19 12 28 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI

00 – Mimmo lucano alla NYU, un vero uomo un valore da proteggere.
01 – IL GRANDE IMBROGLIO. Nelle società primitive la motivazione del guadagno individuale non aveva alcun ruolo. L’essere umano non è approdato della socialità sula base di un calcolo razionale
02 – Ultimi aggiornamenti – leggi di bilancio – risoluzione in commissione – AUGURI DI BUONE FESTE
03 – Il divorzio dalla UE. Per una volta, tutto secondo le attese. Boris Johnson ha incassato il 20 dicembre il via libera della Camera dei Comuni al suo accordo di Brexit con 358 voti favorevoli e 234 contrari, per una maggioranza di 124 deputati.
04 – La Marca (Pd): approvato il mio ordine del giorno a favore dei consoli onorari. Continua il mio impegno per i servizi ai connazionali
05 – Al mercato delle donne rapite in Argentina. La storia. Margarita le cerca da anni: migliaia di ragazze sequestrate e costrette a prostituirsi in tutto il paese, crocevia della tratta. Un fenomeno enorme che le autorità continuano a negare.
06 – «PERCHÉ LA STORIA CONTINUI». Appello per una costituzione della terra. Proposte. Appello per un nuovo costituzionalismo globale, una bussola etica e politica per salvare il mondo e i suoi abitanti dalla distruzione.

 

 

00 – MIMMO LUCANO ALLA NYU, UN VERO UOMO UN VALORE DA PROTEGGERE
Aderite al mio progetto con libri e idee per un centro studi e ricerca sull’ emigrazione nel CUORE DI RIACE
DIFFONDETE E SOSTENETE.
nel 2020 verra ‘ pubblicato un programma e il progetto.
Enzo Soderini

01 – IL GRANDE IMBROGLIO. NELLE SOCIETÀ PRIMITIVE LA MOTIVAZIONE DEL GUADAGNO INDIVIDUALE NON AVEVA ALCUN RUOLO. L’ESSERE UMANO NON È APPRODATO DELLA SOCIALITÀ SULA BASE DI UN CALCOLO RAZIONALE.
L’UOMO ECONOMICO, idea di natura umana dominante in occidente, è tra le più grosse bufale del nostro tempo e resiste sin dal settecento. Eppure già nell’ottocento antropologi, archeologi, storici hanno mostrato la totale infondatezza della visione dell’uomo come soggetto razionale mosso solo dal proprio interesse personale.
Nelle società primitive la motivazione del guadagno individuale non aveva alcun ruolo. Sull’idea occidentale di natura umana MARSHALL SAHLINS ha scritto un magnifico libretto dal titolo Un grosso sbaglio (elèuthera, Milano, 2010). Ma si è trattato di un grosso imbroglio.
La visione dell’ “UOMO ECONOMICO”, dell’essere umano come soggetto mosso esclusivamente dal proprio interesse personale e in grado di realizzarlo nel migliore dei modi perché dotato di una capacità di scelta perfettamente razionale ci viene imposta, a partire dal Settecento, come un modello di vita e pensiero cui conformarsi. Ed è bene allora raccontare anche che tale è stata la natura umana sin dalle origini: l’homo sapiens sarebbe stato tale perché oeconomicus.
È ADAM SMITH, nella Ricchezza delle nazioni, pubblica nel 1776, che segna l’inizio della teoria economica moderna, il primo a parlare di «una certa propensione della natura umana … a trafficare, barattare e scambiare una cosa con l’altra». L’uomo “primitivo” mischio), quando esce da una condizione iniziale di : : maliziale isolamento, manifesta un’innata tendenza ^/arricchimento. Come soggetto razionale, capisce che gli conviene specializzarsi in una determinata attività e scambiare il proprio prodotto con quello di altri. Ciascuno, specializzandosi, risulterà più produttivo e, dunque, potenzialmente più ricco, che se avesse preteso di produrre ogni cosa. La divisione del lavoro e il conseguente scambio, nella forma del baratto, sono il risultato di una propensione naturale, il portato del comportamento razionale umano.
Gradualmente l’essere umano razionale capisce che il baratto non è una modalità di scambio efficiente. I “costi di transazione” sono molto elevati, perché lo scambio può avvenire solo in presenza di una bilaterale corrispondenza reciproca tra bene posseduto e bisogno. Si comincia allora ad accettare, in cambio del proprio prodotto, un altro bene che non soddisfa immediatamente un bisogno, ma che si sa potrà essere facilmente ceduto ad altri. I beni più facilmente vendibili, più “liquidi”, si affermano come mezzo di scambio. Quando tale mezzo di scambio diventa un oggetto, magari di nessuna o limitata utilità pratica, ma cui viene generalmente riconosciuto un valore intrinseco (l’oro, l’argento), il processo di creazione della moneta può dirsi compiuto.
L’essere umano sarebbe stato, dunque, nella sostanza, immerso sin dalle origini in una economia di mercato, sfociata naturalmente in un’economia monetaria.
Da Adam Smith, e sino ai nostri giorni, la sequenza – propensione naturale all’arricchimento, divisione del lavoro, scambio in base al baratto, invenzione della moneta – appare all’inizio di ogni manuale o trattato di microeconomia.
E stupefacente perché da più di un secolo, a partire dagli studi di antropologia che nascono nella seconda metà dell’800, per fiorire nel periodo tra le due guerre del secolo successivo, una schiera di antropologi etnologi, archeologi, storici ha inequivocabilmente mostrato la totale infondatezza di tale visione.
L’essere umano non è mai vissuto isolato, ma sempre in aggregazioni sociali più o meno ampie; non è pertanto approdato alla socialità sulla base di un calcolo razionale. Nelle società primitive – chiamiamole così per semplificare – la motivazione dell’interesse e del guadagno individuale non aveva alcun ruolo, perché il singolo non era responsabile della sopravvivenza propria e della propria famiglia, essendo questa garantita dalla società.
Eventuali avversità economiche riguardavano l’intera collettività, mai il singolo. Lo scambio in base al baratto aveva un ruolo molto limitato. Il commercio sviluppa inizialmente sulle lunghe distanze, dovute ad una divisione del lavoro dipendente da elementi geografici, climatici, ambientali. E tale commercio sulle lunghe distanze coinvolgeva intere collettività e spesso poggiava su una fitta rete di relazioni alimentate dal dono e dalla condivisione di momenti ridettivi di cerimonie e di festa. E il tema dello splendido racconto di Bronislaw Malinowski negli Argonauti del Pacifico occidentale, uscito nel 1922 e il cui contenuto essenziale fu anticipato l’anno prima da Malinowski sull’Economie Journal allora diretto da Keynes.
INFINE, LA MONETA.
La moneta non nasce per favorire lo scambio. Nasce, nelle società ormai sedentarie e basate sull’agricoltura, come unità di conto per la gestione e redistribuzione del surplus. Come mezzo di pagamento si afferma quando lo “Stato” (i palazzi e i templi) comincia ad accettare oggetti rappresentativi di quantità di prodotto agricolo in luogo eri conferimento del prodotto stesso. Tali oggetti, in quanto accettati dallo Stato, divengono poi mezzo per regolare anche i debiti privati, sino ad allora saldati in natura o tramite il conferimento del proprio lavoro (dal che poteva derivare lo schiavismo da debito . La moneta origina dunque dal debito, in primo luogo dal debito di imposta, non dal mercato. Anche la moneta coniata avrà successivamente analoga origine.
Si diffonde quando, a partire da ALESSANDRO MAGNO, diventa il mezzo per retribuire la prima forma di lavoro salariato, i mercenari e, in generale, gli eserciti. I soldati venivano pagati in moneta metallica, facilmente trasportabile, con la quale potevano comprare beni nei territori occupati. Gli abitanti di tali territori cominciarono a produrre per vendere ai soldati, accettando come corrispettivo la moneta metallica perché con questa potevano pagare i tributi imposti dallo Stato invasore. È dunque la moneta che crea il mercato, non il mercato che crea la moneta. Nonostante le inconfutabili ed abbondanti prove empiriche fornite dai cultori di altri campi delle scienze sociali, gli economisti continuano a tutt’oggi a riproporre la stessa narrazione. Poco importa loro della veridicità del racconto. Quanto a loro preme è che “economici” siano gli esseri umani moderni. E in larga misura ci sono riusciti. KARL POLANYI, nel suo capolavoro, La grande trasformazione, del 1944, spiega bene come l’ideologia dell’uomo economico sia stata il cavallo di battaglia del capitalismo in ascesa. Sul piano materiale, recinzione ed espropriazione delle terre e trasformazione di artigiani e contadini in una massa di affamati, forza lavoro industriale a basso prezzo. Sul piano ideologico, trasformazione degli esseri umani in entità puramente razionali e calcolatrici, trasformazione delle relazioni umane in rapporti di scambio; trasformazione della società in società di mercato. Qualcuno ha cercato di opporsi a tutto questo: Marx, altri prima di lui, altri dopo di lui. Pur tra molte vittorie, alla fine è stata una sconfitta. Perché? Forse perché alla visione dell’umanità come razionalità e calcolo, non si è saputo contrapporre una visione radicalmente alternativa e con altrettanta forza. Forse perché, come il Marx diciannovenne, non si è riusciti ad immergersi «in profondità nel mare … con la ferma intenzione di trovare la natura spirituale altrettanto necessaria, concreta e saldamente conchiusa di quella fisica… portare la pura perla alla luce del sole». ( da Left di Ernesto Longobardi)

02 – ULTIMI AGGIORNAMENTI – LEGGI DI BILANCIO – RISOLUZIONE IN COMMISSIONE – AUGURI DI BUONE FESTE
Car@ amic@,
anche questa chiusura d’anno si sta avvicinando a passi accelerati. Questa notte la Camera ha approvato il bilancio dello Stato, cioè la legge più importante dell’anno, dal quale dipendono tanti interventi, anche di interesse diretto degli italiani all’estero.
Le difficoltà finanziarie e il prolungamento dei tempi di elaborazione e confronto al Senato hanno tolto a noi deputati la possibilità di intervenire con i nostri emendamenti per introdurre modifiche e soluzioni specifiche. Nonostante ciò, noi eletti all’estero e, in particolare, noi parlamentari del PD abbiamo stretto le fila, sia al Senato che alla Camera, per cercare di ottenere risultati utili per i cittadini all’estero e per la stessa proiezione del nostro Paese nel mondo. E infatti, alcuni risultati sono arrivati.
Così, sono stati cancellati gli aumenti che erano stati previsti per i diritti che si versano ogni volta che si fa una pratica nei consolati, ad iniziare dal raddoppio della tassa per la richiesta della cittadinanza, il che ha comportato l’assorbimento di risorse importanti. Sono stati integrati per un triennio i fondi per i corsi di lingua e cultura organizzati dagli enti gestori e, sempre in questo campo, è stato prorogato l’importantissimo Fondo per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, istituito dai governi di centro-sinistra e in scadenza nel 2020, integrandolo anche di un milione di euro all’anno. Un milione, tuttavia è ancora poco per un Fondo che in un quadriennio era stato dotato di ben 150 milioni. Sicché, a corredo del bilancio, ho presentato anche un ordine del giorno – accolto – che invita il governo a cogliere l’occasione di successivi provvedimenti per reintegrare di risorse uno strumento dal quale dipende una molteplicità di interventi in campo linguistico e culturale all’estero.
Il nostro Paese si è incamminato sulla strada della promozione integrata per cercare nel mercato globale di superare le difficoltà che si manifestano in quello interno, ancora debole e stagnante. Fare promozione integrata, però, significa camminare su due gambe, quella commerciale e quella culturale, e se non sono ugualmente robuste non si va lontano. Tutti se ne devono convincere. Per quanto mi riguarda non trascurerò occasione perché sia raggiunta questa consapevolezza e tradotta in atti e provvedimenti concreti.
Per rafforzare la rappresentanza degli italiani all’estero, colpita in modo non lieve dal taglio dei parlamentari, sul quale tra gli eletti all’estero sono stata l’unica a manifestare in Aula il mio dissenso, è stato anche possibile aumentare di un milione di euro i contributi per i COMITES e di 500.000 euro quello per il Consiglio degli italiani all’estero. Miglioramenti che erano stati introdotti dal Governo Gentiloni e cancellati dal governo gialloverde.

Ci sono poi alcune misure per rafforzare la presenza e la promozione della cultura italiana nel mondo: 500.000 € per i teatri di proprietà dello Stato all’estero e un finanziamento integrativo di 800.000 euro a favore dei festival del cinema italiano all’estero. Inoltre, per la partecipazione dell’Italia alla Fiera internazionale del libro di Francoforte, dedicata per l’edizione 2023 all’Italia, è stata autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per l’anno 2020, di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022 e di 1 milione di euro per l’anno 2023. Infine, è istituito presso il Ministero dell’interno il Fondo per il voto elettronico (1 milione di euro per l’anno 2020) allo scopo di introdurre in via sperimentale l’espressione del voto digitale per le elezioni politiche ed europee e per i referendum.

INSOMMA, CI SONO DELLE MISURE POSITIVE DI CUI NON POSSIAMO CHE ESSERE SODDISFATTI.
Non posso tacere, comunque, che, per quanto ci riguarda, in questa legge di bilancio c’è anche qualcosa che non mi piace: l’eliminazione dell’esenzione dall’IMU e dalla TASI per i pensionati italiani che ricevono una pensione estera. Il governo ha detto che è stato costretto a toglierla perché l’Unione europea ha avviato una procedura di infrazione verso l’Italia per il fatto che tale misura sarebbe discriminante rispetto ai pensionati europei residenti in Italia. Parificare questi ultimi ai nostri pensionati sarebbe costato diversi milioni di euro che non è stato possibile trovare in un bilancio tirato con le molle.
Non è che non mi renda conto dei vincoli che l’Italia ha con l’Europa o delle difficoltà di reperire risorse. La cosa che non mi piace è che quando si parla di italiani all’estero, in genere si continua a fare solo un calcolo aritmetico di quanto possano costare e si stenta a ragionare su quanto lo Stato e il sistema guadagnino per la loro presenza, sia in termini di tasse dirette sia di sostegno di tanti territori quando vengono in Italia o mantengono una casa nei luoghi di origine e sia per l’apporto che danno all’espansione del made in Italy. E’ un po’ come quando si parla di diritti di cittadinanza e si pensa solo ai cittadini che sono in Italia e poco a quelli, sempre di più, che si muovono nel mondo, i cui numeri continuano ad aumentare: sono 816 mila gli italiani trasferiti all’estero negli ultimi 10 anni, di cui il 73% ha meno 25 anni. In dieci anni espatriati 182 mila laureati!

Insomma, stenta a maturare una visione più ampia e di maggiore respiro che è l’unica che può delineare l’orizzonte nel quale collocare un’Italia rinnovata e dinamica, democratica e inclusiva. Quell’Italia che può stare al passo dei tempi e corrispondere alle speranze di milioni di persone che da luoghi diversi del mondo guardano ad essa con disponibilità, interesse e amore.

A livello europeo, le recenti elezioni in Gran Bretagna hanno fatto precipitare la questione Brexit. A questo proposito, anche se delle precauzioni erano state già prese negli scorsi mesi, si è accentuata la preoccupazione per la condizione dei cittadini europei dopo che la separazione sarà avvenuta e, ancora di più, per i nostri connazionali. Ho provveduto, dunque, a presentare una risoluzione in Commissione esteri per invitare il governo ad adottare e a rafforzare tutte le misure possibili affinché i nostri connazionali siano efficacemente tutelati e messi al riparo delle conseguenze derivanti dal fatto che le normative europee, presumibilmente entro il prossimo anno, non saranno più applicabili in Gran Bretagna.
Gli auguri, dunque, che rivolgo a voi e a tutti noi hanno questo senso, di continuare ad impegnarsi e a lottare pur tra mille difficoltà per restituire al nostro Paese il ruolo che gli compete e per rafforzare il nostro orgoglio di farne parte. Buone festività! Angela Schirò

03 – IL DIVORZIO DALLA UE. PER UNA VOLTA, TUTTO SECONDO LE ATTESE. BORIS JOHNSON HA INCASSATO IL 20 DICEMBRE IL VIA LIBERA DELLA CAMERA DEI COMUNI AL SUO ACCORDO DI BREXIT CON 358 VOTI FAVOREVOLI E 234 CONTRARI, PER UNA MAGGIORANZA DI 124 DEPUTATI. IL NEO-PREMIER È RIUSCITO A OTTENERE, A DUE SETTIMANE DAL VOTO, QUELLO CHE THERESA MAY HA RINCORSO SENZA SUCCESSO PER MESI.
Ora si tratta «solo» di portare a termine il piano: via alla Brexit entro il 31 gennaio 2020 e chiusura dei negoziati commerciali con la Ue entro il 31 dicembre dello stesso anno. Johnson ha dalla sua maggioranza, schiacciante, uscita dalle urne del 12 dicembre. Ma la partita più ostica per il divorzio inizierà a febbraio, in quei mesi di negoziato trattati dal premier alla stregua di una formalità diplomatica.
I nodi da sciogliere vanno dai servizi finanziari alle politiche agricole, un pacchetto tanto corposo da far temere una – legittima -richiesta di proroga oltre la fine del 2020. Johnson, almeno a parole, non ne vuole sapere. La forza elettorale lo ha legittimato a modificare il testo stesso dell’accordo (via le clausole che imponevano di aggiornare il Parlamento) e ad alzare la voce sul tavolo delle trattative a Bruxelles. Peccato che i leader europei, a partire da Emmanuel Macron, siano tutt’altro che remissivi nel concedere all’Isola tutto quello che gli ultrà della Brexit hanno promesso: i vantaggi della permanenza nella Ue senza gli oneri scaricati sulle spalle degli stati membri.

Johnson aveva già messo in chiaro la sua linea sulla Brexit nel «discorso della Regina», la formalità che obbliga la sovrana a leggere un documento firmato dal governo per inaugurare i lavori parlamentari. In un clima tutt’altro che disteso, Elisabetta II ha dovuto riepilogare le priorità del governo Johnson sul divorzio dalla Ue, facendosi portavoce (involontaria) dell’agenda politica di Downing Street.

Brexit a parte, il discorso confezionato da Johnson è andato a parare su altri capisaldi della sua campagna elettorale: gli aumenti di spesa sul sistema sanitario nazionale (un incremento del 3,4% annuo, pari a 33,9 miliardi di sterline, entro il 2023); la promessa di investimenti infrastrutturali nel nord del paese, reduce da una virata sui conservatori che ha ribaltato decenni di fedeltà alla causa laburista; ovviamente l’immigrazione, argomento che infiamma gli animi dell’elettorato più a destra nel partito.

Come scrive Nicol degli Innocenti, dal primo gennaio 2021 scatterà un sistema di ingressi «a punti», ispirato all’esperienza australiana e consistente nel «riconoscere permessi di lavoro solo a persone con abilità e qualifiche giudicate necessarie all’economia britannica»

04 – LA MARCA (PD): APPROVATO IL MIO ORDINE DEL GIORNO A FAVORE DEI CONSOLI ONORARI. CONTINUA IL MIO IMPEGNO PER I SERVIZI AI CONNAZIONALI. Roma, 24 dicembre 2019
“Continua senza soste il mio impegno per il miglioramento dei servizi consolari a beneficio dei connazionali all’estero. In occasione dell’approvazione della legge di bilancio 2020 e per il triennio 2020-2022, ho presentato un ordine del giorno che impegna il Governo a integrare i contributi destinati alle attività dei consolati onorari, fermi da anni all’imbarazzante livello di 170.000 euro per tutto il mondo.
La richiesta di fiducia per l’approvazione alla Camera della legge di bilancio ha reso inutile la presentazione degli emendamenti da parte dei parlamentari, sicché non è rimasta altra strada che quella degli ordini del giorno.
Il mio ordine del giorno è stato accolto e questo mi consentirà di ripartire da questo punto di appoggio non appena si presenterà un provvedimento utile a questo scopo.
La crescita costante della nostra comunità nel mondo, il moltiplicarsi delle funzioni assegnate ai consolati, la contrazione di personale e le distanze che separano i connazionali residenti in grandi Paesi dalle sedi di riferimento rendono sempre più utile, anzi necessario, il ruolo del console onorario. Sono anni che lo dico e anni che mi impegno per sostenerne le funzioni. Questo è, dunque, solo un altro passo di un cammino lineare e coerente”.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America

05 – AL MERCATO DELLE DONNE RAPITE IN ARGENTINA. LA STORIA. MARGARITA LE CERCA DA ANNI: MIGLIAIA DI RAGAZZE SEQUESTRATE E COSTRETTE A PROSTITUIRSI IN TUTTO IL PAESE, CROCEVIA DELLA TRATTA. UN FENOMENO ENORME CHE LE AUTORITÀ CONTINUANO A NEGARE Elena Basso – Buenos Aires

A Buenos Aires sono ovunque. Sono viola, rossi, gialli, bianchi. Hanno dei disegni: fiori, cuori, tacchi alti, silhouette di donne. Sono attaccati ai pali della luce, alle fermate del bus, ai cassonetti. Sono fogli molto piccoli, sopra un disegno generico e un numero di telefono. La capitale argentina ne è invasa. Ma dietro a ognuno di quei foglietti c’è la storia di una donna. Una donna rapita e sequestrata, vittima di tratta. Quei papelitos sono i biglietti da visita di centinaia di bordelli, detti postriboli, sparsi in tutto il paese, luoghi dove migliaia di donne vengono sequestrate e costrette a prostituirsi.

Si stima che in Argentina siano oltre 20mila le donne vittime della tratta e a cercarle, da oltre 10 anni, è un’altra donna: Margarita Meira. Margarita ha 69 anni e si presenta come «mamma di Susi, mamma di una vittima di tratta». Nel 1991 Susi, sua figlia, è stata rapita dal fidanzato e costretta a prostituirsi in uno dei numerosi postriboli del paese. Da allora Margarita lotta contro la tratta e ricerca le donne sequestrate. Da quattro anni ha fondato l’associazione «Madres víctimas de trata», un gruppo di mamme e di volontarie con sede a Buenos Aires che lotta per abolire la tratta e ritrovare le figlie scomparse. Nonostante la legge del 2008 approvata dal governo, poi ampliata nel 2012, contro la tratta, l’Argentina continua a essere un luogo di arrivo o di transito per le migliaia di persone sequestrate.

«OGGI SIAMO 18 MAMME, alcune stanno cercando le loro figlie, altre le hanno trovate morte, mentre altre hanno dovuto ricoverarle nell’ospedale psichiatrico – racconta Margarita – Abbiamo pochi fondi e poche forze, ma non ci fermiamo perché chi porta avanti il traffico di esseri umani è responsabile dello stupro e della morte delle nostre figlie». Essere sequestrata e diventare una vittima di tratta è fin troppo facile: si può essere rapite per strada, vendute da familiari o fidanzati a un postribolo, adescate con falsi annunci di lavoro o sequestrate mentre si compra della droga. La maggior parte dei sequestri avviene nelle zone più povere del paese e le vittime di tratta sono perlopiù donne indigenti.

«A me non interessa quello che dice la polizia. Posso assicurare che nessuna di quelle ragazze si prostituisce volontariamente, nessuna»
Margarita Meira «CI SONO RAGAZZE che cerchiamo da 5, 10, 15 anni», spiega Margarita, gesticolando rapidamente con le sue mani forti e rovinate dal lavoro. Ha capelli ricci e chiari, la carnagione scura, lo sguardo dolce e deciso: «Io mia figlia l’ho trovata casualmente. Quando una ragazza vittima di tratta viene uccisa la polizia dichiara che si prostituiva volontariamente o che si drogava e tentano di far passare le loro morti per incidenti e non per omicidi. Questo è quello che è successo a me con mia figlia. Non oso immaginare con quante altre ragazze lo facciano».
L’associazione «Madres víctimas de trata» si riunisce una volta al mese a Plaza de Mayo e marcia di fronte al palazzo della Casa Rosada, omaggiando così le coraggiose Madri de Plaza de Mayo che dai tempi della dittatura marciano nello stesso luogo ogni giovedì per chiedere giustizia per i propri figli scomparsi. Oltre a sensibilizzare la società civile sulla tratta e a manifestare per avere giustizia, l’associazione si occupa anche di ricercare e riscattare le ragazze sequestrate. «La prima ragazza che abbiamo riscattato è stata Soledad Pedrazza, rapita insieme alla figlia di tre anni che era costretta a fare pornografia infantile. Siamo riuscite a riscattarla, ma poco tempo dopo Soledad è stata rapita di nuovo». Nel 2010, quando è stata rapita per la seconda volta, Soledad aveva 19 anni ed è stata portata a Las Heras, nella provincia di Santa Cruz.
LA POLIZIA, CONTATTATA da Margarita, ha assicurato che Soledad fosse scappata di sua volontà con il fidanzato. Raggiunta telefonicamente da una giornalista, ha assicurato di stare bene e ha dato un indirizzo di residenza. Un sacerdote de Las Heras, contattato dall’associazione delle madri, si è recato all’indirizzo e ha scoperto che era un postribolo. Né Margarita, né il sacerdote hanno potuto fare altro per aiutare Soledad, che risulta trovarsi ancora nello stesso postribolo.
«Purtroppo non è stata l’ultima volta in cui i poliziotti ci hanno assicurato che le ragazze vittime di tratta stavano bene e che erano scappate con il loro fidanzato: è una pratica comune – dice Margarita – E non è stato l’unico caso in cui una ragazza riscattata da noi è stata sequestrata una seconda volta». Il 18 agosto 2015, a Oriunda de Quilmes, Nora Soledad Rivas Villar di 15 anni è stata sequestrata e portata in un postribolo. Giorni dopo il rapimento la mamma di Nora ha cominciato a ricevere chiamate dalla figlia in cui assicurava di stare bene. La mamma, che non si è fidata, ha contatto Margarita e insieme hanno cominciato a cercarla. Dopo tre mesi Nora è riuscita a scappare: era in condizioni terribili. Malnutrita, incinta, ricoperta di lividi e bruciature di sigaretta.
L’associazione ha preso in carico Nora, sua madre e la sua sorellina e le ha ospitate in case di fortuna. Hanno cambiato continuamente alloggio per questioni di sicurezza, ma il 24 dicembre dello stesso anno Nora è stata rapita di nuovo.
È stata sequestrata nello stesso postribolo e costretta a scrivere una lettera in cui diceva di essere scappata di sua volontà. «Né io né la madre abbiamo creduto a quella lettera – racconta Margarita – E così non ci siamo arrese. Dopo un mese ho ricevuto una telefonata: era Nora che mi chiamava da un cellulare che aveva rubato a un cliente. Mi ha detto di aspettarla alla stazione Caballito alle 9 di sera. Sono andata subito in stazione e l’ho vista arrivare di corsa in tacchi alti, reggiseno e mutande con in mano il cellulare da cui mi aveva chiamato. L’ho portata via. Sono passati due anni e ora Nora vive con la madre e la sorellina. Però continua a essere completamente abbandonata dallo Stato e non è giusto: una persona che vive un inferno del genere ha bisogno di tutto il sostegno necessario per tornare a una vita normale».

COME EMERGE dalle testimonianze raccolte dalle «Madres víctimas de trata», dopo il sequestro le ragazze vengono portate nelle villas miserias, enormi capannoni gestiti dai proprietari dei postriboli e dai narcotrafficanti, che le violentano prima di venderle a un postribolo. Nei postriboli più piccoli sono sequestrate almeno 10 ragazze che ricevono fino a 20 clienti al giorno e guadagnano almeno 400mila pesos (6mila euro) ogni 24 ore. Ma i clienti come trovano i postriboli, nella sola Buenos Aires più di mille? Possono chiamare il numero stampato sui papelitos oppure trovarli sui social. Su Facebook ci sono molti profili, come Tacos Altos, a cui il cliente può accedere per visionare le foto delle ragazze sequestrate.

«NEL 1991 MIA FIGLIA Susi è stata venduta dal suo fidanzato. Io non sapevo nemmeno cosa fosse la tratta», racconta Margarita mentre sistema i cartelloni che le mamme portano alle manifestazioni di protesta. Le istantanee della loro lotta: le foto delle figlie scomparse, slogan contro la tratta, le foto dei padroni dei postriboli. «Il fidanzato era un delinquente, vendeva droga, rubava. Susi era una figlia eccellente. All’epoca ero incinta del mio ultimo figlio e quando è scomparsa ho cominciato a cercarla ovunque. Aveva 17 anni e in tribunale o al commissariato tutti mi ripetevano che mia figlia sicuramente era scappata per amore. Un giorno in tribunale mi hanno anche detto che era pericoloso stare sempre lì, che mentre mi trovavo fuori di casa magari un altro dei miei figli sarebbe potuto sparire».

«Mio marito guidava un taxi. Una notte è rientrato alle 3 e mi ha detto che dovevamo andare in commissariato perché Susi aveva avuto un incidente. Ho capito subito che era morta: per un incidente si va in ospedale, non in un commissariato. In auto mio marito mi ha raccontato che un suo collega aveva portato in taxi due uomini, uno era l’assassino di mia figlia. Gli aveva sentito dire di aver ucciso una ragazza di nome Susi con una finta perdita di gas e ha detto che il corpo era in commissariato.
«Se quel collega di mio marito non ci avesse avvertito, non avrei mai ritrovato mia figlia: stavano registrando Susi come persona non identificata. Mia figlia era incinta, il suo corpo era completamente ricoperto di lividi, ma almeno l’ho potuta sotterrare. E in commissariato hanno scritto che era morta per un incidente, anche se era stata uccisa. È stato un periodo durissimo, ma quando dopo quattro anni mi sono ripresa ho fatto causa per far riconoscere che la morte di mia figlia era stata un omicidio».
NEL 2018 MARGARITA ha vinto la ventesima edizione del premio internazionale «Donna dell’anno» in Val D’Aosta. Al suo rientro alcuni ignoti hanno sparato dei colpi d’arma da fuoco contro la sede dell’associazione, a Constitución, una delle zone più pericolose della capitale argentina. Nelle vie limitrofe ci sono alcune ragazze agli angoli di strada. Una di loro è seduta a terra, il busto appoggiato a un palazzo e le lunghe gambe nude sono accasciate a terra. Ha lo sguardo perso, fissa un punto indistinto alla sua destra e ha il vuoto negli occhi. Come ha ripetuto Margarita, «a me non interessa quello che dice la polizia o quello che si dice in tribunale. Io posso assicurare che nessuna di quelle ragazze si prostituisce volontariamente. Nessuna»

06 – «PERCHÉ LA STORIA CONTINUI». APPELLO PER UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA. PROPOSTE. APPELLO PER UN NUOVO COSTITUZIONALISMO GLOBALE, UNA BUSSOLA ETICA E POLITICA PER SALVARE IL MONDO E I SUOI ABITANTI DALLA DISTRUZIONE. Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, Raffaele Nogaro, Paolo Maddalena, Mariarosaria Guglielmi, Riccardo Petrella e altri ROMA

Nel pieno della crisi globale, nel 72° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana, Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, il vescovo Nogaro, Riccardo Petrella e molti altri lanciano il progetto politico di una Costituzione per la Terra e promuovono una Scuola, «Costituente Terra», che ne elabori il pensiero e prefiguri una nuova soggettività politica del popolo della Terra, «perché la storia continui». Pubblichiamo le parti essenziali del documento che esce domani, in data 27 dicembre 2019.

L’Amazzonia brucia e anche l’Africa, e non solo di fuoco, la democrazia è a pezzi, le armi crescono, il diritto è rotto in tutto il mondo.

«Terra! Terra!» è il grido dei naufraghi all’avvistare la sponda, ma spesso la terra li respinge, dice loro: «i porti sono chiusi, avete voluto prendere il mare, fatene la vostra tomba, oppure tornate ai vostri inferni».

Ma «Terra» è anche la parola oggi più amata e perduta dai popoli che ne sono scacciati in forza di un possesso non condiviso; dai profughi in fuga per la temperatura che aumenta e il deserto che avanza; dalle città e dalle isole destinate ad essere sommerse al rompersi del chiavistello delle acque, quando la Groenlandia si scioglie, i mari son previsti salire di sette metri sull’asciutto, e a Venezia già lo fanno di un metro e ottantasette.

«Che si salvi la Terra» dicono le donne e gli uomini tutti che assistono spaventati e impotenti alla morte annunciata dell’ambiente che da millenni ne ospita la vita.
Ci sono per fortuna pensieri e azioni alternative, si diffonde una coscienza ambientale, il venerdì si manifesta per il futuro, donne coraggiose da Greta Thunberg a Carola Rackete fanno risuonare milioni di voci, anche le sardine prendono la parola, ma questo non basta.
Se nei prossimi anni non ci sarà un’iniziativa politica di massa per cambiare il corso delle cose, se le si lascerà in balia del mercato della tecnologia o del destino, se in Italia, in Europa e nelle Case Bianche di tutti i continenti il fascismo occulto che vi serpeggia verrà alla luce e al potere, perderemo il controllo del clima e della società e si affacceranno scenari da fine del mondo, non quella raccontata nelle Apocalissi, ma quella prevista e monitorata dagli scienziati.

IL CAMBIAMENTO È POSSIBILE
L’inversione del corso delle cose è possibile. Essa ha un nome: Costituzione della terra. Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l’eguaglianza e assicurato la vita degli Stati non basta più, occorre passare a un costituzionalismo mondiale della stessa autorità ed estensione dei poteri e del denaro che dominano la Terra.
La Costituzione del mondo non è il governo del mondo, ma la regola d’ingaggio e la bussola di ogni governo per il buongoverno del mondo.
Nasce dalla storia, ma deve essere prodotta dalla politica, ad opera di un soggetto politico che si faccia potere costituente. Il soggetto costituente di una Costituzione della Terra è il popolo della Terra, non un nuovo Leviatano, ma l’unità umana che giunga ad esistenza politica, stabilisca le forme e i limiti della sua sovranità e la eserciti ai fini di far continuare la storia e salvare la Terra.

Salvare la Terra non vuol dire solo mantenere in vita «questa bella d’erbe famiglia e d’animali», cantata dai nostri poeti, ma anche rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone umane.

Il diritto internazionale è già dotato di una Costituzione embrionale del mondo, prodotta in quella straordinaria stagione costituente che fece seguito alla notte della seconda guerra mondiale e alla liberazione dal fascismo e dal nazismo: la Carta dell’Onu del 1945, la Dichiarazio­ne universale dei diritti umani del 1948, i due Patti internazionali del 1966 e le tante Carte regionali dei diritti, che promettono pa­ce, sicurez­za, garanzia delle li­bertà fon­damen­tali e dei dirit­ti so­ciali per tut­ti gli esseri umani. Ma non sono mai state introdotte le norme di at­tua­zio­ne di queste Carte, cioè le garanzie internazionali dei di­ritti pro­clama­ti. Non è stato affatto costituito il nuovo ordine mondiale da esse disegnato.

È come se un ordinamento statale fosse dotato della sola Costituzione e non anche di leggi attuative, cioè di codici penali, di tribunali, di scuole e di ospedali che «di fatto la realizzino».

È chiaro che in queste condizioni i diritti proclamati sono rimasti sulla carta, come pro­mes­se non man­tenute.

Riprendere oggi il processo politico per una Costituzione della Terra vuol dire tornare a prendere sul serio il progetto costituzionale formulato settant’anni fa e i diritti in esso stabiliti. E poiché quei diritti appartengono al diritto internazionale vigente, la loro tutela e attuazione non è soltanto un’urgente opzione politica, ma anche un obbligo giuridico in capo alla comunità internazionale e a tutti noi che ne facciamo parte.

Qui c’è un’obiezione formulata a partire dalla tesi di vecchi giuristi secondo la quale una Costituzione è l’espressione dell’«unità politica di un popolo»; niente popolo, niente Costituzione. E giustamente si dice che un popolo della Terra non c’è; infatti non c’era ieri e fino ad ora non c’è.

La novità è che adesso può esserci, può essere istituito; lo reclama la scena del mondo, dove lo stato di natura delle sovranità in lotta tra loro non solo toglie la «buona vita», ma non permette più neanche la nuda vita; lo reclama l’oceano di sofferenza in cui tutti siamo immersi; lo rende possibile oggi la vetta ermeneutica raggiunta da papa Francesco e da altre religioni con lui, grazie alla quale non può esserci più un dio a pretesto della divisione tra i popoli: «Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno» – hanno detto ad Abu Dhabi – non vuole essere causa di terrore per nessuno, mentre lo stesso «pluralismo e le diversità di religione sono una sapiente volontà divina con cui Dio ha creato gli esseri umani»; non c’è più un Dio geloso e la Terra stessa non è una sfera, ma un poliedro di differenze armoniose.

Per molti motivi perciò è realistico oggi porsi l’obiettivo di mettere in campo una Costituente della Terra, prima ideale e poi anche reale, di cui tutte le persone del pianeta siano i Padri e le Madri costituenti.

UNA POLITICA DALLA PARTE DELLA TERRA
Di per sé l’istanza di una Costituzione della Terra dovrebbe essere perseguita da quello strumento privilegiato dell’azione politica che, almeno nelle democrazie, è il partito – nazionale o transnazionale che sia – ossia un artefice collettivo che, pur sotto nomi diversi, agisca nella forma partito.

Oggi questo nome è in agonia perché evoca non sempre felici ricordi, ma soprattutto perché i grandi poteri che si arrogano il dominio del mondo non vogliono essere intralciati dal controllo e dalla critica dei popoli, e quindi cercano di disarmarli spingendoli a estirpare le radici della politica e dei partiti fin nel loro cuore.

È infatti per la disaffezione nei confronti della politica a cui l’intera società è stata persuasa che si scende in piazza senza colori; ma la politica non si sospende, e ciò a cui comunque oggi siamo chiamati è a prendere partito, a prendere partito non per una Nazione, non per una classe, non “prima per noi”, ma a prendere partito per la Terra, dalla parte della Terra.

Ma ancor più che la riluttanza all’uso di strumenti già noti, ciò che impedisce l’avvio di questo processo costituente, è la mancanza di un pensiero politico comune che ne faccia emergere l’esigenza e ne ispiri modalità e contenuti.

Non manca certamente l’elaborazione teorica di un costituzionalismo globale che vada oltre il modello dello Stato nazionale, il solo nel quale finora è stata concepita e attuata la democrazia, né mancano grandi maestri che lo propugnino; ma non è diventato patrimonio comune, non è entrato nelle vene del popolo un pensiero che pensi e promuova una Costituzione della Terra, una unità politica dell’intera comunità umana, il passaggio a una nuova e rassicurante fase della storia degli esseri umani sulla Terra.

Eppure le cose vanno così: il pensiero dà forma alla realtà, ma è la sfida della realtà che causa il pensiero. Una “politica interna del mondo” non può nascere senza una scuola di pensiero che la elabori, e un pensiero non può attivare una politica per il mondo senza che dei soggetti politici ne facciano oggetto della loro lotta.

Però la cosa è tale che non può darsi prima la politica e poi la scuola, né prima la scuola e poi la politica. Devono nascere insieme, perciò quello che proponiamo è di dar vita a una Scuola che produca un nuovo pensiero della Terra e fermenti causando nuove soggettività politiche per un costituzionalismo della Terra.

PERCIÒ QUESTA SCUOLA SI CHIAMERÀ «COSTITUENTE TERRA».
«COSTITUENTE TERRA» : UNA SCUOLA PER UN NUOVO PENSIERO

Certamente questa Scuola non può essere pensata al modo delle Accademie o dei consueti Istituti scolastici, ma come una Scuola disseminata e diffusa, telematica e stanziale, una rete di scuole con aule reali e virtuali.

Se il suo scopo è di indurre a una mentalità nuova e a un nuovo senso comune, ogni casa dovrebbe diventare una scuola e ognuno in essa sarebbe docente e discente. Il suo fine potrebbe perfino spingersi oltre il traguardo indicato dai profeti che volevano cambiare le lance in falci e le spade in aratri e si aspettavano che i popoli non avrebbero più imparato l’arte della guerra. Ciò voleva dire che la guerra non era in natura: per farla, bisognava prima impararla.

Senonché noi l’abbiamo imparata così bene che per prima cosa dovremmo disimpararla, e a questo la scuola dovrebbe addestrarci, a disimparare l’arte della guerra, per imparare invece l’arte di custodire il mondo e fare la pace.

Molte sarebbero in tale scuola le aree tematiche da perlustrare: le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere;
il neo-liberismo e la crescente minaccia dell’anomia;
la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata;
il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita;
1. la «Laudato sì» e l’ecologia integrale;
2. il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra;
3. l’Intelligenza artificiale (il Führer artificiale?) e l’ultimo uomo;
4. come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace;
5. come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell’ et-et, della condivisione, dell’armonia delle differenze, dell’ «essere per l’altro», dell’ «essere l’altro»;
6. il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco «da Costantino ad Hitler», e la riapertura nella modernità della questione di Dio;
7. il «caso Bergoglio», preannuncio di una nuova fase della storia religiosa e secolare del mondo.
Naturalmente molti altri temi potranno essere affrontati, nell’ottica di una cultura per la Terra alla quale nulla è estraneo d’umano.

Tutto ciò però come ricerca non impassibile e fuori del tempo, ma situata tra due kairòs, tra New Delhi ed Abu Dhabi, due opportunità, una non trattenuta e non colta, la proposta di Gorbaciov e Rajiv Gandhi del novembre 1986 per un mondo libero dalle armi nucleari e non violento, e l’altra che ora si presenta di una nuova fraternità umana per la convivenza comune e la salvezza della Terra, preconizzata nel documento islamo-cristiano del 4 febbraio 2019 e nel successivo Comitato di attuazione integrato anche dagli Ebrei, entrato ora in rapporto con l’ONU per organizzare un Summit mondiale della Fratellanza umana e fare del 4 febbraio la Giornata mondiale che la celebri.

PARTECIPARE AL PROCESSO COSTITUENTE ISCRIVERSI AL COMITATO PROMOTORE
Pertanto i firmatari di questo appello propongono di istituire una Scuola denominata «Costituente Terra» che prenda partito per la Terra, e a questo scopo hanno costituito un’associazione denominata «Comitato promotore partito della Terra».
Si chiama così perché in via di principio non era stata esclusa all’inizio l’idea di un partito, e in futuro chissà. Il compito è oggi di dare inizio a una Scuola, «dalla parte della Terra», alle sue attività e ai suoi siti web, e insieme con la Scuola ad ogni azione utile al fine «che la storia continui»; e ciò senza dimenticare gli obiettivi più urgenti, il risanamento del territorio, la rifondazione del lavoro, l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, la firma anche da parte dell’Italia del Trattato dell’ONU per l’interdizione delle armi nucleari e così via.

I firmatari propongono che persone di buona volontà e di non perdute speranze, che esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni già impegnate per l’ecologia e i diritti, si uniscano a questa impresa e, se ne condividono in linea generale l’ispirazione, si iscrivano al Comitato promotore di tale iniziativa all’indirizzo progettopartitodellaterra@gmail.com versando la relativa quota sul conto BNL intestato a “Comitato promotore del partito della Terra”, IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR).

LA QUOTA ANNUA DI ISCRIZIONE, AL COMITATO E ALLA SCUOLA STESSA, È LIBERA, E SARÀ COMUNQUE GRADITA.

Per i meno poveri, per quanti convengano di essere tra i promotori che contribuiscono a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota è stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100 euro, con l’intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, è cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, ciò che per molti del resto è giunto fino all’offerta della vita.

Naturalmente però si è inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalità diverse, secondo le possibilità e le decisioni di ciascuno.

Nel caso che l’iniziativa non riuscisse, le risorse finanziarie mancassero e il processo avviato non andasse a buon fine, l’associazione sarà sciolta e i fondi eventualmente residui saranno devoluti alle ONG che si occupano dei salvataggi dei fuggiaschi e dei naufraghi nel Mediterraneo.

Un’assemblea degli iscritti al Comitato sarà convocata non appena sarà raggiunto un congruo numero di soci, per l’approvazione dello Statuto dell’associazione, la formazione ed elezione degli organi statutari e l’impostazione dei programmi e dell’attività della Scuola.

ROMA, 27 DICEMBRE 2019, 72° ANNIVERSARIO DELLA PROMULGAZIONE DELLA COSTITUZIONE ITALIANA.

PROPONENTI E PRIMI ISCRITTI.
Raniero La Valle, giornalista (Roma),
Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto (Roma),
Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale,
Adolfo Perez Esquivel, Nobel per la pace 1980
Raffaele Nogaro, ex vescovo di Caserta,
Paolo Maddalena, già vicepresidente della Corte Costituzionale,
Mariarosaria Guglielmi, Segretaria generale di Magistratura Democratica,
Riccardo Petrella, ecologo, promotore del Manifesto dell’acqua e dell’identità di “Abitante della Terra”
Domenico Gallo, magistrato, Francesco Carchedi, sociologo (Roma), Francesco Di Matteo, Comitati Dossetti per la Costituzione, Anna Falcone. avvocata, Roma, Pippo Civati, Politico, Piero Basso (Milano), Gianpietro Losapio, cooperatore sociale, direttore del Consorzio NOVA, Giacomo Pollastri, studente in Legge (Roma), Francesco Comina, giornalista (Bolzano), Roberto Mancini, filosofo (Macerata), Francesca Landini, informatica (Roma), Giancarlo Piccinni e la Fondazione don Tonino Bello (Alessano), Grazia Tuzi, antropologa, autrice di “Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della comunità del porcellino” (Roma), Guido Innocenzo Gargano osb cam., monaco (Roma), Felice Scalia, s. J, (Messina), Marina Graziosi, docente (Roma), Agata Cancelliere, insegnante, (Roma), Raul Mordenti, storico della critica letteraria, Politico (Roma), Salvatore Maira, scrittore (Roma), Marco Malagola, francescano, missionario, (Torino), Norma Lupi (Roma), Andrea Cantaluppi, sindacalista (Roma), Enrico Peyretti (Torino), Nino Mantineo, università di Catanzaro, Giacoma Cannizzo, già sindaca di Partinico, Filippo Grillo, artista (Palermo), Nicola Colaianni, già magistrato e docente all’Università di Bari, Stefania Limiti, giornalista (Roma), Domenico Basile (Merate, Lecco), Maria Chiara Zoffoli (Merate), Luigi Gallo (Bolzano), Antonio Vermigli, giornalista (Quarrata, Pistoia), Renata Finocchiaro, ingegnere (Catania), Liana D’Alessio (Roma), Lia Fava, ordinaria di letteratura (Roma), Paolo Pollastri, musicista (Roma), Fiorella Coppola, sociologa (Napoli), Dario Cimaglia, editore, (Roma), Luigi Spina, insegnante, ricercatore (Biella), Marco Campedelli, Boris Ulianich, storico, Università Federico II, Napoli, Gustavo Gagliardi, Roma, Paolo Scandaletti, scrittore di storia, Roma, Pierluigi Sorti, economista, Roma, Vittorio Bellavite, coordinatore di “Noi siamo Chiesa”, Agnés Deshormes, cooperatrice internazionale, Parigi, Anna Sabatini Scalmati, psicoterapeuta, Roma, Francesco Piva, Roma, Sergio Tanzarella, storico del cristianesimo, Tina Palmisano, Il Giardino Terapeutico sullo Stretto, Messina, Luisa Marchini, segretaria di “Salviamo la Costituzione”, Bologna, Maurizio Chierici, giornalista. Angelo Cifatte, formatore, Genova, Marco Tiberi, sceneggiatore, Roma, Achille Rossi e l’altrapagina, Città di Castello, Antonio Pileggi, ex Provveditore agli studi e dir. gen. INVALSI, Giovanni Palombarini, magistrato, Vezio Ruggieri, psicofisiologo (Roma) Bernardetta Forcella (insegnante (Roma), Luigi Narducci (Roma), Laura Nanni (Albano), Giuseppe Salmè, magistrato, Giovanni Bianco, giurista, Roma

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