato sempre più un dato da tenere d’occhio per misurare lo stato di salute dell’economia dei paesi da parte della Commissione, ma oramai il treno è partito ed è difficile da fermare.
Perché i privati si indebitano e in misura crescente? La Relazione annuale della Banca d’Italia lo spiega in modo secco: «I prestiti delle banche e delle società finanziarie alle famiglie hanno accelerato». E i motivi? «L’indebitamento per finalità di consumo è cresciuto a un ritmo molto intenso. L’espansione è stata più sostenuta per i prestiti finalizzati all’acquisto di mezzi di trasporto».
L’ultima frase getta una luce su tale processo: mentre l’indebitamento privato aumenta la quota salari rimane al palo: mentre fra il 1970 e i primi anni ’90 le retribuzioni da lavoro dipendente rimanevano in una forbice fra 66-70% sul pil, nel 1993 c’è una discesa verticale e non si schiodano da un 52% con piccole variazioni (dati Ilo).
Insomma il “KEYNESISMO” mainstream nutre la domanda non con aumenti salariali ma facendo indebitare le persone. E infatti i paesi avanzati hanno un indebitamento privato assai superiore a quelli più poveri (al vertice si trovano Australia, Danimarca, Olanda e Svizzera; fra i più bassi invece: India, Messico. Russia, Turchia; l’Italia è 18 punti sotto la media europea…).
Il problema naturalmente sorge quando il sistema si blocca ed è il momento della restituzione, con le insolvenze che da privati ricadono sulle banche e da queste allo Stato, che naturamente le deve “salvare”.
Non ci ricorda qualcosa accaduto 10 anni fa?
2 – SCHIRÒ (PD) – UNA TRAGEDIA CHE COLPISCE LA CALABRIA E LA COMUNITÀ AREBERESH
“È una vera tragedia quella che si è consumata nelle gole del Raganello, in Calabria”. Così l’On. Angela Schirò (PD), che prosegue: “Voglio esprimere la mia solidarietà e vicinanza alle vittime e alle loro famiglie, ma anche alle comunità colpite dall’inondazione. Come italiana, come calabrese e come areberesh mi stringo ai cittadini di Civita, comunità albanese d’Italia, e a tutti coloro che stanno soccorrendo le vittime. Tragedie come questa non devono accadere: aspettiamo il lavoro della magistratura per avere chiarezza sulle cause e su eventuali responsabilità”.
L’On. Schirò avrebbe dovuto recarsi a breve in Calabria per una manifestazione politica, rimandata proprio a causa della tragedia.
On. Angela SchiròCamera dei Deputati Piazza Campo Marzio, 42 00186 ROMATel. 06 6760 3193
Email: schiro_a@camera.it
3 – GENOVA. ATLANTIA OFFRE COLLABORAZIONE A PM E GOVERNO, MA AVVERTE: BASTA CREARE TURBOLENZE SUL TITOLO CDA AVVIA ESAME IMPATTO REVOCA CONCESSIONE AUTOSTRADE, CONTRODEDUZIONI A LETTERA MIT PUNTERANNO SULLE “RESPONSABILITÀ DIFFUSE” PER IL CROLLO DEL PONTE
Cordoglio per le vittime, solidarietà per le famiglie coinvolte, sostegno al piano di interventi per Genova, massima “collaborazione fattiva” con la magistratura per le indagini sul crollo del Ponte Morandi – oggi la Gdf ha acquisito gli atti in sede – con il lavoro dell’Anac e nell’interlocuzione con il Governo, ma anche nessuna ammissione di colpa per il disastro di Genova e grande attenzione alla tutela degli azionisti dai tanti disturbi che stanno creando turbolenze sul titolo. Il Cda di Atlantia si è riunito il giorno dopo quello della controllata Autostrade per l’Italia e ha fatto il punto sull’impatto della settimana più difficile della sua storia.
Il Cda, informa al termine una nota, ha “avviato la valutazione degli effetti delle continue esternazioni e della diffusione di notizie sulla società, avendo riguardo al suo status di società quotata, con l’obiettivo di tutelare al meglio il mercato e i risparmiatori”. Fonti ben informate spiegano che il board ha analizzato come come la ridda di voci, valutazioni, esternazioni e annunci che provengono dal Governo e dalla politica in questi giorni stiano turbando l’andamento del titolo a Piazza Affari. Il compito di vigilare spetta alla Consob e alla Borsa, ma Atlantia ha intenzione di difendersi, fornendo anche alle autorità gli elementi necessari per svolgere il loro compito, per tutelare tutti gli azionisti del gruppo, che non sono solo i Benetton, ma anche piccoli risparmiatori come famiglie e pensionati, e fondi esteri. Anche oggi è stata un’ennesima giornata di perdite per il titolo in Borsa, con un calo di giornata del 3,7% che fa salire il passivo negli ultimi 7 giorni al 21,4%.
Un’attenzione che verrà posta anche alle notizie false o fuorvianti che circolano in queste ore. Come le voci sull’uscita dell’amministratore delegato Giovanni Castellucci, che invece non si è presentato dimissionario davanti al Cda, malgrado la consapevolezza che arriveranno gli avvisi di garanzia. Al manager viene anzi riconosciuta la presenza sul luogo del disastro già nelle prime ore, a coordinare i soccorsi e gli interventi degli uomini del gruppo Autostrade, a incontrare il sindaco. Come le indiscrezioni sulle “tariffe più alte d’Europa” imposte da Autostrade, che l’azienda smentisce in base ai dati Aiscat da cui emergono che sono più basse nel raffronto con Francia, Portogallo, Spagna e Regno Unito. Come le accuse sulla storia della gestione delle autostrade negli ultimi anni, che, spiegano le fonti, dati alla mano fanno ritenere al Cda di Atlantia che sia “prematura e ingiustificata” un’azione del Governo di revoca per inadempienza e che “spetta alla magistratura fornire risposte” sulle responsabilità del crollo del Ponte Morandi “in un’indagine che anche a loro dire si sta rivelando complessa”.
Il Cda ha inoltre avviato “le verifiche relative all’impatto” finanziario sul gruppo della lettera del Ministero dei Trasporti che avvia la procedura di revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia. Uno studio affidato al Cfo e alle strutture interne dell’azienda. Atlantia metterà a punto le sue controdeduzioni, puntando sulle “responsabilità diffuse”, quelle operative e quelle sostanziali per la caduta del Ponte Morandi. “Chiariamoci, se tolgono la revoca ad Autostrade devono togliere anche il controllo al Mit” ragionano le fonti. “Poi se l’approccio del Governo è quello di nazionalizzare, può essere anche in suo potere farlo, ma deve avere i mezzi”. Le valutazioni sul costo per lo Stato di una revoca della concessione, stimata da diversi istituti, varia tra i 7 e i 22 miliardi di euro.
Nel frattempo l’Anac ha avviato un’istruttoria sull’attuazione degli interventi previsti dalla concessione autostradale, rilevando che una mancata attuazione di interventi sulla A10-A7-A12 pari a 72,89%. Il piano però include i lavori per la Gronda mai partiti. Dei 280 milioni totali previsti dal Pef ne sono stati spesi solo 76 (il 27,11% del totale), all’appello mancano quindi 204 milioni. Per questo chiede chiarimenti ad Autostrade sull’appalto per i lavori su ponte Morandi, sollecitando aggiornamenti sullo stato degli interventi sulla A10. Risposta che arriva da parte di Autostrade per l’Italia, secondo cui i mancati interventi sono “l’effetto dei notevoli ritardi da parte delle istituzioni competenti” e “non riguardano in alcun modo le attività di manutenzione”. I ritardi sono stati – si precisa – sia “nell’approvazione del progetto della Gronda di Genova” che nel rendere “disponibili alla società le aree del Lotto 2 di San Benigno (il potenziamento dell’accesso all’area portuale di Genova)”. (By Carlo Renda).
4 – APPLICARE LA COSTITUZIONE E LE LEGGI: SBARCO IMMEDIATO PER I MIGRANTI TRATTENUTI SULLA NAVE DICIOTTI
Dopo il comunicato di Magistratura Democratica (21/8/18) e dopo l’intervento del garante Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, Mauro Palma (il Manifesto 22/8/2018), anche il Presidente della Camera, on Fico, ha chiesto che si proceda allo sbarco delle 177 persone trattenute sulla nave Diciotti. Occorre chiarire perché questa situazione è intollerabile.
Il trattenimento da oltre cinque giorni dei profughi recuperati in mare in un’operazione di salvataggio è un atto arbitrario che viola la Costituzione italiana, la disciplina giuridica dell’immigrazione e le Convenzioni internazionali.
Innanzitutto occorre premettere che questa persone si trovano in Italia e sono soggette alla protezione della Costituzione e delle leggi italiane, ciò perché le navi militari sono “territorio italiano”, anche in acque internazionali, e, per di più, nel caso in questione la nave si trova in acque nazionali, attraccata al porto di Catania.
In base alle Convenzioni internazionali le persone salvate in mare devono essere sbarcate in un o posto sicuro, dove i loro diritti fondamentali non siano messi a rischio, altrimenti si verificherebbe un’omissione di soccorso (art. 593, 2° comma del codice penale). Le navi della Guardia Costiera svolgono un servizio pubblico essenziale per la protezione delle coste e la salvaguardia della vita umana in mare ed è inconcepibile che la loro missione venga ostacolata da un organo governativo bloccandone l’attività a tempo indeterminato.
L’art. 13 della Costituzione italiana prevede che la libertà personale è inviolabile e si applica anche ai migranti a bordo della nave Diciotti, come si applica nei loro confronti la disciplina giuridica dell’immigrazione vigente in Italia perché non possono esistere nel nostro ordinamento zone franche dal diritto.
Il Ministro dell’Interno non ha alcun potere sulla vita e la libertà delle persone recuperate in mare alle quali non può impedire lo sbarco e l’esercizio dei loro diritti, sia il diritto di chiedere l’asilo, sia il diritto alla protezione dei minori. Per di più è inammissibile la minaccia di riportarli in Libia, condotta che integrerebbe gravi illeciti penali, mettendo in pericolo la vita stessa dei migranti.
La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha già condannato una volta l’Italia (Khlaifia, Grande camera, sentenza 15.12.2016), in un caso in cui i migranti vennero ospitati su alcune navi della Moby Line, senza vedere un giudice e senza molte altre garanzie e per tempi superiori alle 48 ore.
I diritti e le libertà previsti dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo non possono essere sospesi nei confronti di alcune categorie di persone o in alcune zone del territorio nazionale. La condotta del Ministro dell’interno infligge un gravissimo vulnus alla Costituzione italiana creando un buco nero, una sorta di Guantanamo italiana, nella quale non vige il diritto ma la legge della giungla. A fronte di questi eventi, rivendichiamo la perenne validità ed inviolabilità della Costituzione italiana.
Roma, 22 agosto 2018
Alfiero Grandi
Domenico Gallo
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